Opus 95 Quartetto in fa minore per due violini, viola e violoncello

I) Allegro con brio – II) Allegretto ma non troppo – III) Allegro assai vivace ma serioso – IV) Larghetto espressivo – Allegretto agitato

Opus 95 Quartetto in fa minore per due violini, viola e violoncello op. 95, dedicato a Nicolaus Zmeskall von Domanovetz, ottobre 1810, pubblicato in parti separate a Vienna, Steiner, settembre 1816; in partitura a Offenbach s/m, André, agosto 1835. GA. n. 47 (serie 6/11) – B. 95 – KH. 95 – L. Ili, p. 260 -N. 95 – T. 161.

Il manoscritto originale si trova nella biblioteca nazionale di Vienna; degli abbozzi, contemporanei ad altri per l’Egmont e per il Trio in si bemolle maggiore p. 97, parla il Nottebohm.

La musica di quest’opera è, si può dire, la più scarna che si incontri nei quartetti di Beethoven: « la ricerca di una espressione di pensiero concentrato, ridotto, la tematica più semplice, ma anche la più espressiva; un impiego strettamente dosato dei mezzi », ha scritto lo Helm e ripetuto sulla sua traccia il De Marliave. Ciò può spiegare la denominazione di Quartetto serioso data ad essa nel manoscritto suddetto. Delle varie parti dell’Allegro con brio: esposizione, sviluppo, ripresa, nessuna porta i segni di ritornello.

Al tema principale, che si potrebbe chiamare « agitato con ira », si intercalano gli elementi d’una melodicità distesa, remissiva, e non senza qualche inflessione d’angoscia. Il secondo tema in re bemolle maggiore fa l’effetto di un pallido sorriso di affettuosità ed è tuttavia attraversato, come una improvvisa contrazione di fisionomia, da una figura inquieta in terzine affidata inizialmente alla viola. Il contrasto si fa più stretto nel breve sviluppo. Dopo la ripresa, la coda svolge una figura agitata sulla base di un frammento della prima parte del tema iniziale; nella conclusione l’affermazione violenta si affievolisce gradatamente per spegnersi, vinta, nell’ultima inflessione cadenzale.

Lo spirito consolatore non ha trionfato, ma il sentimento originario si è, in qualche modo, mitigato o raddolcito. A meno che non si voglia semplicemente vedervi un correttivo delle non infrequenti allusioni scherzose, e, se vogliamo, talora poco riguardose, del maestro alla persona dello Zmeskall, quasi a significare che questa volta aveva pensato a lui sul serio. L’Allegretto non troppo nasce in una sfera di serenità, per quanto una certa fantasia irrequieta vi passi attraverso con un soffio di tristezza. Nel secondo tema, enunciato dalla viola e svolto in forma fugata, si insinua come un sottile turbamento e lo spirito passa alternativamente da momenti di anelito ad altri di sconforto e di dubbio. Il ritorno della parte iniziale infonde questa volta più stabilmente un senso di quiete; un accordo in sospeso impedisce alle ultime note in pianissimo di adagiarsi nel compiuto riposo; così, dopo un punto coronato, attacca senza interruzione il terzo tempo (Allegro assai vivace ma serioso).

L’esordio aspro  della figura martellata insistente del tema riportano allo stato d’animo del primo tempo; esso è anzi materialmente affine per il ritmo e il carattere espressivo al secondo elemento del tema iniziale. Il Trio ha un’originale fisionomia misteriosa: costituito da una specie di corale figurato, come lo chiama lo Helm e con lui il De Marliave: «Venuto, si direbbe, da un altro mondo, risuona (nei tre strumenti inferiori) un canto triste, solenne, accompagnato dalle arpe celesti» (la figurazione in legato del primo violino).

Il Finale (Allegretto agitato), preceduto da una patetica introduzione (Larghetto), è costituito anch’esso da figurazioni inquiete: meno tormentate però, e che per qualche loro particolare aspetto fanno pensare a temi del secondo tempo del Quartetto op. 59 n. 2 (fors’ anche del Finale del Concerto per violino e orchestra op. 61) e danno una fisionomia romantica anche agli episodi più propriamente di elaborazione o di sviluppo.

