Opus 87 Trio in do maggiore per due oboi e corno inglese (due violini e viola)

I) Allegro – II) Adagio Cantabile – III) Menuetto – Allegro molto – IV) Finale – Presto

Opus 87- Trio in do maggiore per due oboi e corno inglese op. 87, 1794, pubblicato a Vienna, Artaria, aprile 1806. GA. n. 63 (serie 8/5) – B. 87 – KH. 87 – L. III, p. 227 -N. 87 – P. 49 – T. 52.

Titolo ufficiale „Opus 87“ Trio (C-dur) für zwei Oboen und Englisch Horn Widmung: — NGA VI/1 AGA 63 = Serie 8/5

Non tutti sono d’accordo sulla datazione di questa opera al 1794. La ammettono i cataloghi del Nottebohm, del Prod’homme e del Kinsky-Halm, sulla base della più antica informazione proveniente da A. Fuchs, noto collezionista viennese di autografi (che ci ha lasciato fra l’altro parecchie notizie sull’inventario e la vendita all’asta della «successione Beethoven»).  Viene considerata del 1797 dal catalogo Thayer ed il Thayer-Riemann; secondo quest’ultimo il Trio, per la sua consistenza artistica, non può essere stato composto nei primissimi anni del soggiorno viennese del maestro.

Propendiamo per la data del 1794, pur ammettendo che vi siano stati dei rimaneggiamenti negli anni successivi, prima della pubblicazione. Il manoscritto originale è conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino e porta il titolo: “Terzetto da L. v. Beethoven, Oboe prima, seconda, Corno inglese“.

Allegato ad esso è anche il principio di una copia riveduta che si arresta alla 27ma battuta della seconda parte del primo tempo — con il titolo “Terzetto, Oboe primo, Oboe 2do, Corno Engloise (sic), (e poi di altra mano “oder due Violini e Viola”) “da L. von Beethoven”, ed a cui è aggiunta, sotto la parte del corno inglese, la trascrizione per viola.

La prima edizione fu annunziata, a quanto riferisce il cat. Thayer, nella Wiener Zeitung del 12 aprile 1806 con questo avviso: “Beethoven. Grand Trio pour 2 Violons et Viole, tire d’un Trio pour 2 Hautbois et Cor Anglais (op. 29); — Sonate pour le Clavecin avec Violon tirée d’un Trio (do); — Grosses Trio für 2 Oboen und 1 englisches Horn (do)“. La Sonata, aggiunge il Thayer, è stata la prima ad apparire. Altre trascrizioni pubblicate da vari editori portano egualmente il numero d’opera 29. Vicende editoriali, indipendenti naturalmente da ogni ragione cronologica, hanno in seguito determinato lo spostamento al n. d’opera 87, che è rimasto il definitivo.

Che la redazione per due violini e viola non sia di Beethoven (ma da lui per lo meno indirettamente autorizzata e forse riveduta) risulta anche da un passo della lettera all’editore Peters di Lipsia del 5 giugno 1822, in cui il maestro, fra le varie opere di cui propone l’acquisto, nomina un grande Terzetto per due oboi e un corno inglese, che potrebbe anche essere trascritto per altri strumenti. Il Trio e le Variazioni su “Là ci darem la mano” per il complesso medesimo sono le uniche composizioni di Beethoven in cui è impiegato il corno inglese; strumento allora molto lontano dall’importanza che avrebbe assunto in seguito per opera di musicisti posteriori.

Precedenti mozartiani d’una certa affinità si individuano particolarmente nei Divertimenti per due clarinetti (o corni di bassetto) e fagotto (K., ed. 1937, Ahn. 229). Il Thayer-Riemann parla anche di un Terzetto per gli stessi strumenti scritto dal compositore Wendt e suonato a Vienna dai fratelli Johann, Franz e Philipp Teimer (secondo l’annuncio della Tonkunstler Gesellschaft del 23 dicembre 1793) e proprio quest’opera, secondo Nottebohm,  avrebbe indotto Beethoven a comporne una analoga.

