WoO 78 Variazioni (7) in do maggiore per pianoforte sul tema del God save the King

WoO 78 Variazioni (7) in do maggiore per pianoforte sul tema del “God save the King”, metà 1803 (non oltre il luglio). GA. n. 179 (serie 17/18) – B. 189 – KH. (WoO) 78 L. IV, p. 321/25 – N. p. 159 – T. 116.

Composte insieme con le Variazioni sul tema del Rule Britannia di cui al n. seguente. Il manoscritto originale è sconosciuto. La quarta variazione si avvicina particolarmente alla terza dell’op. 35 con lo spiegamento del suo ritmo a pieni accordi che si innalza reiteratamente per successivi rimbalzi dal grave all’acuto: come una pomposa fanfara echeggiante intorno al tema sottinteso. La quinta, in minore, è d’una malinconia idilliaca, nella sua melodia a terzine, legata, come la cornamusa di un pastore nostalgico. A contrasto la sesta (Marcia – 4/4), di nuovo in maggiore, si spiega con gagliardia ritmica nutrita di compatte armonie. Nella Coda, un Adagio 3/4 di sei battute riprende il tema nella forma originaria, ma reinterpretato armonicamente così da cambiare fisionomia: una momentanea diversione, come in altri casi analoghi, da cui deriva nuova efficacia al ritorno in tono della stretta (Allegro 3/4) festosamente animata, similmente a quanto avverrà, in altra forma, nell’episodio di giubilo popolare, sulla base del tema medesimo, alla fine della Battaglia di Vittoria del 1813. Beethoven ricorrerà al God save the King, ancora una terza volta, in una elaborazione per canto (solo e coro) accompagnata da pianoforte, violino e violoncello e provveduta di una introduzione e di un epilogo strumentale.

God Save the King (Queen) (dall’inglese: Dio salvi il Re (in alternativa, a seconda del sesso del regnante, God Save the Queen) è il brano utilizzato come inno nazionale del Regno Unito. È inoltre tuttora l’inno di altre nazioni che riconoscono il Re del Regno Unito come capo di Stato, come ad esempio Canada, Australia, e Nuova Zelanda. È anche l’inno nazionale di tutti i Territori d’oltremare britannici.

Composto dal compositore barocco Thomas Arne, autore anche della nota e celebre canzone patriottica Rule, Britannia! (vedere sul nostro sito in WoO 79)  L’ inno fu scitto tra il 1736 e il 1740 ed entrò i uso il 28 settembre 1744, ed è ad oggi l’ inno più antico al mondo. Come altri aspetti dell’ordinamento britannico, il suo utilizzo come inno nazionale non è sancito da alcuna legge parlamentare o proclama reale, essendo invece frutto della consuetudine. È probabilmente l’inno più famoso al mondo in quanto in uso in tutti i territori dell’Impero britannico. Il God Save the Queen è l’inno reale suonato in presenza del sovrano o di qualche membro della famiglia reale, oppure in commemorazioni particolari.

La melodia del God save the Queen fu composta su ordine di Giorgio II Hannover divenuto re di Gran Bretagna, ma essendo questi principe elettore di Hannover, l’inno divenne tale anche per la Confederazione Germanica, passando poi nel 1871 all’Impero tedesco (1871-1918) di Guglielmo II che lo adottò come inno nazionale col nome di Heil dir im Siegerkranz (Ave a te nella corona della vittoria), e rimase poi in vigore senza testo nella Repubblica di Weimar fino al 1922, quando fu adottato il “Das Lied der Deutschen”.

All’epoca i compositori venivano considerati dai monarchi dei semplici servitori e perciò il nome del compositore, come pure quello del poeta, rimasero ignoti. Sono state avanzate delle ipotesi storico-musicologiche con i nomi di Henry Carey (1687-1743) e John Bull (1562-1628) ma, come si può notare, le date non coincidono con il 1745. La posizione ufficiale del Governo britannico è “autori ignoti”.

Assieme al Rule, Britannia! il motivo principale dell’inno è presente anche ne La vittoria di Wellington Opus 91 (Wellingtons Sieg oder die Schlacht bei Vittoria), in queste variazioni WoO 78, e nella versione per voce, coro con accompagnamento di trio con pianoforte, violino e violoncello WoO 157 numero 1. Appare inoltre in almeno altre 13 composizioni di musica classica; in tre di esse però la sua citazione va intesa come inno tedesco, e in una come inno statunitense.

È interessante notare che due nazioni costitutive del Regno Unito (Scozia e Galles) posseggano un proprio inno e che negli eventi sportivi internazionali a squadre venga eseguito questo, e non God Save the Queen. Complessivamente l’inno God save the King è stato in vigore come inno nazionale per 143 anni (1745-1837, 1901-1952) ovvero quando in carica ci furono sovrani maschi che furono otto: Giorgio II, Giorgio III, Giorgio IV, Guglielmo IV, Edoardo VII, Giorgio V, Edoardo VIII, Giorgio VI mentre il God save the Queen è stato in vigore per 131 anni e lo è tuttora (1837-1901, dal 1952) nonostante le Regine siano state solamente due, la regina Vittoria e l’attuale regina Elisabetta II.

