Opus 65 Ah, perfido! Scena ed aria per soprano e orchestra

I) Recitativo: Allegro con brio – II) Aria: adagio

Opus 65 Ah, perfido!, scena ed aria per soprano e orchestra op. 65, 1796, pubblicata a Lipsia: parti staccate e spartito per canto e pianoforte, Hoffmeister e Kuhnel luglio 1805; partitura, Peters, 1856. GA. n. 210 (serie 22/1) – B. 65 – KH. 65 – L. II, p. 265 e III, p. 69 – N. 65 – P. 78 – T. 42

La partitura originale è perduta; ne esistono soltanto alcuni frammenti nella biblioteca del conservatorio di Parigi. Di altri abbozzi (conservati già nella Königliche Bibliothek di Berlino) parla il Nottebohm congetturando che la composizione dell’aria possa essere stata incominciata a Vienna nel 1795. Di una copia manoscritta della partitura, riveduta da Beethoven e intitolata di sua mano “Une grande Scene (sic) mise en Musique par L. van Beethoven a (sic) Prague 1796“, acquistata all’asta pubblica del novembre 1827 dall’editore Haslinger, conosciamo le vicende fino al 1900 soltanto.

L’aria fu eseguita la prima volta a Lipsia il 21 novembre 1796 da Josepha Duschek, nota cantante di Praga, moglie del compositore Franz Xaver Duschek, e legata già da molta amicizia con Mozart. L’annuncio della Leipziger Zeitung (19 novembre) diceva: «Una scena italiana composta per la Signora Duschek da Beethoven»; ma da due annotazioni autografe poste l’una in principio della terza pagina della copia di partitura suddetta (“Recitativo e aria composta e dedicata alla Signora Di Clari“), l’altra in fondo alla prima pagina degli abbozzi citati dal Nottebohm (“pour Mademoiselle la Comtesse de Clari“) si può desumere con fondatezza che, indipendentemente da qualsiasi occasionale rimaneggiamento o adattamento determinato dalla esecuzione di cui sopra, l’opera sia stata scritta per la diciannovenne contessa Josefine Clary, una apprezzata dilettante di canto, anch’essa di Praga, sposatasi poi nel 1797 con il musicofilo boemo conte Christian Clam Gallas.

L’edizione stampata non porta alcuna dedica. La forma segue quella classica tradizionale della grande aria da concerto. Il Thayer-Riemann pensa ad una qualche influenza di Salieri. L’accentazione delle parole è perfetta, contrariamente a quella spesso originariamente difettosa delle Canzoni italiane a più voci scritte da Beethoven sotto la guida del vecchio maestro — e da questo pertanto più volte corrette nel periodo 1792-1802. Nutrito strumentalmente e vibrante di passione è il Recitativo, nobile e dolce l’Adagio, in cui vogliamo parimenti notare la poesia integrativa dell’orchestra; impetuoso e scattante nelle sue varie movenze il Finale. Il testo del Recitativo proviene letteralmente, salvo alcune piccole varianti, da quello dell’”Achille in Sciro” (atto III, scena III) di Metastasio. Quelli dell’Adagio e dell’Allegro assai, per quanto di fisionomia metastasiana, non hanno un determinato riferimento letterale in alcuna opera dello stesso poeta.

(Da Biamonti Giovanni, Catalogo cronologico e critico di tutte le opere di Beethoven, Torino, ILTE,1968)

Titolo ufficiale:  „Opus 65“ Ah! perfido Szene und Arie für Sopran und Orchester Widmung: — NGAX/3 AGA 210 = Serie 22/1

Composizione e pubblicazione: Composta a Praga nei primi mesi del 1796; gli schizzi più antichi potrebbero essere stati realizzati a Vienna alla fine del 1795. La datazione autografa di una copia autenticata recita “a Praga 1796”. L’edizione originale apparve in parti e come riduzione per pianoforte nel luglio 1805 da Hoffmeister & Kühnel a Lipsia.

Sia gli schizzi sopravvissuti che il frammento autografo della partitura furono scritti su carta che Beethoven aveva utilizzato a Vienna nel 1795, prima del suo viaggio a Praga. Adoperò la carta anche a Praga nei primi mesi del 1796. Qui trascrisse i primi abbozzi della Scena. La trascrizione completa in bella copia dell’opera autografa fu probabilmente fatta a Praga, la copia sopravvissuta è stata realizzata in loco su carta locale (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 100f e 394-398).

Sul secondo frontespizio di questa copia della partitura Beethoven scrisse “composta e dedicata alla Signora Comtessa di Clari Da L. Beethoven”. Anche il foglio con un abbozzo del quaderno denominato “Fischhof” reca la nota autografa  “pour Mademoiselle la Comtesse de Clari”. Josephine von Clary-Aldringen (1777-1828) fu cantante di talento. Il’ “„Jahrbuch der Tonkunst für Wien und Prag“ di Schönfeld (Vienna 1796) registra che cantò „mit vieler Anmuth“ (Schönfeld/Jahrbuch p. 120). Beethoven incontrò la contessa nel 1796 durante il suo soggiorno a Praga e per lei compose anche alcune opere per mandolino (vedere la ricerca approfondita sul nostro CRM WoO 43 e 44). La dedica tuttavia non fu inclusa nell’edizione originale; Beethoven non consegnò la copia con la dedica a Josephine von Clary-Aldringen, ma la conservò egli stesso. (Nell’annuncio della prima rappresentazione pubblica con Josepha Duschek il 21 novembre 1796, si precisa specificamente che Beethoven compose queste arie per Josepha Duschek; cfr. Prima rappresentazione e Herttrich/NGAX/3 p. XlVf e Johnson/Fischhof p. 397f.)

