Opus 98 An die ferne Geliebte (Liederkreis) (All’amata lontana) (Corona di canzoni)

Opus 98 – An die ferne geliebte (liederkreis) (All’amata lontana) (Corona di canzoni):  Auf dem Hügel sitz ich, spähend (Siedo sul colle spiando) per voce e pianoforte, opus 98, dedicata al principe Lobkowitz, aprile 1816, pubblicata a Vienna, Steiner, ottobre 1816. GA. n. 224 (serie 23/10) – Boett. XI/2 – Bruers 98 – KH. 98 -L. III, p. 298 – N. 98 – Thayer 205 Biamonti 652.

II manoscritto originale è conservato nella Beethovenhaus. Gli abbozzi si trovano nel quaderno Miller della raccolta Koch, e sono comunicati in parte anche dal Nottebohm. Il testo è del dottore, poeta e giornalista Alois Jeitteles. La denominazione di “Liederkreis” (Corona di canzoni) aggiunta al titolo figura già nella prima edizione:  … “Ein Liederkreis von A, Jeitteles“. Si tratta infatti di una serie di sei canzoni, ciascuna di più strofe, dello stesso argomento poetico e collegate l’una all’altra come spirito e significato musicale, con qualche breve intermezzo strumentale, così che esse costituiscono, pur attraverso vari episodi materialmente diversi, un insieme orga­nico. È l’unico «ciclo» composto da Beethoven,  certamente, per ampiezza ed importanza espressiva, fra le sue maggiori opere nel campo della musica da camera.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 98 An die ferne Geliebte Liederkreis nach einem Gedichtzyklus von Alois Jeitteles für Singstimme und Klavier Widmung: Franz Joseph Maximilian Fürst Lobkowitz NGA XII/1 Nr. 63 AGA 224 = Serie 23/10

Creazione e pubblicazione: La partitura autografa reca la data autografa „1816 im Monath April“, schizzi dettagliati sono annotati nel taccuino musicale chiamato “Scheide”. L’edizione originale fu pubblicata da Steiner & Comp, a Vienna, in ottobre. Tra maggio e luglio 1816 Beethoven inviò a Steiner la copia autografa per l’ incisore: „Der Generalllieutenant erhält hier das Versprochene für Gesang mit Klawier. Es kann aber nicht anders als um 50 # in Gold verabfolgt werden, welche der G—t sogleich an die Kriegskasse des g—s [Generalissimus] zu liefern hat, obschon die Kriegskasse dem g—t noch für eine Summe von 1300 fl. verschuldet ist, so muß sie doch drauf bestehen, daß die 50 # ohne Abzug sogleich erlegt werden“  (BGA 932). Nella prima edizione apparsa in ottobre, alcune correzioni sulla lastra indicano correzioni precedenti alla pubblicazione e nello stesso mese (intorno al 22) Beethoven annunciò ulteriori correzioni che aveva annotato in un esemplare già ricevuto: „ich bitte sie um die lezte Correctur von dem Liederkreise an die Entfernte, Es ist wohl Zeit, die gröbsten Böcke sollten billig mit dem Bleystift in die schon vorhandenen Exemplare verbeßert werden!!!! ich bitte mir ich befehle wollte ich sagen mir Morgens gegen 11 uhr das Corrigirte Exemplar von Baden nebst einem darnach verbesserten zu überschicken, ich mögte nun bald ein Exemplar dem Fürsten Lokkowiz [!] überschicken, denn von denen aus der Barbarev kann ich kein’s brauchen“  (BGA 985). Nell’edizione apparsa alla fine del 1816 furono apportate ulteriori correzioni e aggiunte alle tavole, che risalgono sicuramente a Beethoven. Solo l’8 gennaio 1817 il compositore poté inviarne una copia al figlio del dedicatario, nel frattempo deceduto. Un preavviso fu dato il 29 luglio 1816 sulla Wiener Zeitung: „In Kürze erscheint in unserm Musik-Verlage von Ludwig van Beethoven ein ganz neues Trio (in B dur) [Op. 97] […], und 6 neue Lieder mit Begleitung des Pianoforte.“ Fu solo il 21 dicembre 1816 che l’op. 98 (e quindi ovviamente l’edizione successiva con il titolo modificato) assieme alle opp. 92, 95-97, 99 e 100 furono pubblicizzati „als ganz neu erschienen“.  Titolo e testo: Un’edizione a stampa del ciclo di poesie di Alois Jeittels (1794-1858) non è documentata, probabilmente non fu mai pubblicata. Beethoven probabilmente ricevette il testo direttamente dall’autore. Potrebbe avervi aggiunto una strofa (l’ ultima strofa del primo poema secondo Kerman o ultima strofa del quarto poema secondo Zimmermann).

