Franz Xaver Kleinheinz – Hektors Abschied

Ein Gedicht von Friederich Schiller in Musik gesetzt und dem Herrn Grafen Georg von Bérényi gevidmet von FRANZ XAV. KLEINHEINZ Werk 10

A Praga, presso il Nàrodnì muzeum, Historické muzeum, hudebnì oddèleni, (Praha, N.M. Broumov XXXVIII D 203) è conservato un manoscritto che riporta  la seguente dicitura: Hector Abschied von der Andromache. Gedicht von F. v. Schiller. Für eine Singstimme mit Begleitung des Pianoforte von Louis van Beethoven. (Abschrift, 1 Drittel des 19Jhdts nota Kurt Dorfmüller a pagina 155 del suo Beiträge zur Beethoven Bibliographie, Henle Verlag 1978).

Trattasi di opera scritta da Franz Xaver KleinHeinz, pubblicazione Wien, Kunst u. Industrie Comptoir No 35. Český Krumlv (Schwarzenberg) No 274 K 21.

L’Hektors Abschied è una poesia di Friedrich Schiller. È cantata nella seconda scena del secondo atto del Räubern da Amalia von Edelreich. Karl Moor, sotto le mentite spoglie del  Conte di Brand, non viene riconosciuto dalla sua amante Amalia, che lo considera morto, da qui il canto d’addio ad Hector.

Il tema del poemetto è una classica scena d’addio, tratta dall’Iliade di Omero, in cui il campione dei Troiani, l’eroe Ettore, saluta la moglie Andromaca, prima del duello con Achille che prevedibilmente lo porterà alla morte. Allo stesso tempo, declama la forza dell’amore reciproco.

Revisionata più volte da Schiller, questa canzone  divenne una delle sue poesie più famose: l’Hektors Abschied, noto anche come Hektor e Andromache, fu definito da Schiller stesso nei suoi  Gedichte del 1800  „eins meiner besten“  “una delle miei migliori (creazioni)” (Lettera a Körner, 27 maggio 1793).

Franz Xaver Kleinheinz (nato il 26 giugno 1765 a Nassenbeuren, presso Mindelheim e deceduto il 29 gennaio 1832 a Pest) fu compositore austriaco, pedagogo e maestro di cappella. Da Monaco di Baviera si traferì nel 1799 a Vienna, dove conobbe Beethoven e divenne presto un ricercato insegnante di pianoforte. I suoi studenti comprendevano Giulietta Guicciardi, e le sorelle Therese e Josephine Brunsvik.

Dal 1805 prese una seconda residenza a Brno e ricevette nell’agosto del 1810 la carica di maestro di cappella (Kappelmeister)  a Bratislava. All’inizio di maggio del 1813 Kleinheinz, „einer der vorzüglichsten Klavierspieler“ (uno dei pianisti più illustri), lasciò a Pressburg e tornò a Vienna. Dal 1814 al 1824 lavorò come direttore d’orchestra al teatro tedesco di Pest.

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Johann Christoph Friedrich Schiller, poeta annoverato fra i massimi esponenti dello Sturm und Drang, nasce nel 1759 a Marbach e nella sua formazione culturale si ispira alle speculazioni di Kant, con cui ha in comune la formazione pietistica, ma non le vicende giovanili, che lo vedono come medico militare nell’esercito del ducato (1780).

Nutrito dalle letture di Lessing, Klopstock, Shakespeare e Rousseau, nel 1781 redige un dramma libertario, I masnadieri, in cui si narra la storia di un giovane diseredato, al quale un fratello crudele impedisce ogni tipo di riscatto. Lasciato il servizio militare, Schiller si sposta prima a Mannheim, poi a Lipsia e infine a Dresda dove scrive il Don Carlos, tragedia del teatro preromantico in cui la profondità psicologica si fonde con la riflessione politica. Il Don Carlos prende le mosse dal conflitto tra il re spagnolo Filippo II e suo figlio Carlos, che si contendono l’amore di Elisabetta di Valois, moglie del sovrano, e si dipana in un’aspra critica all’assolutismo.

Trasferitosi a Weimar, dove stringe amicizia con i membri dello Sturm und Drang, Schiller ottiene, grazie all’intervento di Goethe, la nomina di professore universitario: e in questa occasione tiene pubblicamente la propulsione sul tema Che cosa significa e a qual fine si studia la storia universale. In questi anni conosce Reinhold e dà inizio alla sua riflessione sull’estetica, in cui tenta di conciliare la concezione rigoristica dell’etica kantiana con il sentimentalismo di Shaftesbury.

Frattanto compone Sul fondamento del piacere prodotto da oggetti tragici (1791), Sull’arte tragica (1792), Sul sublime (1793) e le Lettere sull’educazione estetica dell’uomo (1795). Nel 1799 lascerà l’insegnamento per ritirarsi definitivamente a Weimar dove lavorerà ai suoi ultimi drammi, fino al 1805, anno del decesso.

Andromache

Will sich Hektor ewig von mir wenden,
Wo Achill mit den unnahbarn Händen
Dem Patroklus schrecklich Opfer bringt?
Wer wird künftig deinen Kleinen lehren
Speere werfen und die Götter ehren,
Wenn der finstre Orkus dich verschlingt?

Hektor

Teures Weib, gebiete deinen Tränen,
Nach der Feldschlacht ist mein feurig Sehnen,
Diese Arme schützen Pergamus.
Kämpfend für den heilgen Herd der Götter
Fall ich, und des Vaterlandes Retter
Steig ich nieder zu dem stygschen Fluß.

Andromache

Nimmer lausch ich deiner Waffen Schalle,
Müßig liegt dein Eisen in der Halle,
Priams großer Heldenstamm verdirbt.
Du wirst hingehn, wo kein Tag mehr scheinet,
Der Cocytus durch die Wüsten weinet,
Deine Liebe in dem Lethe stirbt.

Hektor

All mein Sehnen will ich, all mein Denken
In des Lethe stillen Strom versenken,
Aber meine Liebe nicht.
Horch! der Wilde tobt schon an den Mauern,
Gürte mir das Schwert um, laß das Trauern,
Hektors Liebe stirbt im Lethe nicht.

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