Opus 28 Sonata in re maggiore per pianoforte

I) Allegro – II) Andante – III) Rondò – Allegro ma non troppo

OPUS 28 – Sonata in re maggiore per pianoforte, op. 28, dedicata al nobile Joseph von Sonnenfels, 1801, pubblicata a Vienna, Bureau d’arts et d’industrie, agosto 1802. G.A. n. 138 (serie 16/15) – B. 28 – KH. 28 – L. II, p. 86 – N. 28 – T. 90.

Il manoscritto originale è conservato nella BeethovenHaus. Si conosce soltanto uno degli abbozzi, pubblicato dal Frimmel nella Kunst und Musik Zeitung di Vienna del 1 gennaio 1890, che riferisce interamente alla seconda metà dell’Andante, dalla ripresa del tema principale in poi, ove sono fissate, in forma già corrispondente alla definitiva, le parti essenziali. Nell’ultima pagina del manoscritto è scarabocchiato Io scherzetto a tre voci di soli e coro: Schuppanzig ist ein Lump. (WoO 101 – Biamonti 303).

Il titolo di “Sonata pastorale”, dato talora all’opera, apparve la prima volta, sembra, nell’edizione londinese di Broderip e Wilkinson (1805?) e fu ripetuto nella ristampa successiva fatta egualmente a Londra nel 1817 a cura dell’editore Preston. L’edizione amburghese del Cranz tanto frequentemente citata, in cui ricorre egualmente la denominazione medesima, è del 1838, posteriore di 11 anni alla morte del maestro, Per quanto non autentica — e non comprensiva d’altra parte di tutto il significato musicale dell’opera – a noi sembra che la denominazione non sia tuttavia in disaccordo con il suo carattere generale; è riferibile a quelle impressioni di pace e di serena primitiva gioia che si ridestavano sempre nell’animo di Beethoven a contatto con la natura, cioè nella fattispecie alla presenza della campagna dei dintorni viennesi a lui tanto familiari: impressioni ch’egli un po’ seguendo, un po’ creando una tradizione, ha reso in tante opere con schemi ritmico-armonici d’una certa molle indolenza, nel lento ribattersi di pedali, in melodie ondulate, nell’imitazione più o meno realistica o simbolica di grida e versi di uccelli, di canti e danze contadinesche, di richiami di pastori, di maniere e timbri strumentali rustici. In due momenti della “Preghiera per la pace” nell'”Agnus Dei” della “Missa Soleminis” sono chiare le analogie fra un contrappunto del tema e la frase conclusiva dell’episodio (l’uno e l’altra sulla parola “pacem” e nello stesso tono di re maggiore) ed alcuni elementi tematici rispettivamente del primo Allegro e della frase terminale del primo intermezzo del Rondò della Sonata in oggetto.

Non è poi fuor di luogo ricordare come nel secondo tema dell’Allegro riecheggino atteggiamenti di una antica cantilena natalizia di pastori, d’origine italiana, ancora oggi notissima, introdotta già ai suoi tempi da Domenico Scarlatti in una sonata detta appunto “Pastorale”  — dal Mila avvicinata anche per altre analogie a quella di Beethoven  — e che si potrebbe forse pensare diffusa in seguito nella sua specifica forma religiosa popolare in paesi cattolici limitrofi.

Ciò detto, in questa Sonata sono da considerarsi anche altri aspetti: per esempio nello sviluppo del primo tempo, dove elementi del tema iniziale, distolti da quella che nell’esposizione era apparsa quasi come la loro significazione naturale, danno impulso ad un movimento di carattere quasi drammatico, tornando soltanto alla fine alla distensione che avvia la ripresa. E poco o niente di pastorale troviamo nell’Andante, dove la prima parte suggerisce il ricordo del Largo e mesto della Sonata op. 10 n. 3 nello stesso tono, e lo spiccato contrasto con la seconda (una specie di Intermezzo a danza) viene composto alla maniera Beethoveniana con la fusione dei due temi, cioè con la sottomissione di quello frivolo a quello melanconico  (fatto più vibrante, nella ripetizione, dalla figurazione  variata).

