Opus 68 Sinfonia n. 6 in fa maggiore

I) Allegro ma non troppo – II) Andante molto mosso – III) Allegro – IV) Allegro – V) Allegretto

Opus 68 Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 (Pastorale), dedicata al principe Franz Joseph Lobkowitz e al conte Andreas Rasumowsky, 1807 – giugno 1808, pubblicata in parti staccate a Lipsia, Breitkopf e Härtel,  maggio 1809, in partitura ibid., maggio 1826.bGA. n. 6 (serie 1/6) – B. 68 – KH. 68 – L. III, p. 95 – N. 68 – T. 141 Orchestra: 2 flauti, ottavino (nel quarto tempo), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 2 tromboni (nel quarto e quinto tempo), timpani, archi

Il manoscritto originale è conservato nella Beethovenhaus. Per gli abbozzi v. la nota al n. 447. Beethoven incominciò a lavorare a questa Sinfonia dall’estate del 1807. Qualche abbozzo (Danza rustica del terzo tempo, Mormorio del ruscello del secondo) è anteriore di vari anni. La prima esecuzione ebbe luogo il 22 dicembre 1808 al teatro an der Wien. Nel programma di questo concerto, riportato dalla Allgemeine Musikalische Zeitung del 25 gennaio 1809, l’opera era presentata nel modo seguente: Pastoral-Symphonie, mehr Ausdruck der Empfindung als Malerei (Sinfonia pastorale, piuttosto espressione del sentimento che pittura) 1.tes  Stuck: Angenehme Empfindungen, welche bei der Ankunft auf dem Lande in Menschen erwachen (Primo pezzo: Piacevoli sentimenti che si destano nell’uomo all’arrivo in campagna). 2.tes Stuck: Scene am Bach (Secondo pezzo : Scena presso il ruscello). 3.tes Stuck: Lustiges Beisammensein der Landleitte (Terzo pezzo: Allegra riunione di campagnoli). 4.tes Stuck: Donner und Sturm (Quarto pezzo: Tuono e tempesta). 5.tes Stuck: Wohlthätige mit Dank an die Gottheit verbundene Gefühle nach dem Sturm (Quinto pezzo : Sentimenti di benevolenza insieme con azione di grazie alla Divinità dopo la tempesta). Nella partitura pubblicata dalla GA. questi titoli sono riportati così: Erwachen heiterer Empfindungen bei der Ankunft auf dem Lande (Il destarsi di sereni sentimenti all’arrivo in campagna). Scene am Bach (Scena presso il ruscello). Lustiges Zusammenseyn der Landleute (Allegra riunione ili campagnoli). Gewitter. Sturm (Bufera. Tempesta). Hirtengesang. Frohe und dankbare Gefühle nach dem Sturm (Canto di pastori. Sentimenti di gioia e di riconoscenza dopo la tempesta). Fra le varie annotazioni frammischiate agli abbozzi sono particolarmente da ricordare le seguenti (N., II, pag. 375; D. W., pag. 5): man überlässt es dem Zuhörer die Situationen ausufinden (si lascia all’ascoltatore di trovare le situazioni). Sinfonia caracteristica = oder Erinnerung an das Landleben (Sinfonia caratteristica, o ricordo della vita campestre).

La musica descrittiva o a programma, intesa nel senso più esteso, ha offerto sempre ai musicisti mediocri facili possibilità di sfruttamento. Particolarmente vicino a Beethoven per l’epoca e il soggetto, e da lui forse non ignorato, è un modesto Ritratto musicale della natura del compositore svevo J. H. Knecht, pubblicato circa nel 1784. Ma dichiarando che aveva voluto esprimere dei sentimenti piuttosto che fare della pittura Beethoven volle probabilmente significare che, a differenza della maggior parte dei suoi predecessori e nonostante l’analogia della struttura esteriore rafforzata dai sottotitoli stessi, la sostanza della composizione corrispondeva ad una interiorità; vera musica, cioè, e non curiosità o scherzo o artificio, o semplice pittura.

La campagna era per l’anima complessa e tumultuosa di Beethoven una fonte continua di serenità. Aneddoti, frammenti di diari e di lettere, testimonianze di amici lo rivelano ad ogni pagina del grande libro della sua vita, dal quale è inutile qui riportare citazioni ben note. E come un tal sentimento sia stato tradotto in musica sulla base di elementi musicali «pastorali» ricreati e rivissuti da uno spirito e da una fantasia privilegiata, che di una materia tradizionale ha fatto uno squisito poema personale, è stato già detto altrove. Non va poi dimenticata l’influenza che sul sentimento beethoveniano della natura poté esercitare in quel tempo l’opera dell’illuminista Christian Sturm: Jit trachtungen iiber die Werke Gottes im Reiche der Naturi und der Vorsehung (Riflessioni sulle opere di Dio nel regno della natura e della provvidenza).