Una prima indicazione della prevista pubblicazione dell’opera apparve nei quaderni della casa editrice Hoffmeister & Kühnel il 12 giugno 1805:  (VN/PN 410 = Op. 65). Il 26 giugno Kühnel informò l’ex socio Hoffmeister (che si era ritirato dalla casa editrice all’inizio del 1805) della sua “Nova”, compresa la “Seena di Beeth”. Op. 65 che era „fertig“. Questa probabilmente era la riduzione per pianoforte, pubblicata separatamente dal materiale orchestrale,  stampata con le tavole dell’edizione originale (Herttrich/NGA X/3 p. 201). L’autore di questo riduzione non può essere determinato.

Testo: Pietro Metastasio (1689-1782), “Achille in Sciro”, III. Atto, scena 3, Deidamia. L’edizione originale conteneva solo il testo italiano; solo dopo apparve una versione tedesca in edizioni o edizioni postume.

Per quanto riguarda il numero d’opera notiamo che l’ edizione originale dell’op. 65 e le successive edizioni, nonché Wh I (1817) e Wh II (1828) non hanno un numero di opera. La casa editrice Artaria nella sua lettera del 24 luglio 1819 a Beethoven, si sforzò di numerare le opere in modo coerente (BGA 1317), poco dopo elencò “Ah! perfido” come Opus 65. Questo numero divenne universale solo molto più tardi (edizioni Peters intorno al 1840?). come op. 46 l’opera figura in Hofmeister/Index l819 e in un’edizione successiva di Leibrock a Braunschweig (cfr. op. 46 e 48).

Prima rappresentazione il 21 novembre 1796 a Lipsia in un concerto della cantante Josepha Duschek (1754-1824) di Praga. L’annuncio sulla Leipziger Zeitung del 19 novembre recita: „Montag den 21. November wird Mad. Duschek aus Prag auf dem Theater am Ranstädter Thore ein großes Vokalkonzert geben und darin […] ferner eine Italienische Scene, comp, für Mad. Duschek von Beethoven […] zur Aufführung bringen“. (Bethoven stesso fece una dedica a Josephine von Clary-Aldringen, vedere sopra.)

A Vienna l’ op. 65 fu cantata nell’Accademia Beethoveniana del 22 dicembre 1808. Secondo il ricordo di Joseph August Röckel (1783-1870) (TDRIII p. 81 segg.) Pauline Anna Milder (1785-1838) avrebbe cantato la scena e l’aria. Era stata impiegata al Theater an der Wien dal 1803 e cantò il ruolo di Leonore nel Fidelio nel 1805, 1806 e 1814, che Beethoven scrisse per lei. Una disputa tra Beethoven e il gioielliere Peter Hauptmann, suo futuro marito, portò alla cancellazione di alcune repliche con questa cantante. Al suo posto cantò Josephine Killitschky (1790-1880), cognata di Ignaz Schuppanzigh (BGA 347, 348).

Abbozzi:

(1) GB-Lbl, Add. Ms. 29801 („Kafka“), p. 105 segg. Datazione: fine 1795 / inizio 1796 (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 398), facsimile e trascrizione: Kerman/Kafka.

(2) D-B, Mus. SM. autogr. Beethoven 28 (“Fischhof”), foglio 43v. Datazione: fine 1795 / inizio 1796 (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 398), facsimile: SBB, trasmissione: Johnson/Fischhof vol. 2 p. 103.

Aria, T. 104-122, partitura: F-Pc (in: Pn), Ms 79. Datazione: inizio 1796, trascrizione: Johnson/Fischhof vol. 2 pp. 100-103. 2 fogli; foglio 1 recto schizzi per la Sinfonia incompiuta in do maggiore (Opere incompiute Unv 2), Bl. lv T. 104-122 dell’op. 65, foglio 2r, schizzi per un brano in la minore dal titolo “Bohemian Song”, foglio 2v, schizzi per il brano “Heidenröslein” (Unfinished Works Unv 23). Carta: formato orizzontale, 21×31 cm, a doppia spaziatura. Provenienza: Charles Malherbe, Parigi. – 1912 con la sua tenuta di F-Pc. – Dal 1964 in F-Pn. Facsimile: Gallica. Descrizioni: Herttrich/NGA X/3 p.200. – Johnson/Fischhof vol.1 p.394-398.

Partitura: A-Wn, Mus. Hs. 25446. Datazione: “1796”, copista sconosciuto.

Ah! perfido, spergiuro,
Barbaro traditor, tu parti?
E son questi gl’ultimi tuoi congedi?
Ove s’intese tirannia più crudel?
Va, scellerato! va, pur fuggi da me,
L’ira de’ numi non fuggirai.
Se v’è giustizia in ciel, se v’è pietà,
Congiureranno a gara tutti a punirti!
Ombra seguace, presente, ovunque vai,
Vedrò le mie vendette,
Io già le godo immaginando.
I fulmini ti veggo già balenar d’intorno.
Ah no! Fermate, vindici Dei!
Risparmiate quel cor, ferite il mio!
S’ei non è più qual era, son io qual fui,
Per lui vivea, voglio morir per lui!

Per pietà, non dirmi addio!
Di te priva che farò?
Tu lo sai, bell’idol mio!
Io d’affanno morirò.

Ah crudel! Tu vuoi ch’io mora!
Tu non hai pietà di me?
Perchè rendi a chi t’adora
Così barbara mercè?
Dite voi se in tanto affanno
Non son degna di pietà?

Per gentile concessione della  Bibliothèque nationale de France BnF Gallica

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