WoO 140 An die Geliebte (All’amata): O dass ich dir vom stillen Auge (Oh che io a te dai silenziosi occhi) per voce e pianoforte

Andantino, un poco agitato

WoO 140 – An die Geliebte (All’amata): O dass ich dir vom stillen Auge (Oh che io a te dai silenziosi occhi) per voce e pianoforte (due redazioni), dicembre 1811, pubblicate la prima ad Augsburg, Gombart, dopo il 1825; la seconda a Vienna, come appendice alla Wiener Zeitschrift «Friedensblätter. Eine Zeitschrift für Leben, Literatur und Kunst» del 12 luglio 1814, e, in fascicolo a sé, a Bonn, Simrock, principio 1817. GA. nn. 243a e 243 (serie 23/30 e 29) – Boett. IX/6 -B. 247 – ICH. (Wo0)140 – L. IV, p. 347è – N. p. 183 -T. 165.

Il manoscritto originale della prima redazione si trova nella biblioteca del conservatorio di Parigi; quello della seconda nell’archivio della società degli Amici della Musica di Vienna. Testo di Jos. Ludwig Stoll. Poiché questo fu stampato soltanto verso la fine del 1813 nel Musen-Almanach fiir das Jahr 1814 e la canzone di Beethoven porta nei manoscritti la data del dicembre 1811, scrive il KH., bisogna ammettere che Beethoven ne abbia avuto una copia datagli dall’autore (da lui già conosciuto) prima della stampa. Una canzone breve e gentile. Le due redazioni differiscono quasi esclusivamente nell’accompagnamento pianistico.

O daß ich dir vom stillen Auge
In seinem liebevollen Schein
Die Träne von der Wange sauge,
Eh sie die Erde trinket ein!

Wohl hält sie zögernd auf der Wange
Und will sich heiß der Treue weihn.
Nun ich sie so im Kuß empfange,

Nun sind auch deine Schmerzen mein, (ja mein!)

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: WoO 140 An die Geliebte Lied (C-dur/D-dur) nach einem Gedicht von Joseph Johann Ludwig Stoll für Singstimme und Klavier Widmung: — NGA XII/1 Nr. 54-55, 86, 106 AGA 243-243a = Serie 23/29-30

Origine e pubblicazione: Lied abbozzato nel settembre/ottobre 1811. La canzone è sopravvissuta in tre versioni. Beethoven scrisse la prima prima o nel dicembre 1811, la partitura autografa della seconda fu creata „im Monath December 1811“  come recita la data autografa e l’ultima versione forse non prima del 1814. Le edizioni originali di quest’ultima versione apparvero nel 1814 e nel 1816: nel luglio 1814 come supplemento musicale al periodico viennese Friedensblätter, nel dicembre 1816 presso Simrock di Bonn e Colonia. Le due versioni precedenti furono pubblicate per la prima volta da Gombart ad Augsburg nel marzo/aprile 1826 e postume nel gennaio 1836 come supplemento musicale al periodico Europa, Chronik der gebildeten Welt (Lipsia/Stuttgart). I primi abbozzi di Beethoven contenuti nel quaderno denominato “Petter” risalgono al settembre 1811. Beethoven li scrisse sul primo foglio originale dello sketchbook (oggi foglio 74), sul foglio successivo denominato “Grasnick 20a” (oggi foglio 1) e anche su un foglio probabilmente successivo, ora di proprietà privata a Berlino; gli schizzi per WoO 140 sul foglio 74 sono quindi le prime note conosciute per questa canzone. Nella prima edizione della 2a versione esiste una nota indicante la scrittura della canzone nel registro (perduto) della cantante Regina Lang (1788-1827), nata Hitzelberger. Lang fece il suo debutto all’Hoftheater di Monaco all’età di 17 anni e fu allieva dell’ Abbe Vogler, Peter von Winter e Carl Cannabich a Monaco. La cantante della corte bavarese era considerata il miglior soprano del suo tempo. Nel novembre 1811 si dimise dal teatro e si recò a Vienna. Forse Regina Lang sperava in un fidanzamento nella capitale. Dopo qualche tempo tornò a Monaco e lavorò come cantante da camera.

Le tre versioni differiscono principalmente nella tonalità (1a versione in Do maggiore, 2a e 3a versione in Re maggiore) e nell’accompagnamento al pianoforte. La prima versione, pubblicata nel 1826 in un’antologia di Gombart ad Augsburg e contenuta anche in un’antologia di provenienza monacense, è la più vicina agli abbozzi. Deve quindi essere considerata come la più antica. Le partiture autografe della 2a e 3a versione sono entrambe datate „December 1811“.  E’ possibile che il manoscritto della 3a versione non fosse creato fino al 1814, come suggerisce la filigrana della carta utilizzata. Sebbene tutti gli altri documenti provengano da autografi di Beethoven con la stessa filigrana del 1815, lo stato testuale di questa 3a versione (con le sue numerose correzioni) suggerisce che questa partitura sia un modello di stampa per l’originale di Vienna. Sembra che Beethoven non avesse più il manoscritto, motivo per cui fu costretto a preparare questa nuova trascrizione per la prevista pubblicazione. Alla fine del settembre 1816, il figlio di Nikolaus Simrock, Peter Joseph, acquistò le due canzoni WoO 140 e 145 insieme all’op. 102. Simrock pubblicò immediatamente le canzoni e le pubblicizzò sulla Kölnische Zeitung il 15 dicembre 1816. Testo: Joseph Johann Ludwig Stoll (1778—1815), „An die Geliebte“, stampato per la prima volta nel 1814 in due almanacchi pubblicati a Vienna: in „Selam. Ein Almanach für Freunde des Mannigfaltigen“  e in „Musen=Almanach für das Jahr 1814“ di Johann Erichson (p. 185). Beethoven deve aver ricevuto il poema manoscritto direttamente dall’autore, che conosceva personalmente, dal momento che lo mise in musica già nel 1811 (BGA 391). Lo indica anche un commento nel quaderno “Petter”, foglio 74versus: „Nb: wenn noch 2 Strophen dazu kämen, würde Es noch schöner seyn“. Prima esecuzione sconosciuta.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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