Biamonti 417 – Sonata in fa minore, Opus 57, per pianoforte (Appassionata): due abbozzi inutilizzati (fine 1804)

Biamonti 417 – Sonata in fa minore, Opus 57, per pianoforte (Appassionata): due abbozzi rimasti inutilizzati (fine 1804). Si trovano, insieme con gli altri abbozzi della sonata, nel quaderno del Fidelio. Nottebohm (pagine 440 e 441) ne dà gli spunti seguenti. Il primo è un motivo trattato in imitazioni: occupa le pagine da 187 a 197 del quaderno e avrebbe dovuto essere impiegato, secondo il suddetto studioso, nella seconda parte del primo tempo. L’altro era con ogni probabilità destinato originariamente al Finale, senza collegamento con le battute terminali del secondo tempo.

Nuove Ricerche del Centro Ricerche Musicali (aprile 2025) : In effetti gli abbozzi qui descritti da Biamonti sono 3. Biamonti ha male interpretato gli abbozzi presenti nel Nottebohm; infatti gli esempi del primo abbozzo è diviso in 2 parti (il secondo non sono ancora riuscito a trovarlo).
Questi 3 abbozzi si trovano nella Biblioteca di Stato di Berlino, nel Mendelssohn 15, a pagina 187 (rigo 13) e 191 (righi 1-2). Tutti e tre questi Abbozzi sono scritti a matita, il primo più difficile da decifrare mentre ilterzo è più chiaro. Nelle pagine successive questo primo abbozzo verrà sviluppato come un fugato ; questo viene spiegato con il secondo dei 3 esempi del Nottebohm.

Come scrive Nottebohm (Zweite Beethoveniana, pagg. 440-441) : “Gli schizzi rimanenti riguardano principalmente la seconda parte e la conclusione. Sono ancora meno vicini alla versione finale rispetto alla prima parte. La seconda parte sembra essere stata realizzata con un certo sforzo. Ciò si può concludere dal fatto che Beethoven per un certo tempo (pagine 187-197) sperimentò un motivo imitativo che avrebbe dovuto essere utilizzato nella seconda parte, ma che poi non è stato utilizzato. Data la compattezza e l’unità, che la seconda parte mostra nella forma stampata, è difficile vedere come e dove questo motivo avrebbe dovuto essere applicato.”

Biamonti 417a

Una particolarità di questo primo abbozzo è che Beethoven non scrive le stanghette di battuta che ritroviamo soltanto nel ritorno del tema principale.

Biamonti 417b

Il secondo Abbozzo, quello che si riferisce a uno studio imitativo del primo non riusciamo ad identificarlo in queste pagine

Beethoven identifica il terzo abbozzo con il titolo “Ultimo pezzo”, in italiano. Scrive Nottebohm: “L’ultimo pezzo (p. 191) [così in italiano] era originariamente destinato a essere l’inizio [del Finale]” In quest’ultimo Abbozzo Beethoven tralascia di indicare la Chiave e la Tonalità di partenza; concordo con l’interpretazione fatta da Nottebohm il quale indica un cambio di Chiave alla sesta misura.

“Lo schizzo scartato (“ultimo pezzo”) per l’inizio dell’ultimo movimento si trova sui due pentagrammi superiori della stessa pagina, sui cui pentagrammi inferiori sono scritte in modo confuso le bozze per il secondo movimento e la transizione al terzo movimento. È quindi indubbio che quell’inizio rifiutato è stato scritto prima degli schizzi sottostanti. Ciò significa che il finale è stato creato durante il lavoro sulle varianti e in un altro luogo, se non finito, quindi era stato avviato)”.

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