II. Untersuchung und Identifizierung des Skeletts:

1. anthropologischer Teil. (Mit 5 Abbildungen.) Von F. Wagenfeil, Bonn.
II. esame e identificazione dello scheletro: 1. Parte antropologica. (Con 5 illustrazioni). Di F. Wagenfeil, Bonn.

Durante l’apertura della tomba situata nel vecchio cimitero di Bonn nel pomeriggio del 22 marzo 1932, che, secondo la storia sopra riportata, doveva contenere i resti mortali della madre di Beethoven, il becchino si imbatté in uno scheletro in posizione naturale a circa 1,50 metri di profondità, che fu in gran parte recuperato e che, secondo il successivo esame antropologico, poteva essere caratterizzato sinteticamente come segue:

Cranio: leggero, a pareti sottili, con deboli segni muscolari. Lungo 185 mm, largo 153 mm, alto 120 mm. Quasi tutte le suture sono ancora aperte. Mandibola marcatamente senile, cavità delle radici dei denti chiuse tranne una. Depositi ossei cronici e infiammatori con grave deviazione al condilo destro. Mascella superiore rotta e mancante. Ossa tubolari delle estremità leggere, gracili e piuttosto corte. Sul collo del femore sinistro deposito osseo infiammatorio cronico. Due vertebre cervicali fuse insieme con perdita della cavità articolare sinistra a causa di un’infiammazione cronica. Bacino certamente maschio.

Il primo scheletro ritrovato è stato quindi quello di un uomo anziano, dalla struttura aggraziata. Non ci sono dubbi sulla correttezza della diagnosi di genere. Allo stesso modo, tutto – soprattutto le alterazioni patologiche – parla di un’età avanzata, tranne le condizioni delle suture craniche, ma casi del genere non si verificano troppo spesso.

Secondo la storia, il primo scheletro a essere dissotterrato può appartenere solo all’ecclesiastico italiano Matari, morto nel suo 61° anno di età.

Scavando ulteriormente, il becchino trovò subito un teschio nell’angolo superiore destro della tomba, che poi scoprii io stesso. Il cranio era disteso sulla faccia, la mascella inferiore è stata trovata a piedi da esso e non in connessione con esso. L’interno del cranio era completamente pieno di terra, la superficie così contaminata che all’inizio non potevo e non volevo fare alcuna ipotesi sul sesso. Spiegammo lo spostamento in alto a destra e sul volto come causato dalla pressione del terreno, forse in occasione della sepoltura di Matari. In ogni caso, inizialmente pensavamo di aver trovato lo scheletro che cercavamo.

Ho continuato a scavare in modo utile nella metà inferiore della fossa e ben presto mi sono imbattuto in due scheletri di piedi che giacevano l’uno accanto all’altro a una profondità di circa 1,80 m, a circa 1,10 m di distanza dal cranio che era stato scavato per ultimo. Da qui ho scavato gradualmente verso la testa e sono riuscito a portare alla luce uno scheletro in posizione completamente libera. Le singole ossa sono state estratte nell’ordine in cui sono state esposte. Con il margine vertebrale cervicale è stata raggiunta la parete superiore della tomba, che è stata prima abbattuta ulteriormente per rimuovere il cranio.

Il cranio trovato nell’angolo superiore destro della tomba – inizialmente ritenuto quello ritrovato – non apparteneva al secondo cadavere rinvenuto, ma era stato collocato nella tomba – non si sa se durante la prima o la seconda occupazione della tomba. Nel terreno sono stati trovati anche altri frammenti ossei, sia sopra lo scheletro di Matari sia in prossimità del cranio citato.

Come si vedrà nella descrizione, il cranio appartenente al secondo scheletro è molto danneggiato, ma va sottolineato che questi danni non sono stati certamente causati dallo scavo, ma erano già presenti. Non sono riuscito a trovare nel terreno altri frammenti ossei del cranio e i denti della mascella superiore; forse questo sarebbe stato possibile almeno in parte con un setaccio, ma non ne avevo uno a disposizione. Dopo la rimozione del secondo scheletro, ci siamo imbattuti in terra smossa, per cui la tomba è stata svuotata in sicurezza.

