Gottlieb Muffat (1690-1770)

Tratto dal Thematisch-bibliographisches Werkverzeichnis – Band 2 S. 645 (Abschriften aus Werken anderer Komponisten)

Trascrizioni da Gottlieb Muffat (1690-1770)

Gottlieb Muffat (aprile 1690 – 9 dicembre 1770), figlio di Georg Muffat, fu Hofscholar di Johann Fux a Vienna dal 1711. Fu nominato terzo organista di corte presso l’Hofkapelle nel 1717. Col tempo acquisì diversi incarichi presso la corte, compresa l’istruzione musicale dei membri della famiglia imperiale, tra cui la futura imperatrice Maria Teresa. Fu promosso secondo organista nel 1729 e primo organista dopo che Maria Teresa divenne imperatrice nel 1741. Si ritirò a vita privata nel 1763.

Gran parte dell’opera di Muffat, pur contenendo tantissime musiche di grande interesse, resta inedita. Un suo manoscritto contenente 32 “ricercare” e 19 canzoni è assolutamente il più esteso e grande lavoro dei suoi tempi basato sui modelli del XVII secolo. Come tutti gli allievi di Fux, Muffat avrebbe studiato la musica di Frescobaldi e Froberger durante i suoi anni di apprendistato. Nel “ricercare”, Muffat si dimostra un maestro dell’antico stile.

Muffat scrisse essenzialmente per tastiera, dimostrando una notevole abilità come contrappuntista nelle brevi fughe liturgiche della sua prima collezione “72 Versetl sammt 12 Toccaten” pubblicate a Vienna, 1726. Questi pezzi riflettono un approccio alla musica liturgica piuttosto conservatore, in quanto  organizzati nell’ordine delle tonalità canoniche care alla chiesa, con una toccata introduttiva e un numero regolare di versetti per ogni tono.

La sua seconda pubblicazione, “Componimenti musicali per il cembalo” (Augsburg, 1736), ha una prospettiva più progressista. Questa collezione di sei suite, pur mantenendo il tradizionale formato Allemande, Courante e Sarabande, è più ornamentata di quanto non fosse la musica austro-tedesca di quell’epoca. Ad alcuni di questi movimenti sono anche dati fantasiosi titoli francesi come La Coquette o L’aimable Esprit, vezzo popolare tra i clavicembalisti dell’epoca.

Interessante notare che la prefazione di questo lavoro contiene una tabella di ornamenti, con simboli e istruzioni per l’esecuzione di ben 57 abbellimenti.

Non sappiamo con certezza se Händel e Muffat avessero una conoscenza diretta l’uno dell’altro, ma è dimostrato che Händel attinse a piene mani dalle composizioni dei suoi contemporanei, tra cui Muffat, pratica apparentemente disonesta, ma assolutamente accettata e praticata dalla quasi totalità dei compositori del tempo. Inoltre è sopravvissuta una copia di mano di Muffat della Suite des pieces di Händel (1720) cosi come delle 6 Fugues for Keyboard (1735) HWV 605-610, che Muffat dotò di numerosi ornamenti ed alcune varianti di proprio pugno.

Da parte sua, Händel prese in prestito almeno 18 pezzi che compaiono 30 volte nelle sue opere. L’Ode di Santa Cecilia sembra essere il debito più grande di Händel verso Muffat, con materiale tratto da ben cinque pezzi, rielaborati ma riconoscibili in partitura.

Altri esempi di questa pratica sono contenuti negli oratori  Joshua, Samson e Giuda Maccabeo. La fuga nel secondo movimento dell’Ouverture Samson fa largo uso di una fuga tratta dai “Componimenti Musicali”, così come nel terzo movimento dell’Ouverture del Giuda Maccabeo. La Marcia che inizia l’atto II di Joshua è una rielaborazione di un “Rigaudon” di Muffat.

Per quanto riguarda Beethoven, trascrisse nel 1804  per motivi di studio la fuga 5 dalla Toccata 2, e dalla Toccata 3 la fuga prima.

72 Versetl sammt 12 Toccaten besonders zu Kirchen-Dienst bey Choral Aemtern und Vespern dienlich, Wien 1726; daraus: Toccata 2, Fuge 5, und Toccata 3, Fuge 1. D-B, Mus. ms. autogr. Beethoven 19e, Bl. 34v-35r. Datierung: 1804, Faksimile: SBB/Mikro- fiches, Beschreibung: Klein/Katalog S. 64-70.

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