Giovanni Mura La Sinfonia 6 Pastorale di Beethoven e le sue (presunte) correlazioni con la musica popolare croata

Articolo del Dottor Giovanni Mura, medico anatomopatologo appassionato di musica classica, comprendente interessanti riflessioni sulla genesi dei temi della sinfonie di Ludwig van Beethoven.

Con questo mio scritto esprimo alcune mie riflessioni derivate da letture di saggi riguardanti le sinfonie beethoveniane e i loro temi. Osservo che spesso in alcuni testi, anche di larga diffusione, si leggono affermazioni concernenti le presunte sorgenti dell’ ispirazione beethoveniana. Ho notato che tali concetti sono poi genealogicamente ripetuti da un testo a quello successivo spesso senza citare le fonti e creando confusione. Un primo esempio: nel libro “Mozart” di Wolfgang Hildesheimer si parla della somiglianza fra l’ incipit della Sinfonia Eroica di Beethoven e l’introduzione dell’ouverture dell’opera Bastiano e Bastiana di Mozart, una somiglianza di fatto relativa (solo le prime 4 note), ma poi lo stesso autore del saggio esprime la sua perplessità sul fatto che il maestro di Bonn conoscesse questa opera giovanile di Mozart, la cui prima rappresentazione documentabile è avvenuta a Berlino nel 1890, ben 63 anni dopo la scomparsa di Beethoven. Un secondo esempio lo si può avere ascoltando il Misericordias Domini k 222 di Mozart: vi si ravvisa una evidente somiglianza con il tema dell’Inno alla gioia della Nona sinfonia di Beethoven. Mi sembra difficile, anche in questo caso, sostenere che Beethoven conoscesse questa composizione giovanile degli anni salisburghesi di Mozart, anzi credo che sia più valida la tesi secondo cui quel tema della Nona sinfonia (che tenne impegnato il maestro di Bonn per anni, come si evince dai suoi appunti) sia invece il frutto di un lungo lavoro di sperimentazione creativa, presente in germe nella Fantasia per pianoforte, soli, coro e orchestra op. 80. Anche la Settima Sinfonia, seppure in misura minore, è stata oggetto di discussione: nel 1935 uscì sulla rivista “The Musical Quarterly” un articolo di James Travis il quale affermò che, in concomitanza con la composizione della Sinfonia n. 7, Beethoven avesse arrangiato canti popolari irlandesi su richiesta esterna e fosse stato talmente influenzato da questi ultimi da incorporarne le melodie nella architettura della suddetta sinfonia. In particolare, secondo Travis, il canto “Nora Creina” (Save me from the grave and wise) conterrebbe il tema del finale della Settima, il canto “I once had a true love” (O Harp of Erin) conterrebbe figure melodiche presenti nel Vivace del primo movimento, il canto “Garyone” (From Garyone, my happy home) sarebbe alla base del tema dello scherzo ed infine i canti “Tell me dear eleveen” e “On the massacre of Glencoe” conterrebbero elementi melodici presenti nell’ Allegretto. Dopo un attento ascolto dei canti in questione e dall’ esame della loro partitura è possibile certamente notare alcune affinità ritmiche tra i suddetti canti e la Settima, ma non si ravvisa alcuna somiglianza tematica o melodica significativa. Ciò è sottolineato da Lewis Lockwood nel suo libro “Le sinfonie di Beethoven: una visione artistica” in un capitolo specifico dedicato alle affinità ritmiche tra la sinfonia beethoveniana da una parte ed alcune possibili influenze esterne dall’ altra. Pertanto, se si escludono alcune affinità ritmiche, le argomentazioni di Travis secondo cui “Beethoven, consapevolmente o no, nel comporre la Settima Sinfonia, avrebbe richiamato melodie popolari celtiche”, appaiono molto deboli, non trovando un evidente riscontro di citazioni melodiche. Ma veniamo al punto più rilevante : riguarda la Sinfonia 6 Pastorale. Il mio interesse nasce dopo avere letto per la prima volta quanto scrive Giacomo Manzoni nella sua “Guida all’ascolto della musica sinfonica”, un libro la cui prima edizione risale al 1961: “nel primo movimento il musicista ha inserito, quasi di peso, la melodia di un canto popolare croato, sottoponendola a tutte le possibili evoluzioni senza mai fargli perdere le caratteristiche di campagnola serenità” (cit.). Tale affermazione sembra aver trovato riscontro nel libro” Chopin” di Gastone Belotti (1990). Infatti tale testo riporta che, “se è possibile ritrovare somiglianza tra la Mazurca in mi minore op. 41 n. 1 di Chopin con il canto popolare polacco “La’ nella prateria risplendono i fiori”, esiste un esempio convincente di questo aspetto compositivo anche in Beethoven, basta confrontare la melodia popolare croata 1016 della raccolta Kuhac con il primo tema beethoveniano dell’ op. 68 e si noterà che si ha una rassomiglianza che rasenta l’identità ” (cit.). Il testo di Belotti riporta anche la partitura del canto croato. Giorgio Pestelli, nel suo libro “Il genio di Beethoven: viaggio attraverso le nove sinfonie”, scrive che “il primo tema della Pastorale è quasi identico ad un canto popolare croato presente nella raccolta di canti popolari curata da Kuhac a fine 1800”. Pestelli, qualche riga più avanti, scrive anche che “è possibile che i temi di questi canti croati siano giunti all’ orecchio di Beethoven e Haydn e che, più o meno simili, ricorrano in alcune delle loro sinfonie, ma non è altrettanto improbabile che, a fine 1800, certi temi delle sinfonie di Haydn e Beethoven fossero così noti da essere riecheggiati in canti popolareschi ” (cit.). Personalmente mi discosto da questa ultima affermazione, perché non credo al” cammino inverso”, non mi sento cioè di affermare che un contadino possa “creare” un canto sulla base di un ascolto di un tema sinfonico, non mi sembra sostenibile, così come (Sinfonia Pastorale a parte) ritengo che le altre sinfonie beethoveniane siano ciascuna un mondo a parte, scevro da canti croati, e di esse forse, ripeto forse, solo la Sesta costituirebbe una eccezione (diverso è il discorso per Haydn, ma non è questo il contesto). L’ ipotesi della citazione croata nella Sesta Sinfonia viene infine ripresa da Martin Geck nel suo libro “Beethoven’s Symphonies :Nine approach to art and ideas” (2017). Altri autori invece, avanzano una ipotesi ancora diversa: Amedeo Poggi ed Edgar Vallora, nel loro libro “Beethoven: signori il catalogo è questo”, affermano che Beethoven, nel comporre il primo movimento della Sesta Sinfonia, abbia attinto ad un canto popolare boemo (non croato quindi) durante un suo soggiorno in Boemia presso i Brunsvick, ma non specificano di quale canto di tratti né citano la fonte di tale affermazione. Altri autori importanti, come Guanti, Lockwood e Balbo, nei loro lavori dedicati alle opere beethoveniane, non fanno il benché minimo cenno alla questione e questo mi sembra un aspetto molto rilevante e ci tornerò più avanti nelle mie considerazioni personali.

