Trattato di armonia e composizione – Parte terza

CAPITOLO II – Della fuga a due parti

La fuga è un imitazione severa, quando la prima parte chiamata Dux  (1) ha emessa una frase, la quale viene imitata dalla seconda alla quinta superiore, alla quarta inferiore, e qualche volta all’ottava superiore o all’ inferiore. Questa risposta dicesi comes; la prima parte (dux) l’ accompagna con una frase armonica. Se la parte che ha fatto la risposta riprende fedelmente questa seconda frase senza farvi cambiamento alcuno, essa è considerata come un secondo soggetto e la composizione prende il nome di fuga doppia. (Beethoven)

Nel caso contrario, quando questa frase è cangiata in qualcuno de’ suoi intervalli, la composizione è una fuga semplice. Quando il tema comincia alla tonica e termina alla dominante, la risposta deve tornare da questa a quella.

(1) Nelle lingue francese e italiana, questa parte chiamasi sujet, soggetto. (Fétis)

Quando il tema comincia alla tonica e termina alla dominante, la risposta deve tornare da questa a quella.

Se comincia alla dominante e termina alla tonica, la risposta passa dalla tonica alla quinta.

Se la prima e l’ ultima nota del soggetto è la quinta o la tonica.

Un cangiamento di tuono analogo ha luogo nella risposta.

Vale a dire, essa passa alla quarta inferiore (del tuono primitivo) che è consona colla quinta superiore. Per uniformarsi alla regola la quale prescrive che la tonica si cangi in dominante, e questa in tonica, si è inevitabilmente costretti a cangiare una nota nella risposta, onde questa non oltrepassi il limite prescritto. Perciò un intervallo di seconda è cangiato in intervallo di terza.

E reciprocamente un intervallo di terza in seconda.

Si può altresì ripetere due volte la stessa nota.

O cangiar la terza in quarta.

E viceversa.

O la quarta in quinta.

O la quinta in sesta.

O la sesta in settima.

Finalmente la settima in ottava.

E reciprocamente.

Può avvenire che un motivo di fuga non cominci né alla tonica né alla dominante, ma ad un intervallo intermedio; in questo caso la risposta deve trovarsi al soggetto nel rapporto di una quinta superiore o di una quarta inferiore. Se un tema in modo maggiore cominciasse cosi per la seconda.

La risposta coinciderebbe egualmente alla dominante, come segue.

“In una fuga a due parti, quando le due voci han terminato il loro soggetto, aggiungónsi alcune misure in contrapunto libero della quinta specie, le quali nulla meno devono essere omogenee coll’ idee principali, e si fa in seguito una cadenza sulla dominante. Sorviene in appresso la prima Stretta; una parte continua, mentre un altra, particolarmente quella che non ha fatto sentire il tema da qualche tempo, lo riprende, ma in una maniera più stretta coll’ entrata della risposta. Si fa in seguito una cadenza sulla terza superiore della tonica, cioè sopra mi in do maggiore. Qui si può fare una pausa. Viene poco dopo la seconda e l’ultima Stretta, in cui l’idea principale è ancor più ristretta; alcune misure libere dan luogo ad un termine per mezzo di una legatura di settima alla parte superiore, o una legatura di seconda all’ inferiore, e plaudite amici, l’affare è finito.  Quando si è trovato un soggetto di fuga, è utile vedere anticipatamente se è atto ad essere ristretto, aggravato, rivoltato ecc; ornamenti indispensabili nelle fughe a più parti.” (Beethoven)

“La rientrata del tenore nel tuono primitivo alla prima cadenza non è regolare e suona male. Il tema è sulle prime ristretto a due misure di distanza, in seguito ad una sola: Bene; ma ecco la licenza? La parte superiore (soggetto) comincia un tuono più alto, cioè per mi bemolle in vece di re, che doveva essere il tuono della risposta (1); ciò è permesso in mezzo di una fuga (oh! generosità incomparabile!).” (Beethoven)

(1) Tutto ciò che qui dice Beethoven è assolutamente inintelligibile; il tenore non potrebbe fare altra entrata “che quella ch’egli fa, e non si sa ciò che il compositore intenda qui per una licenza”. (Fétis)
Io credo piuttosto che l’originale tedesco di cui il Fetis ha fatto la traduzione, contenga un errore sfuggito alla stampa od allo stesso Beethoven per inavvedutezza. Secondo me; Beethoven ha voluto dire “La parte superiore (il tenore) comincia un tuono più basso, cioè per Mi bemolle invece di Fa, che doveva essere il tuono della risposta”. La quale interpretazione rende intelligibile e chiaro tutto il passo, e spiega come il Beethoven reputa una licenza il sostituire che si fa nella precedente fuga, del Mi bemolle al Fa. (Rossi)

L’ultima stretta è fatta in Thesi ed Arsi (a cotrattempo) sul secondo tempo della misura. La cadenza plagiale, secondo l’antica tonalità, non esige l’elevazione della nota con un diesis accidentale, cioè che RE può accompagnare FA del basso in luogo di RE#.

Come si è potuto vedere negli esempi precedenti, si cerca di variare le entrate nelle strette, cioè che una parte la quale cominciava per la tonica, cominci in seguito per la dominante, e viceversa. Nei tuoni minori si cangiano d’ ordinario le cadenze: la prima si fa alla terza minore superiore, la seconda alla quinta. Per esempio, in do minore la prima è in mi bemolle, la seconda in sol; in la minore, la prima è in do e la seconda in mi, tuttavia ciò è facoltativo, poiché, nessun diavolo può costringermi a fare piuttosto queste che altre cadenze. (Beethoven)

Pagina tratta da: Ludwig van Beethoven – Studi ossia Trattato di armonia e di composizione; prima versione italiana con note di F.G. Fétis (1784-1871) e L.F. Rossi (1805 – 1863)  Milano, Luigi Ricordi & C. 1855, traduzione da Ignaz Xaver von Seyfried Ludwig van Beethoven’s Studien im Generalbasse, Contrapunkte und in der Compositions=Lehre , Wien, Tobias Haslinger, 1832. (traduttore Luigi Felice Rossi)