Opus 127 Quartetto in mi bemolle maggiore per archi

I) Maestoso – Allegro – II) Adagio, ma non troppo e molto cantabile – III) Scherzando vivace – IV) Finale – Allegro

Opus 127 Quartetto in mi bemolle maggiore per archi op. 127, dedicato al principe Nicola Galitzin, primavera 1822-febbraio 1825, pubblicato da Schott: parti staccate in edizione tedesca e francese, Magonza e Parigi, marzo 1826; partitura, Magonza, giugno 1826. GA. n. 48 (serie 6/12) – B. 127 – KH. 127 – L. IV, pp. 208 – N. 127 – T. 244.

I manoscritti originali sono conservati nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino (primo e secondo tempo), nella raccolta Rudolf Nydal di Stoccolma (terzo tempo) e nella Beethovenhaus (quarto tempo). Gli abbozzi sono riportati dal Nottebohm. Inizia con quest’opera la serie degli ultimi grandi quartetti lasciatici da Beethoven, a circa dodici anni dal precedente op. 95, del 1810.

Il quartetto si apre con un breve Maestoso, affermazione di un principio espressivo che potremmo chiamare «di autorità». Segue a risposta l’Allegro (teneramente) basato su due temi flessuosi e di carattere analogo, come se il secondo fosse la continuazione o il raffinamento del primo. Al principio dello sviluppo, in cui questi temi appaiono sempre sintetizzati e compenetrati l’uno nell’altro e nella ripresa, il Maestoso ritorna in forma più breve ma in tonalità sempre più alte.

Il tempo termina con una graduale dispersione dei due elementi. incomincia con una lenta, progressiva sovrapposizione delle note di una armonia cadenzale dal violoncello alla viola, al secondo e al primo violino, che si risolve in un accordo pieno, profondamente dolce di la bemolle maggiore, in seno a cui, dice lo Chantavoine, « si innalza gradatamente come un astro la melodia ». Per la terza volta nei quartetti si incontra un tempo svolto nella forma del tema con variazioni; ma fra esso e i due precedenti, l’Andante cantabile dell’op. 18 n. 5 e il Finale dell’op. 74, c’è una grande differenza.

Nella prima variazione il tema appare già trasformato in una animazione più fervida, per la leggera modificazione melodica e la vivificazione di movimento delle parti, pur restando sostanzialmente nel suo carattere contemplativo. La seconda (Andante con moto, 4/4) si svolge in un tenero intreccio dei violini sul battito di accordi staccati della viola e del violoncello; la terza (Adagio molto espressivo, mi maggiore, 4/4) ha un carattere di trascendenza mistica; la quarta (Tempo primo) riprende in parte la figurazione della prima, dandole peraltro una differente fisionomia strumentale.

La quinta, condotta da un passaggio di 13 battute in do diesis minore sulla base della figura di cadenza del tema, si espande in un movimento lineare di sestine che ricorda in qualche punto l’Adagio della Nona Sinfonia. Una Coda, che dà adito anch’essa a qualche confronto con la parte finale dell’Adagio della Nona, richiama elementi della quarta variazione.

Lo Scherzando vivace, introdotto da quattro accordi staccati in pizzicato, ha per nucleo tematico delle sue due prime parti un inciso ritmico alternativamente sfuggente e insinuante, con improvvisi arresti, sussurri, stasi e differenti articolazioni, nel quale si intromettono ad un certo punto le poche battute « grossolane » di un Allegro 2/4. Il Trio (Presto, mi bemolle – re bemolle maggiore) ricorda egualmente lo Scherzo dell’Eroica, e anche quelli della Nona Sinfonia e del Quartetto op. 130; né vi mancano pennellate di realismo pittoresco in una specie di gaia tregenda, accentuata dagli accordi in sformato in una costante alternativa ritmica dei tre strumenti inferiori che accompagnano il primo violino. Richiama forme di carattere haydniano, ricreate e rivissute però nello spirito e nella materia ritmica e armonica delle ultime opere di Beethoven: gioviale, talora rustico e non senza qualche ruvidezza, dopo tanti abbandoni di fantasia.

L’Allegro comodo che conclude è come un colpo d’ala per lo scarto episodico della nuova luce tonale di do maggiore e la successiva elevazione e nobilitazione melodica del tema, riportato nel tono originale.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 127 Quartett (Es-dur) für zwei Violinen, Viola und Violoncello Widmung: Nikolaus Borisowitsch Fürst Galitzin NGA VI/5 AGA 48 = Serie 6/12

Creazione e pubblicazione: La partitura autografa reca la data scritta autografa “1824”, gli schizzi risalgono al maggio 1824 / gennaio 1825. L’edizione originale in parti fu pubblicata da Schott a Parigi e Magonza nel marzo 1826, la partitura seguì nel giugno dello stesso anno da Schott a Magonza. Dopo la pubblicazione del quartetto op.95 nel 1816 , continuò l’interesse per nuovi quartetti d’archi di Beethoven. Il 22 giugno 1818 George Thomson chiese (senza successo): “Je voudrais beaucoup de voir un Cahier de Quartettos et un Cahier de Trios pour les Violons, Alto et Violoncello, Obligate, composé par vous avec toute la richesse de votre Genie, mais d’ une execution facile, particulierement le premier violon” ​​(BGA 1262). Nel maggio 1820 Schlesinger di Berlino accettò l’offerta di Beethoven del 30 aprile: „auch könnten wir vielleicht meh-reres und Größeres unternehmen, etwa Trios oder Quartetten; – Sagen Sie mir hierüber gefall. Ihre Meinung, um in Fällen Ihrer eingedenk zu sein (BGA 1388, 1391). Carl Friedrich Peters di Lipsia, che nel maggio 1822 aveva chiesto a Beethoven musica da camera per pianoforte ricevette un’offerta concreta per un quartetto d’archi per 50 ducati (BGA 1468). Successivamente mostrò interesse solo per un quartetto per pianoforte , e le trattative andarono in fumo. Nei mesi che seguirono Pacini a Parigi, ancora Schlesinger e suo figlio Maurice sempre a Parigi ed infine, nel novembre 1822, il principe Nikolaus Galitzin di San Pietroburgo (BGA 1508) chiesero a Beethoven di nuovi quartetti. Galitzin desiderava “un, deux ou trois Nouveaux Quatuors” e lasciò a Beethoven il compito di determinarne il compenso.

