WoO 183 Bester Herr Graf, Sie sind ein Schaf (Ottimo signor conte, ella è una pecora), canone

WoO 183 – “Bester Herr Graf, Sie sind ein Schaf” (Ottimo signor conte, ella è una pecora), canone per il conte Moritz Lichnowsky, 20 febbraio 1823, pubblicato in fac-simile in appendice al decimo fascicolo del Mus. Krit. Repertorium aller neuen Erscheinungen im Gebiete der Tonkunst (Repertorio critico musicale di tutte le novità nel regno della musica), Lipsia, 1844; a stampa da Kalischer e in partitura da M.A.L.; più recentemente da W. Hess nel quinto fascicolo dei Supplemente zur G A., 1962. H. 261 – B. 327 – KH. (WoO)183 – T. 248.

Titolo ufficiale: WoO 183 Bester Herr Graf, Sie sind ein Schaf! Kanon (F-dur) nach einem eigenen Text Widmung: NGAXII/2 AGA-SBG V/41 (2. Auflage: 42; Hess 261)

Il manoscritto originale si trova nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Questo canone poco complimentoso sarebbe stato indirizzato da Beethoven, secondo Schindler, al suo amico conte Moritz Lichnowsky che in una negoziazione editoriale aveva raccomandato l’accettazione delle proposte degli editori Steiner e Haslinger suscitando con questo il malumore del maestro. Qui è risolto a quattro voci, all’unisono.

commento di Schindler in fondo al foglio : “Geschrieben den 20t. Febr. 1823 im Kaffeehaus zur Birn auf der Landstraße.” [“Scritto il 20 Febbraio 1823 al caffè Birn sulla strada di campagna.”]

Origine e pubblicazione: secondo l’ appunto di Anton Schindler sull’autografo, annotato il 20 febbraio 1823, (il 1823 è sovrapposto al 1824). È dubbio che la data 1823 sia effettivamente corretta. La prima edizione apparve probabilmente postuma nel 1907 nella biografia di Beethoven di Alexander W. Thayer, ma un facsimile della trascrizione dell’autografo fu pubblicato già nel 1844 nel „Musikalisch-kritischem Repertorium aller neuen Erscheinungen im Gebiete de Tonkunst“ di Hirschbach. Secondo Schindler, il testo del canone si riferisce a Moritz Graf von Lichnowsky, che si schierò con Steiner nelle controversie tra Beethoven e l’editore, suscitando così il dispiacere di Beethoven. Nel „Musikalisch-kritischem Repertorium“ (1844) di Hermann Hirschbach, Schindler lo riportò col titolo “Beethoven’sche Memorabilien”; „Beethoven machte nämlich au Lichnowsky einen 4-stimmigen Canon mit den Worten: »Bester Herr Graf, Sie sind ein Schaf* um sich an ihm zu rächen. Diesen etwas unzeitigen Witz hielt er keineswegs geheim, hinterhe bürdete er aber mir die Schuld des Bekanntwerdens auf, weil ich ihm das Blatt unter den Hän den weggenommen hatte, um Missbräüch und Unfriede zu verhindert, und es bis zum heutiger Tag im Portefeuille verwahre”. (Schindler/Memorabilien p. 468.) Schindler introduce la riproduzione della trascrizione di Beethoven come segue: „Da sein Grund mehr obwaltet diesen Canon länger verborgen zu halten, so möge er im Facsimile dem Repertorium als Curio sum beiliegen“ (Schindler/Memorabilien p. 468). Una voce del nipote Karl in un taccuino di conversazione mostra questa storia sotto una luce diversa: „Schindler hat [cancellato: ihm – lui ] damahls der Canon auf den Grafen entrissen, u nicht wieder gegeben (BKh 7 p. 99; intorno al 23 gennaio 1825). I redattori del Konversationshefte l sospettano che la parola “lui” di Karl sia stata cancellata dallo stesso Schindler e dubitano della data di origine finora presunta del canone “20. febbraio 1823”, “poiché la nota di datazione di Schindler sull’autografo originariamente diceva ‘1824’, ed è stata cambiata in ‘1823’ in una successiva sovrascrittura” (BKh 7 p. 374f nota 246). Autografo: D-B, Mus. SM. autogr. Beethoven 35/35. datazione “20 £ febbraio 823” (ma vedi Origine ed Edizione). Le parti sono nominate ciascuna in chiavi diverse nell’ordine di inserimento in un pentagramma. Titolo: folio 1 recto titolo di Anton Schindler “Canon on Graf Lichnowsky”, in basso anche di Schindler „geschrieben den 20 Febr. 823. / im Kaffeehause zur Bim auf dei Land- / Straße“. Un foglio; Testo al recto, bianco al verso. Carta: 16 x 23 cm, 5 righe. Provenienza: Anton Schindler. – August Nowotny. — Acquisito nel 1880.