Il tema iniziale e principale dell’Allegro ma non troppo, che alcuni fanno derivare da un canto popolare slavo,  è dolce e pacifico; il secondo ha la fisionomia di una elementare cantilena campagnola. Intorno ad essi si svolge tutta la pagina dei sentimenti che si provano all’arrivo in campagna, con un fascino che si sprigiona per virtù essenzialmente musicale dalla melodia come dalla elaborazione strumentale, in cui anche gli elementi accessori e derivati convergono con trasparenti analogie di forme e di idee.

Carattere idilliaco, pervaso da un sottile senso di malinconia sognante, ha l’Andante con moto. Di materialmente imitativo non ci sono che, verso la fine, i canti dell’usignolo, della quaglia e del cuculo, combinati insieme in una specie di cadenzetta nel tono: uno scherzo di dubbio buon gusto o forse una allusione caricaturale a qualche «precedente» artificioso? E anche l’annotazione apposta da Beethoven, in un abbozzo alla figura basilare delle viole e dei violoncelli allusiva al murmure del ruscello: « più grande si fa il ruscello, più basso diviene il suono », non denota che l’origine esterna dell’immagine assurta poi a significazione d’una interiorità puramente musicale.
L’Allegra riunione di contadini con i suoi temi ed atteggiamenti tipici di danze campestri, gentili o rustiche, fino ad una quasi frenetica irruenza dell’Allegro 2/4, una preparazione necessaria della Tempesta, che non avrebbe la sua grande efficacia se non fosse appunto da essa preceduta e non sfociasse a sua volta nel Canto di ringraziamento. Al tripudio della gioia più libera e spontanea la natura oppone improvvisamente il terrificante spettacolo del suo sconvolgimento; cade dall’ingenuo animo dell’uomo ogni sentimento di confidenza e di amore. Scatti, implorazioni, pause di spaurimento, grida tragiche. Poi gradatamente l’impeto si mitiga, una voce sommessa si innalza e discende nei toni gravi come una conclusione di pace, riaffermando il tono originario di fa maggiore; e mentre da lungi sempre più debole si fa sentire ancora qualche brontolio sordo, e qualche luce spettrale brevemente lampeggia a intermittenze, una dolce cantilena incurva il suo arco melodico. È la stessa figura, ingrandita, del movimento tempestoso iniziale volta ora a tutt’altra significazione; ed assomiglia pure ad un celebre corale bachiano della passione secondo Matteo (che deriva a sua volta, sembra, dalla musica di una vecchia canzone d’amore). Una cornamusa fa sentire il suo richiamo mentre il grave pedale doppio che l’accompagna (e che tanto scandalizzava un critico dell’800, l’Ulibisceff per «il mostruoso accoppiamento della tonalità di do con quella di fa») suona ancora con un carattere di primordialità naturale. Poi sorge la cullante melodia del Canto pastorale di ringraziamento, che si arricchisce man mano, nella ripetizione, di parti e di timbri strumentali. Il suo ritmo domina in mezzo delle figure diverse dell’elaborazione sinfonica e si mantiene inalterato nel secondo tema (anche questo sarebbe di origine popolare slava, come dalla già citata raccolta del Kuhac). Seguitando, una forma variata si distende lieve sopra l’ondulazione del ritmo, mentre d’altra parte il richiamo originario torna più d’una volta a riaffermarsi. Armonie gravi, rese più solenni da un maggiore impiego degli strumenti a fiato (legni, corni, trombe, tromboni), danno alla fine all’insieme una fisionomia più determinatamente corale religiosa. Ma la presenza dell’elemento pastorale tipico è sempre avvertibile, come espressione di sentimento primigenio di pace e di fede.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 68 Symphonie Nr. 6 (F-dur) Pastoral-Symphonie oder Erinnerung an das Landleben. Mehr Ausdruck der Empfindung als Malerei Widmung: Franz Joseph Maximilian Fürst Lobkowitz und Andreas Kyrillowitsch Graf Rasumowsky NGA1/3 AGA 6 = Serie 1/6