Lo Scherzo arieggia un po’ le rustiche danze della Sesta Sinfonia, ma indipendentemente da questo si qualifica nel carattere dei ritmi, delle armonie, della sonorità, delle opposizioni di registri. Sulla fisionomia pastorale dell’ultimo tempo è difficile poi non esser d’accordo tanto per l’impostazione del ritmo e del modo di cornamusa del basso (che, come ostinato, lo percorre da capo a fondo) quanto per le melodie che vi si svolgono sopra.
Come base interpretativa dei vari tempi lo Schering ricorre a frammenti del Racconto d’inverno di Shakespeare. Primo tempo. Atto IV, scena IV: La giovane coppia di innamorati Perdita e Florizel (quest’ultimo sotto il nome di Doride) come pastorella e pastore nel dialogo d’amore e nella danza campestre in occasione della festa per la tosatura delle pecore — Secondo tempo: continuazione della scena: Ballata-parodia del burlone Autolico — Terzo tempo. Continuazione della scena: entrano dodici contadini mascherati da satiri e danzano. — Quarto tempo-. La stessa scena: continuazione della danza pastorale.

Titolo ufficiale: Opus 28 Sonate (D-dur) für Klavier Widmung: Joseph Edler von Sonnenfels NGAVII/3 AGA 138 = Serie 16/15 Beinamen: (Kleine) Pastorale, Pastoralsonate, Sonate pastorale.

Origine e pubblicazione: Composto nel 1801 secondo datazione manoscritta sulla trascrizione in bella copia dell’opera. L’edizione originale fu pubblicata nel luglio/agosto 1802 dal Kunst-und Industrie-Comptoir di Vienna. Schizzi per l’op. 28 possono essere reperiti nel taccuino di abbozzi detto “Sauer”, che Beethoven utilizzò tra il marzo e il novembre 1801. Il 5 ottobre 1801 Beethoven diede l’op. 28 al Kunst-und Industrie-Comptoir di Vienna, fondato nel maggio 1801, per 135 fl. Con quest’ opera il compositore avviò una proficua collaborazione con l’ editore. Contrariamente all’ipotesi di Hans Schmidt (Schmidt/NGA VII/3 p. VII), l’autografo non fu il modello per l’ incisione. Le voci di classificazione dell’ editore non concordano la pagina dell’edizione originale e più probabilmente si riferiscono ad un modello per l’ incisione che fu realizzato come copia (Frohlich/Op28).

Il soprannome popolare di “Sonate pastorale” compare per la prima volta nell’edizione di Broderip & Wilkinson, Londra ca 1805 (e anche nel catalogo dell’editore 1806). Apparentemente questo soprannome non ebbe presa in Austria e Francia, mentre in Germania si può trovare nelle edizioni di Amburgo degli anni 1830 e 1840 presso Cranz (ed  Hofmeister nell’ aprile 1838) e Böhme nonché di André (1840). Nulla suggerisce che Beethoven abbia avuto un ruolo nell’origine o nella diffusione di questa estemporanea designazione. Dedica: Joseph Edler von Sonnenfels, nato nel 1732 a Nikolsburg (Mikulov), morto il 25 aprile 1817 a Vienna, figlio di Lipman Perlin (1705-1768), il cui padre era rabbino di Brandeburgo. Lipman Perlin si recò a Vienna nel 1734, dove fu battezzato assieme al  padre e al fratello l’anno successivo. Nel 1746 Lipman Perlin, che dal battesimo prese il nome di Aloys Wienner, fu elevato alla nobiltà ereditaria e gli fu dato il nome von Sonnenfels. Joseph von Sonnenfels prestò servizio nel reggimento Deutschmeister a Klagenfurt e Vienna dal 1749 al 1754 e poi studiò legge a Vienna fino al 1756. Dal 1763 fu professore di scienze politiche a Vienna, dal 1770 al 1772 capo censore del teatro e come tale distruttore del teatro Hans Wurst. Nel 1779 era k.k. Hofrat ed elevato al rango di barone nel 1797 (Edler von Sonnenfels), nel 1811 divenne Presidente dell’Accademia di Belle Arti. Era considerato uno studioso nel senso dell’Illuminismo giuseppino,  statista e scrittore (nela rivista „Der Mann ohne Vorurteil“). Sonnenfels fece una campagna per l’abolizione della tortura nel 1776 e lavorò alla riforma giudiziaria di Giuseppe II. Era amico di Gottfried van Swieten, che lavorò con lui negli anni ’80 del Settecento nella commissione del tribunale per lo studio e la censura dei libri. La moglie di Sonnenfels, Maria Theresia von Hay (1748-1820), sposata nel 1763, era sorella di Caroline Josefa von Hay, nata Birkenstock, madre di Antonie Brentano (1780-1869).