Per consuetudine, quando a corte si canta detto inno, il monarca è esentato, poiché l’inno è un preghiera rivolta a se stesso , mentre il consorte è tenuto a declamarlo.

Il sito www.lvbeethoven.it  possiede una copia dell’ inno risalente circa a fine 700 o ai primi anni del secolo successivo. (Vedere le tre immagini in calce). Questa particolare edizione fu arrangiata dal compositore italiano G.G. Ferrari (Giacomo Gotifredo Ferrari Rovereto, 1763 – Londra, 2 dicembre 1842) che la pubblicò dopo  l’arrivo a Londra da Parigi. I due libri  “Aneddoti piacevoli e interessanti occorsi nella vita di Giacomo Gotifredo Ferrari da Rovereto” autobiografia in due volumi, pubblicata a Londra nel 1830 e dedicata al re Giorgio IV;  ci permette di conoscere più da vicino questo personaggio della storia della musica.

Numerosi sono i personaggi di cui Ferrari diede testimonianza diretta nella sua autobiografia: Franz Joseph Haydn, Muzio Clementi, Luigi Cherubini, nei confronti dei quali nutrì ammirazione e rispetto; pagine di commossa venerazione egli dedicò a Wolfgang Amadeus Mozart, definito il compositore più eminente che mai sia comparso.

God save our gracious Queen!
Long live our noble Queen,
God save the Queen!
Send her victorious,
happy and glorious,
long to reign over us,
God save the Queen!

O Lord, our God, arise,
scatter her enemies,
and make them fall.
Confound their politics,
frustrate their knavish tricks,
on Thee our hopes we fix,
God save us all.

Thy choicest gifts in store
on her be pleased to pour,
long may she reign!
May she defend our laws,
and ever give us cause
to sing with heart and voice,
God save the Queen!

Citiamo dal libro di Douglas Johnson “The Beethoven’s Sketchbooks”,  pagina 139 [si parla del quaderno di abbozzi denominato Landsberg 6] : La parte superstite della raccolta risulta contenere solo 3 fogli, da foglio 1 a foglio 3. La sua ricostruzione conferma interamente l’affermazione del Nottebohm, secondo cui manca un foglio prima del foglio 1 e 4 fogli tra i fogli 1 e 2. Si può ipotizzare quindi che fosse originariamente un fascicolo di 8 fogli, come molti quaderni di abbozzi simili. Nessuno dei presunti 5 fogli persi è stato ad oggi rintracciato, ma alcuni dei loro contenuti possono essere congetturati: sono schizzi per le variazioni per pianoforte sul “Rule Britannia” WoO 79, opera abbozzata sul foglio 1v e di nuovo sui fogli 2r e 3r., forse due piccoli Klavierstüke del 1803, che potrebbero esser stati scritti in queste pagine perdute; così come la canzone ” Der Wachtelschlag “WoO 129 e le variazioni per pianoforte sul ” God save the King “WoO 78 […] Il Landsberg6 sembra seguire più o meno direttamente il quaderno di abbozzi Wielhorsky e inizia con gli schizzi per le variazioni sul “Rule Britannia” WoO 79. Sia queste che WoO 78  in ogni caso furono completate entro il 6 agosto 1803, dal momento che quel giorno l’allievo di Beethoven, Ferdinand Ries, scrisse a Simrock a Bonn queste parole per chiedere se la casa editrice fosse interessata a pubblicarle: “Er hat jetzt über 2 englische Lieder Variationen geschrieben, wollten Sie vielleicht diese haben, so könnte ich deswegen mit ihm sprechen “[Erich H. Müller, Beethoven e Simrock, in: Simrock Jahrbuch 2 (1929), pp. 23-24; Kinsky-Halm, pp. 531-533.]. Ovviamente la seconda serie di variazioni non poteva che essere quella per il “God save the King”.

Un abbozzo intitolato “god save te (sic!) King è conservato nella miscellanea Kafka Add. Ms. 29801 nella British Library (f. 82r), inserito in una pagina contenente anche schizzi  per il Secondo Concerto per pianoforte Opus 19. Per questo motivo l’autografo è stato datato attorno al 1800. L’interesse di Beethoven per “Rule Britannia” e il “God save the King”  potrebbe essere iniziato quindi prima del 1803. Del “Rule Britannia” ne copiò il tema (misure 1-30)  in modo ordinato, in riduzione  per pianoforte, nel manoscritto Landsberg 12 (Berlin Deutsche Staatsbibliothek), p. 59. La datazione di questa pezzo non può essere stabilita con certezza,  ma alle pagine 62 e 63 nel Landsberg 12 troviamo alcuni schizzi per la Seconda Sinfonia, scritti sulla stessa carta della stessa altezza, larghezza e numero di righi di pagina 59. Se quella copia del tema “Rule Britannia” risalisse al 1802, l’anno in cui Beethoven lavorò alla Seconda Sinfonia,  potrebbe segnare il momento in cui iniziò a pensare di comporre delle  variazioni su quel tema.

WoO 78 fa parte del progetto La ricerca diventa Arte

Una nuova vita per le opere sconosciute di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura del pianista maestro Giuseppe Bruno

Sesta conversazione: “Before Brexit”.

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