Anhang 9

Nove danze tedesche per pianoforte a quattro mani.

Dei 138 numeri d’ Opus del catalogo beethoveniano ben ottantaquattro comprendono il pianoforte. Ovviamente, non è tanto la quantità numerica, quanto l’ importanza che riveste come mezzo espressivo nella parabola della produzione musicale del maestro di Bonn. Il compositore affidò al pianoforte la sua crescita musicale, dagli esordi alle vette delle ultime sonate o delle Variazioni Diabelli.

Ci sorprenderà dunque che  Beethoven non avesse avuto che scarso interesse per il pianoforte a quattro mani. Solo pochi anni prima Mozart dedicò a questa forma opere come le sonate K.497, K.501, K.521 e K.594, la cui finezza di scrittura, il gioco timbrico tra le due parti, il naturale scambio delle parti disputano un gioco sonoro quasi “teatrale” sulla tastiera, che diviene un palco d’ opera condiviso. Contemporaneamente a Beethoven, Schubert vide nel pianoforte a quattro mani un mezzo straordinariamente espressivo per le sue composizioni. Mirabili la Fantasia D 940 ed il Gran Duo D 812.

Consultando lo scarno catalogo beethoveniano che riguarda questo genere, incontriamo solo una sonata opere d’ occasione con numero di Opus. Una facile sonata di poco interesse in due tempi, Opus 6, del 1797, con un tema nel primo tempo anticipatore nientemeno del tema della quinta Sinfonia. Seguono le Tre marce Opus 45, del 1802, nate sotto la spinta di un gioco di società, per finire con la trascrizione, Opus 134 della  Grosse Fuge Opus 133 che vide la luce con numero di Opus solo per l’ insoddisfazione del compositore nei riguardi del precedente trascrittore, il musicista Anton Halm, da lui molto apprezzato ma non adeguato allo scopo.

Sorvolando sugli Abbozzi di un Tempo di Quintetto per archi WoO 62, ridotti da Diabelli, rimangono solo le Otto variazioni su un tema del conte Waldstein, WoO 67 e il particolare Lied Ich denke dein con Variazioni (2) WoO 74, opere viennesi, ma Bonnesi in pectore e di fraterno convivio amicale.

Il compositore non abbozzò altre opere con questo organico. Un singolo frammento, purtroppo molto limitato, porta espressamente il titolo di “Sonata per pianoforte a quattro mani” il fragile ed esiguo Biamonti 798, del 1824.

Due opere dubbie  condividono il catalogo Ahnang (appendice) del corpus compositivo beethoveniano: i Tre pezzi Gavotta, Allegro, Marzia (marcia) lugubre Anhang 8, di sicura attribuzione a balletto “La ritrovata figlia di Ottone II” di Leopold A. Kozeluch, solido e prolifico compositore boemo, e le Nove danze tedesche Anhang 9 oggetto di questo studio.

Queste Danze Tedesche si trovano nel quaderno di un dilettante pubblicato nell’anno 1815 circa. Questo quaderno è conservato nella Preussische Staatsbibliothek con il numero di manoscritto Mus.Ms.38033. Il nome del compositore è omesso, ma il manoscritto contiene accanto a numerose opere insignificanti, altre opere di autori famosi, come Beethoven, Fasch, Mozart, Steibelt e Vanhall.

Non è stato possibile sino ad oggi avere una prova concreta della paternità Beethoveniana di queste danze; tuttavia la sicurezza della mano e la forte personalità di scrittura che si manifestano con una melodia ed un’armonia piena e potente, sono tipiche di Beethoven. La questione però se siamo in presenza di un originale o di un arrangiamento di qualche opera concepita per orchestra o per trio d’archi  (ad opera di Beethoven o di altro compositore) non può essere accertata.

Il nostro testo è  riproduzione conforme all’ originale, comprese le indicazioni dinamiche. Come detto, i nove pezzi sono stati tramandati in forma anonima. Si possono  trovare in un quaderno di musica del 1815 e successivi circa, vergato a mano, contenente composizioni di Beethoven, Sonatina Anhang 5 numero 1 alle pagine 9 e 10 e dette danze, da pagina 14 a pagina 19, seguite da una Polonaise di Dupuy per piano a due mani).