Descrizione del secondo scheletro:

Cranio: manca l’intero scheletro facciale e parti della parete laterale del cranio sono difettose. Sono presenti solo le seguenti ossa: squame dell’osso frontale, entrambe le ossa parietali, l’osso occipitale ed entrambe le ossa temporali. In entrambe le ossa parietali sono presenti difetti a forma di buco che si sono sviluppati dopo la morte. L’osso parietale sinistro è fratturato nella zona della metà inferiore del margine anteriore, vicino alla sutura coronale, abbastanza parallela ad essa. Perpendicolarmente a questa frattura, un’altra frattura entra nel difetto, separando la parte dell’osso parietale staccata dall’osso frontale in un pezzo superiore e uno inferiore. Il pezzo superiore sporge verso l’esterno della superficie della calotta cranica, mentre quello inferiore sporge verso l’interno. Questo crea alcune difficoltà per la misurazione della larghezza, su cui tornerò. Le scaglie dell’osso temporale mancano quasi del tutto sul lato sinistro e nella parte anteriore del lato destro.

La fronte è bombata, leggermente vescicata, le gobbe frontali sono visibili, soprattutto a destra. La squama dell’osso frontale è forse leggermente spinta indietro e in basso, il che renderebbe la lunghezza e l’altezza del cranio un po’ troppo piccole. Ma questo potrebbe fare poca differenza e non cambierebbe il carattere generale della forma del cranio.

Nella zona delle ossa parietali il cranio è inclinato all’indietro e verso il basso come un tetto, mentre nella zona delle scaglie occipitali è leggermente bombato.

I processi mastoidei sono conici con un diametro di base piuttosto grande, ma di altezza ridotta; quello di sinistra è craterizzato sul lato interno. Tali difetti, che probabilmente si sono sviluppati dopo la morte, sono presenti anche sul lato sinistro delle parti interne adiacenti della piramide dell’osso temporale e dell’osso occipitale. Qui manca il processo stilare, mentre a destra è ancora presente.

Il rilievo muscolare della regione del collo è debolmente sviluppato. Le pareti ossee sono spesse (2) e lasciano passare la luce solo in due punti. Il colore è marrone.

Suture: interne: Sutura a freccia e corona ossificata, sutura lambda: la parte lambda ossificata ma ancora visibile, altrimenti ossificata. Sutura tra osso occipitale e processo mastoideo aperta a sinistra, parzialmente lisciata a destra. Sutura tra osso parietale e processo mastoideo aperta su entrambi i lati, sutura a squame presente solo a destra, aperta. Esterno: la sutura della freccia nella metà posteriore è probabile, ma a causa delle scheggiature sulla placca ossea esterna, nella metà anteriore superata, ma ancora chiaramente visibile. Sutura a corona in via di estinzione (più a destra che a sinistra), ma ancora ben visibile. Sutura di Lambda: ancora completamente aperta, salvo accenni di difesa nella regione di lambda e nella parte centrale (a sinistra più forte che a destra). Sutura tra l’osso occipitale e il processo mastoideo, così come tra l’osso parietale e il processo mastoideo su entrambi i lati e sutura squamosa destra completamente aperta.

Misure: lunghezza 172, larghezza 149, altezza3 120, circonferenza cranica orizzontale 507 mm.

Per la misurazione della larghezza, il pezzo inferiore dell’osso parietale che sporge nella cavità cranica è stato portato a livello dell’osso frontale. La larghezza maggiore è stata riscontrata su questo pezzo. Il pezzo superiore che sporgeva verso l’esterno, invece, non poteva essere premuto verso l’interno perché era troppo fragile e si sarebbe spezzato. Forse anche qui c’è un piccolo errore di misurazione, ma probabilmente nel senso che il cranio sarebbe comunque un po’ più largo di quanto si possa misurare. Come nel caso della lunghezza, questo errore sarebbe talmente insignificante da non poter modificare in modo significativo i risultati.

Indici: Indice di larghezza delle lunghezze 86,63 (hyperbrachyran), indice di altezza delle larghezze 80,54 (tapeino-kran), indice di altezza delle lunghezze 69,77 (chamäkran-orthokran).

Quindi, in base agli indici, il cranio può essere caratterizzato come fortemente corto e largo, meno che piatto.

Mandibola: altezza del mento 27 mm. Spessore dietro il foro del mento 14 mm su entrambi i lati, davanti al foro del mento 12 mm su entrambi i lati. Angolo della mandibola di circa 112°. Entrambi i processi articolari e l’angolo sinistro sono stati spezzati, il processo a becco di corvo sinistro è danneggiato superficialmente, non è possibile effettuare ulteriori misurazioni. L’osso è forte e pesante, i segni muscolari si trovano distinti.

