Opus 101 Sonata in La maggiore per pianoforte

I) Etwas lebhaft, und mit der innigsten Empfindung II) Lebhaft. Marschmäßig III) Langsam und sehnsuchtsvoll IV) Geschwinde, doch nicht zu sehr und mit Entschlossen

OPUS 101 – Sonata in La maggiore per pianoforte, op. 101, 1816 (Non oltre il novembre), dedicata alla baronessa Dorothea Ertmann, pubblicata a Vienna, Steiner, febbraio 1817. GA. n. 151 (serie 16/28) – B. 101 – KH. 101 – L. IV, p. 3 – N. 101 – T. 199

Il manoscritto originale fa parte della raccolta Koch. Degli abbozzi si conoscono soltanto quelli, comunicati dal Nottebohm, del secondo, terzo e quarto tempo. Nel tempo iniziale la sonata potrebbe considerarsi come una continuazione più idealizzata dello stato d’animo diffuso nel finale della sonata precedente op. 90 del 1814.

Uno scorrere tematico lieve, per gradi congiunti; una serie di atteggiamenti — gesti, si direbbero, o inflessioni di voce come in una conversazione di simpatia — un librarsi di accordi che creano uno sfondo di dolcezza diffusa. La forma è d’una schematica linearità, ove i due temi, che hanno lo stesso flusso ritmico e di cui il secondo appare, anche per il significato, come l’integrazione del primo, seguono l’uno all’altro senza elementi di transizione, conclusi in un periodo di cadenze ad essi intimamente connesso per il movimento, l’armonia e l’espressione. Lo sviluppo, molto breve, poggia sul primo tema. La ripresa, fedele all’esposizione col minimo delle mutazioni necessarie a riportare il secondo tema in la, è seguita da una corta conclusione, nello stesso spirito.

Secondo una notizia dello Schindler, riferita dal De Lenz e richiamata dal Rolland, Beethoven, affidando l’esecuzione della sonata al pianista dilettante Stainer von Felsburg, avrebbe designato questo primo tempo col titolo di “Sensazioni di sogno”. Sogno di tenerezza, specifica il Rolland, distinguendone, in corrispondenza delle parti formali, i diversi stadi. Il secondo tempo è formalmente una marcia. Ha anzi parecchi aspetti tipici esterni di marcia militare; ma lo spirito ne differisce. I coloriti sono in contrasto con quelli semplici del dinamismo usuale; la melodia, con gli intervalli frequentemente alterati, ce la fa apparire come un simbolo, diremmo quasi un’astrazione. Anche il Trio, con la sua conclusione in pianissimo, è di un colore scuro e misterioso.

Secondo lo stesso Schindler Beethoven avrebbe definito questo tempo al pianista Felsburg: “Invito all’unione”. Commenta il Rolland: «l’ombra d’una marcia, l’ombra d’una azione e d’una vittoria. Tutto il pezzo partecipa dello spirito di sogno del precedente». Il breve Adagio che serve di introduzione all’ultimo tempo sarebbe stato definito da Beethoven, sempre secondo Schindler: “Il ritorno dei sentimenti di sogno”. Esso è come un accostamento meditativo e triste alle immagini già vagheggiate con tanta dolcezza nel primo tempo. Si presenta con la fioritura melodica di un gruppetto di cui è facile notare la rassomiglianza con quello dell’Adagio del Trio op. 70 n. 1. Una breve cadenza, non presto, poco a poco tutte le corde, riconduce la visione del sogno con le prime battute del tempo iniziale; ma la melodia resta sospesa; poi, stringendo e crescendo, si scioglie in un passo trillato che immette nell’Allegro.

