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Beethoven e Viganò – un sodalizio neoclassico: “Raccolta Di varj e migliori pezzi di musica per Forte Piano del Ballo Prometeo”

Inventato e posto sulle scene del R° Teatro alla Scala dal Signor Salvatore Viganò

Il 22 Maggio 1813 Salvatore Viganò mise in scena il ballo Prometeo, considerato dalla critica il suo capolavoro.
Viganò danzatore, coreografo e compositore fra i maggiori del secolo, nel 1801, al Teatro di Corte di Vienna, aveva allestito il ballo Le Creature di Prometeo (Opus 43) per il quale Beethoven aveva composto una Ouverture e sedici episodi.

Nonostante Beethoven non fosse molto soddisfatto del contributo di Viganò (lo  scrisse all’editore Hoffmeister il 22 Aprile 1801: “il coreografo non ha assolto il suo compito nel modo migliore”),  tuttavia  “Le creature di Prometeo”, fu ripetuto ben 14 volte nel 1801 e 13 volte l’anno successivo.

Viganò si trasferì in Italia nel 1804 maturando, attraverso soste in varie città, la nuova idea di ballo come dramma danzato e, secondo tale concezione, nel 1813, quando aveva ormai affermato la sua posizione alla Scala, riprese il soggetto del Prometeo cambiandone radicalmente gli episodi secondo la trama di un dramma epico di gruppo ispirato alla tragedia di Eschilo e al poema omonimo di Vincenzo Monti. La versione più famosa fu quella che debuttò alla Scala il 22 maggio 1813, riscuotendo un ampio successo di pubblico e suscitando l’ammirazione di letterati e artisti come Appiani, Foscolo e Stendhal. E’ il ballo che segnò l’inizio della piena maturità artistica di Salvatore Viganò.

Leggendo, infatti, la trama del balletto Viganò-Beethoven del 1801 e confrontandola con quella del Prometeo del 1813, ci accorgiamo che di una favola arcadica si era fatto uno spettacolo morale, cioè sublime e sorprendente espressione di poetiche idee e drammatiche situazioni, come lo definisce Ritorni nel suo libro “Commentari della vita e delle opere coreodrammatiche di Salvatore Viganò” (1813); nell’ampia e minuziosa descrizione del Ritorni si può cogliere la totale diversità d’impostazione del mito originale posto in musica da Beethoven.

Cambiando soggetto e personaggi dell’opera, anche la musica beethoveniana fu in gran parte abbandonata e Viganò stesso utilizzò vari brani di diversi artisti per “comporne” la musica. Sull’Allgemeine Musikalische Zeitung (AMZ), Nr. 26, del 30 Giugno 1813 (pagg. 434-436) e Nr. 31, del 4 Agosto 1813 (pagg. 514-519) sono riporta i nomi dei musicisti: Haydn: Introduzione e aria di Ariel dalla Creazione, per l’episodio del caos; dalle Stagioni l’ouverture; ed una scena dalle Sette Parole di Cristo sulla Croce.

E poi ancora Weigl, un brano dello stesso  Viganò ed infine  Beethoven. Di Beethoven, come ci dice Lichtenthal, sono alcuni dei pezzi più belli del primo e del terzo atto. In particolare la scena preferita dai milanesi fu quella dell’innamoramento di Eone e di Lino. Questi personaggi, come ravvisa il Ritorni, sono dei selvaggi che nel rasserenarsi del caos scoprono l’amore e in essi si desta la pietà per Prometeo stramazzato al suolo.

Il successo alla Scala del Prometeo portò a circa 18 repliche, alla permanenza in cartellone per circa un anno, e l’editore Ricordi ne pubblicò alcuni pezzi ridotti per pianoforte con il titolo:
“Raccolta di varj e migliori pezzi di musica per Fortepiano del Ballo Prometeo inventato e posto sulle Scene del R°. Teatro alla Scala dal signor Salvatore Viganò”.

Come abbiamo detto, fra questi vi sono due brani estratti dal balletto del 1801. Tale successo suscitò un entusiasmo incredibile di cui lo stesso Porta ha tramandato il ricordo “Quand per vedè el Prometti tri mes fa e correva alla Scala tutt Milan e vegveevan giò a tropp de là e de scià i forestee de tanti mia lontan”. Subito uscirono le Lettere Critiche Intorno al Prometeo, Ballo del Sig. Viganò, che ribadiva come il punto forte fossero le parti relative alla civilizzazione e all’imeneo di Lino e Eone.