Theodor von Frimmel congettura che i proprietari del Kunst-und Industrie-Comptoir fossero stati mediatori della dedica (Frimmel/Handbuch Vol. 2 p. 200). Hans-Werner Küthen giustifica la dedica di Beethoven dicendo che Sonnenfels era tra gli Illuminati, segretario delle logge massoniche in Austria e il più alto rappresentante dell’ordine (Küthen/Notierungsblatt p. 61). L’interesse di Beethoven per la massoneria è stato discusso più e più volte, ma la sua affiliazione non è stata affatto dimostrata. E’ possibile che Beethoven abbia realizzato la dedica per simpatia personale a causa dell’atteggiamento illuministico di Sonnenfels. Prima esecuzione sconosciuta. Abbozzi: gli schizzi per tutti i movimenti si trovano nel cosiddetto taccuino Sauer del 1801, che può essere ricostruito solo in parte e i cui fogli sono conservate in vari siti:

(1) D-BNba, HC Bodmer Coll., HCB Mh 68 (SV 115), un foglio. Facsimile: DBH/online.

(2) D-BNba, HC Bodmer Coll., HCB BSk 10/58 (SV 163), un foglio. Facsimile: DBH/online.

(3) D-B, Mus. SM. autogr. Beethoven 31 (SV 33), un foglio. Facsimile: SBB.

(4) A-Wst, MH 4l69/c (SV 394), un foglio. Facsimile: DBH/online.

(5) US SPma (in: Wc), un foglio. Facsimile: Clermont/Op28, Moldenhauer/online.

(6) S-Smf, MMS 272 (SV 380), un foglio.

(7) CH-CObodmer (SV 325), un foglio, vedi catalogo/Cologny p. 37.

Trascrizione in bella copia dell’opera: D-BNba, BH 61. Datazione: “1801”. Il manoscritto contiene anche tre battute di un frammento canonico “Hol dich der Teufel” (Hess 254, vedi WoO 173) e lo scherzo musicale “Lob auf den Dicken” WoO 100. Titolo: Foglio 1 recto “gran Sonata, op: 28 1801 da L. v. Beethoven”. 26 fogli; 50 pagine di partitura Fogli 1 recto —26recto Op. 28, foglio 26versus WoO 100 e Hess 254 (vedi WoO 173). Tra I fogli 4 e 5 è stata asportato un foglio, per cui sono andate perse le battute 177-215 del 1° movimento.  Carta: formato orizzontale, 24 x 31 cm. 8 righe.

Prima edizione (nella illustrazione): „Grande Sonate / pour le Pianoforte, / composée et dediée / à Monsieur Joseph Noble de Sonnenfels, / Conseiller aulique, et Secrétaire perpétuel e l’ Academie des beaux Arts, / par / Louis van Beethoven. / Oeuvre XXVIIL / [1.:] 28. [r.:] 1 f 45 Xr. / A Vienne au Bureau d’Arts et d’industrie. “

L‘ Andante dall’op.28 (versione Starke) e le ricerche sulla Sonata fanno parte del progetto La ricerca diventa Arte

Una nuova vita per le opere sconosciute di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura della pianista professoressa Antonietta Cappelli

Per gentile concessione della  Staatsbibliothek zu Berlin Preußischer Kulturbesitz)

Per gentile concessione della BH – Beethoven Haus Bonn

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