Il trillo, a cui Beethoven ricorre frequentemente nelle ultime sonate, ha sempre un carattere espressivo particolare, estatico; e nella forma in cui viene introdotto qui, come anche in un punto analogo dell’op. 106, con quegli accordi staccati che vi si innestano come un impulso di slancio, dà l’impressione di una aerea, liberatrice leggerezza. Entriamo così nel quarto tempo, in cui l’espressione sognante del primo si converte in animazione gioiosa. La struttura è quella di sonata, con la parte di sviluppo costituita da una fuga sul primo tema. Questa fuga, da Beethoven trattata con il consueto spirito di indipendenza, rivelerebbe per il Rolland «gli elementi propri della figura del maestro nei momenti d’umorismo: cordiale, buffonesca, un po’ bisbetica, come in un giuoco di rustici fanciulli che si inseguono e si urtano fino a stancarsi, dandosi anche qualche gioviale spintone». Il tempo continua a svolgersi secondo il suo schema, dopo questo sviluppo fugato, con una ripresa della prima parte.

Alla fine il tema torna a ripetersi come in eco, trascolorando attraverso il giuoco delle tonalità, e in una maggiore dolcezza melodica, allargandosi, frammentandosi, sperdendosi fino a che una breve impetuosa ascesa di accordi non suggella la conclusione. Interpretazione dello Schering  riferentesi alla ballata Leonora di Bürger: Primo tempo: strofa 1: Visione di sogno e ardenti desideri di Leonora — Secondo tempo: strofe 2-4: Marcia della spedizione che ritorna in patria e inquietudine di Leonora. Nel Trio: Disinganno, dolore incomposto — Terzo tempo: strofa 5 : Lamento di Leonora e disperazione — Quarto tempo : Tempo del primo pezzo: strofa 10: Attesa dell’amato; Allegro strofa 14 e segg.: Dialogo con l’apparizione e cavalcata degli spiriti.

Titolo ufficiale: Opus 101 Sonate (A-dur) für Klavier Widmung: Catharina Dorothea Freifrau von Ertmann NGA VII/4 AGA 151 – Serie 16/28

Composizione e pubblicazione: La sonata fu abbozzata a Vienna – seppur con importanti interruzioni – tra l’estate 1815 e l’autunno 1816. Beethoven iniziò probabilmente a scrivere l’opera „1816 im Monath November“ e la terminò nel dicembre 1816 o gennaio 1817. L’edizione originale fu pubblicata in Febbraio 1817 da Steiner & Comp, a Vienna. Beethoven inizialmente annotò il primo movimento – forse nell’estate del 1815 – in un “Konzeptschrift“ , ma poi lasciò la sonata incompiuta per molti mesi, fino a circa all’ aprile/maggio 1816. Da quella data si dedicò più intensamente al 2° movimento e occasionalmente anche al finale. La ripetuta richiesta da parte di Breitkopf & Härtel di nuove opere (BGA 950) diede al compositore lo stimolo di terminare la sonata. Gli ultimi schizzi sopravvissuti – per il finale – sono prossimi agli abbozzi per i Lieder WoO 147 (autografo datato 13 dicembre 1816) e WoO 148 (autografo presumibilmente datato 1817, pubblicato il 15 febbraio di quell’anno). La datazione autografa della trascrizione in bella copia dell’op. 101 (novembre 1816) segna probabilmente l’inizio della procedura di pubblicazione. Si tratta di una copia basata su modelli più antichi che oggi non possono più essere trovati, con numerose correzioni e aggiunte (Brandeburg/Op. 101 pp. VII-XI).

Una lettera di Beethoven all’arciduca Rodolfo mostra che tra il completamento della sonata e la sua pubblicazione trascorse pochissimo tempo: „ich werde die neue Sonate jedoch nur für Heute mitbringen, indem sie sogleich gestochen wird, lohnt es wircklich nicht der Mühe, selbe schreiben zu laßen“ (BGA 1006). Il 19 luglio 1816 Beethoven offrì a Breitkopf & Härtel a Lipsia „eine neue Klavier Solo Sonate“, riferendosi all’ancora incompiuta op. 101 (BGA 950 nota 3). Forse pensava a una successiva collaborazione tra la casa editrice di Lipsia e la Steiner di Vienna, cui probabilmente aveva già affidato la pubblicazione.