Il 1813 segna dunque anche la data della prima edizione italiana di musiche beethoveniane!! E’ una data importante per Beethoven e l’Italia.

Infatti nel primo catalogo che l’editore Ricordi pubblicò il successivo anno, il 1814, compariva, fra le “Musiche per il Forte-Piano”, il nome di Beethoven vicino a quello di Weigl per le musiche del Prometeo di Viganò.
Il primo “Catalogo della musica stampata della nuova calcografia di Giovanni Ricordi, Editore dell’I. e R. Conservatorio di Musica” apparve allegato a diverse partiture Ricordi del 1814. Nella seconda colonna della prima pagina appaiono i nomi di Weigl e Beethoven, con i quattro brani del Prometeo: Sortita di Eone e Lino, Zuffa de’ selvaggi, Cupido alla fucina di Vulcano, Innamoramento di Eone e Lino. In realtà questa “Raccolta di varj e migliori pezzi di musica per Forte Piano del Ballo Prometeo Inventato e portato sulle scene del R° Teatro alla Scala dal Signor Salvatore Viganò” contiene cinque brani: i primi due sono tratti da Le creature di Prometeo di Beethoven, esattamente la scena del primo atto, e il no. 5 dell’atto secondo.

I sei movimenti sono i seguenti:

1. “Sortita di Eone e Lino ed i selvaggi” (Beethoven, Atto I, Scena I, N. 1)
2. Adagio (Beethoven, Atto II, N. 5)
3. “Zuffa de’ selvaggi” (anon.)
4. “Cupido alla fucina di Vulcano” (Josepg Weigl)
5. “Innamoramento di Eone e Lino” (anon.)
6. Cantabile (anon.).

  • (3’17")
    Prometeo – I) “Sortita di Eone e Lino ed i selvaggi” (Beethoven, Atto I, Scena I, N. 1)
  • (7’10")
    Prometeo – II)  Adagio (Beethoven, Atto II, N. 5)
  • (3’34")
    Prometeo – III) Zuffa de’ sevaggi
  • (3’06")
    Prometeo – IV) Cupido nella Fucina di Vulcano
  • (1’59")
    Prometeo – V) Innamoramento di Eone e Lino
  • (5’44")
    Prometeo – VI) Cantabile

La tedesca AMZ (Allgemeine Musikalische Zeitung) tornò più volte sull’argomento del Prometeo, paragonando Viganò ad un Raffaello del quadro scenico, esaltando, non a caso, i pezzi del “grande Beethoven” come i più commoventi.  Sempre nel 1813, nel numero di Gennaio della stessa gazzetta  Lichtenthal parla della stagione lirica della Scala, durante la quale aveva fatto la conoscenza di un giovane allievo di Padre Martini di nome Rossini, che aveva presentato una nuova opera chiamata La pietra del paragone.

Nell’ elenco (che potete consultare in questa pagina) compare il nome di Giuseppe Moller (nato a Milano il 1738, violinista nell’orchestra della Scala e amico del violinista Alessandro Rolla, già incontrato come autore della parte di violino della rarissima trascrizione per violino e pianoforte dell’ Opus 101 pubblicata da Ricordi cui il sito ha dedicato un articolo in WP).

Nella rosa degli autori programmati da Rolla e finanziati dal padrone di casa Moller , compaiono  Mozart, Beethoven, Winters, Gyrowetz, Méhuel, Dalayrac. Fu  la prima volta che il nome di Beethoven, almeno nei giornali stampati, apparve come quello del nuovo autore entrato nei programmi sinfonici milanesi.

I testi e i documenti di questa pagina sono curati da Luigi Bellofatto. Chi volesse consultare o richiedere dette risorse, può contattare l’ autore tramite il nostro modulo di contatto.

Gli esempi musicali di questa pagina sono curati da Graziano Denini. Chi volesse consultare o richiedere questi file, può contattare l’ autore tramite il nostro modulo di contatto.

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