Dopo tali letture mi sono chiesto da dove fosse emersa l’ipotesi della “genesi popolare” della sinfonia. La questione nasce intorno al 1878-1881, quando l’ etnomusicologo croato Franjo Kuhac pubblica un lavoro chiamato “Juzno slovienske narodne popijevke” (Chansons nationales des Slaves du sud), in cui proclama la sua convinzione che Haydn e Beethoven, maestri della musica classica viennese, avessero attinto dalla musica popolare croata le melodie per alcune delle loro composizioni sinfoniche. Secondo Kuhac, nella cappella del nobile Esterhazy Haydn sarebbe stato in contatto con i coloni croati, sentendo ed adattando motivi musicali nelle sue opere, mentre Beethoven sarebbe venuto a conoscenza dei canti croati durante un soggiorno a Jedekovo come ospite della contessa Erdody nel 1808-1809 e li avrebbe usati nella sua sinfonia. I canti in questione sarebbero due: uno è “Sirvonja”, utilizzato come incipit del primo movimento della sinfonia Pastorale, e costituisce il canto 1016, volume 3, della raccolta Kuhac. L’altro canto è “Kad sam v sopron v solu”, canto slavonic tune 810, volume 3 della raccolta Kuhac, usato come una delle idee secondarie del quinto movimento della sinfonia Pastorale. Si allegano i file musicali dei due canti citati. Il lavoro di Kuhac attirò l’ attenzione del prof. Heinrich Reimann che espresse il proprio scetticismo circa le affermazioni di Kuhac sia nell’ articolo “Folk-song in symphonies” (rivista Musical Times del 1 novembre 1893) sia nella pubblicazione “Zum kapitel von den Entlehnungen” (rivista Allgemeine Musik-Zeitung dell’ ottobre 1893).