Il 25 gennaio 1823 Beethoven scrisse al principe, che voleva dette opere ad uso privato e aveva accettato l’offerta del compositore di 50 ducati a quartetto, che si impegnava a scrivere la prima opera per la fine di febbraio o metà marzo (BGA 1535 ). Il 16 luglio 1823 informò Ferdinand Ries a Londra: „Ich schreibe ebenfalls ein neues Violin-Quartett“ (BGA 1703). Beethoven ricevette anche la notizia, tramite Ries, che Charles Neate desiderava acquistare da lui queste nuove opere (BGA 1581, 1737). Fatta eccezione per un isolato abbozzo in mi bemolle maggiore contenuto nel quaderno di schizzi detto “Engelmann”, redatto tra l’autunno 1822 e il febbraio 1823, esistono abbozzi di diverse opere pubblicate del 1822/23 senza che nulla dimostri un serio piano lavorativo per un nuovo quartetto. Fu solo dopo le grandi accademie del 7 e 23 maggio 1824 che Beethoven sembra aver rivolto la sua attenzione alla composizione dell’op. 127. Riferì al principe Galitzin il 26 maggio: „ihr ihnen so lange versprochenes quartett werden sie bald erhalten vieleicht auch die ändern” (BGA 1841). A metà dicembre, la composizione era progredita così tanto che „nur [in] dem lezten Saze noch etwas zu sch [reiben] sonst ist es vollendet“ (BGA 1913 a Schott). Beethoven interruppe brevemente il completamento della composizione in gennaio e rivolse la sua ispirazione a un nuovo quartetto, l’ op. 132, di cui abbozzò il primo movimento. Una prima esecuzione dell’op. 127 del 23 gennaio 1825 dovette essere cancellata poiché la composizione non era ancora terminata. Le necessarie trascrizioni in bella copia delle parti furono disponibili per l’esecuzione del 6 marzo. Mentre Sieghard Brandenburg suppone che Beethoven avesse anche una copia della partitura realizzata per uso proprio, che divenne poi il modello per il modello di incisione copiato da Ferdinand Wolanek, Emil Platen non trova alcuna prova per questa supposizione e presume che la copia di Wolanek si basava direttamente sulla partitura autografa. Il principe Galitzin probabilmente ricevette una copia delle parti su carta postale. Il 10 marzo 1824 Beethoven offrì a Schott il quartetto non ancora completato (BGA 1787). La casa editrice di Mainz si interessò subito e chiese l’invio del manoscritto. offrendogli un pagamento immediato (BGA 1797 del 24 marzo 1824).

Un anno dopo, nel marzo 1825, Beethoven trasmise il numero dell’opera (BGA 1950), ma la copia per l’ incisore fu inviata a Magonza solo a metà aprile 1825 (BKh 7 p. 218 e 401 nota 501). Il titolo e la dedica furono inviati a Schott prima dell’agosto 1825 (BGA 2022). Solamente 13 mesi dopo, nel settembre 1826, Beethoven ricevette le copie di prova e il 27 gennaio 1827 inviò un elenco di correzioni (BGA 2200, 2253). La casa editrice li pubblicò intorno all’aprile 1827 nel Caecilia (6, 1827, alla fine) come „Es ist das in allen Blättern als höchsten Gipfel der Instrumental-Musik angepriesene, viel bewunderte neueste Quartett des ewig unbegreiflichen Meisters unserer Zeit. […] Das Ganze wird noch vor Ende des Jahres ausgegeben“. Nel frattempo il compositore era deceduto.

Dedica: Sul principe Galitzin, vedere op. 124. — La copia delle parti del primo dei tre quartetti a lui dedicati, inviata al principe, giunse a San Pietroburgo nel marzo 1825. Il principe confermò la ricezione in una lettera del 29 aprile: “J’ai bien des remercimens à vous faire, digne Monsieur de Beethoven, pour le precieux envoi que vous m’avez fait du Sublime quatuor que je viens de recevoir. Je l’ai dejà fait executer plusier fois et j’y reconnais tout le genie du maitre” (BGA 1962). Il 21 giugno scrive: “Hier je reçus vôtre derniere lettre du 4 Juin au moment ou nous executions votre noveau quatuor, je puis dire dans la perfezionation, car c’etait M.[onsieur] Lipinski qui remplissait le premier violon” (BG 1997). Prima esecuzione il 6 marzo 1825 in un concerto dello Schuppanzigh Quartet a Vienna. Gli interpreti furono Ignaz Schuppanzigh, Karl Holz, Franz Weiß e Joseph Linke.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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