Hess 297 Adagio in mi bemolle maggiore per tre corni

Adagio

Hess 297 Adagio per 3 corni, in mi bemolle maggiore, 10 battute. (Il pezzo probabilmente risale al 1815.) Inedito, (1) l’autografo si trova a pagina 7 del Berlin Artaria Autograph 153. (vedere foto). Benché pensato chiaramente come uno studio strumentale, questo piccolo pezzo è di per sé completo e potrebbe essere stampato senza ulteriori modifiche m una partitura per corni da caccia. Hess considera il pezzo “inedito”, ma la cosa non è corretta, fu  stato pubblicato da Georg Schünemann in”Beethovens Studien zur Instrumentation” « Neues Beethoven Jahrbuch », XII, Henry Litolff Verlag, Braunschweig, già nel 1938, p. 148-9. Pubblicato di nuovo nel 1963 da Willy Hess nel settimo fascicolo dei “Supplemente zur Gesamtausgabe.,  pagina 274-5.

Biamonti lo inserisce nel suo catalogo al numero 643 e ne riproduce parte della versione di W. Hess in quanto: “differisce per la diversa e più logica interpretazione di alcune note, di cui il suddetto studioso dà spiegazione (pag. 61), da quello dello Schünemann.”
Il Quaderno di Schizzi Artaria 153, definito dai bibliotecari della Biblioteca di Stato “Kontrapunktund Instrumentations-Studien” , è in gran parte una raccolta di fogli di vario formato contenenti studi di Contrappunto e Strumentazione probabilmente utili a preparare delle lezioni per un suo allievo (forse l’Arciduca Rodolfo?); questa cosa potrebbe far pensare che più che un nuovo pezzo questo sia uno studio di strumentazione per 3 corni; nel suo retro, pagina 4, troviamo infatti un lungo testo probabilmente esplicativo per gli esempi di contrappunto presenti a fondo pagina.
Comunque, considerando che Beethoven indica sia il tempo (Adagio) che le alterazioni in chiave e le dinamiche, e considerando che chiude il brano con la doppia stanghetta, potremmo tranquillamente considerare questo frammento di sole 10 misure come un pezzo finito. Analizzando il manoscritto notiamo che il brano è scritto per 3 corni in fa ed è in tonalità di fa minore.
All’inizio, nel rigo del II corno, troviamo una doppia indicazioni di alterazioni in Chiave: dapprima i tre bemolli scritti in Chiave di Violino e subito dopo gli stessi 3 bemolli ma scritti in un’altra posizione (esempio 1). Apparentemente questa doppia dicitura potrebbe sembrare un errore beethoveniano di distrazione mentre invece risulta essere una precisa indicazione che le note devono essere lette, se si vuole sapere a cosa corrisponde la nota reale non trasportata, in chiave di baritono (una quinta sotto) quindi con il rigo di do nel quinto rigo in alto. Non potendo pensare che Beethoven dovesse avere la necessità di sapere quali fossero le note reali, l’ipotesi sulla natura di questo frammento tende quindi verso un esercizio di strumentazione scritto per qualche allievo (forse per l’Arciduca Rodolfo?).

Un altro dettaglio da rilevare lo troviamo nella penultima misura dove, probabilmente per distrazione, Beethoven scrive le stesse note al II e al III corno (esempio 2); in questo caso concordo con W. Hess che posiziona le note del III corno una terza sotto (esempio 3) creando così un movimento discendente di 3/6 in tutte e 3 le voci in modo da concludere questo frammento con l’accordo di tonica (ma nel primo rivolto).

Per ultimo stranamente W. Hess, alla settima misura, nel II corno non lega i due si bemolle; ho quindi scritto una terza versione con questa aggiunta indicandola come versione G. Denini

Hess 297 – Esempio 1

Hess 297 – Esempio 2

Hess 297 – Esempio 3

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