Creazione e pubblicazione: abbozzata a partire dall’estate del 1807, con singole idee ed abbozzi di anni precedenti (1803/04). Il lavoro di composizione incominciò tra l’inizio del 1808 e il settembre 1808. L’edizione originale in parti fu pubblicata da Breitkopf & Härtel a Lipsia nel maggio 1809, e la partitura completa seguì nel maggio 1826. Il accenno di abbozzi dell’ op. 68 si trovano su un doppio foglio del quaderno di schizzi “Landsberg 12”. Dati abbozzi furono scritti nell’estate del 1807 durante la composizione della Messa op.86, che fu eseguita il 13 settembre 1807 a Eisenstadt. Beethoven smise di lavorare all’op. 68 a favore della 5a sinfonia op.67 e altri progetti fino all’inizio del 1808. La riprese intorno a marzo e completò la sinfonia entro agosto/settembre 1808. Il principe Lobkowitz, che presumibilmente aveva acquisito un diritto esclusivo di sei mesi sulla sinfonia, aveva accesso al materiale delle parti per spettacoli privati ​​prima della prima esecuzione pubblica. Ciò si può concludere dalla comunicazione fra Beethoven e Breitkopf & Härtel dell’8 giugno 1808, in cui si parla di un periodo di pausa di sei mesi dall’inizio del mese (BGA 327). Probabilmente è correlata anche una ricevuta del copista Joseph Klumpar, approvata da Lobkowitz il 17 ottobre 1808 al castello di Eisenberg: „Von einer Sinfonie in F 160 Bögen zu 12xr macht – 32 f.“ Oltre alle parti orchestrali e alla partitura per Breitkopf & Härtel, Klumpar copiò una seconda partitura, probabilmente necessaria per l’Accademia il 22 dicembre 1808. Per le trattative editoriali, la numerazione della 5a e 6a sinfonia e l’annuncio dell’edizione originale, vedere op. 67. Le misure del metronomo autentiche riportate negli incipit provengono da un libretto pubblicato da Steiner nel 1817 „Bestimmung des musikalischen Zeitmasses nach Mälzel’s Metronom. Erste Lieferung. Beethoven. Sinfonien Nr. 1-8 und Septett von dem Autor selbst bezeichnet“.

Il titolo: il 28 marzo 1809 Beethoven informò Breitkopf & Härtel del titolo della sinfonia: „Pastoral-Sinfonie oder Erinnerung an das Landleben, Mehr Ausdruck der Emfindung als Mahlerey“ (BGA 370). L’editore fece stampare la dicitura appena comunicata sul retro del frontespizio dell’edizione originale, insieme ai titoli di ciascun movimento leggermente accorciati, forse perché il frontespizio in francese “Sinfonie Pastorale” era già stato inciso all’arrivo della lettera e perché il le prospettive di vendita dell’edizione non furono considerate sminuite con un titolo puramente tedesco. Secondo una dichiarazione dell’AmZ, il titolo tedesco “Pastoral-Sinfonie” era scritto anche sul foglio del programma dell’Accademia, in cui l’op. 68 fu eseguita per la prima volta.

Dedica: Sui due dedicatari vedere Opus 18 (Lobkowitz) e Opus 59 (Razumovsky). – Beethoven li specificò in una lettera del 4 marzo 1809: „Beyde Sinfonien Den beyden Herrn zugleich nemlich: S [einer] Exzellenz Dem Grafen Rasoumowsky und Seiner Durchlaucht dem Fürsten Lobkowitz gewidmet – Sinfonie in c moll op. 60 [!], Sinfonie in F op. 61 [!] (BGA 359). Prima rappresentazione pubblica all’Accademia di Beethoven il 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien.

In questa accademia furono eseguiti per la prima volta pubblicamente la Fantasia corale op. 80, il 4° concerto per pianoforte op.58 (con Beethoven come solista) e la 5a sinfonia op.67, oltre a Gloria e Sanctus dalla Messa in do maggiore op.86 e una Libera Fantasia sempre suonata dal Maestro. Gli Annalen der Literatur und Kunst scrissero: „Die erste [der beiden aufgeführten Symphonien] ist im Pastoral Geschmack geschrieben und schildert in viererley Absätzen die Vergnügungen des Landlebens. Die Szene am Bach ist ein liebliches, rein empfundenes Ganzes, voll neuer überraschender Harmonien, die sich in verschiedenen Krümmungen, des Thema nie verblassend, oft in den grellsten, oft in den klarsten Abweichungen miteinander verschlingen. Der darauffolgende Sturm ist wirklich genialich, und im höchsten Grade pitoresk. Ein treues Gemählde der schauerlichen Natur, groß und neu in allen seinen Theilen. Schwerlich dürfte in dieser Art, sowohl von Seite der Erfindung, als des höchst sonderbaren, pikanten Gebrauches der Instrumente etwas iffectvolleres und wahreres aufgefunden werden. Welch ein Wogen, Stürmen, Fallen und Steigen der grellsten, bizarrsten Modulazionen! Ein Aufstemmen der Kraft gegen den unbezwingbaren Rythmus, ein Eingreifen in feuersprühende Tonmassen, die oft zu künstlich verwogen, nur darum die Täuschung stören, um neue Täuschungen durch neue Ueberraschungen hervorzuzaubern”

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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