La prima edizione a nome Beethoven apparve nel 1939. Lipsia, CF Peters, VN / PN 11429. col titolo: „BEETHOVEN / DEUTSCHE TÄNZE / FÜR KLAVIER ZU 4 HÄNDEN / ZUM ERSTEN MALE HERAUSGEGEBEN VON / CARL BITTNER /[…]/ C. F. PETERS LEIPZIG / 11429“. “Berlino, autunno 1939”. Nel titolo di copertina: Edizione Peters n. 4399. – L’editore Carl Bittner „glaubte es wagen zu dürfen, diese Tänze unter dem Namen Beethovens zur Diskussion zu stellen“. Come motivazione, cita „die höchst persönliche, die überlegene Hand eines Meisters zeigende Schreibweise, die sich vor allem in einer kraftvollen, Beethoven-sche Züge verratenden Melodik und Harmonik kundgibt“  (“l’ortografia personalissima che mostra la mano superiore di un maestro, che si manifesta soprattutto in una potente melodia e armonia che tradisce i tratti di Beethoven”) Notare che nel quaderno le date di vita e morte di Beethoven sono erronee: “1772-1828”.

Manoscritto fascicolato di 26 fogli, per un totale di 52 pagine recto e verso; tre pagine vuote: 34 verso, 46 verso e 52 verso. La stessa mano sembra vergare il manoscritto sino a a pagina 33 recto, poi una nuova scrittura sostituisce la prima da pagina 35 e sembra avere completato il rimanente manoscritto abbastanza rapidamente nel tempo, con identica scrittura ed inchiostro.

La scansione dei pezzi è, da pagina 1 a pagina 52:
Pagine 1recto- 8verso Fasch Carl : Ariette avec 14 Variations
Pagine 9recto – 10verso  L. van Beethoven : Sonata [Sonatina] in sol maggiore, Anhang 5 numero 1
Pagine 11recto – 12verso Autore non identificato : 8 Eccossaises (!) per pianoforte [titolo parzialmente scritto in corsivo minuscolo gotico, forse l’ ultima parola 1. Sammlung]
Pagina 12 verso righe 7/8 e segg.  Autore non identificato : Gavotta per Pianoforte
Pagina 13 recto righe 1/2 Autore non identificato : Vals (parzialmente non visibile) de Cosacka per pianoforte. Autore non identificato : Valse e Walzer per pianoforte. Autore non identificato : Allemanda per pianoforte.
Pagine 14verso – 19recto L. van Beethoven : 9 Deutsche Tänze per piano a 4 mani [presunte, brani privi di autore e titolo] Anhang 9 – Hess Anhang 19
Pagine 20verso – 21recto Dupuy, Jean-Baptiste-Edouard-Louis-Camille : Polonaise per pianoforte
Pagine 22verso – 24verso Mozart : Menuetto à 4 Mains de Mozart e “Polonaise par Mozart” (probabilmente ambedue apocrife)
Pagine 24verso – 28verso Steibelt, Daniel : 7 Walzer (musiche assai differenti per spirito e per grafia; non essendoci cambio d’ autore li riferiamo tutti a Steibelt).
Pagina 29 recto: Autore non identificato : Marsch 30 febbraio 1814 – segue Vanhal, Johann Baptist : Ungarese – moderato per pianoforte.
Pagina 30verso: Autore non identificato : “Mignon” Gesang (canto) per voce e pianoforte segue  Vanhal, Johann Baptist : Rondò de Wanhall Cadenza Andante per pianoforte.
Pagina 31recto Autore non identificato : Quadrilles per pianoforte.
Pagina 32verso Vanhal, Johann Baptist : Walzer – Müller, August Eberhard: Marcia in la maggiore per pianoforte

Pagina 33recto Autore non identificato : La Perigodine (!) La dizione esatta dovrebbe essere La Périgourdine (La ragazza del Périgourd)
Pagina 34verso: vuota
Pagine 35recto – 37recto :  Kirmair, Friedrich Joseph: Das klingt so herrlich – Allegro assai con variazioni per pianoforte (potrebbe essere Friedrich Joseph Kirmair, 1770-1814) di cui si pubblicò una Air, with variations for the piano forte a Londra attorno al 1820).