Ossa tubolari lunghe delle estremità4: Le misure e gli indici riportati in nota sono nella media, non sono in alcun modo evidenti e mostrano una tendenza alla snellezza nell’arto superiore e alla voluminosità nell’arto inferiore. Dalla lunghezza delle ossa lunghe tubolari si può determinare approssimativamente la taglia corporea in vita secondo i metodi di Manouvrier o di Pearson (cfr. Martin, Lehrbuch der Anthropologie, 2a ed. p. 1068 ss.). Il primo metodo ha dato 159,4 cm> il secondo 158,8 cm, che corrisponde a una taglia corporea medio-grande.

Alcune ossa dello scheletro delle mani e dei piedi mancavano, altre erano difettose, soprattutto le ossa corte e lunghe, non sono state misurate, non è stato possibile rilevare alterazioni patologiche. Le scapole erano conservate solo in frammenti. La parte esterna delle clavicole mancava su entrambi i lati.

Dallo sterno mancava il processo di spada. Lunghezza dell’impugnatura 46 mm, del corpo 105 mm, il rapporto tra le due lunghezze è quindi I :2,3, larghezza massima del corpo 34 mm.

Le costole erano per lo più conservate solo in frammenti.

Le vertebre cervicali erano talmente rotte che solo l’atlante poteva essere recuperato ragionevolmente intatto. Le 12 vertebre toraciche e le 5 lombari erano, ad eccezione della seconda vertebra toracica e della prima vertebra lombare, frantumate. Seconda vertebra toracica e la prima vertebra lombare. I loro corpi presentano depositi ossei sui bordi superiori e inferiori come risultato di un processo infiammatorio cronico, particolarmente pronunciato dalla sesta alla dodicesima vertebra toracica sul lato destro e sulle due vertebre lombari inferiori e sulla prima vertebra sacrale (f. Fig. del bacino).

Pelvi: mancano quasi completamente i due rami inferiori del pube, a destra l’intero ischio, a sinistra l’intero ischio tranne l’origine del ramo superiore sul corpo e la parte posteriore dell’ilio sinistro. Del sacro, solo le prime due vertebre sono intere, della terza è presente solo la metà superiore.

Tuttavia, la diagnosi di sesso femminile è certamente possibile a causa delle lame iliache appiattite e basse e dell’ingresso pelvico tondeggiante. I bacini del primo e del secondo scheletro, tenuti uno accanto all’altro, dimostrano magnificamente la differenza di sesso. Anche le dimensioni, per le quali le tre ossa sono state fuse insieme con degli uadi, parlano a favore della diagnosi femminile:

distanza rettilinea massima delle due creste iliache: 263 mm, distanza rettilinea massima delle due spine iliache anteriori superiori: 224 mm, distanza rettilinea massima delle due spine iliache anteriori superiori: 240 mm,

Diametro profondo dell’ingresso pelvico (conjugata vera): 108 mm,

Diametro trasversale dell’ingresso pelvico: 119 mm,

Diametro obliquo dell’ingresso pelvico da posteriore destro ad anteriore sinistro: 118 mm, diametro obliquo dell’ingresso pelvico da posteriore sinistro ad anteriore destro: 117 mm.

Queste misure sono molto vicine alle misure medie femminili riportate nei libri di testo di ostetricia, ma non le raggiungono del tutto, il che non sorprende se si considera che le ossa possono ridursi un po’ e che gli inserti di cera non raggiungono lo spessore della cartilagine conservata tra le ossa nel vivente.

Ora le conclusioni di queste informazioni:

1. si tratta di uno scheletro femminile; a parte il bacino, che è perfettamente femminile, la forma della regione frontale del cranio e la leggera formazione dei segni muscolari parlano nello stesso senso. Per quanto riguarda lo scheletro delle estremità, viene presa in considerazione la piccola superficie articolare della testa dell’omero. Lo spessore delle ossa craniche, la forte formazione della mascella inferiore e il rapporto tra l’impugnatura e la lunghezza del corpo dello sterno sono un po’ insoliti; in generale il corpo dello sterno femminile è più corto. Tuttavia, anche questi risultati rimangono ben all’interno dell’intervallo di variazione femminile e non possono mettere in dubbio la correttezza della diagnosi di sesso.

2) In base allo stato delle suture craniche, si potrebbe stimare un’età di circa 40 anni, in base al grado di abrasione dei denti anche superiore, ma la resistenza dello smalto probabilmente varia da persona a persona e dipende dallo stato di salute generale, che, come è noto, non era favorevole nella madre di Beethoven.

