Opus 122 Bundeslied (Canto dell’ Unione), per soli (soprano, contralto, tenore) e coro a quattro voci, con accompagnamento di 2 clarinetti, corno, viole e violoncelli

I) Allegro

Opus 122 Bundeslied (Canto dell’ Unione), per soli (soprano, contralto, tenore) e coro a quattro voci, con accompagnamento di 2 clarinetti, corno, viole e violoncelli, 1822, pubblicata nel Supplemento della GA., 1888. GA. n. 268 (serie 25) – B. 258 – KH. p. 354

Il manoscritto originale della partitura si trova nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera; quello della riduzione per pianoforte (senza parti di canto) nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Gli abbozzi sono comunicati dal Nottebohm. Testo di Goethe.

La frase “In geselligen Kreisen zu singen” (Da cantarsi in cerchia d’amici) è annotata sulla partitura manoscritta. L’esultante sentimento di fratellanza che anima le cinque strofe ha qualche analogia con quello dell’Inno alla gioia della Nona Sinfonia, al quale risponde in spirito, pur nella sua elementarità melodica, anche la musica. Il motivo è invariabilmente ripreso per chiosa dalle cinque strofe: il canto dei solisti (sempre a due) ripetuto di volta in volta, come in ritornello, dal coro. All’ultimo una cadenza più ampia, dove spicca nell’accompagnamento strumentale la parte arpeggiata del clarinetto.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 122 Bundeslied (B-dur) nach einem Gedicht von Johann Wolfgang von Goethe für zwei Solostimmen, Chor und Blasinstrumente Widmung: — NGA X/2 AGA 213 = Serie 22/4 SBG V/24 (Klavierauszug, Quelle 1.3, Hess 92)

Composizione e pubblicazione: una versione precedente fu probabilmente scritta per un’accademia tenuta dal tenore Wilhelm Ehlers nel dicembre 1822. Dalla metà del 1824 Beethoven la rielaborò nella versione finale. L’11 febbraio 1825 un modello per l’ incisione fu inviato a Schott a Magonza, dove l’edizione originale apparve nel luglio dello stesso anno in partitura completa, parti e riduzione per pianoforte. Potrebbe esserci stata una versione precedente del Bundeslied come Lied per pianoforte, ma questa non può essere datata con maggiore precisione. L’unica indicazione per questa ipotesi è uno abbozzo scritto su una carta che risale al 1795 circa. Secondo lo stile di scrittura, tuttavia, le notazioni per il Bundeslied risultano molto più recenti. Anton Schindler riporta attendibilmente che „beide [Op. 121b und Op. 122 nelle prime versioni] 1822 für den Tenoristen Ehlers zu dessen Benefice-Concert in Preßburg [del 23.12. 1822] geschrieben worden“. L’intenzione di Beethoven di rielaborare la versione precedente è indicata in una lettera al fratello Johann della fine di maggio 1824, in cui gli chiedeva pazienza riguardo al modello per l’ incisore: „so wie ich auch in dem Bundeslied noch etwas nachzusehen habe, u. deswegen auch wenigstens auf einen tag noch bey mir haben muß“ (BGA 1844). Schizzi di questa revisione che probabilmente non furono completati nell’autografo fino al gennaio 1825 risalgono attorno alla metà dell’anno. Opus 122 è una delle opere che Beethoven lasciò a suo fratello Johann nell’estate o nell’autunno del 1822 in cambio di un prestito. Entrambi i fratelli si occuparono della vendita di queste composizioni nei due anni successivi. Beethoven vendette il Bundeslied assieme all’ Opferlied op. 121b e all’arietta op.128 a Schott; originariamente dovevano portare tutti il numero d’opera 121 „Drei Gesänge“  (vedere op. 121b).

Secondo i cataloghi dell’editore la stampa del Bundeslied fu completata contemporaneamente all’ Opferlied il 23 luglio 1825. L’autenticità della riduzione per pianoforte dell’op. 122 (Hess 92)  è assicurata dall’autografo.  Testo: Johann Wolfgang von Goethe, “Bundeslied” (1789), in: „Goethes Schriften“ vol.8, Leipzig 1789. Poi con lievi modifiche in: „Goethes Werke“, vol. 1, Tubinga 1806. Prima esecuzione dell’op. 122 non nota nella versione stampata. All’inizio del gennaio 1826 Karl Holz commentò il Bundeslied nel Konversationshefte:  „Ich habe das Opferlied, Bundeslied, und die Ouverture dem Vivenot [uno dei dottori di Beethoven]. gezeigt. – Das Bundeslied wünschte ich zu hören, mit der Cadenz der Clarinette.“  Poche pagine dopo, probabilmente lo stesso giorno, aggiunge: „Ich mußte recht lachen über die originelle Stelle im Bundeslied, wo sich die Clarinette lustig macht“ (BKh 8 P. 251). Da ciò si è concluso che il lavoro fosse stato probabilmente eseguito in quei giorni.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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