Pagine 38verso – 40verso : Steibelt, Daniel: Rondò – Allegro
Pagine 41recto – 42verso : Steibelt, Daniel: Rondò – Presto
Pagine 43recto – 45recto: Autore non identificato : Rondò alla turca – molto allegro – per pianoforte
Pagina 46verso: vuota
Pagina 47recto: Vanhal, Johann Baptist: N° 10 – Cadenza “Sigliamo” (!) Andante.
Pagina 48verso: Vanhal, Johann Baptist: N° 11 – Cadenza Cantabile.
Pagina 49recto: Vanhal, Johann Baptist: Allegretto e  N° 12 – Cadenza.
Pagine 50verso – 51recto: Vanhal, Johann Baptist: Maestoso con spirito – Allegro. N° 13 – Cadenza. Polonese
Pagina 52verso: vuota.

Anhang 9 fa parte del progetto La ricerca diventa Arte

Una nuova vita per le opere sconosciute di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura del Duo Fusaro Arcuri

 danze tedesche scritte in stile leggero e brioso. Tutte presentano un ritmo tetico, ternario e un carattere “Allegro-Vivace”, tipico di questo genere musicale. Non vi è la presenza di fraseggio e agogiche articolati ma, dove segnati, andranno eseguiti con precisione al fine di ottenere gli effetti timbrici desiderati. L’esecuzione richiede un tocco brillante, pulito e secco: polso mobile, dita rigide e i palmi morbidi. Lo schema formale risulta a due o tre sezioni ognuna delle quali ripetute.  Le linee melodiche, cantabili e musicali, non dovranno essere nascoste dall’accompagnamento del Secondo (che andrà eseguito slegato e ritmico) e quando si presentano passaggi imitativi tra le due Parti, si crei un dialogo. L’uso del pedale dev’essere molto moderato e sempre in battere. Si presti attenzione a marcare bene il ritmo (accento sempre sul primo movimento di ogni battuta) in modo da imprimere il giusto carattere danzante.

Le danze risultano indipendenti l’una dall’altra. A creare unità sono: il metro ternario, il carattere e la scelta del Modo maggiore (rispettivamente: DO, FA, SIb, SOL, Mib, DO, DO, RE e SOL). Le prime due danze sono quelle più semplici da eseguire: il Secondo suona l’accompagnamento e il Primo presenta la parte melodica in modo chiaro e brillante. Dalla danza numero 3 alla numero 9, le due Parti iniziano a dialogare e tecnicamente diventano sempre più complesse. Molti passaggi risultano omoritmici e richiedono una sincronia perfetta tra le Parti. Da notare la scrittura del Secondo nella danza n.5: il fraseggio si contrappone a quello del Primo e richiede un tocco più soffice e delicato in modo da far emergere il tema a “singhiozzo” proposto dal Primo. Si passa alla danza n.6 che suggerisce un’esecuzione molto veloce e riporta ad un ballo eseguito in cerchio. Le danze n.7-8 appaiono chiaramente saltellanti e per la prima volta compiono le dinamiche. Chiude il ciclo la danza n.9, unica presentata nel tempo 3/8 che sicuramente dev’essere eseguita in un tempo e molto veloce.

La linearità di scrittura non deve indurre a superficialità ma, dev’essere un aiuto ad interpretare ciò che è scritto: risulta chiaro tra le righe e riporta alla danza popolare.

Antonietta Cappelli

Dupuy, Jean-Baptiste-Edouard-Louis-Camille

Dupuy, Jean-Baptiste-Edouard-Louis-Camille

(1770 – 3 aprile 1822) è stato un cantante, compositore, regista e violinista svizzero.

Visse e lavorò a Copenaghen e Stoccolma dal 1793 fino alla sua morte nel 1822.
Édouard Du Puy nacque a Corcelles-Cormondrèche, nel Canton Neuchâtel,in Svizzera,intorno all‘anno 1770, anche se le fonti differiscono sull’anno esatto. Dall’età di quattro anni, fu cresciuto da suo zio, un musicista di città a Ginevra,il cui cognome Edouard in seguito prese. Vedendo che suo nipote aveva talento, lo zio si assicurò che Edouard diventasse un musicista di educazione.

