Ludwig van Beethoven – Sei quartetti per archi Anhang 2

La prima mondiale dei sei quartetti per archi Anhang 2 a San Siro di Struppa – Genova l’ 8 maggio 2010

La chiesa di S. Siro di Struppa fu pieve antichissima.

Cambiaso non dubita che si debba far risalire la sua origine, come quella di S. Siro di Nervi al primo secolo dopo la morte del santo titolare e perciò al quinto secolo. San Siro vescovo di Genova morì a Genova il 29 giugno fra il 370 e il 375.

Cambiaso con la scoperta degli epigrafi sepolcrali dei primi vescovi di Genova dimostra che è da ritenere totalmente errata la teoria di Luigi Grassi, e conseguentemente dei Remondini che collocano S. Siro nel sesto secolo e la pieve nel settimo.
Ferretto ritiene esistente in Struppa una chiesetta già nel IV secolo, pur dichiarando che il documento storico più antico che vi fa riferimento è un livello del luglio 955.


Secondo il diploma del vescovo di Genova Landolfo, datato 1025, sorse una nuova chiesa nel XI secolo, da lui assegnata a monaci benedettini: “moderno tempore angelica revelatione constructa

UNA RICERCA LUNGA E COMPLESSA

(Sei quartetti per archi Kinsky-Halm Anhang 2, Hess Anhang 7, Bruers 300, Biamonti Nota aggiunta II-44, Kochel Anhang 291a- C. 20-05)

Sconosciuti,  ineseguiti, e colpiti da una storia travagliata e complessa; tanto che l’ultima informazione concernente questi quartetti per archi è quella che si trova sul catalogo di Giovanni Biamonti, nel 1968 ovvero sia che ” questi quartetti si trovano nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Attribuiti una prima volta a Mozart, poi, dal De Saint Foix, a Beethoven. Autenticità dubbia”. E questo è tutto.

Questi quartetti furono menzionati per la prima volta nel 1893 dal celebre editore italiano residente a Vienna Augusto Artaria. Qualche mese prima della sua morte Artaria decise di compilare un inventario di tutti i manoscritti conservati nella sua casa di edizioni, poiché quello eseguito da Guido Adler tre anni prima era troppo succinto e vago.
Al numero 92i dei suoi manoscritti, Artaria nota come un’opera di Mozart ” 6 quatours pour violon, il est douteux qu’ ils aient été composés par Mozart. Inédites.” alla sua morte il figlio vendette le  collezioni della Casa al maggior offerente. In questo modo le coppie dei quartetti furono acquistati dal professor Koster.

Rispondendo alla domanda dei due musicologi francesi Theodore de Wyzewa e Georges de Saint-Foix, Koster rese accessibili quattro dei sei quartetti sotto forma di partitura nel 1913. La prima guerra mondiale, scoppiata l’anno seguente, non permise di proseguire oltre gli studi; e nel frattempo i manoscritti furono acquistati dalla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino.
Theodore de Wyzewa muore nel 1917, e il conte Georges de Saint-Foix proseguì da solo la sua biografia su Mozart, riuscendo ad accedere a tutte le sei coppie di Koster. Sorprendentemente pubblicherà i risultati di questi studi su “La Rivista Musicale Italiana” nel 1923, con l’articolo “Nouvelle contribution à l’ étude des oeuvres inconnues de la jeunesse de Beethoven” .
Così, nel 1923, risultò che questi quartetti furono attribuiti a Beethoven e non a Mozart. Secondo lo studioso francese furono scritti attorno al 1790-1792, poco prima del definitivo abbandono della città di Bonn da parte di Beethoven, quando ancora il compositore suonava la viola dell’orchestra della Cappella Elettorale.
Nel centenario della morte di Beethoven, Heinrich Wollheim, membro dell’Orchestra da Camera e dell’’Opera di Berlino, realizzò nell’agosto e nel settembre 1926 una nuova partitura di questi quartetti. Purtroppo non riuscì a realizzare nessuna esecuzione pubblica.

Ritornati nelle mani di Georges de Saint-Foix e nuovamente descritti su un numero de “La Revue Musicale”, nel 1927, per la prima volta vengono studiate le somiglianze fra questi quartetti ed altre opere di Mozart e di Beethoven. In particolare un tema che procede identicamente nel primo movimento del quartetto Anhang 2 numero cinque, e un tema del primo dei tre quartetti per pianoforte violino viola e violoncello WoO 36, nonché un tema simile che trovasi nei quartetti attribuiti a Mozart K.Anhang 20.07:

Dopo il 1927, più nulla. Le partiture di Koster perdute, le copie di Wollheim disperse.
Durante la seconda guerra mondiale tutte le collezioni della biblioteca di Berlino vengono disperse in piccole città della Germania; nonostante le gravi perdite la partitura dei sei quartetti ritorna nella capitale della Germania nell’ immediato dopoguerra.

 Richieste nel 2006 dal musicologo francese Michel Rouch, che tanto si è impegnato per la ricerca circa le opere spurie del Maestro di Bonn,  le fotocopie arrivarono nello stesso disordine in cui si trovavano catalogate nella biblioteca di Berlino. La ricostruzione, l’analisi dei singoli movimenti, la revisione nell’ ottica di una prima esecuzione mondiale hanno richiesto diversi mesi di lavoro.

 Non ultima anche la scoperta che questi sei quartetti indicati nel catalogo di Mozart come Kochel Anhang 20-06, condividevano falsa catalogazione sovrapponendosi ai “sei quartetti capricciosi”, attribuiti a Mozart ed invece rivelatisi opera di Georg Anton Mederitsch, detto Gallus, solidissimo compositore viennese nato prima di Mozart è morto dopo Beethoven, autore di ben il 44 quartetti.

La prima esecuzione pubblica della serie Anhang 2 è avvenuta presso la basilica di San Siro di Struppa, presso Genova, il giorno 8 maggio 2010. In questa occasione, presenti lo stesso Michel Rouch, Graziano Denini, revisore di queste pagine, e il presente relatore, furono suonati , il primo, il secondo, e il quarto quartetto della serie.

La prima esecuzione pubblica è stata affidata al quartetto degli “Arconauti” ovvero

Barbara Bosio, 1° violino

Igor Biagini 2° violino

Maddalena Vitali  viola,

Felicina Pillosu violoncello.