Opus 83 Canti (3) per voce e pianoforte

Opus 83 – Canti (3) per voce e pianoforte, op. 83, dedicati alla principessa Kinsky, 1810, pubblicati a Lipsia, Breitkopf e Härtel, ottobre 1811. GA. n. 221 (serie 23/7) – Boett. IX/3-5 – B. 83 -KH. 83 – L. IlI, p. 206 – N. 83 – T. 155.

II manoscritto originale è conservato nella biblioteca del conservatorio di Parigi. Di un altro manoscritto del primo canto si conosce la collocazione assieme agli abbozzi dell’Egmont, Opus 84. Gli abbozzi si trovano in un quaderno del gennaio-settembre 1810. Testi di Goethe.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 83 Drei Gesänge nach Gedichten von Johann Wolfgang von Goethe für Singstimme und Klavier Widmung: Maria Charlotte (Caroline) Fürstin Kinsky NGA XII/1 Nr. 51-53, 85 AGA 221 = Serie 23/7 SBG V/12 (2. Auflage: 13; Quelle 1.2, Hess 142)

Creazione e pubblicazione: i Lieder furono concepiti e composti nella primavera/estate del 1810 a Vienna e forse completati in autunno/inverno di quell’anno. La partitura autografa reca la data scritta autografa “1810” e il taccuino di abbozzi “Landsberg 11” contiene numerosi rimandi dell’ op. 83. L’edizione originale fu pubblicata intorno al novembre 1811 da Breitkopf & Härtel a Lipsia. Sopravvive un autografo completo di una versione precedente del n. 1. Si tratta del manoscritto presentato al giovane Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847) da Goethe nel 1821, che il giovane musicista copiò durante una delle sue successive visite (1825 o 1830). Esiste anche uno schizzo (SV 387) per il n. 1 nella Library of Congress (US-Wc), che indica uno sviluppo musicale del poema completamente diversa rispetto alla versione definitva. Il 2 luglio 1810 Beethoven offrì a Breitkopf & Härtel l’ op. 83 (BGA 451). L’opera sarebbe dovuta uscire il 1° novembre, ma la pubblicazione fu ritardata, tra l’altro, dalle dure trattative sul piano finanziario, ma anche dalla tardiva consegna da parte di Beethoven del modello per l’ incisore, che Breitkopf & Härtel ricevette solo all’inizio di gennaio 1811 ( BGA 482, 484). Beethoven inviò anche una copia a Lipsia come modello per l’incisione e la partitura autografa rimase in suo possesso. Ricevette una prova di stampa in cui scisse le correzioni. Non è documentato se queste siano state prese in considerazione.

Non è noto se l’op. 83 fu prospettata a Clementi per un’edizione parallela in inglese. Mentre tutte le altre opere offerte da Breitkopf & Härtel furono pubblicate il 2 luglio 1810, i Drei Gesänge rimasero inediti a Londra. L’edizione originale di Breitkopf & Härtel a Lipsia fu inserita nei libri stampati dell’editore nel novembre 1811 e fu pubblicizzata nell’AmZ nello stesso mese (assieme all’Op. 85). L’annuncio fu ripetuto nell’aprile 1812.

Testo: Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832); N. 1: creato probabilmente nel 1775, rivisto per la prima pubblicazione nell’edizione Goschen „Goethes Schriften“ (Vol. 8, Lipsia 1789, p. 151), questa versione appare anche nell’edizione Cotta „Goethes Werke“ (Vol. 1 , Tubinga 1806, p.85); N. 2: apparve per la prima volta nel „Taschenbuch auf das Jahr 1804“ (Weimar, p. 117-119) a cura di Goethe e Christoph Martin Wieland, poi in  „Goethes Werke“ (vol. 1, Tübingen 1806, p. 77) ; N. 3: pubblicato per la prima volta nel 1775 sulla rivista Iris edita da Johann Georg Jacobi (2, p. 73f, titolo: “Lied, das ein selbstgemaltes Band accompagne”), poi più volte rivisto, l’ultima versione musicata da Beethoven fu pubblicata per la prima volta nel 1789 negli „Goethes Schriften“ (Vol. 8, Lipsia, p. 128). – Per ulteriori canzoni di Beethoven dal titolo „Sehnsucht“ vedere WoO 134 (Goethe: „Nur wer die Sehnsucht kennt“) e 146 (Reissig: „Die stille Nacht umdunkelt“). Per la dedica vedere op. 75.

