Opus 82 Quattro Ariette per voce e pianoforte ed un duetto, per soprano, tenore e pianoforte

I) Hoffnung – II) Liebesklage – III) L’amante impaziente (Arietta buffa) – IV) L’amante impaziente (Arietta assai seriosa) – V) Duetto per soprano, tenore e pianoforte Lebensgenuss

Opus 82 – Quattro Ariette ed un duetto, per voce e pianoforte, per soprano, tenore e pianoforte, Opus 82, 1809 circa (può darsi che la prima origine di qualcuna risalga all’epoca degli studi con Salieri; la messa a punto in ogni modo va sempre riferita all’epoca sopra indicata). Pubblicate a Lipsia, Breitkopf e Haertel, luglio 1811. G.A. 220 (Serie 23/6) Boett. VIII/5-9 – Bruers 82 -Kinsky-Halm 82 – Nottebohm 82 – L.III, pagina 206. Thayer 163.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 82 Vier Arietten und ein Duett nach Texten von Pietro Metastasio (außer Nr. 1) für Singstimmen und Klavier Widmung: — NGA XII/1 Nr. 46-50, 84 AGA 220 = Serie 23/6 SBG V/13 (2. Auflage: 14; Quelle 1.2, Hess 140).

Origine e pubblicazione: Lieder composti a Vienna nel 1809. La partitura autografa dell’ Arietta n. 4 porta la data autografa di quell’ anno. Gli unici schizzi ancora verificabili probabilmente risalgono anch’essi a questo periodo. L’edizione originale di Londra fu pubblicata da Clementi, Banger, Collard, Davis & Collard nel febbraio 1811, l’edizione originale di Lipsia seguita intorno al marzo da Breitkopf & Härtel. Secondo Helga Lühning, la partitura autografa del n. 1 contiene una prima versione dell’arietta che è stata più volte rivista e corretta. Mentre Willy Hess e Max Unger sono dell’opinione che gli interventi nel testo potrebbero essere stati fatti anche dopo la stampa e che la partitura autografa sia quindi una versione più recente, Lühning ritiene che ciò sia molto improbabile. Hess pubblicò in SBG V ai nn. 14 e 15 (Hess n. 140) una „Urfassung“ che aveva estratto dall’autografo, e una „Endfassung“ basata su questo manoscritto, che di conseguenza chiamò „nach Juli 1811“ (ovvero dopo essere andato in stampa). Anche Unger presentò una „Endfassung“ basata sull’autografo, che differisce dalla versione di Hess in alcuni dettagli.

Le opere 73-81a e 82 così come i canti WoO 136, 137 e 139 furono oggetto di un accordo tra Beethoven e Muzio Clementi (probabilmente in occasione del suo soggiorno a Vienna 1808-1810) con lo scopo di avere opere come edizioni originali a Londra, a Lipsia o a Vienna. Beethoven offrì a Breitkopl & Härtel le seguenti opere il 4 febbraio 1810: „12 Gesänge Mit Begleitung des Klawier’s theils Deutscher theils Italienischer text“ (BGA 423). Si tratta probabilmente dei Sei Canti Op. 75 e dei Cinque Canti Italiani Op. 82. 

Il 16 gennaio 1811 scrive a proposito della dodicesima composizione ancora mancante: „ob ich ihnen zu den italienischen 5 noch eine Kanzonette schicke, kann ich nicht versprechen, Es geht so auch 4 arietten und ein duett -doch sage ich es ihnen nicht ab“ ( BGA 484). Clementi, che rimase a Vienna fino all’estate del 1810, aveva già accettato di esibirsi a Londra poco dopo l’offerta alla Breitkopf & Härtel. Clementi mantenne la scadenza proposta da Beethoven, ma Breitkopf & Härtel subì ritardi a causa di trattative sui compensi, così che l’opera non apparve fino al marzo 1811. Sebbene Breitkopf & Härtel ricevessero anche spartiti autografi come modelli di incisione per le canzoni (ad es. n. 4), copie furono probabilmente inviate a Clementi. Nel complesso, tuttavia, le singole edizioni inglesi si caratterizzano per una maggiore cura, anche se la stampa tedesca è probabilmente più vicina ai manoscritti autografi.