Creazione e pubblicazione: probabilmente composto nel 1795 a Vienna. L’edizione originale in parti fu pubblicata da Artaria a Vienna nell’aprile 1806. Poiché sulla partitura autografa non è annotata alcuna data e non sono sopravvissuti schizzi, la datazione può essere effettuata solo sulla base della carta utilizzata per la partitura e il manoscritto (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 92-102, 142-148) . Gustav Nottebohm sospettava che Beethoven avesse avuto ispirazione per la composizione delle opere op. 87 e WoO 28 da un concerto della Wiener Tonkünstler-Societät dei fratelli Johann, Franz e Philipp Teimer il 23 dicembre 1793, in cui fu eseguito un brano on questa strumentazione del compositore e oboista Johann Went (1745-1801. Secondo Theodore Albrecht, Beethoven non solo si ispirò al concerto, ma compose entrambe le opere esplicitamente per i fratelli Teimer. Tutti e tre erano membri dell’orchestra del principe Schwarzenberg, nei cui concerti privati ​​i trii di Beethoven furono probabilmente eseguiti più volte. Copie di entrambe le opere 87 e WoO 28 fossero in possesso di Philipp Teimer (Albrecht/Op87undWo028). Aloys Fuchs congetturò il 1794 come anno di composizione, ma senza addurre ulteriori prove (TDR II p. 42f). L’edizione originale di Artaria fu pubblicizzata sulla Wiener Zeitung il 12 aprile 1806, insieme agli arrangiamenti per trio d’archi – pubblicati secondo Egon Voss con il consenso di Beethoven (cfr. prefazione nell’edizione Urtext G. Henle Verlag, HN 948) – e come sonata per pianoforte e violino.

Per quanto riguarda il numero d’opera: L’edizione originale e i due arrangiamenti sono elencati da Artaria come “Op. 29”, ma sui frontespizi manca il numero d’opera, probabilmente per evitare confusione con il quintetto d’archi op.29, pubblicato alla fine del 1802. In un resoconto di Artaria a Beethoven del 24 luglio 1819 (BGA 1317), il „Grand Trio pour 2 Oboe und englisch Horn, Artaria“ è citato tra le opere che hanno „gar keine Nummern und kein Opus“. Nel suo “Catalogue des Oeuvres” del 1819, pubblicando l’op. 106   (vedi Anhang Verlagswesen/Werkzählung) Artaria elenca il trio per strumenti a fiato come “n. 29” e il trio d’archi come “No. 55”, mentre indica come op. 87 le „Waldstein-variationen“ per pianoforte a quattro mani (WoO 67), pubblicate da Simrock nel 1794 (numero attribuito arbitrariamente). Il numero di opera 87 risale all’indice tematico di Hofmeister (Hofmeister/Index 1819). Tra ottobre 1812 (op. 86 Messa in do maggiore) pubblicata da Breitkopf & Härtel e la partitura pubblicata da Steiner nel giugno 1815 (Op. 90 sonata per pianoforte in mi minore) vi era una lacuna di tre numeri d’opera, che fu colmata solo nel 1819 sulla base degli indici Hofmeister (Op. 87) e di Artaria (Op. 88 e 89): il numero 87 fu attibuito al Trio, il numero 88 al Lied „Das Glück der Freundschaft“ e il 89 (cronologicamente corretto) alla Polacca per pianoforte. Come op. 66 l’opera è classificata nell’ „Verzeichniß der sämmtlichen Werke von Ludwig van Beethoven“ di Tobias Haslinger (1830 ca, in D-BNba) e nell’indice sistematico in appendice all’opera di Seyfried “L. van Beethovens Studien im Generalbasse […]“ del 1832 (Seyfried/Studi). Prima esecuzione sconosciuta. Schizzi perduti. Partitura: Re-Sib, Mus. SM. autogr. Beethoven Artaria 151. Datazione: 1795 (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 102 e l40f).

Titolo: Foglio 1 recto “Terzetto da L. v. Beethoven”. 12 fogli; 20 pagine di partitura, fogli 1r-12r, 10 recto 11 e 12 versus vuoti. Carta: formato orizzontale, 23 x 31,5 cm, a doppia spaziatura. Due varietà: (a) fogli 5-6 e 11-12; (b) pp. 1-4 e 7-10. Provenienza: Verlagsarchiv Artaria, Vienna. – Dal 1897 Erich Prieger, Bonn. – Acquisito nel 1901. Facsimile: SBB/online. Prima edizione: (parti) 1806 (aprile). Vienna, Artaria et Comp., VN/PN 1804 (Ob 1, 2: “1803-04”). – Titolo: “Grand Trio / pour / Deux Hautbois et un / Cor anglais / composé / par / LOUIS van BEETHOVEN / Op: / N° 1804. f 2. / a Vienne chez Artaria et Comp.”

Opus 55 (87) Trio in do maggiore per due violini e viola (due oboi e corno inglese)

I) Allegro – II) Adagio Cantabile – III) Menuetto – Allegro molto – IV) Finale – Presto

Per gentile concessione della  Staatsbibliothek zu Berlin Preußischer Kulturbesitz)

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