Nel 1786, Du Puy fu inviato a Parigi,dove gli fu insegnato a suonare il pianoforte da Jan Ladislav Dusseke il violino da François Chabran. Nel 1789, fu nominato primo violino alla corte di Enrico di Prussia a Rheinsberg,sostituendo J. A. P. Schulz,che fu chiamato in Danimarca come direttore di coro presso la Royal Danish Orchestra (danese: Det Kongelige Kapel). Du Puy ha lavorato a Rheinsberg per quattro anni mentre studiava armonia con Carl Friedrich Christian Fasch.
Per altre notizie vi rimandiamo a Wikipedia

(Da Wiki)

Carl Friedrich Christian Fasch

Carl Friedrich Christian Fasch

(Zerbst 1736-1800 - 3 agosto 1800 Vienna). compositore e clavicembalista

Nel 1756 iniziò a servire alla corte di Federico il Grande di Prussia, dove prestò servizio come deputato del clavicembalista di corte C.P.E. Bach, raggiungendo l‘ incarico quando Bach lasciò la corte per Amburgo nel 1767. Nel 1791 fondò la Sing-Akademie a Berlino che divenne rapidamente un importante centro della vita musicale. Nei suoi concerti Fasch promosse la musica di J.S. Bach e di altri maestri del periodo barocco, così come la musica a lui contemporanea. L’Akademie fu visitata da Beethoven nel 1796. Fasch compose anche numerose opere per la Sing-Akademie. La sua Messa a sedici voci, una messa virtuosistica accompagnata esclusivamente da organo continuo, è un capolavoro corale della fine del 18 ° secolo.

Fasch morì a Berlino nel 1800. La sua tomba è conservata nel protestante Friedhof I der Jerusalems- und Neuen Kirchengemeinde (Cimitero n. I delle congregazioni della Chiesa di Gerusalemme e della Chiesa Nuova)a Berlino-Kreuzberg,a sud di Hallesches Tor. Gli succedette come capo dell’Akademie Carl Friedrich Zelter.
(Da Wiki)

Kirmair, Friedrich Joseph

Kirmair, Friedrich Joseph

(1770 184) fu un compositore tedesco.

Nessuna notizia su questo compositore tedesco. Neppure immagini. Una scarna lista di composizioni:
12 Pièces détachées, Op.20
3 Piano Sonatas, Op.12
4 Sonatinas
5 Variations on ‘Du feines Täubchen, nur herein’
5 Variations on ‘Suono dindin suono’
6 Themes variés, Partie 1
6 Themes variés, Partie 3
6 Themes variés, Partie 4
6 Variations on ‘Ach du lieber Augustin’
Keyboard Trio in E-flat major, Op.6

August Eberhard Müller

August Eberhard Müller

(Northeim, 13 dicembre 1767 – Weimar, 3 dicembre 1817) fu un compositore e organista tedesco.

Formatosi sotto la guida del padre organista, fece il suo primo concerto pubblico all’età di otto anni. Studiò sotto Johann Christoph Friedrich Bach a Bückeburg, dove poi servì come organista presso la Ulrichskirche fino al 1788. Dal 1789 lavorò come direttore corale, maestro e organista a Magdeburgo.

Su insegnamento di Johann Friedrich Reichardt, che incontrò a Berlino nel 1792, Müller diventò un organista della chiesa di San Nicola a Lipsia nel 1794. Nel 1800 venne nominato assistente di Johann Adam Hiller, che gli successe come Thomaskantor alla sua morte nel 1804. Nel 1810 divenne maestro di cappella della corte ducale di Weimar.

Müller mantenne le opere di J. S. Bach nel repertorio e contribuì anche alla diffusione del classicismo viennese. Nel 1801 diresse la sua prima performance al di fuori di Vienna con la composizione Le stagioni di Haydn.

Compose anche per il pianoforte, scrivendo due concerti, sonate e quattordici vari capricci e altri pezzi. Inoltre, scrisse anche concerti per flauto e sette altre opere per flauto e orchestra. Suo figlio, era il violinista Theodor Amadeus Müller.
(Da Wiki)

Daniel Gottlieb Steibelt

Daniel Gottlieb Steibelt

(Berlino, 22 ottobre 1765 – San Pietroburgo, 2 ottobre 1823) fu pianista e compositore tedesco.

