Biamonti 741 – Abbozzi per la sonata in do minore per pianoforte Op. 111
Biamonti 741 – Un manoscritto originale del primo tempo (datato 13 gennaio 1822) con molte modificazioni è conservato nella Beethovenhaus; un altro (bella copia) dell’opera intera, con la stessa data, si trova nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. La copia, con numerose correzioni, consegnata all’editore per la stampa (Fondo Bodmer della Beethovenhaus, M. U., 158/54) è della primavera 1822. Abbozzi comunicati da Nottebohm, Zweite Beethoveniana, pagine da 468 a 471. Il tema del primo tempo figurava già in un quaderno del 1801-1802, come abbozzo di un Andante, dopo quello del primo tempo della Sonata op. 30 n. 1 per pianoforte e violino. Lo troviamo poi nuovamente accennato come Finale di una Seconda Sonata, non più composta, che avrebbe dovuto avere per primo tempo l’Allegro con brio e per secondo l’Adagio di cui al n. 758. Nella sua forma definitiva esso è stato posto a base della sonata attuale. Diciamo a base poiché analogie di struttura fondamentale lo collegano anche al Maestoso iniziale e all’Arietta costituente il secondo ed ultimo tempo.
Scrive Nottebohm nella sua Zweite Beethoveniana, nel capitolo “Drei Skizzenhefte aus den Jahren 1819 bis 1822” pagina 460 e seguenti:
Das dritte Heft zählt 128 16 zeitige Seiten. Beethoven hat ihm mit Rücksicht auf die Messe, welche hier fertig skizzirt wurde, die Überschrift »letztes Buch« gegeben. Es beginnt (S. 2, 3, 65 bis 78) mit Entwürfen zum Agnus Dei der Messe und (S. 3 bis 64) zur Sonate Op. 111. Ton letzterer wird zuerst der erste Satz vorgenommen. Die ersten Skizzen befassen sieh mit einer fugenmässigen Behandlung des aus dem vorigen Skizzenbuch herüber genommenen Themas. Bald erscheinen auch andere Bestandteile des Satzes und (S. 12) die Introduction. Aus den Vorkommen der letzteren lässt sieh der Schluss ziehen, dass jenes Thema nun nicht mehr einem dritten, sondern einem ersten Sonatensatz zu Grunde liegen sollte. Die erste auf den zweiten Satz zu beziehende Skizze (S. 24) gilt dem Thema. Später hat Beethoven in dieser mit Tinte geschriebenen Skizze mehrere Stellen mit Bleistift geändert und so dem Thema eine Fassung gegeben, welche der endgiltigen nur wenig näher kommt, als die erste. Nach dieser Doppelskizze kommen Entwürfe zu den Variationen (S. 25 bis 64). Betrachtet man diese fortlaufende Arbeit, so wird man der Ansicht, dass Beethoven erst mit dem Heranwachsen der Variationen auf das im Thema verwendete und auch in den Variationen in verschiedenen Formen durch schimmernde Motiv wird diese Ansicht kommende Notirung, geführt wurde. Unterstützt durch eine etwas später (S. 28) vorkommende Bemerkung, in welcher jenes Motiv sich noch nicht zeigt. Aus dieser letzten Aufzeichnung und aus einer kurz vorher (S. 27) vorkommenden Bemerkung zuletzt das Thema ist zu entnehmen, dass der zweite Satz, wie es im letzten Satz der Sonate Op. 109 geschieht, mit dem einfachen Thema geschlossen werden sollte. Zu verzeichnen ist noch eine (S. 23) bei den letzten Skizzen zum ersten Satz der Sonate in C-moll vorkommende Bemerkung, am 13ten die neue Sonate welche allem Anschein nach behufs des der Reinschrift jener Sonate zu gebenden Datums niedergeschrieben wurde,*) und eine zwischen den Skizzen zu den Variationen (S. 25) vorkommende Bemerkung. im 2ten Theil zuweilen das was im ersten Tkeil die rechte Hand und umgekehrt.
Ovvero “Il terzo quaderno è composto da 128 pagine. Beethoven gli diede il titolo “ultimo libro” riferendosi alla Messa, che qui è abbozzata per intero. Inizia (pp. 2, 3, 65-78) con l’Agnus Dei e solo successivamente (pp. 3-64) si notano abbozzi per la Sonata Op. 111. Si definisce subito la tonalità del brano. Nei primi schizzi si Beethoven pensò a trattare in stile fugato il tema tratto dal precedente quaderno. Ben presto compaiono altre parti del tyema e (p. 12) l’introduzione. Da quest’ultima si può dedurre che questo tema non doveva più costituire la base di un terzo, bensì di un primo movimento di sonata. Il primo abbozzo relativo al secondo movimento appare a pagina 24. Successivamente Beethoven modificò a matita, con diversi passaggi, questo schizzo scritto a inchiostro, dando così al tema una versione che è solo leggermente più vicina a quella finale rispetto al precedente. Dopo questo doppio schizzo, seguonoabbozzi per le variazioni (pp. 25-64). Esaminando questo lavoro in corso, si giunge alla conclusione che fu solo con l’accrescersi delle variazioni che Beethoven giunse finalmente al punto in cui utilizzò il tema e lo utilizzò anche in forme diverse nelle variazioni.”….
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