Unv. 20 Le Lamentazioni di Geremia

Studio di bassi figurati che si trovano alla pagina 96 recto del “Kafka Schizzenbuch” 14 righi, tutti scritti in doppia chiave. (con una ricerca di Graziano Denini)

Al rigo 8 Beethoven scrive H-Moll, poi G-Dur. Più avanti leggo “bejm Simonetti” e “und Delombre” La scrittura è grassa, inchiostrata nera, ma precisa. Poche cancellature, chiavi di basso tipiche della fine del 1700, note con stanghette girate, tipiche beethoveniane. Il foglio 96 versus è completamente vuoto, molto liso e macchiato di inchiostro nero. Il gruppo di fogli precedenti, dal 90 recto sino al 95 versus, contiene la Fantasia per pianoforte Biamonti 213, ascrivibile al periodo 1788 – 1789.  Non una vera opera a sè stante, ma uno studio di basso figurato. Quale dunque dovrebbe essere la datazione di queste pagine è sentenza ardua; potrebbero essere ascritte ad un periodo piuttosto lungo; dal 1785/6 al 1790/92

Si veda anche lo studio di Schmidt-Görg, ‘Ein neuer Fund in den Skizzenbüchern Beethovens: die Lamentationen des Propheten Jeremias”, B-Jahrbuch III (1959), pagine 107-110. Le scoperte del Prof. Schmidt-Görg possono essere compendiate come segue: Wegeler raccontò un aneddoto circa i giorni passati da Beethoven come aiuto organista della Cappella Elettorale a Bonn, quando doveva accompagnare tediose Lamentazioni durante settimana Santa. Il giovane compositore chiese ad un cantante (Heller) se fosse possibile creare armonizzazioni insolite del canto liturgico e, dopo avere ottenuto il suo assenso, si mise a studiarle. Gli abbozzi della pagina 96 devono essere gli studi preparatori di questo canto. Beethoven cita, fra l’altro due cantanti della Cappella di Bonn: non Heller, il cantante dell’aneddoto, ma Simonetti e Delombre. Per allontanare ancor più la possibilità di una datazione certa, si nota che Simonetti lavorò a Bonn a partire dal 1790.

L’aneddoto ed il foglio potrebbero essere stati concepiti insieme per una Quaresima compresa fra il 1790 ed il 1792 (Thayer è incline a pensare al 1790). L’asserzione di Wegeler che sia stato usato un pianoforte, come era tradizione durante la Quaresima, è confermata dalla parola ‘Knie’ (ginocchio) scritta a battuta 12. Le leve di ginocchio furono legate ai pianoforti del tempo, non agli organi.

Il “cantus firmus” studiato da Beethoven differisce leggermente dalla versione data da Schindler (vedere Beethoven, di F.A. Schindler, pagina 41).
Le ultime tre misure contengono un acrostico di lettere israelitiche. (Vedere descrizione sottostante).

Abbozzato quindi a Bonn per la Settimana Santa 1790, 1791 o 1792. La carta del foglio di abbozzi è dell’epoca di Bonn (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 247-251). Fondamentale per la datazione è la menzione dei due cantanti menzionati, “bejm Simonetti / und / Delombre”. Ludwig Simonetti è elencato nei documenti della cappella di corte di Bonn dal 1790 al 1794, Christian Hubert Delombre dal 1779 al 1796 (Braubach/Hofka pagina 53). Nelle sue memorie, il mastro fornaio Gottfried Fischer annovera entrambi i tenori di corte  „besagte[n] Freünden, die ihre zeit bey Hr: Joh: v: Beethoven und sein Sohn Lutwig v: Beethoven oft Besuch geschenk […] haben“ (Wetzstein/Bäckermeister pag. 126). “detti amici che trascorrevano il loro tempo con Hr : Joh: v: Beethoven e suo figlio Lutwig v: Beethoven dava spesso ai visitatori […]”

