Opus 10 Sonate (3) in do minore, fa maggiore, re maggiore per pianoforte

Opus 10 Sonate (3) in do minore, fa maggiore, re maggiore per pianoforte op. 10, dedicate alla contessa di Browne, 1796 – metà 1798, pubblicate a Vienna, Eder, settembre 1798. GA. nn. 128-130 (serie 16/5-7) – B. 10 – KH. 10 – L. I, p. 93 – N. 10 – P. 92 – T. 56

Il manoscritto originale è perduto. Abbozzi descritti dal Nottebohm e dallo Shedlock si trovano in alcuni fogli conservati parte a Berlino (Deutsche Staatsbibliothek) parte nel British Museum. Per quanto composte, si può dire, insieme, entro i limiti massimi di tempo sopra indicati, queste tre opere differiscono sensibilmente l’una dall’altra. Fra le due prime e l’ultima soprattutto passa un divario notevole di struttura, di ampiezza e di espressione.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 10 Drei Sonaten (c-moll, F-dur, D-dur) für Klavier Widmung: Anna Margarete Gräfin von Browne-Camus NGA VII/2 AGA 128-130 = Serie 16/5-7 Beiname: Nr. 1 Kleine Pathetique (Charakter und Tonart Op. 13)

Composizione e pubblicazione: Beethoven compose il  primo e secondo movimento della prima sonata assieme a WoO 52 (WoO 052 – Bagattella in do minore per pianoforte) inteso come minuetto o scherzo probabilmente alla fine del 1795, prima del suo viaggio a Praga e Berlino. Tra la fine del 1796 e l’inizio del 1798 furono realizzati i bozzetti per il finale della prima sonata e per le Sonate due e tre. L’edizione originale fu pubblicata da Eder a Vienna nel settembre di quell’anno. L’integrazione dei minuetti nelle sonate sembra aver occupato intensamente Beethoven. Su un tipo di carta che Beethoven acquistò a Berlino nel 1796 scrisse: „In den neuen Sonaten ganz kurze Menuetten. Zu der aus C moll bleibt das presto aus.“ (GB-Lbl, Add. Ms. 29801 [“Kafka”], folio 82recto, facsimile: Kerman/Kafka.)

Dopo aver deciso di non utilizzare più il materiale che sarebbe diventato la Bagatella WoO 52 nelle Sonate Op. 10, abbozzò un altro Minuetto in do minore tra gli abbozzi del finale della prima sonata. Da queste idee nacque l’ Allegretto in do minore per pianoforte WoO 53. Anche questo pezzo non fu pubblicato nell’op. 10 numero 1. Il materiale pensato per l’ Allegretto WoO 53 probabilmente giocò un ruolo decisivo nella concezione del secondo movimento della seconda sonata. Su un foglio di schizzi della fine dell’estate del 1797 (GB-Lbl, Add. Ms. 29801 [“Kafka”], foglio 102recto, facsimile: Kerman/ Kafka), Beethoven annotò: „Die Menuetten zu den Sonaten inskünftige nicht länger als von höchstens] 16 bis 24 T[akten]“. Nel quaderno di abbozzi denominato “Grasnick 1” (D-B, Mus. ms. autogr. Beethoven Grasnick 1, foglio 17versus) esiste uno schizzo vicino cui Beethoven annotò: “Intermezzo zur Sonate aus c moll“. Gustav Nottebohm li mise in relazione con l’op. 10 numero 1 (Nottenbohm/Beethoveniana ll p. 479), ma non si può escludere che questa notazione della seconda metà del 1798 si riferisca alla composizione della programmata Opus 13 (la Sonate Pathetique fu scritta tra il 1797 e il 1799, vedere Op. 13). L’editore Joseph Eder di Vienna aprì un abbonamento alle “3 sehr schöne[n] Klaviersonaten“ nella Wiener Zeitung il 20 giugno 1798 (ripetuto il 23 e 27 giugno) con una durata di otto settimane, prezzo di abbonamento 3 fiorini, poi Vendita al dettaglio prezzo 3 fl 30 kr. Un annuncio del 7 luglio 1798 limitava il periodo a sei settimane, e il 26 settembre seguì la notizia che l’op. 10 „bereits die Presse verlassen“.

Dedica: Anna Margarete contessa von Browne-Camus, nata von Vietinghoff, nata il 12 gennaio 1769 a Riga e deceduta il 13 maggio 1803 a Vienna, figlia del consigliere privato Otto Hermann von Vietinghoff (1722-1792) e di sua moglie Anna Ulrika , nata contessa Münnich, moglie di Johann Georg Reichsgraf von Browne-Camus (1767-1827) dal 22 agosto 1790. Nel 1794 o all’inizio del 1795 si trasferì con il marito da Riga a Vienna. Alla contessa di Browne-Camus sono dedicate anche le variazioni WoO 71 (1797) e WoO 76 (1799). Secondo Ferdinand Ries, suo marito diede a Beethoven un cavallo da sella per la dedica delle variazioni di WoO 71 (Wegeler/Ries p. 120). Al marito sono dedicati i Trii per archi op.9, la sonata per pianoforte op.22, le variazioni per violoncello WoO 46 e i sei Geliert-Lieder op.48, per lui è stata composta la canzone “Der Wachtelschlag” WoO 129 (vedere anche le marce op.45). Per il rapporto tra Beethoven e la coppia Browne-Camus, vedere op. 9.