Alla fine una semplice quanto espressiva transizione armonica pianissimo introduce l’Allegro in fa maggiore di una aerata leggerezza, nel quale sfuma, come in una risoluzione finale improvvisa, ogni sentimento di tristezza o d’inquietudine. Lo Schering cita Otello come prima fonte ispiratrice e guida di quest’opera. Primo tempo. Atto IV, scena II: Terribile scoppio di passione di Otello. Desdemona: Mio signore, quale è la vostra volontà? Otello: Prego, bambina, venite qua — Secondo tempo: Atto IV, scena III: Conversazione di Desdemona con Emilia, malinconica canzone di Desdemona — Terzo tempo : Atto V, scena II: Otello nella camera da letto innanzi a Desdemona addormentata. Monologo. Egli la bacia e piange. — Quarto tempo: Continuazione della scena precedente. Disperazione. Uccisione di Desdemona. Apoteosi della innocenza (quest’ultima immaginata da Beethoven come epilogo della tragedia).

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 95 Quartett (f-moll) Quartetto serioso für zwei Violinen, Viola und Violoncello Widmung: Nikolaus Paul Zmeskall von Domanovecz und Lestine NGA VI/4 AGA 47 = Serie 6/11

Origine e pubblicazione: Composto nell’estate/autunno 1810 a Vienna. Gli schizzi superstiti risalgono al giugno di quell’anno. L’edizione originale in parti fu pubblicata da Steiner & Comp, a Vienna, nel dicembre 1816. Sieghard Brandenburg e Alan Tyson presumevano che la partitura autografa sopravvissuta probabilmente non fosse stata realizzata sino al 1814 e che fosse probabilmente mutuata da un vecchio manoscritto perduto che recitava „1810 im Monath oktober“. Seow-Chin P. Ong, invece, afferma che non fosse esistita una partitura autografa più antica, ma che il manoscritto superstite risalisse effettivamente al 1810. La partitura era in possesso del dedicatario Nikolaus Zmeskall nel 1813. Nel maggio 1813 Beethoven chiese a Zmeskall di fare una copia del quartetto, che il compositore voleva presentare al conte Brunsvik (BGA 650). Questo probabilmente accadde alla fine di agosto / inizio ottobre 1813. Beethoven scrisse: „das quartett war dir ja so früher zugedacht, bloß meine Unordnung war schuld daran, daß du es eben erst bey diesem Ereigniß erhalten“ ( BGA 665). Un’altra copia che Beethoven diede a Charles Neate per Londra nel febbraio 1816 è andata perduta (BGA 896 del 6 febbraio 1816). Edizione originale di Vienna: Come le vicine Opere 91-93 e 96-97, l’ op. 95 appartiene a un gruppo di opere che Beethoven diede all’editore viennese Steiner con l’ intento di pubblicare nell’aprile 1815 (vedere Op. 91). All’inizio del settembre 1816 Beethoven ricevette le prime bozze dell’op. 95 per la correzione. Il compositore chiese a Steiner il manoscritto: „wegen der Partitur des 4tets ist der Adjutant [Tobias Haslinger] immer noch in Verdacht, ich emphele daher die strengste Untersuchung, ich habe es hier angesehn, ohne Partitur kanns nicht corrigirt werden“ (BGA 967). L’opera fu pubblicata sulla Wiener Zeitung del 21 dicembre 1816 assieme all’op. 92 e 96-100, opere che furono annunciate come „ganz neu erschienen und zu haben“, ma solo l’op. 95 fu pubblicata come „ganz neu“ a metà dicembre. Dopo che l’edizione stampata apparve all’inizio di dicembre, Beethoven inviò a Steiner richieste di correzione, che Steiner esitava a eseguire. Si legge in una lettera: „Noch einige Fehler des q.[uartetts] sind zu verbeßern. wann folgt das Verzeichniß der Fehler in der partitur den Stimmen, u. Quartet-Stim-men — man schläft – ich werde schon zur Beförderung in Donner u. Bliz erscheinen müßen“ (BGA 1023). E in un’altra ancora: „Es war ausgemacht daß in allen fertigen Exemplaren des quartets etc die Fehler solten korrigirt werden, dessen ohngeachtet besizt der Adjutant die Unverschämtheit selbe uncorrigirt zu verkaufen; dieses werde ich noch heute zu ahnden u. zu bestrafen wissen, mit den Verzeichnißen wird wie ich merke nur spott getrieben, allein ich werde auch hier wißen, was mir meine Ehre gebiethet u. gewiß nichts nachgeben“  (BGA 1024). Alan Tyson è stato in grado di dimostrare che numerosi errori sono stati corretti a matita e inchiostro in una copia superstite e che successive correzioni su lastra sono state apportate nell’edizione originale e nelle edizioni successive. Secondo Jonathan Del Mar, l’edizione originale è estremamente imprecisa.