Reimann sosteneva che il processo compositivo di Beethoven differisse alquanto da quello di Haydn, in quanto molto più rielaborativo dal punto di vista melodico. Nella rivista Staroslovan (Kremsier, 1913) compare l’ articolo “Das sudlavische Volkslied bei Beethoven und Haydn” che riporta i due canti in esame, Sirvonja e Kad sam, come soggetti della sinfonia Pastorale e nel 1935 George Grove, nel suo libro “Beethoven and his nine symphonies”, scrive che “una ingente collezione di canti slavi, pubblicata in 4 volumi, contiene canti utilizzati da Beethoven nella sua Sinfonia 6” (cit.). Queste sono state le origini della questione, successivamente ripresa da Giacomo Manzoni e via via da tutti gli altri. Considerazioni personali. Se da un punto di vista strettamente musicale la questione è irrilevante, poiché Beethoven parte dal tema iniziale del primo movimento e lo rielabora con immensa genialità, addirittura frammentandolo e creando motivi nuovi da esso, può essere invece interessante dal punto di vista storico. I temi musicali sinfonici e i canti citati sono fortemente rassomiglianti, questo è oggettivamente vero. E, se è vero che la pubblicazione dei canti croati redatta da Kuhac risale a fine 1800 ed il compositore di Bonn fini’ di comporre la Sinfonia nel 1808, questo fatto non costituisce di per sé la prova che Beethoven non conoscesse tali canti, perché il canto popolare, per definizione, non ha una sua datazione, per cui è impossibile effettuare confronti di natura temporale. Kuhac sosteneva che Beethoven fosse giunto a conoscenza dei canti croati durante il soggiorno presso la contessa Erdody a Jedekovo, ma va detto che esistono i quaderni di appunti di Beethoven dove il tema di apertura compare già nei primi abbozzi, ben prima del 1808. Inoltre, osservando attentamente i succitati quaderni, si vede che, se il tema sembra nascere spontaneamente, diverse misure più avanti compaiono cancellature e correzioni, per cui alla base ci sarebbe un lavoro di rielaborazione più che di citazione spontanea. Non va dimenticato un aspetto importante: benché esista la memoria cerebrale della melodia (c.d. Reminiscenza melodica), la sordità di Beethoven era già profonda nel 1803 (la Pastorale è del 1808) e dubito che la capacità uditiva di Beethoven fosse così acuta da individuare una melodia sentita chissà dove. Inoltre nei quaderni di appunti del maestro di Bonn non compaiono notazioni o abbozzi in merito (va tenuto presente che la sonata Chiaro di luna fu composta dopo uno studio certosino preliminare su appunti presi dal brano della morte del Commendatore del Don Giovanni di Mozart), insomma non c’è una vera prova diretta in tal senso, non dagli appunti del maestro almeno. Va infine considerata la possibilità della citazione totalmente involontaria e inconsapevole: Beethoven non è l’unico caso, infatti nei Lieder eines fahrenden gesellen di Mahler compare un tema identico ad un tema del Dom Sebastien di Donizetti, ma non si può parlare certo di una influenza diretta.

Avevo scritto precedentemente che Guanti nel suo libro “Beethoven” non fa alcun cenno alla questione-Kuhac, anzi afferma che “il tema del primo movimento della sinfonia Pastorale, anziché essere frutto di accordi come per le precedenti sinfonie, è una vera trovata, possiede già la sua forma definitiva”. Anche Tarcisio Balbo, nel suo libro “La Sesta Sinfonia” (tutto dedicato alla Pastorale), e Lewis Lockwood, autore di “Le sinfonie di Beethoven una visione artistica”, non fanno nemmeno un cenno all’ argomento. Si tratta di tre tra i massimi studiosi beethoveniani: se non si sono soffermati sulla questione, forse non vi hanno ravvisato elementi validi di correlazione, soprattutto da un punto di vista storico. Alla luce di questi dati, la mia personale conclusione è che i temi siano coincidenti, ma a mio parere dal punto di vista storico non vi sono presupposti sufficienti che provino con certezza che Beethoven li conoscesse e ne abbia fatto uso, pertanto concludo che si tratta di temi casualmente coincidenti. Nel concludere il mio scritto, desidero ringraziare Roberto Flora, il cui contributo è stato importante nella esecuzione pianistica dei canti popolari, ed invito tutti gli appassionati all’ ascolto e alla conoscenza della Sinfonia Pastorale di Beethoven, composizione destinata all’ immortalità.

Giovanni Mura 

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