Prima esecuzione sconosciuta.

Prima edizione: 1798 (Settembre). Wien, Joseph Eder, VN/PN 23. — Titel: „TROIS SONATES / pour le / Clavecin ou Piano Forte / Composées et Dediées / A Madame la Comtesse de Browne / née de Vietinghoff / par / LOUIS VAN BEETHOVEN. / Oeuvre 10. / a Vienne chez Joseph Eder. sur le Graben. /

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

Opus 10 numero 1 Sonata in do minore per pianoforte

I) Allegro molto e con brio – II) Adagio molto – III) Finale – Prestissimo

Può notarsi qualche analogia di elementi del primo tempo con altri della Sonata mozartiana K. 457, nello stesso tono. Interessante è la transizione al secondo tema, dalla quale nello sviluppo si snoderà un originale e delicato episodio melodico. Del secondo tema il D’Indy nota una derivazione haydniana, come già nell’Adagio della Sonata op. 7 e come sarà ancora nella Fantasia op. 77, nel Trio del Minuetto della Sonata op. 30 n. 3 per pianoforte e violino, nel primo tempo della Sonata op. 110 per pianoforte, riferibile, crediamo, al tema del secondo tempo della Sinfonia in sol maggiore numero 88. Una quieta dolcezza, con episodi di animazione più vibrante, caratterizza l’Adagio molto. Di particolare effetto la conclusione, come un’armonia grave di campane che si disperda nel profondo. Il tono di do minore riacquista i suoi diritti nel Finale, sulla base di elementi ritmici che dovranno poi avere nella Quinta Sinfonia la loro celebrazione. Il secondo tema, una specie di richiamo di corno, si fonde armonicamente con il primo nella conclusione in do maggiore, serenamente decrescendo.

Opus 10 numero 2 sonata in fa maggiore per pianoforte

I) Allegro II) – Allegretto – III) Finale – Presto

L’Allegro ha un carattere dominante di piacevolezza e di scherzo. In luogo del tempo lento c’è un Allegretto di colore oscuro nelle prime due parti in minore, soffuso di un certo mistero anche nel Trio in re bemolle maggiore. Il tema ritmico martellato del Finale (Presto) è stato avvicinato a quello della Fuga in fa minore della seconda parte del Clavicembalo ben temperato  e d’altra parte, più genericamente, anche a quelli di molte composizioni clavicembalistiche della seconda metà del sec. XVII e del primo Settecento.

Opus 10 numero 3 sonata in re maggiore per pianoforte

I) Presto – II) Largo e mesto – III) – Minuetto: Allegro – IV) Finale – Allegro

Il Presto è dominato dal tema iniziale, il cui nucleo di quattro note forma la base e il sostegno degli altri elementi costitutivi, del resto molto vari e concorrenti alla definizione di una fisionomia che è allo stesso tempo serena e tumultuosa. Secondo quello che riferisce lo Schindler, Beethoven, rispondendo ad una sua domanda, avrebbe detto che per comprendere il Largo e mesto non c’era bisogno di particolari parole che ne spiegassero il significato: «ognuno sentirà bene ch’esso esprime lo stato d’animo in preda alla malinconia, con le sue diverse sfumature di luce e d’ombra». Bisognerà però in ogni modo intendere qui la malinconia non come uno stato d’animo «di contemplazione nostalgica e statica», ma come vicenda di due momenti musicali variamente svolti e alternati: l’uno cupo, l’altro implorante; due immagini diverse della stessa passione proiettate nella luce del suono, che sembrano avvicinarsi, separarsi, ritirarsi talora l’una di fronte all’altra, poi stringersi più da vicino e ricomporsi in fine in unità proprio mentre dileguano.
La melodia del Minuetto — in cui si è voluta trovare una qualche reminiscenza di canti della Rivoluzione Francese — si contrappone a quella del Largo e per  il suo carattere ha qualche affinità con la corrispondente della Sonata op. 7. Più rustico ed elementare il Trio con le parti estreme dialoganti ai margini di un movimento d’arpeggi. Curiosa pagina è il Rondò, che s’annuncia con una figura di tre note, cerimoniosa come una riverenza, e si sfoga poi con una libertà e vivacità di mosse che sembrano tradire ad ogni momento una ribellione garbata, ma tenace, a tutto quanto sa di complimento stereotipato.

Il largo e mesto dell’ Opus 10 numero 3 fa parte del progetto La ricerca diventa Arte

Una nuova vita per le opere di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura di Carlo Bianchi. Live recording, 18.1.2024, Brescia, Auditorium Polo culturale diocesano.

Live recording, 18.1.2024, Brescia, Auditorium Polo culturale diocesano (piano Steinway 149 63-289) https://www.santaceciliabrescia.it/ I reach gradually M.M. 72 throughout the first bars as overall leading speed aligned to the wandering mood of the piece. Beethoven melodic treatment blurs distinctions between local units as the overall outline displays ambiguous large-ternary form Picture: C. D. Friedrich, Wanderer über dem Nebelmeer, 1817 ca. (Hamburger Kunsthalle). Il suo canale è Carlo Bianchi – YouTube. Vi consigliamo di visitarlo!

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