Il manoscritto si trova a Berlino nella Staatsbibliothek, Autograph 35/35 foglio 1. Klein così lo descrive :”Anton Schindler, Beethovens Factotum, hat diesen Kanon, der sich in seinem Nachlaß fand, überschrieben : “Canon auf Graf Lichnowsky” und darunter: “Geschrieben den 20t. Febr. 1823 im Kaffeehaus zur Birn auf der Landstraße.” Die von Beethoven frequentierte Gaststätte stand an der Landstraßer Haupstraße auf der Höhe des heutigen Hauses No. 31.
Nach einer Mitteilung Schindlers aus dem Jahre 1844 ist der Kanon damals als Unmutsäußerung über den Grafen geschrieben worden, der die Annahme von – für Beethoven angeblich ungüstigen – Vorschlägen der Verleger Steiner und Haslinger empfohlen habe. Die vier Teile des Kanons sind im Original (mit wechselnden Schlüßeln) hintereinander notiert (in der Reihenfolge der Stimmeinsaetze 1-2-3-4)…”
[Anton Schindler, il factotum di Beethoven, ha intitolato questo canone, che si trovava nel suo lascito: “Canone sul Conte Lichnowsky” e sotto di esso: “Scritto il 20 Febbraio 1823 al caffè Birn sulla strada di campagna.” La locanda frequentata da Beethoven era in Landstrasser Haupstrasse al livello dell’odierna casa n. 31 Secondo una comunicazione di Schindler del 1844, il canone fu scritto come espressione di insoddisfazione nei confronti del conte, che raccomandava l’accettazione dei suggerimenti degli Editori Steiner e Haslinger che sarebbero piaciuti a Beethoven. Le quattro parti del canone sono annotate nell’originale (con chiavi cangianti) una dopo l’altra (nell’ordine delle voci 1-2-3-4)…] quest’ultima frase è un po’ misteriosa visto che tutte le voci sono scritte in Chiave di Baritono. Biamonti lo inserisce nel suo catalogo con il numero 769 mentre Hess con il numero 261. J. Green ci informa che :” il canone viene inavvertitamente nominato due volte nella precedente terza edizione del catalogo Hess, al n. 199 e al n. 244.” Concordo con Green nel notare che tutte le versioni precedenti sono errate, anche quella di Misch che lui reputa corretta, per cui ho riscritto il canone con le note reali di Beethoven : nella seconda voce in tutte le edizioni manca, anche se Beethoven lo scrive in maniera evidente, il bequadro al “si”; nella terza voce, prima misura seconda metà, in tutte le versioni troviamo un “do” ma in effetti Beethoven scrive “sol” (sotto la nota troviamo un simbolo che potrebbe essere una “c” ma ho mantenuto la nota reale); quarta voce, prima misura seconda metà, Beethoven scrive sia “do” che “mi” ma, in questo caso, concordo con le altre versioni tenendo il “do” (se usassimo il “mi” Beethoven avrebbe fatto delle quinte parallele con la seconda voce). La versione più facile da cantare, visto anche l’estensione della melodia, dovrebbe essere quella di un canone “a sovrapposizione” dove ogni voce ripete le stesse due misure e il canone si forma con l’ingresso delle nuove misure; l’ordine di entrata delle voci, per me, dovrebbe essere 2-4-1-3. commento di Schindler in fondo al foglio : “Geschrieben den 20t. Febr. 1823 im Kaffeehaus zur Birn auf der Landstraße.” [“Scritto il 20 Febbraio 1823 al caffè Birn sulla strada di campagna.”]

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