Non ci è pervenuto un modello per l’ incisione, ma le voci nell’autografo suggeriscono che Wenzel Schlemmer ne fece una copia destinata a questo scopo (Brandeburg/Op.101 p. VI, XI). La corrispondenza tra compositore ed editore mostra che Beethoven riguardò più volte le bozze nel gennaio 1817 (BGA 1064-1069). Di particolare interesse sono le intense elucubrazioni circa il titolo tedesco. Beethoven volle aggiungere al termine italiano “piano forte” un termine tedesco. In un primo momento suggerì “Hämmer-Klawier” (BGA 1065), ma presto si domandò se i termini  „Hammer oder Hämmer Klavier oder auch Hämmer-Flügel“ (BGA 1068) fossero corretti. Furono proposti anche „Tasten Flügel“, „Feder Flügel Klawier“ e „Tasten u. Hammer-Flügel“ (BGA 1069). Infine Beethoven arrivò a questa considerazione: “„Wir haben nach eigener Prüfung u. nach Anhörung unseres Conseils beschloßen u. beschließen, daß hinführo auf allen unsern Werken, wozu der Titel Deutsch, statt piano-Forte Hammerklawier gesezt werde“ (BGA 1071). Volle anche un titolo tedesco per il  “Musée musical”, che fu indicato nell’edizione originale come “Museum für Klaviermusik”. Il 4 marzo 1817,  sulla Wiener Zeitung, Steiner annunciò che l’opera era stata pubblicata. Già il 16 gennaio aveva annunciato sull’AmZÖ (Gennaio 1817, Intelligenzblatt 1) la nuova opera periodica pubblicata, “Musée Musical des Clavecinistes / Museum für Claviermusik”, seguita da un annuncio dell’ editore: „Die erste Lieferung wird im nächsten Monath Februar ausgegeben, und das Museum mit einer ganz neuen Original-Sonate fürs Pianoforte von unserm mit Recht berühmten Herrn Ludwig van Beethoven (dessen 101tes Werk) eröffnet. – Der Preis dieser ersten Lieferung ist im Wege der Pränumeration, für das Inland – 4 fl. 30 kr. in W[iener] Währung] – Ausland 1 fl. 30 in Augsb[urger] Cour [ant]. – Ausser der Pränumeration wird der Preis um ein Drittel erhöht.“ — Die anschließende Anzeige „Neue Musikwerke unsers eigenen Verlages“ — Il successivo annuncio „Neue Musikwerke unsers eigenen Verlages“ annuncia le op. 90 e op. 91 e 92 in otto edizioni ciascuna e le op. 94-99, ma non ancora l’ottava sinfonia op.93. Gli sforzi di Beethoven per pubblicare la Sonata in Inghilterra, in particolare nella lettera a Robert Birchall datata 1 ottobre 1816 (BGA 982), non portarono a nessun risultato.

Dedica: Catharina Dorothea Freifrau von Ertmann, nata Graumann, nata il 3 maggio 1781 a Francoforte sul Meno, e deceduta il 16 marzo 1849 a Vienna, figlia del mercante di Francoforte Georg Carl Graumann (1747-1810). Sposò il capitano Stephan Leopold Freiherr von Ertmann (1769-1835) a Francoforte il 5 agosto 1798, seguì il marito a Vienna e nel 1820 a Milano, dove fu nominato Feldmarschall-Lieutnant e dove questi morì. Anche dopo essersi trasferita a Milano, la baronessa Ertmann  tornò regolarmente a Vienna, ad esempio nell’estate del 1826, dove visitò anche Beethoven (Stephan von Breuning stava cercando un reggimento per la carriera militare del nipote di Beethoven Karl, dopo il tentativo di suicidio, e si rivolse anche al marito di Dorothea). Dorothea von Ertmann era una pianista eccezionale e molto dotata, anche delle sonate di Beethoven e delle sue opere cameristiche. “Was sie hierin geleistet, war schlechterdings unnachahmlich“, disse Anton Schindler (Schindler/Beethoven 1860 vol. 1 p. 241). Scrisse a Beethoven nell’aprile 1824: „es würde Ihnen viele Freude machen, die Erdmann jetzt hören zu können“ (BKh 6 p. 83). Nel giugno 1826, il nipote di Beethoven, Karl, riferì allo zio: „Sie soll deine Werke beßer, als die Männer, spielen.“ (BKh 9 p. 327.) La conoscenza personale con Beethoven iniziò al più tardi nel 1804, e potrebbe essere stata sua allieva per qualche tempo. – „Der Zufall macht, daß ich auf folgende Dedication gerathen“ (BGA 1065), Beethoven scrisse all’editore nel gennaio 1817 inviando il titolo per la stampa e si dichiarò addirittura disposto a sostenere le spese per la ristampa del frontespizio , se questa fosse già stata incisa. Presentò la copia stampata con una lettera datata 23 febbraio 1817, in cui si rivolgeva alla baronessa chiamandola „Meine liebe werthe Dorothea Cäcilia!“ e la rassicurava: „empfangen sie nun, was ihnen öfters zugedacht war, u. was ihnen ein Beweiß meiner Anhänglichkeit an ihr KunstTalenft] wie an ihre Person abgeben möge“ (BGA 1093). Prima esecuzione sconosciuta.