Prima esecuzione sconosciuta. In una lettera a Goethe datata 28 maggio 1810, Bettina von Arnim riferisce che Beethoven scrisse la sua op. 75 n. 1 e op. 83 n. 1 suonando al pianoforte durante una visita: „unangemeldet trat ich ein, er saß am Klavier, ich nannte meinen Namen, er war sehr freundlich und fragte: ob ich ein Lied hören wolle, was er eben komponiert habe; – darauf sang er scharf und schneidend, daß die Wehmut auf den Hörer zurückwirkte: ,Kennst du das Land?1 — ,Nicht wahr, es ist schön1, sagte er begeistert, .wunderschön! Ich will’s noch einmal singen1, er freute sich über meinen heiteren Beifall. […] Dann sang er noch ein Lied von Dir, das er auch in diesen Tagen komponiert hatte: .Trocknet nicht Tränen der ewigen Liebe“ (Arnim/Werke p. 247).

Opus 83 numero 1 Wonne der Wehmut (Piacere della malinconia): Trocknet nicht, Tränen der ewigen Liebe (Non asciugatevi, lagrime dell’eterno amore!).

Ha fisionomia di recitativo; procede a brevi frasi tronche, ansiose, adeguatamente sostenute dal pianoforte e rispondenti espressivamente al significato delle parole. Si può notare la rassomiglianza del primo e fondamentale inciso alla invocazione di Florestano: “O Leonore” nel terzo atto del Fidelio (prima redazione). Il testo:

Trocknet nicht, trocknet nicht,
Tränen der ewigen Liebe!
Ach, nur dem halbgetrockneten Auge
Wie öde, wie tot die Welt ihm erscheint!
Trocknet nicht, trocknet nicht,
Tränen unglücklicher Liebe!

Opus 83 numero 2 Sehnsucht (Nostalgia): Was zieht mir das Herz so? (che cosa attira tanto il mio cuore?)

Quattro strofe ripetono la melodia in si minore, la quinta, corrispondente al significato delle parole, la riprende e conclude in maggiore. Secondo una notizia del catalogo Kinsky-Halm questa canzone e la precedente sarebbero state composte per Teresa Malfatti. Il testo:

Was zieht mir das Herz so?
Was zieht mich hinaus?
Und windet und schraubt mich
Aus Zimmer und Haus?
Wie dort sich die Wolken
Am Felsen verziehn!
Da möcht ich hinüber,
Da möcht ich wohl hin!

Nun wiegt sich der Raben
Geselliger Flug;
Ich mische mich drunter
Und folge dem Zug.
Und Berg und Gemäuer
Umfittigen wir;
Sie weilet da drunten,
Ich spähe nach ihr.

Da kommt sie und wandelt;
Ich eile sobald,
Ein singender Vogel,
Im buschigen Wald.
Sie weilet und horchet
Und lächelt mit sich:
“Er singet so lieblich
Und singt es an mich.”

Die scheidende Sonne
Vergüldet die Höh’n;
Die sinnende Schöne,
Sie läßt es geschehn.
Sie wandelt am Bache
Die Wiesen entlang,
Und finster und finstrer
Umschlingt sich der Gang;

Auf einmal erschein ich,
Ein blinkender Stern.
“Was glänzet da droben,
So nah und so fern?”
Und hast du mit Staunen
Das Leuchten erblickt,
Ich lieg dir zu Füßen,
Da bin ich beglückt!

Opus 83 numero 3 Mit einem gemalten Band – (Con un nastro colorato) : Kleine Blumen, kleine Blätter (Piccoli fiori, piccole foglie).

“Leichtlìch und mit Grazie vorgeimgen” (portato leggermente e con grazia) dicono, in luogo di una comune indicazione di movimento o di colore, le parole apposte al principio dello spartito in rapporto con la levità del soggetto poetico, grazioso piuttosto che intensamente espressivo; e il De Curzon (Lieder, pag. 29) si è sentito autorizzato a definire la musica (forse anche qui esagerando un po’): «delicate et pure, d’une gràce amable». Quattro strofe: la prima e l’ultima con la melodia principale; le due mediane con quella secondaria modulante. Il testo:

Kleine Blumen, kleine Blätter
Streuen mir mit leichter Hand
Gute, junge Frühlings-Götter
Tändelnd auf ein luftig Band.

Zephir, nimm’s auf deine Flügel,
Schling’s um meiner Liebsten Kleid;
Und so tritt sie vor den Spiegel
All in ihrer Munterkeit.

Sieht mit Rosen sich umgeben,
Selbst wie eine Rose jung.
Einen Blick, geliebtes Leben!
Und ich bin belohnt genug.

Fühle, was dies Herz empfindet,
Reiche frei mir deine Hand,
Und das Band, das uns verbindet,
Sei kein schwaches Rosenband!

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