Figlio di un costruttore di strumenti, Daniel Steibelt studiò pianoforte e composizione a Berlino con Johann Kirnberger fino al 1784,(a 19 anni) quando si arruolò nell‘esercito prussiano per ordine del padre. Lasciata la carriera militare, Steibelt si trasferì a Parigi nel 1790, dove fu apprezzato come pianista e come insegnante alla moda, raggiungendo il successo anche come compositore. Nel 1793 compose l’opera drammatica Roméo et Juliette al Théâtre Feydeau, considerata da molti la sua opera più originale e di gran valore artistico. Anni dopo essa fu inoltre tenuta in gran considerazione da Berlioz.

Di una personalità originale e non del tutto cristallina, nel 1796, essendosi scoperto che aveva ceduto agli editori composizioni già pubblicate da altri, lasciò la capitale francese per Londra, dove rinnovò gli entusiastici successi di concertista. Nel 1797 suonò in uno dei concerti organizzati da J.P. Salomon. Nel 1798 compose il Concerto n. 3 in Mi bemol maggiore, che contiene uno Storm Rondo, ovvero il Rondò della tempesta, caratterizzato da lunghi tremoli, che divennero molto popolari. Dopo aver furoreggiato da dominatore in Inghilterra per tre anni, passò nell‘anno seguente ad Amburgo, facendosi in seguito applaudire anche a Dresda, Praga, Berlino e Vienna, dove nel maggio del 1800 partecipò ad una competizione sfidando Beethoven a una prova di abilità presso il conte Moritz von Fries. Infine rientrò a Parigi nel 1800, dove fece conoscere la Schöpfung di Haydn (con rimaneggiamenti propri) e dove riprese l’attività compositiva.

Tra il 1802 e il 1808 divise la sua attività tra Londra e Parigi, ma poi, per sfuggire ai creditori, si stabilì a San Pietroburgo come direttore dell‘Opera Francese, carica che ricoprì fino alla morte. Compositore prolifico e di un carattere piuttosto arrogante, vanitoso e anche disonesto, Steibelt fu peraltro considerato tra i più brillanti e popolari pianisti dell’epoca. Nonostante la sua abilità nel comporre (che gli permise di scrivere opere estremamente complesse tecnicamente e interessanti musicalmente) la sua produzione non venne suonata spesso nel corso della sua vita e cadde in quasi completo oblio dopo la sua scomparsa.
(Da Wiki)

Jan Křtitel Vaňhal (Johann Baptist Vanhal)

Jan Křtitel Vaňhal (Johann Baptist Vanhal)

(Nechanice, 12 maggio 1739 – Vienna, 20 agosto 1813), è stato un compositore ceco, esponente del Classicismo.

Nato a Nechanice in Boemia in una famiglia ceca di agricoltori, Vanhal dovette la sua prima formazione a un musicista locale. Dopo questi umili esordi riuscì a sbarcare il lunario come organista e maestro del coro. La contessa Schaffgotsch, che l‘aveva sentito suonare il violino, nel 1760 lo condusse a Vienna dove gli fece prendere lezioni di composizione dal grande Carl Ditters von Dittersdorf. Altri sostegni finanziari gli consentirono di viaggiare e acquisire ulteriori cognizioni musicali, tanto che a 35 anni era nella cerchia dei musicisti più illustri: suonò quartetti con Haydn, Mozart e Dittersdorf. Memorabile l’esecuzione del 12 febbraio 1785, quando eseguì con loro tre dei sei Quartetti mozartiani dedicati a Haydn.

Si dice che avesse patito una non meglio specificata "malattia nervosa" (forse si trattava di depressione, o una psicosi maniaco-depressiva) dalla quale riuscì a guarire, ma pare che la qualità delle sue composizioni sia peggiorata dopo la scomparsa della malattia.

Divenne talmente famoso che fu probabilmente il primo musicista a poter vivere interamente grazie alle sue composizioni, senza bisogno di nomine né protezioni. Doveva essere un autore prolifico per soddisfare tutte le richieste, e gli vengono attribuiti 100 quartetti, almeno 73 sinfonie, 95 composizioni di musica sacra e un gran numero di opere strumentali e vocali. Le sinfonie, in particolare, sono state incise sempre più spesso su CD ultimamente, e le migliori sono paragonabili a molte di Haydn.

Il successo conseguito era tale che le sue sinfonie, pochi anni dopo essere state scritte, venivano eseguite in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti. Negli ultimi anni della sua vita, tuttavia, si spostò raramente da Vienna, dove svolgeva attivamente mansioni di insegnante.
(Da Wiki)

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