Un aneddoto molto citato di Franz Wegeler riporta che i lamenti liturgicamente programmati furono suonati anche durante la Settimana Santa alla corte del principe arcivescovo di Colonia (secondo Schmidt-Görg “Lamentationen in stillen Metten um sechs Uhr abends”): „In der katholischen Kirche werden während dreier Tage in der Charwoche die Lamentationen des Propheten Jeremias gesungen. Diese bestehen bekanntlich aus kleinen Sätzen von 4 bis 6 Zeilen, und wurden, jedoch nach einem gewissen Rhythmus, als Choräle vorgetragen. Der Gesang bestand nämlich aus 4 auf einander folgenden Tönen, z. B. c, d, e, f, wobei immer auf der Terz mehrere Worte, ja ganze Sätze abgesungen wurden bis dann einige Noten am Schluß in den Grundton zurückführten. Der Sänger wird, da die Orgel in diesen drei Tagen schweigen muß, nur von einem Klavierspieler frei begleitet. Als einst dieses Amt unserem Beethoven oblag, fragte er den sehr tonfesten Sänger Heller, ob er ihm erlauben wolle, ihn herauszuwerfen und benutzte die wohl etwas zu schnelle gegebene Berechtigung so, daß derselbe durch Ausweichungen im Accompagnement, ungeachtet Beethoven den vom Sänger anzuhaltenden Ton mit dem kleinen Finger fortdauernd oben anschlug, so aus dem Tone kam, daß er den Schlußfall nicht mehr finden konnte. Der noch lebende damalige Musikdirektor der Kurfürstlichen Kapelle und erste Violinspieler Vater Ries erzählt jetzt noch ausführlich, wie sehr der dabei gegenwärtige Kapellmeister Luchesi durch Beethovens Spiel überrascht gewesen sei. Heller verklagte in der ersten Aufwallung des Zorns Beethoven bei dem Kurfürsten, welcher, obgleich diesem jungen, geistreichen, mitunter selbst muthwilligen Fürsten die Sache gefiel, dennoch eine einfachere Begleitung befahl.“

In un primo sfogo di rabbia, Heller fece le sue dimostranze al Principe Elettore contro Beethoven. Il Principe, sebbene piacesse questo giovane spiritoso, a volte sfrenato, ordinò comunque un accompagnamento più semplice. al posto dell’organo fu disposto che il cantante fosse accompagnato da un pianoforte. Oltre ai nomi dei cantanti, sotto una serie di ripetizioni di crome, Beethoven annota sul foglio „mit dem knie“ “con il ginocchio”, cioè con la leva del ginocchio. Gli strumenti a tastiera dell’epoca avevanoquesta caratteristica. Data la lunghezza dei testi, è del tutto ipotizzabile che sia Heller sia Simonetti che Delombre condividessero quest’ incarico.

Il foglio permette anche di concludere che Beethoven non improvvisasse liberamente l’accompagnamento, ma lo preparò in anticipo e stabiliva la melodia del canto gregoriano con figure di basso figurato, che di solito viene data secondo il Graduale Romanum.

Le Lamentazioni (anche Geremiadi, secondo la Vulgata “Lamentationes Jeremiae”, secondo la Settanta “Threni”). sono scritte in un libro di cinque poesie (capitoli) nell’Antico Testamento che raccontano la distruzione di Gerusalemme e del Primo Tempio da parte dei Babilonesi nel 586 a.C.. L’autore è anonimo, ma secondo la tradizione ebraica le Lamentazioni sono attribuite al profeta Geremia. Nella liturgia della Chiesa Cattolica Romana, le Lamentazioni sono lette nella preghiera dell’ora notturna (Matutin) il Giovedì Santo, il Venerdì Santo ed il Sabato Santo.

Schizzi: GB-Lbl, Add. Sig.ra 29801 (“Kafka”), Bl. 96r. Facsimile e trascrizione: Kerman/Kafka.

Bibliografia Kramer/Education (soprattutto pp. 72-86). — Schmidt-Görg/Lamentationen.

Ho cercato la parte delle lamentazioni in canto gregoriano che avesse più note comuni con le note in minime che riporta Beethoven nel primo rigo; ho trovato su YouTube un brano con lo stesso andamento ( https://youtu.be/roxEeHGJ3YQ ) che aveva anche la parte scritta in notazione gregoriana.

Il testo corrisponde al secondo capitolo delle Lamentazioni. Ho copiato la musica su pentagramma rispettando il più possibile la ritmica. Naturalmente ho trasportato le note in modo che combaciassero con quelle di B. Ci sono alcune note diverse che naturalmente ho modificato seguendo la traccia Beethoveniana. A questo punto ho copiato sul pentagramma nelle parti estreme le note di B così come le ha scritte indicando anche la cifratura e le indicazioni di Kerman aggiungendo alcune mie considerazioni (segnate con l’asterisco).

Nella seconda parte ho giustapposto le note del basso con quelle del canto ritmico mantenendo l’incipit e HETH e finalmente ho completato le parti interne seguendo la cifratura e le regole del contrappunto. Da notare che il HETH e TETH del canto corrispondono perfettamente alle note di B.

