Princeton Sketches for variations in G minor. (dalla descrizione Princeton, in realtà sono in sol maggiore)

Autograph manuscript. [Vienna, c. 1818-1819?]

Manoscritto accompagnato da una trascrizione di Marcel Dupré, datata 27 febbraio 1924. Scheide M149. Acquisito: giugno 1982 (Lucien Goldschmidt).
Assieme ad una lettera autografa a Klaus Graf, produttore di pianoforti, riguardante la costruzione del piano ora conservato nella Beethoven-Haus, Bonn [Vienna, inizio 1826]. Acquisizione: giugno 1982 (Lucien Goldschmidt). Oblong ; 19 x 23 cm. Conservato in:  Music Treasures at Princeton. In autografo “Ben Ligato”. La nostra versione è tratta direttamente dal manoscritto, ed è a cura di Graziano Denini.

Studio per una ricostruzione delle Variazioni in sol maggiore di Ludwig van Beethoven

dal frammento “Ben Ligato” 1818-1819 Princeton Library
Emanuele Stracchi Giugno 2020

Questo studio intende mostrare come ho svolto la ricostruzione delle Variazioni in sol maggiore di Ludwig van Beethoven, ricavate dal frammento “Ben Ligato” presente presso la Princeton Library(1).

Non è semplice ricavare delle variazioni da una pagina e mezza di manoscritto autografo per pianoforte e personalmente mi sono aiutato attraverso un’indagine sulle partiture beethoveniane dello stesso periodo.

Sapendo che il frammento risale agli anni 1818-1819, ho osservato che in questo periodo il Genio di Bonn era concentrato nella stesura di brani dalle dimensioni formali eccezionali come ad esempio la Sonata Hammerklavier Op. 106 (composta entro il 1818), le Variazioni Diabelli per pianoforte Op. 120 (1819/1823) e la Missa Solemnis Op. 123 (1818/1822). Inoltre ho preso atto della questione per cui lo stadio avanzato della sordità ha rappresentato sia un rallentamento compositivo di Beethoven, sia una diminuzione delle apparizioni pubbliche, elementi che fanno immediatamente pensare a ristrettezze economiche tali da costringerlo ad accettare commissioni molto “eterogenee”(2). Infine, va ricordato che negli ultimi anni della sua vita egli dichiarò a più riprese di trovare ormai la composizione per il pianoforte “troppo limitante”(3) e infatti dal 1820 in poi sappiamo che cominciò a dare il suo addio al genere proprio con le ultime tre Sonate.

Delineato tale quadro, pertanto, possiamo dedicarci all’approfondimento sul frammento oggetto di analisi e ricostruzione. Osservando la scrittura beethoveniana, ho ricavato chiaramente degli spunti di variazione, poiché c’è un netto ritorno della stessa impalcatura armonica e soprattutto, come consigliato da Graziano Denini, la doppia stanghetta di battuta funge da cartina al tornasole.

Gli studiosi hanno sottolineato più volte come Beethoven sia un incredibile sorgente di variazioni; inoltre soprattutto nell’epoca più tarda della sua produzione viene rilevato come l’uso esteso della tecnica variativa nella composizione sia un tratto “distintivo” tale da permeare l’intero tessuto musicale(4).

Nel manoscritto, chiaramente leggibile nonostante la scrittura di Beethoven sia sempre difficile da decifrare, l’unica cosa che potrebbe essere in dubbio è la mancanza dell’armatura di chiave; da una rapida ricognizione, però, appare immediatamente chiaro che il brano ha un metro di 2/4, è in tonalità di sol maggiore ed è steso con un doppio pentagramma in chiave di violino e chiave di basso.

Dal momento che si sta parlando di variazioni, mi sono chiesto dove fosse il tema. Ho considerato la semplicità del materiale riportato sul manoscritto, e pertanto mi sono domandato se questo materiale derivasse da uno dei tanti temi “popolari” sui quali Beethoven ha scritto variazioni su committenza. Il risultato è stato molto eloquente: il tema di queste piccole e brevi variazioni può derivare dall’Aria “de la petite Russie” dal Op. 107 (n.3), scritta nel 1819 per pianoforte e flauto/violino. Anche qui è curiosamente presente la forma della variazione; riporto l’esempio nella prima edizione Simrock stampata a Bonn nel 1820.