Il dottore di Brno Alois Jeitteles studiò Medicina a Vienna nel periodo della composizione dell’ op. 98 e negli anni 1815-1817 pubblicò poesie nell’almanacco “Selam” di Ignaz Castelli, in cui apparve nel 1816 anche il “Merkenstein” WoO 144 di Beethoven. Secondo Anton Schindler, si dice che il compositore abbia ringraziato il paroliere per iscritto per aver inviato il ciclo, ma non se ne conosce alcuna lettera sopravissuta. Il titolo nell’autografo è “An die entfernte Geliebte“, nell’edizione stampata „An die ferne Geliebte“. Nella „Musik-Anzeige“ inclusa nell’edizione originale, c’è una terza variante: „An die Entfernte. Ein Liederkreis […] f Gesang und Klavier in 6 Abtheilungen“. Dedica: Sul principe Lobkowitz, vedere Opus 18. A causa del testo della canzone, i riferimenti biografici personali di Beethoven sono stati solitamente associati al ciclo di questi Lieder. Birgit Lodes, d’altra parte ne fa un ‘ interpretazione completamente nuova: la moglie del principe Lobkowitz, Maria Karoline, morì improvvisamente il 24 gennaio 1816 — una grande perdita che egli pianse profondamente. Lodes sospetta che la composizione di Beethoven avrebbe potuto essere un luttuoso colloquio rivolto a Lobkowitz. Ciò per diversi indizi: la vignetta sull’edizione originale mostra un cantante che canta alla sua amata lontana. Questo è mostrato sopra le nuvole, cioè nel cielo, il che potrebbe significare la morte della moglie.

Nel titolo della partitura autografa, Beethoven non si riferisce alla sua amata come „fern“ ma come „entfern“, che ha un carattere molto più definitivo e potrebbe anche significare „verstorben“. L’edizione originale, invece, reca il titolo “An die ferne Geliebte”, nell’annuncio dell’editore viene definito „An die Entfernte“. Considerato dal punto di vista dell’amante lontano come del defunto, il testo di Jeitteles assume anche un significato diverso: l’amata è in paradiso e solo i canti dell’amante possono ancora raggiungerla. Entrambi i coniugi Lobkowitz erano particolarmente legati dal loro amore per la musica. L’ambitus delle canzoni è orientato anche verso Lobkowitz come cantante, che avrebbe potuto eseguirle il ciclo egli stesso. La principessa Karoline aveva suonato il pianoforte, quindi la composizione esprimeva non solo lo stretto legame tra i due sposi, ma anche i loro strumenti preferiti. Il principe morì il 15 dicembre 1816, prima che Beethoven potesse inviargli copie dell’edizione. Questo accadde solo l’8 gennaio 1817. Scrisse Beethoven a Hofrat Karl Peters: „Ich höre erst gestern von Hrn v. Bernard, welcher mir begegnete, daß sie hier sind, u. sende daher diese 2 Exemplare, die leider erst fertig geworden zu eben der Zeit, da man schon von Unserrs Lieben Verstorbenen Fürsten Lobkowiz Tode sprach, haben sie die Gefälligkeit Sie Sr. Durchlaucht dem Erstgebohr-nen Fürsten Lobkowiz zu übergeben Samt diesem schreiben“  (BGA 1058). Nella summenzionata lettera di Beethoven al figlio del principe si legge: „Ich nehme mir die Freyheit ihnen diese Dedication zu übersenden, die ihrem Höchstseeligen Vater zugedacht war, u. leider durch Verhindernde Umstände ihm nicht mehr zu Gesicht gekommen, ich wünsche, daß Sie selbe als ein kleines Dankopfer, welches ich ihrem Höchstseeligen Vater darbringen wollte, von mir annehmen wollen“ (BGA 1059).