ANALISI

Lamentazione 1a = misura 1 = re al Basso = con il sib al canto la cifra giusta è 36

misura 3 = do al Basso = con il mib al canto non può essere 456 ma 356

misura 6 = al basso non dob ma sibequadro

misura 9 = col mi al canto = 36

misura 9 = col do al canto = 36

misura 10 = col sib al canto = 46 o 34

misura 11 = col do al canto = 36

Lamentazione 2a = il basso dell misure 1-2 e la prima della misura 3 sono cancellate

misura 6 = col re al canto non può essere 346 ma 246

misura = la al Basso = col do al canto non puo essere 246# ma 346#

Nella liturgia cattolica romana le letture per il primo Notturno del Mattutino del triduum sacrum (Giovedi Santo, Venerdì Santo e Sabato Santo) sono costituite dalle Lamentazioni di Geremia, ovvero porzioni dell’omonimo libro profetico dell’Antico Testamento. Spesso le Lamentazioni sono cantate e per questo, insieme ai grandi responsori, sono musicalmente i testi cantati più importanti in polifonia e furono musicati dai più importanti compositori fin dal Quattrocento.  In effetti, fino al ‘500 il numero e la selezione dei versi delle Lamentazioni utilizzati come letture per il triduum sacrum variavano considerevolmente, ma il Concilio di Trento riuscì a stabilire un sistema ordinato, e da allora la loro scelta è stata essenzialmente rispettata in questi termini: Giovedì Santo: I. 1–5 I. 6–9 I. 10–14 Venerdì Santo II. 8–11II. 12–15 III. 1–9 Sabato Santo III. 22–30 IV. 1–6 V. 1–11. (consultare il testo delle Lamentazioni)

È famoso l’inizio della prima lettura del Giovedì Santo, ‘Incipit Lamentatio Jeremiae Prophetae’; la terza lettura del Sabato Santo è la c.d. Orazione (Oratio Jeremiae), inizia infatti con ‘Incipit oratio Jeremiae Prophetae’.

Una caratteristica distintiva di queste letture è la comparsa delle lettere ebraiche (Aleph, Beth, Ghimel, che sono le lettere acrostiche riportate anche nell’ abbozzo beethovreniano) all’inizio di ogni verso, poiché nell’originale ebraico i cinque capitoli di lamento sono in gran parte un acrostico alfabetico. Infine, ogni lettura si conclude con il versetto ‘Jerusalem, Jerusalem, convertere ad Dominum Deum tuum’, che non è di Geremia, ma è tratto da Osea 14,2.

Analogamente al Passio, le Lamentazioni ricevettero una enfasi particolare nella liturgia della Settimana Santa e si distinsero perciò per l’attenzione speciale al canto. Tuttavia, dall’epoca medievale sopravvivono per lo più semplici formule di recitazione e solo poche musiche più specifiche che tentano di esprimere il contenuto del testo.

Sino al ‘500 fiorirono molti toni locali, con differenziazioni melodiche anche vistose. Dopo il Concilio di Trento (1545-1563) nella liturgia romana fu ufficialmente prescritto un unico tonus lamentationum, ovvero una delle più semplici formule già esistenti, legata strutturalmente al sesto tono di salmo. Solo per la Oratio Jeremiae poteva essere utilizzato un tonus lamentationum melodicamente ricco, ornato, di provenienza spagnola. Invero, quest’ultimo tono era rimasto vivo perché, nonostante l’abolizione dell’Antico Rito Ispanico (mozarabico) nella penisola iberica, l’usanza di cantare le Lamentazioni nel tonus lamentationum locale era perdurata in Spagna per tutto il Medioevo fino al Rinascimento. Il canto-piano di questi toni ispanici sarebbe stato utilizzato anche in seguito da un gran numero di compositori spagnoli nei loro spartiti polifonici delle Lamentazioni.

Al di fuori della chiesa romana ci è giunta una partitura monofonica del testo completo di rito Sacrum, scritta dal compositore inglese del XV secolo John Tuder; è una estesa parafrasi  del tono romano nella forma allora in corso in Inghilterra.

(Da La sacra musica, con aggiunte)

Le Lamentazioni del profeta Geremia, i testi e musiche di altri autori

Thomas Tallis, William Byrd, Francesco Antonio Vallotti, Francesco Durante, Alessandro Scarlatti, Niccolò Jommelli ed altri.

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