Dedica: Nikolaus Paul Zmeskall von Domanovecz e Lestine, nato il 20 novembre 1759 (battezzato) a Lestine (Ungheria; oggi Lestiny, Slovacchia), e deceduto il 23 giugno 1833 a Vienna. Zmeskall arrivò a Vienna nel 1783/84, dopo la formazione legale e l’esame di avvocatura. Fu inizialmente impiegato nell’ufficio tasse e tasse della Cancelleria della corte reale ungherese. Nel 1786 fu nominato disegnatore, alla fine del 1803 segretario e dal 1807 direttore del protocollo con il grado di segretario di corte presso la cancelleria del tribunale ungherese. Dal 1816 fu Hofrat. Nel 1825 si ritirò in pensione. Zmeskall era anhe violoncellista e compositore, organizzatore di concerti e membro fondatore della Gesellschaft der Musikfreunde. Era in rapporti amichevoli con molti musicisti viennesi; ad esempio gli furono dedicati i sei quartetti per archi di Haydn “op. 20” (Hob. 111:31-36). Zmeskall fu uno dei primi e più intimi amici di Beethoven (la prima lettera sopravvissuta è del 18 giugno 1793, BGA 8). Svolse molti servizi per il compositore e commissioni quotidiane per lui. I due si erano probabilmente conosciuti a casa del principe Lichnowsky. Tuttavia, il loro stretto rapporto terminò nel 1817/18, probabilmente a causa della grave malattia (gotta) che affilsse lo Zmeskall.

Quando inviò l’edizione originale dell’op. 95 Beethoven gli scrisse il 16 dicembre 1816: „Hier lieber Z erhalten sie meine Freundschaftliche Widmung, die ich wünsche, daß ihnen ein liebes Andenken unserer hier lange waltenden Freundschaft seyn möge, u. als einen beweiß meiner Achtung aufzunehmen, u. nicht als das Ende eines schon lange gesponnenen Fadens, (denn Sie gehören zu meinen frühesten Freunden in Vien,) zu betrachten“ (BGA 1014). Zmeskall lasciò in eredità i suoi strumenti per quartetto d’ archi e le sue composizioni, inclusi 14 quartetti per archi, alla Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna. Da Beethoven ricevette una copia della parte solista dell’op. 80 con dedica personale. Come si evince dalla lettera a Breitkopf & Härtel datata 15 ottobre 1810 (BGA 474), Beethoven pensò anche di dedicare la Messa op.86 a Zmeskall. Per due composizioni scherzose contenute nelle lettere, vedere WoO 101 e 205a. Anche il „Duett mit zwei obligaten Augengläsern“ WoO 32 era forse destinato a Zmeskall. Prima esecuzione sconosciuta. Secondo quanto riferito da Anton Schindler, lo Schuppanzigh Quartett eseguì il quartetto op. 95 in una matinée nel maggio 1814 a Vienna.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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