Prima esecuzione sconosciuta. Nelle sue memorie, Franziska (Fanny) Giannattasio del Rio riferisce di un’esibizione privata con Beethoven (1816?): „Einmal auch, als er [Beethoven] uns ,die entfernte Geliebte, Text von Jeitteles“ gebracht hatte, und Vater wollte, ich solle meine Schwester begleiten, ließ er mich nur die Angst ausstehen und mit den Worten: ,gehn Sie weg“ setzte er sich und begleitete selbst. Dabei muß bemerkt werden, daß er zu unserm großen Erstaunen häufig falsch griff und dennoch wieder, als meine Schwester fragte, ob sie nicht gefehlt oder so was, antwortete: ,es war gut, aber hier, – und da bezeichnete er eine Stelle, wo kein Verbindungsbogen angegeben war, – ,hier müssen Sie hinüberziehen; – also das hatte er vermißt“.  Nel suo diario menziona altri spettacoli. Ad esempio, il 16 dicembre 1816, annota: „Bei Rohmanns erster Musik am 12. entlockte mir das neue Lied ,an die entfernte Geliebte1 von Marien gesungen Thränen.” (TDR IV p. 537.)

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

Opus 98 Numero 1: Auf dem Hügel sitz ich, spähend (Siedo sul colle quando…).

Ziemlich langsam und mit Ausdruck

Seduto su un colle solitario, il poeta volge il pensiero, al di là di monti e valli, al paese lontano ove conobbe l’amata; la invoca appassionatamente e vuole narrarle la sua pena attraverso il canto che annulla ogni distanza di tempo e di spazio, e un cuore amante ottiene quello che un cuore amante gli ha dedicato. Cinque strofe, tutte sul motivo della prima, d’una dolcezza armoniosa, a cui nuocciono un po’ le ripetizioni, nonostante la graduale diversità della parte pianistica.   Il testo:

Auf dem Hügel sitz ich spähend
In das blaue Nebelland,
Nach den fernen Triften sehend,
Wo ich dich, Geliebte, fand.

Weit bin ich von dir geschieden,
Trennend liegen Berg und Tal
Zwischen uns und unserm Frieden,
Unserm Glück und unsrer Qual.

Ach, den Blick kannst du nicht sehen,
Der zu dir so glühend eilt,
Und die Seufzer, sie verwehen
In dem Raume, der uns teilt.

Will denn nichts mehr zu dir dringen,
Nichts der Liebe Bote sein?
Singen will ich, Lieder singen,
Die dir klagen meine Pein!

Denn vor Liebesklang entweichet
Jeder Raum und jede Zeit,
Und ein liebend Herz erreichet
Was ein liebend Herz geweiht!

Opus 98 Numero 2: Wo die Berge so blan aus dem nebligen Grau shauen berein (Dove i monti così azzurri occhieggiano fra la grigia nebbia).

Poco Allegretto

Sulle ali del suo desiderio il poeta erra con la fantasia per i monti, là dove tramonta il sole, e nelle valli e nel bosco, desiderando di avvicinarsi all’amata. Tre strofe sulla base anch’esse di un unico motivo, di carattere quasi pastorale. Nella seconda l’ansia d’amore è espressa musicalmente, infine, con maggiore inquietudine (Stringendo, Assai allegro, Più adagio), per tornare nella terza al carattere della prima, e legarsi al terzo lied.  Il testo:

Wo die Berge so blau
Aus dem nebligen Grau
Schauen herein,
Wo die Sonne verglüht,
Wo die Wolke umzieht,
Möchte ich sein!

Dort im ruhigen Tal
Schweigen Schmerzen und Qual.
Wo im Gestein
Still die Primel dort sinnt,
Weht so leise der Wind,
Möchte ich sein!

Hin zum sinnigen Wald
Drängt mich Liebesgewalt,
Innere Pein.
Ach, mich zög’s nicht von hier,
Könnt ich, Traute, bei dir
Ewiglich sein!

Opus 98 Numero 3: Leichte Segler in den Höhen (Nubi leggere veleggianti sui colli).

Allegro assai

Il poeta si rivolge alle nubi, al ruscello, agli uccelli, al vento, perché portino all’amata i suoi sospiri e le sue lacrime. Cinque strofe su un motivo animato, vivace, che nelle ultime tre risponde adeguatamente allo stato d’animo sospiroso e lacrimoso..  Il testo:

Leichte Segler in den Höhen,
Und du, Bächlein klein und schmal,
Könnt mein Liebchen ihr erspähen,
Grüßt sie mir viel tausendmal.

Seht ihr, Wolken, sie dann gehen
Sinnend in dem stillen Tal,
Laßt mein Bild vor ihr entstehen
In dem luft’gen Himmelssaal.

Wird sie an den Büschen stehen,
Die nun herbstlich falb und kahl.
Klagt ihr, wie mir ist geschehen,
Klagt ihr, Vöglein, meine Qual.

