WoO 191 Kühl nicht Lau (Freddo non tiepido), canone

WoO 191 “Kühl nicht Lau” (Freddo non tiepido), canone per Kuhlau, 2 setternbre 1825, pubblicato a Vienna nei Beethoven Studien di I. v. Seyfried, 1852 (Anhang, pagine 24-36). GA. n. 256/12 (serie 23 p. 196)- B. 216 – KH.(WoO) 191 – L. IV, pagina. 364 – Nottebohm pagina 162 – Thayer 253. Nell’occasione [alla fine di una tournée in Austria] di una visita fatta a Beethoven [del quale era un fervente ammiratore] a Baden il 2 settembre 1825 dal compositore [tedesco naturalizzato danese] Friedrich Kuhlau in compagnia dell’editore Haslinger [ di amici comuni tra cui Sellner, professore al conservatorio di Vienna, e Conrad Graf, il celebre costruttore di pianoforti] e di altri musicisti, fu presentato a
Beethoven, durante un allegro simposio, un canone sul nome di Bach, che il Kuhlau stesso aveva già pubblicato nel 1819. Seduta stante Beethoven scarabocchiò con le stesse note B(si bemolle), A(la), C(do), H(si naturale) l’abbozzo di canone Kühl nicht lau, giuocando sul significato delle parole kühl (freddo) e lau (tiepido), di cui il nome Kuhlau è composto. La redazione compiuta e regolare, in bella copia, fu inviata al destinatario il giorno successivo accompagnata dalla seguente lettera: ”Debbo confessare che anche nel mio caso lo champagne mi ha dato troppo alla testa e che ho dovuto ancora una volta constatare il fatto che indulgere in queste cose ostacola la mia capacità creativa anziché stimolarla. Infatti, per quanto di solito io sia facilmente in grado di rispondere su due piedi, non ho il più pallido ricordo di che cosa abbia scritto ieri”. [la lettera termina con la chiusa “Erinnern sie sich zu weilen ihres Ergebensten” (Ricordi a volte il suo devoto)]. Non conosciamo l’originale della lettera, che ci é nota soltanto per la comunicazione del Seyfried. Una vecchia copia del canone si conserva nella Beethovenhaus; l’ abbozzo scarabocchiato da Beethoven durante il simposio trovasi in un quaderno di conversazione posseduto dalla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. L’esempio musicale da noi sopra riportato e ripreso integralmente dal Seyfried. Non provata è l’esistenza di due altri canoni che Beethoven avrebbe scritto per il Kuhlau: la notizia, data dal giornale viennese Humorist (1837 n. 85) e riferita dal De Lenz (IV, pagg. 564-566) e riportata pure, nel suo catalogo (nn. 508-509), dallo Hess, che peraltro manifesta anch’egli i suoi dubbi.

Konversationsheft No. 93 – foglio 15-verso

Konversationsheft No. 93 – Foglio 16-recto

Copia della lettera a Kuhlau del 3 settembre 1825 che si trova alla Beethovenhaus a Bonn

Konversationsheft 94 – Foglio 45-verso

Konversationsheft 94 – Foglio 45-verso (pagina completa)

Lo schizzo iniziale del canone, quello citato da Biamonti, si trova al foglio 16-recto del Quaderno di Conversazione n. 93 che comprende le conversazioni fatte da Beethoven il 2 settembre 1825. Questo schizzo viene anticipato nella pagina precedente ( foglio 15-verso) da un frammento nel quale si trovano le note che compongono il nome BACH. Interessante questo primo frammento in quanto Beethoven scrive le 4 note su due soli righi ma soprattutto il fatto che questo frammento sia preceduto da 2 Chiavi di Violino, uno posta sul primo, l’altra sul secondo rigo; sembra quasi che Beethoven intendesse procedere con un canone le cui entrate fossero rese evidenti dalla posizione delle 2 Chiavi e cioè a distanza di una terza. Il secondo schizzo si trova nella pagina immediatamente dopo; è l’abbozzo vero e proprio del canone a 3 voci quello che Beethoven descrive come : “ non ho il più pallido ricordo di che cosa abbia scritto ieri”.

Ed ecco la copia della lettera vera e propria che Beethoven spedì a Kuhlau.
Testo della lettera:

“Baden am 3 ten Sept. 1825.
Ich muß gestehen, daß auch mir der Champagner gestern gar sehr zu Kopf gestiegen, und ich
abermals die Erfahrung machen mußte, daß d.g. meine Wirkungskräfte eher Unterdrüken als
befördern, denn so leicht ich sonst doch auf der Stelle zu antworten im Stande bin, so weiß ich doch
gar nicht mehr, was ich gestern geschrieben habe. –
Erinnern sie sich zu weilen ihres Ergebensten

Beethoven m.p.

Infine, nel quaderno di Conversazione successivo, il numero 94 (secondo la numerazione della Biblioteca di Stato a Berlino) o 91 (secondo la numerazione apposta sulla copertina del quaderno) che comprende le conversazioni fatte da Beethoven dal 4 al 8 settembre 1925, troviamo al foglio 45-verso lo schizzo delle lettere BACH seguite da altri due frammenti in lab maggiore o fa minore; questo frammento potrebbe dimostrare il ritrovato interesse di Beethoven per una composizione sul nome B-A-C-H.

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