La struttura ossea non era né straordinariamente delicata né particolarmente robusta, il cranio tendeva più alla seconda che alla prima. L’altezza era circa media. Le alterazioni patologiche saranno riportate separatamente in seguito. Se consideriamo questi risultati antropologici insieme alle condizioni storiche che hanno portato all’apertura della tomba e a ciò che sappiamo della madre di Beethoven, non c’è dubbio che ci troviamo di fronte al suo scheletro. La madre di Beethoven morì di tisi al 41° anno di età. Non esistono immagini di lei. I contemporanei (C. e G. Fischer) la descrivono occasionalmente come piuttosto alta, esile o slanciata. La sua altezza e le probabili conseguenze del processo di malattia possono aver causato questa impressione, anche se dalla struttura del suo scheletro non può essere descritta esattamente come aggraziata.  Nella seguente descrizione della mascella inferiore e dei denti sottili, si dice che la madre di Beethoven aveva un “volto stretto e lungo”, in accordo con i contemporanei (C. Fischer).

Infine, può essere interessante confrontare il cranio della madre con quello del figlio e cercare eventuali somiglianze.

È lecito parlare brevemente degli scritti  e dei ritrovamenti del cranio di Beethoven.

Durante la prima esumazione del 1863, in occasione del rinnovo della lapide, il cranio, aperto e danneggiato dopo la morte dalla dissezione e dall’asportazione delle orecchie interne, fu trovato disintegrato in nove pezzi. È stato riempito di argilla, modellato in gesso e misurato antropologicamente. Queste misure non sembrano essere state pubblicate, tutti i dati successivi si riferiscono al calco; che non possano essere esatte in senso antropologico è chiaro dopo la preistoria.

Il calco è stato successivamente descritto antropologicamente da Langer e Schaaffhausen. Entrambi hanno notato la sporgenza della parte dentaria della mascella superiore e il forte arretramento della fronte. Quest’ultimo, secondo entrambi gli esaminatori, poteva essere stato premuto solo dopo la morte. Durante l’esumazione, sopra lo scheletro è stato trovato uno strato di mattoni, che probabilmente aveva lo scopo di proteggere il cadavere dai predatori frenologici – ricordiamo il destino del cranio di Haydn.

Secondo la descrizione di Langer, i “forti incisivi già ampiamente sporgenti” hanno “acquisito una direzione storta” a causa della protrusione della dentizione mascellare. Gli incisivi della mascella inferiore mostrano “una minore inclinazione in avanti”, “Secondo questo disegno dello scheletro facciale, il labbro superiore, come mostra la maschera mortuaria, non poteva entrare in piena connessione con il labbro inferiore e i forti incisivi guardano fuori attraverso la fessura orale un po’ aperta”.

Schaafhausen prese le misure (incerte) del cranio cerebrale e trovò una lunghezza di 198, una larghezza di 153 e una circonferenza di 570 mm.

Il calco che era in possesso di Schaafhausen è ora nella collezione dell’Istituto anatomico di Bonn ed è in mio possesso. La mascella inferiore non è presente e non è menzionata nemmeno da Sch. Degli incisivi è visibile solo un moncone del primo sinistro. La sporgenza della parte intermascellare dell’osso mascellare superiore è molto evidente, il moncone citato, dopo un posizionamento fine, rende probabile anche la sporgenza dei denti. Il palato è molto piatto e non mostra segni di compressione.

La seconda esumazione ebbe luogo nel 1888 in occasione del trasferimento dei resti dal cimitero di Währinger al cimitero centrale di Vienna. All’epoca erano disponibili solo 20 minuti per l’esame. Gli esaminatori (Meynert, Toldt e Weisbach) si limitarono quindi alle parti del cranio e anche in questo caso allo scheletro facciale.

Citerò solo i risultati che qui interessano per le possibilità di confronto: “La squama dell’osso frontale ha uno spessore considerevole di 7,5 mm sul lato sinistro e 7,0 mm sul lato destro sopra la regione delle gobbe frontali, e 7,0 mm sul lato destro”. “La parte intermascellare della mascella superiore è molto fortemente inclinata in avanti. Nella stessa misura, il forte incisivo centrale sporge obliquamente”. “La forte sporgenza della spina nasale inferiore, o piuttosto la sporgenza associata della linea radicolare del labbro superiore, dovrebbe essere sufficiente a spiegare perché l’alto grado di prognatismo non era così evidente nella vita. Quest’ultima circostanza, tra l’altro, è decisiva anche per la forma della parte inferiore del naso esterno, che appare particolarmente piatta nella maschera mortuaria”. “La mascella inferiore ha dimensioni ridotte rispetto alla faccia superiore; la parte alveolare fine e di conseguenza gli incisivi sono notevolmente inclinati in avanti. “Le scaglie occipitali – – non suggeriscono una proiezione molto considerevole dell’occipite”. Gli investigatori ritengono impossibile che “la piattezza della fronte possa essere stata causata dallo schiacciamento delle ossa del cranio nella tomba o dal decadimento degli strati superficiali in seguito alla decomposizione” e, a mio parere, forniscono una solida prova di ciò.