Stille Weste, bringt im Wehen
Hin zu meiner Herzenswahl
Meine Seufzer, die vergehen
Wie der Sonne letzter Strahl.

Flüstr’ ihr zu mein Liebesflehen,
Laß sie, Bächlein klein und schmal,
Treu in deinen Wogen sehen
Meine Tränen ohne Zahl!

Opus 98 Numero 4: Diese Wolken in den Höhen (Queste nubi sulle alture).

Nicht zu geschwinde, angenehm und mit viel Empfindung

Il poeta vorrebbe che le nubi, gli uccelli e i venti che giocano intorno ai riccioli dall’amata lo portassero insieme con loro fino a lei. Un motivo unico, alquanto leggero nella sua spigliatezza, anima le tre strofe di questa canzone, più breve delle altre.  Il testo:

Diese Wolken in den Höhen,
Dieser Vöglein muntrer Zug,
Werden dich, o Huldin, sehen.
Nehmt mich mit im leichten Flug!

Diese Weste werden spielen
Scherzend dir um Wang’ und Brust,
In den seidnen Locken wühlen.
Teilt ich mit euch diese Lust!

Hin zu dir von jenen Hügeln
Emsig dieses Bächlein eilt.
Wird ihr Bild sich in dir spiegeln,
Fließ zurück dann unverweilt!

Opus 98 Numero 5: Es kehret der Maien, es blühet die Au. (Torna maggio, fiorisce il prato).

Vivace

Nel tripudio primaverile tutti gli esseri tornano ad amare; ma non c’è primavera per l’amore del poeta. Annunciato da un piccolo trillante preludio del pianoforte che ricorda le prime battute dell’usignolo, le sei strofe si svolgono su un tema leggero, quasi di danza campestre in armonia con il sentimento poetico dominante. Ma negli ultimi versi la melodia, rallentando si chiude con patetica tristezza: “Nur unserer Liebe kein Frühling erscheint, Und Tränen sind all ihr Gewinnen” (solo per il nostro amore non c’è primavera, ed essa non ha dato alcun frutto che lacrime).  Il testo:

Es kehret der Maien, es blühet die Au,
Die Lüfte, sie wehen so milde, so lau,
Geschwätzig die Bäche nun rinnen.

Die Schwalbe, die kehret zum wirtlichen Dach,
Sie baut sich so emsig ihr bräutlich Gemach,
Die Liebe soll wohnen da drinnen.

Sie bringt sich geschäftig von kreuz und von quer
Manch weicheres Stück zu dem Brautbett hieher,
Manch wärmendes Stück für die Kleinen.

Nun wohnen die Gatten beisammen so treu,
Was Winter geschieden, verband nun der Mai,
Was liebet, das weiß er zu einen.

Es kehret der Maien, es blühet die Au.
Die Lüfte, sie wehen so milde, so lau.
Nur ich kann nicht ziehen von hinnen.

Wenn alles, was liebet, der Frühling vereint,
Nur unserer Liebe kein Frühling erscheint,
Und Tränen sind all ihr Gewinnen

Opus 98 Numero 6: Nimm sie denn diese Lieder (Accolga essa queste canzoni).

Andante molto e cantabile

Accolga l’amata queste canzoni, che il poeta ha cantato per me, e le canti; allora sparisce la lontananza e un cuore amante ottiene quello che un cuore amante gli ha dedicato. Le prime tre strofe si diffondono su una melodia che riconduce allo stato amoroso della prima canzone (con un lieve abbandono poetico là dove si accenna al roseo crepuscolo e agli ultimi raggi di sole che impallidiscono fra le alte cime dei monti). La quarta ritorna al concetto che il canto rimuove ogni spazio di tempo e di luogo, e (riprendendone letteralmente i due versi finali) che un cuore amante ottiene quello che un cuore amante gli ha dedicato. Riappare qui anche lo stesso motivo in un movimento più animato e gioiosamente concluso.  Il testo:

Nimm sie hin denn, diese Lieder,
Die ich dir, Geliebte, sang,
Singe sie dann abends wieder
Zu der Laute süßem Klang.

Wenn das Dämmrungsrot dann zieht
Nach dem stillen blauen See,
Und sein letzter Strahl verglühet
Hinter jener Bergeshöh;

Und du singst, was ich gesungen,
Was mir aus der vollen Brust
ohne Kunstgepräng erklungen,
Nur der Sehnsucht sich bewußt:

Dann vor diesen Liedern weichet
Was geschieden uns so weit,
Und ein liebend Herz erreichet
Was ein liebend Herz geweiht.

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