Biografia e cronologia delle opere di Ludwig van Beethoven: 1786

A cura di Daniele Scarpetti

Grazie alle lezioni e alla frequentazione di casa Breuning, Beethoven ebbe occasione di fare nuove amicizie e di intrecciare i primi amori. Fra le sue allieve ci fu la baronessa Maria Anna Wilhelmine von Westherholt-Gysemberg che diventò un’eccellente pianista; Ludwig se ne innamorò e, probabilmente, fu proprio lei il primo dei suoi tanti ed inconcludenti amori.

La vita sentimentale di Beethoven  costituisce un altro dei tanti temi su cui esistono vistose disparità di opinioni: c’è, infatti, chi lo vuole quasi casto e chi, in completa contrapposizione, sostiene che si innamorasse spesso ma per un massimo di sei/sette mesi per poi puntualmente stancarsi (Piero Buscaroli, nella sua biografia beethoveniana). C’è anche chi pensò potesse essere omosessuale.

Maynard Solomon, nella sua biografia beethoveniana di stampo psico-analitico, arriva a teorizzare una vita pressoché casta, tracciando un’identità del compositore fortemente disturbata, condizionata dall’amore e dal rapporto verso la madre che, alla luce delle avversità che attraversarono il suo matrimonio, instillò nel figlio maggiore una vera e propria idiosincrasia nei confronti della vita coniugale. Fu questo che portò Beethoven, secondo Solomon, a ricercare l’amore in donne sbagliate: vuoi perché già promesse – se non proprio sposate – ad altri, vuoi perché appartenenti a ceti sociali superiori e vuoi per entrambe le cose assieme.

Su questo argomento il dottor Wegeler, scrive: «(…) la verità (…) è questa: Beethoven non era mai senza una donna di cui fosse innamorato e l’amore s’impadroniva di lui quasi sempre in modo totalizzante. (…)»[1].

Questa cosa fu poi anche confermata da Gerhard von Breuning: «(…) Sino in prossimità della morte Beethoven aveva ripetutamente manifestato a mia madre il suo profondo dispiacere di non essersi sposato. Ma è certo che solo una donna con sentimenti e doti spirituali assolutamente eccezionali, come raramente è dato incontrare, avrebbe potuto rendere felice uno come Beethoven. Una donna che fosse cosciente del suo geniale librarsi in volo, e che non attribuisse importanza alle sue oscillazioni verso il basso, dovute alla zavorra dei problemi quotidiani, e che avrebbe dovuto assumersi il compito di proteggerlo dagli sconsiderati turbamenti del mondo esterno; più o meno un “angelo Leonore”. Ma quando fosse stato uno di quelli “al quale è toccata la grande fortuna di essere amico di un amico”, (Citazione dall’ode An die Freude di Friedrich Schiller) difficilmente Beethoven avrebbe potuto esser tra coloro di cui si può dire: “Chi ha conquistato una dolce donna, mescoli il suo giubilo al nostro”(…).

Un giorno, a mia madre che gli aveva detto quanto fosse per lei inspiegabile che Beethoven potesse piacere alle donne – lui che non era né bello, né elegante, ma anzi appariva trasandato e persino inselvatichito – mio padre rispose: “Però ha sempre avuto fortuna con le donne”.

Si manifestava costantemente in Beethoven un nobile, elevato sentimento verso di loro, sia nei rapporti amichevoli che in quelli sentimentali.(…)»[2].

Da tutto ciò dunque, si potrebbe dedurre che per Beethoven fu impossibile legarsi in maniera costante e definitiva ad una donna per i motivi che richiama Solomom; questo però non si tradusse automaticamente in una vita casta e, ritornando agli eventi della sua gioventù a Bonn, fu, come scrive Klaus Kropfinger: «(…) sopratutto in casa Breuning (che) germogliò, favorito dalle lezioni da lui impartite alle giovani donne della casa e della cerchia di amici, quel rapporto tra insegnante e allieva in cui l’allieva stimata o addirittura amata avrebbe assunto una funzione catalitica per il compositore, un ruolo che si potrebbe ricondurre all’idea di musa. Beethoven nutriva un atteggiamento di rispettosa soggezione tanto nei confronti dell’altro sesso, quanto nei riguardi dell’atto creativo: grande sensibilità nei confronti della donna, grande responsabilità verso il compito creativo.(…)»[3]

Su fronte musicale, continuarono le lezioni di violino con Franz Ries e le sole due opere composte in quel periodo, o comunque, prima della sua prima partenza per Vienna nel marzo del 1787, come ritenne Joseph Kerman nel 1970, sono legate al rapporto che Beethoven instaurò con la famiglia del barone Friedrich Ludolf Anton von Westerholt-Gysenberg, padre della sua allieva Maria Anna Wilhelmine, il quale suonava il fagotto ed aveva un altro figlio che suonava il flauto e che disponeva inoltre, nella sua casa, di un’orchestra privata formata in prevalenza da fiati.

Una caratteristica di Beethoven fin dall’inizio, fu quella di prendere appunti su quaderni, nei quali scrisse innumerevoli schizzi e abbozzi anche, e soprattutto, di idee rimaste non  sviluppate e, questo immenso patrimonio sonoro, rappresenta a tutt’oggi una delle grosse lacune della musicologia beethoveniana.

La motivazione del poco approfondimento dello studio degli appunti e degli abbozzi probabilmente va ricercata, come afferma Luca Chiantore, nel fatto che «(…) gli esercizi non sono mai stato oggetto di uno studio esaustivo, né sono stati pubblicati in forma adeguata alla loro divulgazione. Beethoven non li organizzò in modo da formare una raccolta coerente e autonoma; al contrario, gli esercizi si trovano disseminati nei suoi quaderni di appunti, in mezzo a pagine piene di annotazioni, bozzetti e versioni incompiute di opere più o meno note.

La maggioranza degli esercizi fa parte di due miscellanee, oggi conosciute con i nomi dei collezionisti ai quali appartennero; Johann Nepomuk Kafka e Joseph Fischhof (…)»[4].

Se fin dal 1783 i quaderni furono riconducibili alla “Miscellanea Fischhof”, nel 1786, in maniera parallela, cominciò a farsi strada anche la “Miscellanea Kafka” (Vedere trascrizione completa sul nostro sito). pubblicata nel 1970 da Joseph Kermann. A tal proposito è da annotare in essa l’esistenza di quello che fu un primo abbozzo fatto da Beethoven relativo ad una Sinfonia (in do minore) catalogato da Willy Hess col n. 298 (Ora unv. 1) che riprende il tema del secondo movimento del Quartetto per pianoforte, violino, viola e violoncello WoO 36 n. 1. La datazione certa è assolutamente improbabile e, tuttavia, vista la loro derivazione si potrebbe optare per il 1786.

  • [1] Franz Gerhard Wegeler/Ferdinand Ries: Beethoven. Appunti biografici dal vivo. Moretti e Vitali editore
  • [2] Gerhard von Breuning: Ludwig van Beethoven nei miei ricordi giovanili. SE editore
  • [3] Klaus Kropfinger: Beethoven. Ricordi Lim editore
  • [4] Luca Chiantore: Beethven al pianoforte. Il Saggiatore editore

Cronologia delle opere di Ludwig van Beethoven: 1786

A cura di Daniele Scarpetti

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