Se si confrontano questi dati con i reperti del cranio materno, si riscontrano analogie nello spessore delle ossa, nella forma dell’occipite e – come dimostrerà il trattato di Korkhausen – nella posizione dei denti e delle mascelle.

Non è possibile dimostrare la stessa base ereditaria di quest’ultimo dato particolarmente eclatante e, secondo i risultati della ricerca ereditaria, non sono importanti per questa forma di deformità mascellare quanto i fattori esterni. Tuttavia, la comune presenza di madre e figlio è interessante.

2. Parte anatomo-patologica.

– Di W. Ceelen, Bonn.

Il cambiamento più importante nelle parti dello scheletro del tronco sottoposte a esame è stato l’irrigidimento della rotazione vertebrale mediante una connessione ossea dei corpi vertebrali, simile a una fibbia, nella regione della rotazione vertebrale toracica e lombare. Questa fissazione ossea dei corpi vertebrali l’uno contro l’altro tende a svilupparsi sulla base di una malattia dei dischi intervertebrali cartilaginei situati tra le vertebre, che perdono la loro elasticità, si pre-sgonfiano nella parte anteriore delle vertebre e portano all’irritazione del periostio delle vertebre adiacenti, la cui conseguenza è un ponte osseo tra le vertebre adiacenti. questa malattia (spondilite deformante) è solitamente associata a un’alterazione della mobilità e a una curvatura della rotazione vertebrale verso la parte posteriore. Di solito si manifesta solo in età avanzata. In età più giovane, si dice che sia causata da forti sforzi meccanici, sovraffaticamento, commozione della colonna vertebrale.

Cavità toracica:

Sul torace, la prima costola si è accorciata e la cartilagine costale si è ossificata su entrambi i lati. Nell’area del precedente confine osseo cartilagineo si sono sviluppati ispessimenti ossei focali (esostosi).

Cranio :

Il cranio facciale era completamente mancante. L’osso occipitale, i resti delle ossa parietali e temporali mostravano una flessione post-mortem. Mentre l’area del processo mastoideo sinistro e il canale uditivo osseo sinistro erano abbastanza ben conservati, un’ampia sezione del processo mastoideo sull’osso temporale destro risultava distrutta. Qui sono stati riscontrati fori e difetti irregolari, rivestiti da follicoli ossei tendinei. La maggior parte delle cellule del processo mastoideo (cellulae mastoideae) era conservata e un’estesa area della cavità mastoidea (antrum mastoideum) era ancora visibile, mentre ampie parti dell’orecchio avorio, medio e interno mostravano una grave distruzione. – Non ci sono prove certe che la distruzione menzionata sia stata causata da processi patologici in vita. L’immagine al microscopio mostra anche che è più probabile che sia il risultato di processi atmosferici dopo la morte.

3. Parte medica dell’orecchio.

Di K. Grünberg, Bonn.

Sul cranio che mi è stato consegnato per le radiografie delle ossa rocciose, sul lato destro si nota un disegno indistinto dei tubercoli ossei delle cellule pneumatiche in prossimità del processo mastoideo, mentre sul lato sinistro la pneumatizzazione è molto chiara in questo punto, così come nel resto del processo mastoideo. Tuttavia, è impossibile considerare questa deviazione tra il lato destro e quello sinistro come patologica e attribuirla a malattie superate nel corso della vita. È molto più probabile che sia il risultato dell’invecchiamento, dimostrato anche dal professor Ceelen, che è molto più pronunciato sul lato destro rispetto al sinistro. Sul lato destro manca la punta del processo mastoideo.

4. parte dentale.

Di G. Korkhaus, Bonn.

La mascella inferiore della madre di Beethoven contiene tutti i denti fino a quelli del giudizio; mancano solo gli incisivi centrali di sinistra e quelli laterali di destra, ma i vani dentari conservati (vuoti) dimostrano che i denti erano presenti al momento della morte e che sono stati probabilmente persi durante lo scavo.

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I testi e i documenti di questa pagina sono stati curati da  Fiorella Romenzi. Chi volesse  contattare l’ autrice, lo può fare tramite il nostro modulo di contatto.