Trovata “l’origine” del tema, la ricostruzione che ho poi affrontato ha mirato a lasciare intatte le variazioni abbozzate da Beethoven nel manoscritto, tentando un blando completamento.

Thema

Il Thema che riporto nella mia versione è derivato dal manoscritto e non dall’Op.107 (dove è presente un ribattuto). Forse il compositore stava lavorando su più fronti, nello stesso periodo, e con tutta probabilità prese degli appunti sulla possibilità di elaborazione del Tema “de la Petite Russie”.

Nell’assetto delle variazioni “ben Ligato”, la struttura simmetrica di 16 misure è netta e l’impalcatura tonale risulta quasi la stessa; la struttura tematica che io ho elaborato nella partitura rimanda a come Beethoven scrive il tema nella prima e, soprattutto, nella seconda variazione.

Unica differenza da sottolineare è la struttura delle battute 9-12: ho preferito osservare la forma data dal compositore nel manoscritto.

Nel delineare invece l’agogica del brano, ho riportato un “Andante” considerando il breve sviluppo del materiale a disposizione nel manoscritto; infine, ho inserito il ritornello solo nella seconda metà del Thema.

Variazione I Il materiale a disposizione è il seguente:

Si tratta probabilmente di un incipit variativo di 4 misure (la prima è chiaramente ripetuta con segno di abbreviazione) e da questa ho ricavato la prima variazione. Ho seguito lo schema tematico ed continuato sulla falsariga di Beethoven.

Variazione II

Lo spunto “ben Ligato” rimanda con tutta probabilità all’espressione della variazione, che mostra evidenti caratteristiche particolari, come le continue scale discendenti ed ascendenti. Da questa variazione, in cui è chiaro il percorso armonico, ho ricostruito a ritroso il Thema. Infine, considerati gli appunti di Beethoven, sono andato a completare la variazione nelle ultime 4 misure mancanti.

Variazione III

La variazione terza mostra la stessa struttura di 16 misure, con un lieve cambio nell’assetto armonico nella seconda parte. Il tema viene variato dal compositore con uno spunto molto caratteristico, ritmicamente assestato sulla declamazione ritmica “breve-lunga”. In questo caso, avendo a disposizione l’intera struttura scritta da Beethoven, sono andato a completare la variazione solo in alcuni passaggi nell’accompagnamento.

Variazione IV

Questa variazione chiude la breve composizione; parte con un incipit molto dolce nel registro acuto, si sposta man mano nel registro centrale con piccole imitazioni a due parti. Essendo mancanti le ultime misure, le ho completate sempre tenendo conto del tema e aggiungendo una breve “Coda” per fornire più respiro all’intero scheletro.

In conclusione, ho cercato di dare una forma pianistica plausibile e coerente col materiale dato, tentando un aggancio con gli stilemi beethoveniani. Altre fonti pianistiche utili e sulle quali ho cercato dei possibili “riferimenti” sono state le Sei Variazioni su un’Aria svizzera Woo 64 e le Variazioni WoO 77.

Ricostruire e tentare un completamento di un brano del Maestro è opera ardua; risulta essere un lavoro utile non solo per poter ascoltare i frammenti da lui composti traendoli dall’iniquità del tempo, ma anche un divertente laboratorio in cui scavare alla ricerca di un tesoro nascosto, patrimonio dell’intera musica occidentale.

Emanuele Stracchi Giugno 2020

Note

1 Sull’etichetta stampata e riportata sulla seconda pagina del manoscritto si legge “19. BEETHOVEN (LUDWIG VON). Autograph MS. music “ben Ligato” 1 1/2 pp. 4to. Probably for clavier. Very clearly written and apparently unpublished.” (collocazione del manoscritto: 119. Acquisizione: Giugno 1982)
2 Griffiths, P., Breve storia della musica occidentale, Einaudi, Torino, 2006, p. 160.
3 Rosen, C., Le Sonate per Pianoforte di Beethoven, Astrolabio, Roma, 2008, p. 252.
4 Sull’argomento esiste una vastissima bibliografia, ma da questo punto di vista si può leggere quanto riferito da Bietti, G., Ascoltare Beethoven, Laterza, Bari, 2013 pp. 219-222.

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