Opus 13 Sonata in do minore per pianoforte (Patetica)

I) Grave – Allegro di molto e con brio – II) Adagio cantabile – III) Rondò – Allegro

Opus 13 – Sonata in do minore per pianoforte op. 13 (Patetica), dedicata al principe Carl Lichnowsky, 1798-1799, pubblicata a Vienna, Hoffmeister, autunno 1799. GA. n. 131 (serie 16/8) – B. 13 – KH. 13 – L. I, p. 133 – N. 13 – P. 103 – T. 64

Il manoscritto originale è perduto. Il titolo dato a questa sonata dall’editore — e tacitamente accettato, a quanto sembra, dal maestro — dovette servire all’epoca a farne spiccare maggiormente il profilo dallo sfondo di una determinazione espressiva di genere: ché l’opera eleva a regola di stile elementi di tragica passionalità non ignoti a musicisti precedenti. Citiamo fra questi Clementi, Cherubini e Mozart con la Fantasia (K. 475) e la Sonata (K. 457) in do minore.

Il Grove afferma un principio tragico in due aspetti antitetici: l’imperativo e il supplichevole. L’antitesi viene poi svolta nell’Allegro con i suoi temi, connessi come spirito e anche per qualche derivazione musicale a questa introduzione. Lo stesso principio tragico è riaffermato due volte, durante il corso del tempo,  nella sua forma originaria: l’una alla fine della prima parte, precedente lo sviluppo, l’altra al termine della ripresa, prima della conclusione, come la reiterata affermazione d’un fato ineluttabile.

L’Adagio è costituito da una melodia limpida e profonda, tipicamente beethoveniana. Se ne è avvicinato il movimento a quello del primo tema dell’Adagio della Nona Sinfonia, che però ha un carattere latente di tristezza contemplativa, mentre qui si esprime piuttosto uno stato di calma grave e dolce turbato soltanto dall’episodio centrale, in cui le parti estreme dialogano intorno ad un nucleo di movimento agitato. Il Rondò riporta il tono e l’espressione dell’Allegro iniziale, ma all’ultimo soltanto ne riprende efficacemente l’impeto. Richiama anche nello spunto la figura ritmico-melodica caratteristica del tema lento introduttivo e, più letteralmente, del secondo tema.


Dal fatto che gli abbozzi di questo Rondò si trovino insieme con altri destinati ai Trii dell’op. 9 (Finale di quello in sol maggiore; Scherzo di quello in do minore), il Nottebohm (II, pag. 42 e segg.) congettura ch’esso possa in un primo momento esser stato concepito per più strumenti: per pianoforte e violino, forse anche destinato al Finale del Trio in do minore.


Lo Schering interpreta il contenuto poetico della Sonata riferendosi all’Ero e Leandro di Schiller: Primo tempo: Grave: La disperata Ero scongiura Zeus di aver pietà di lei (strofa 17). Allegro: Tempesta di mare; supplichevole preghiera agli dei perché vengano in soccorso all’amato (strofe 20-22) — Secondo tempo-. Quiete della natura dopo la tempesta; Ero riconosce il cadavere di Leandro sospinto alla riva. Scoppio di dolore e melanconica rinuncia (strofe 23-24) — Terzo tempo- Lotta dell’anima e sguardo al passato; Ero si getta nelle onde (strofe 25-26).

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 13 Sonate (c-moll) Grande Sonate pathetique für Klavier Widmung: Karl Fürst von Lichnowsky NGA VII/2 AGA 131= Serie 16/8

Creazione e pubblicazione: i primi schizzi per il Rondò risalgono al 1797 o 1798. L’edizione originale fu pubblicata nell’autunno 1799 da Hoffmeister a Vienna. I primi schizzi lasciano aperta la questione per quale organico possano esser stati pensati.  Alcuni accordi suggeriscono strumenti ad arco. Questo portò Gustav Nottebohm a suggerire che gli schizzi potessero essere collegati alla genesi dei Trii op. 9 (Nottebohm/Beethoveniana ll pp. 42-44; anche Johnson/Fischhof vol. 1 p. 346). Per la dedica vedere op. 1.

Prima esecuzione sconosciuta. Nel 1803 Ferdinand Ries studiò l’ op. 13 con Beethoven. Scrisse a Nikolaus Simrock: „Seine Sonate pathetique kann ich bald spielen, daß sie Ihnen Vergnügen machen dürfte, denn die Präcision, die er haben will, ist sich kaum zu denken“ (BGA 136).

Abbozzi per il terzo movimento: Re-Sib, mus. SM. autogr. Beethoven 28 (“Fischhof”), foglio 4 versus. Data: seconda metà del 1797 o prima metà del 1798 (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 347), facsimile: SBB.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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