Abbozzi:

(1) Estate/Autunno 1815, 1° e 3° movimento, due fogli di abbozzi e un frammento di foglio appartenenti al taccuino “Scheide”: (a) D-BNba, Coll. H. C. Bod-mer, HCB BSk 13/61, facsimile: Brandeburg/Op lOl; (b) US-SPma (in: Wc), pagina recto (schizzi al verso per WoO 168), facsimile: Moldenhauer/online; (c) Frammento di proprietà privata, venduto all’asta da Stargardt, catalogo 602, 27/28 novembre 1973, lotto 603 (vedi anche Brandenburg/Op lOl p. XI nota 1).

(2) Forse estate 1815, 1° movimento: F-Pn, Vm.7 537, Bl. 49. Facsimile: Brandenburg/Op lOl.

(3) Aprile/maggio 1816, 2-3 movimento US PR (Dpt. in: PRu), M. 130 (“Scheide”), pp. 74-85. Trascrizioni parziali: Schenker/Op lOl, Nottebohm/Beethoveniana ll pp. 340-344.

(4) Autunno 1816, 3° movimento: Re-Sib, Mus. SM. autogr. Beethoven 11, Edizione 1, foglio 3recto-l6versus SBB/online. Foglio presumibilmente correlato (JTW p. 251): D-BNba, Coll. H. C. Bodmer, HCB Mh 91. Fax: DBH/online, trasmissioni parziali: Schenker/OplOl, Nottebohm/Beethovenianall p. 552-554.

(5) Autunno 1816, 1° e 3° movimento, fogli appartenenti ad un taccuino tascabile (JTW pp. 344-346): (a) F-Pc (in: Pn), Ms 78, un doppio foglio, e Ms 103, due Fogli doppi, facsimile: Gallica; (b) PL-Kj, Mus. SM. autogr. Beethoven Mend. penna. 2, pp. 4-7, 24-27, 28-31, 66-69, 76-79 e 80-83, cfr. Brandeburgo/Opl25, facsimile: SBB.

Trascrizione in bella copia dell’opera: D-BNba, NE 219. Datazione: „1816 im Monath November“. Titolo: foglio 1 recto „Neue Sonate / Für Piano / von L. v. Beethowen / 1816 / im Monath / November“. 16 fogli; foglio 1 recto titolo, folgio 1 versus vuoto eccetto la nota „mit Feuer u. Entschlossenheit“, 30 pagine di testo musicale. Carta: formato orizzontale, 24 x 31 cm, 16 righe. Provenienza: probabilmente dall’ eredità Beethoven (Brandeburgo/Op lOl p. IX). -1885 Victor Graf Wimpffen, Kainberg (Tirolo). – 1890 Carl Meinert, Dessau.

Vi consigliamo inoltre l’ articolo sulla trascrizione della Sonata Opus 101 per violino e pianoforte tratta dalla sonata medesima

Dorothea Ertmann, la sonata Opus 101 e la pubblicazione a Milano presso Ricordi

Articolo di Luigi Bellofatto sulla trascrizione per violino e pianoforte della sonata per pianoforte Opus 101 pubblicata a Milano, Ricordi, 1820. Apparato multimediale e musicale a cura di Graziano Denini

Per gentile concessione della  Staatsbibliothek zu Berlin Preußischer Kulturbesitz)

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