WoO 189 Doktor sperrt das Tor dem Tod (Il dottore sbarra la porta alla morte), canone

WoO 189 “Doktor sperrt das Tor dem Tod” (Il dottore sbarra la porta alla morte), canone per Braunhofer, 11 maggio 1825, pubblicato da Nohl in Briefe Beethovens, 1865, poi anche da altri, recentemente da W. Hess nel quinto fascicolo dei Supplemente zur G.A., 1962. Bruers 329 – Hess 329 – KH. (WoO)189 – Thayer 251.

Titolo ufficiale: WoO 189 Doktor sperrt das Tor dem Tod Kanon (C-dur) nach einem eigenen Text Widmung: – NGAXII/2 AGA- SBG V/47 (2. Auflage: 48; Hess 266)

Il manoscritto originale, che porta la data suddetta, si trova nell’archivio della società degli Amici della Musica di Vienna. Il testo (di Beethoven): “Doktor sperrt das Tor dem Tod, Note hilft auch ans der Not” (Il dottore sbarra la porta alla morte, e così anche le note aiutano ad uscire dall’indigenza) è in relazione con quanto il maestro dice in un quaderno di conversazione: “Mein Arzt half mir, denn ich konnte keine Noten schreiben; nun aber schreibe ich Noten Welche mir aus den Nöten helfen“. (Il mio dottore mi ha aiutato, poiché non potevo più scrivere note; ma ora io scrivo delle note che mi aiutano ad uscire dall’indigenza). Beethoven aveva allora sofferto di una infiammazione intestinale, per la quale era stato curato dal dottor Braunhofer. Il canone era accluso ad una lettera scherzosa scritta l’11 maggio 1825 al dottore da Baden. Anche qui è chiaro il giuoco di parole fra “Note” (nota musicale) e “Not” (necessità, indigenza).

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968, pagina 406]

Scritto nel maggio 1825 a Baden vicino a Vienna. La prima edizione apparve postuma nell’edizione delle lettere di Ludwig Nohl del 1865, ma già nel 1838 un facsimile della trascrizione dell’autografo fu pubblicato sulla rivista Der Wiener Telegraph. Nell’aprile del 1825 Beethoven ebbe un malore e mandò a chiamare il suo medico, il dott. Anton Georg Braunhofer (vedere WoO 150, dedica), che si recò dal compositore curandolo. Beethoven scrisse in un taccuino di conversazione dell’inizio di maggio 1825: „Mein Arzt half mir denn ich konte kein[e] Note me[hr] schreiben, nun aber schreibe ich notten, welche mir aus den Noethen helfen“ (BKh 7 p. 256). A maggio Beethoven si recò a Baden, presso Vienna, per un ulteriore convalescenza. Probabilmente il 5 maggio 1825, poco prima della partenza di Beethoven, Braunhofer gli chiese alcune righe di suo pugno: “„Die Noten nicht zu vergessen, nur einige, unbedeutende — es handelt sich nur um Ihre Handschrift“ (BKh 7 p. 267).

Beethoven soddisfò la richiesta e il 13 maggio inviò il canone al medico di Baden, insieme a un rapporto sul decorso della malattia (BGA 1967). Braunhofer fu „sehr erfreut“ della lettera, come riferì il nipote Karl van Beethoven (BKh 7 p. 280). L’ autografo è conservato al DB, Mus. SM. autogr. Beethoven 51.85 (Konversationsheft 89), foglio 1 recto. Data: 8 maggio 1825 circa (BKh 7 p. 273), Lettera ad Anton Georg Braunhofer (BGA 1967). Datazione „am Ilten May 1825“. Titolo: foglio 2 recto: “„Geschrieben am 1 lten May 1825 in Baden Helenenthal an der 2ten Antons Brücke nach Siechenfeld zu“. 2 fogli; WoO 189 al foglio 2recto. Carta: Formato verticale, rifilata in alto, in basso e a destra, 26 x 21,5 cm, 4 righe vergate a mano libera. Provenienza: Anton von Braunhofer. – Leopold Edler von Sonnleithner. — Acquisito nel 1844. Facsimile: Der Wiener Telegraph. Conversationsblatt für Kunst, Literatur, geselliges Leben, Theater, Tagesbegebenheiten und Industrie 3 (1838), Nr. 2.  Nohl/Briefe p.289 n.335 (riproduzione chiusa). BGA 1967. Letteratura: Klein/Kanons p.38. — Misch/Pseudokanons p.33f. Thayer/1865 n. 251 (pag. 155).

J. Green ci informa che: “Il fatto che il testo provenga da Beethoven è evidente dall’uso di uno dei suoi popolari giochi di parole, […] Lo spartito che stava scrivendo in quel momento era quello del “heiligen Dankgesang eines Genesenen an die Gottheit” [il “Santo ringraziamento di un convalescente alla divinità”], il terzo movimento del suo Quartetto per archi op. 132. È interessante notare che anche il cantus firmus di questo canto è basato su DO maggiore (sebbene in tono da chiesa) e con valori di minima. Per l’esecuzione: alla fine di tutto il brano, la seconda voce deve cantare la nota sol sopra di essa annotata al posto della nota la (battuta 12), in modo che il movimento non finisca in modo fallace.” La risoluzione di questo canone per me è alquanto misteriosa; da qualunque nota parta la seconda voce si trovano intervalli non contrappuntistici e dissonanti. Se proviamo a strutturarla come un canone all’unisono alla terza misura della terza entrata troviamo addirittura una sovrapposizione di 2 terze maggiori (fa-sol-la).

Braunhofer Anton (1773 – 1846). Professore di storia naturale all’università di Vienna fu anche medico di Beethoven negli anni 1820-1826, e particolarmente nella malattia della primavera del 1825. Per lui Beethoven scrisse due canoni. Il più significativo è il WoO 189. Nell’aprile 1825 Beethoven, che aveva dovuto rinunciare al solito progettato viaggio a Londra, per il quale nel gennaio aveva ricevuto un nuovo invito dalla “Philarmonic Society”, scrisse un’accorata lettera di poche righe [A.1359] al dr. Braunhofer pregandolo di andare a visitarlo. I consigli furono di mettersi a dieta, non bere alcoolici, evitare le spezie e il caffé, e sopratutto di recarsi in campagna. Beethoven partì per Baden il 7 maggio e vi rimase tutta l’estate. In una lettera del 13 maggio [A.1371], Beethoven dà notizie del suo persistente cattivo stato di salute a Braunhofer, in modo quasi scherzoso. In fondo alla lettera scrive il canone “Doktor sperrt das Tor dem Tod” WoO 189 (Il dottore sbarra la porta alla morte), che si conclude con uno dei soliti scherzi di parole tanto cari a Beethoven, basato sulle parole “Note” (musica) e “Not” (bisogno): “Note hilft auch aus der Not” (La musica aiuta anche nel bisogno). Vi è infine la data: “Scritto l’11 maggio 1825 a Baden, nello Helenentahl, alla seconda Anton Brücke verso Sicchenfeld”. Al dottore Beethoven dedicò anche la canzone “Abendlied unterm gestirnten Himmel” WoO 150 (Canzone della sera sotto il cielo stellato), scritta nel 1820 e il Canone “Ich war hier, Doktor” Woo 190 (Ero qui, dottore).

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