WoO 5 Primo tempo incompiuto (Allegro con brio) di un Concerto in do maggiore per violino e orchestra

Allegro con brio

WoO 5 – Primo tempo incompiuto (Allegro con brio) di un Concerto in do maggiore per violino e orchestra, 1790 – ottobre 1792, pubblicato dallo Schiedermair: Der junge Beethoven, Ànlagen, 2. B. 148 – H. 10 – KH. (WoO)5 – P. 18 – Sch. p. 217/28 -T. 296.

Il manoscritto originale è conservato nell’archivio della società degli Amici della Musica di Vienna. Il completamento, con rimaneggiamenti anche della parte originale, è stato tentato due volte: una prima da L. Hellmesberger (Vienna, Schreiber – Spina, 1879) ed una seconda da Juan Manen (Vienna, Universal Edition, 1933, per violino e pianoforte; 1943 partitura), ma non senza arbitrii e con un risultato poco soddisfacente per quel che riguarda la ricreazione dell’opera nello spirito del tempo e dell’autore.

Ci atteniamo qui alla redazione originale incompiuta pubblicata dallo Schiedermair (in tutto 259 battute) e recentemente da W. Hess, in edizione critica, nel terzo fascicolo dei Supplemente Zur GA., parte I, 1960. La partitura comprende, oltre gli archi (violoncelli e contrabbassi in una sola riga), un flauto, 2 oboi, 2 fagotti e 2 corni. Il Tutti iniziale espone e sviluppa il primo elemento tematico “Allegro con brio”. Il solista, accompagnato dall’orchestra, lo riprende amplificandolo ed arricchendolo fino all’entrata di un nuovo tema, in un chiaro sol maggiore, anch’esso proposto dall’orchestra e svolto dal solista. Una rientrata del Tutti con il tema iniziale conduce alla conclusione della parte espositiva. Poche pagine dopo, all’inizio ancora della parte di sviluppo, il manoscritto termina.

A noi è pervenuto un solo manoscritto originale relativo al primo tempo di appena 259 battute e quindi non sappiamo esattamente se si trattasse di un Concerto per violino e orchestra completo andato in buonissima parte perduto. La sua datazione è approssimativamente compresa fra il 1790 e l’ottobre 1792, prima della partenza definitiva di Beethoven per Vienna. In realtà, il tipo di ortografia beethoveniana, potrebbe fare pensare che risalga alla fine degli anni Ottanta, ma lo stile che Beethoven qui adopera, lo fa avvicinare alle Cantate composte nel 1790 perché: «(…) Siamo infatti di fronte ad una musica forte, complessa e sicura, tale da inquadrarsi in un’evoluzione artistica già avanzata (…)».[1]

Ad oggi, esistono ben quattro versioni di completamento di questo movimento.

La prima risale al 1879 ed è di Joseph Hellmesberger che fu colui che ritrovò questo frammento e lo dedicò a Gerhard von Breuning, figlio di Stephan, che lo definì «un nuovo gioiello»,[2] regalatoci postumo da Beethoven. Questa versione è però molto arbitraria perché ci sono parecchie modifiche rispetto all’originale beethoveniano.

La seconda fu di Juan Manén nel 1933 e fu pubblicata nello stesso anno, presso l’Universal Edition Vienna in riduzione per pianoforte e, nel 1943, in partitura completa; anche questa, però, altera la forma originale dello scritto musicale beethoveniano.

La terza del 1972, realizzata da Wilfried Fischer e pubblicata nello stesso anno dalla Bärenreiter, non ricevette un’accoglienza favorevole da Willy Hess che espresse dubbi sul «respiro della forma complessiva»,[3] ritenendo inoltre che ne veniva «spezzata la spina dorsale del movimento».[4]

La quarta, del 1999, è del compianto  Roberto Diem Tigani: fu pubblicata presso l’editore Bongiovanni di Bologna ed è quella che, in assoluto, segue più attentamente e in maniera filologica il manoscritto originale beethoveniano.

Giovanni Carli Ballola, nota come in questo movimento: «(…) la ricchezza virtuosistica della parte del violino solista e la sua esuberante invadenza oltrepassano i limiti dei Concerti mozartiani, accostandosi ai modelli più pretenziosi e più “moderni” di Giovanni Battista Viotti (…)».[5]

A coronamento di ciò Luigi Della Croce, su questa pagina, aggiunge: «(…) divergente dalla colorita e frastagliata tematica dei concerti di Mozart, sono le pause di cui è letteralmente cosparsa. Sono interruzioni dovute dal discorso, momenti di raccoglimento e di mistero, prima della pausa purtroppo definitiva che ci ha nascosto, forse per sempre, una delle opere più profonde e profetiche del giovane Beethoven.».[6]

[1] Luigi Della Croce: Ludwig van Beethoven. La musica sinfonica e teatrale. L’Epos editore

[2] Gerhard von Breuning: Ludwig van Beethoven nei miei ricordi giovanili. SE editore

[3] James F. Green: Il nuovo catalogo Hess delle opere di Beethoven. Zecchini editore

[4] James F. Green: Il nuovo catalogo Hess delle opere di Beethoven. Zecchini editore

[5] Giovanni Carli Ballola: Beethoven. Biografie Bompiani editore

[6] Luigi Della Croce: Ludwig van Beethoven. La musica sinfonica e teatrale. L’Epos editore

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