Testo: Il poeta e l’origine del n. 1 sono sconosciuti, tutte le altre fonti sono di Pietro Metastasio (1689-1782): n. 2 dalla cantata “Amor timido”; nn. 3 e 4 dalla 2a versione del dramma per musica “Adriano in Siria”, Aria dell’Emirena, Atto II, Scena 6; N. 5 dell’Azione teatrale, rappresentata per la prima volta nel 1738, “La pace fra la virtü e la bellezza”, Venere e Pallade. Il testo tedesco dell’edizione Breitkopf & Härtel è di Christian Schreiber (1781-1857), che fu consigliere ecclesiastico nell’elettorato dell’Assia e sovrintendente a Lengsfeld in Sachsen-Weimar, amico di Gottfried Christoph Härtel (1763-1827) e un dipendente dell’AmZ. Probabilmente Beethoven venne a conoscenza delle poesie aggiunte dall’editore mentre stavano andando in stampa (BGA 486). Per le edizioni originali Breitkopf & Härtel, Schreiber curò anche la traduzione tedesca dei testi della Messa op.86 e il nuovo testo dell’oratorio „Christus am Ölberge“ op.85. Prima esecuzione sconosciuta.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

Opus 82 numero 1 Opus 82 – 1 Hoffnung (Speranza): Dimmi ben mio che m’ami

Un manoscritto differente in parte, specialmente nell’accompagnamento, dalla redazione pubblicata dalla G.A. e posteriore ad essa, si trova nella biblioteca del conservatorio di Parigi (Max Unger, pagine 98/38) (vedere Hess, catalogo 120 e quinto fascicolo dei Supplemente zur G.A. pagine 32-37 ed 88, 1962). L’autore del testo è sconosciuto. La musica è molto gentile e segue il modello del delicato melodiare e fraseggiare italiano. Una imitazione di stile preziosa e il “piacere di una bellezza creata per amabile gioco; a specchio di un mondo classicamente imbevuto di pura armonia, di nitide immagini e di soave alacrità di sensi” (Liuzzi, Introduzione alla lirica vocale di Beethoven, pagina16).

Il testo:

Dimmi ben mio che m’ ami
dimmi che mia tu sei,
e non invidio agli dei
la lor divinità.

Con un tuo sguardo solo,
cara, con un sorriso
tu m’ apri il paradiso
di mia felicità, si, di mia felicità

Opus 82 numero 2 Liebesklage (Lamento d‘ amore): T’ intendo, si, mio cor.

Non si hanno notizie del manoscritto originale. Testo dalla cantata XVII: l’amore timido di Metastasio. Anche per il carattere italiano di questa arietta ci possiamo riferire a quanto detto già per la precedente.

Il testo:

T’intendo, sì, mio cor,
Con tanto palpitar!
So che ti vuoi lagnar,
Che amante sei.

Ah! taci il tuo dolor,
Ah! soffri il tuo martir
Tacilo, tacilo e non tradir
L’affetti miei, l’affetti miei!

Opus 82 numero 3 L’amante impaziente (Arietta buffa): Che fa, che fa il mio bene?

Due pagine che imitano lo stile melodrammatico: la prima con intenti caricaturali; la seconda nella forma di un’aria seria che nella espressione e nell’alternativa stessa del movimento lento e allegro vuole rendere il sentimento ansioso della protagonista. Anche qui è da notare il carattere italiano della musica secondo quanto già detto a proposito delle ariette precedenti. Testo di Metastasio da “Adriano in Siria”, atto secondo scena sesta ma con qualche verso intercalato; vedere Brunelli “Tutte le opere di Metastasio”, I pagina 554.

Il testo:

Che fa, che fa il mio bene?
Perchè, perché non viene?
Vedermi vuole languir
Così, così, così.
Oh come è lento nel corso il sole!
Ogni momento mi sembra un dì,
Che fa, che fa il mio bene?
Perchè, perché non viene?
Vedermi vuole languir
Così, così, così!

Opus 82 numero 4 L’amante impaziente (Arietta assai seriosa): Che fa, che fa il mio bene?

Due pagine che imitano lo stile melodrammatico: La prima con intenti caricaturali; la seconda nella forma di un’aria seria che nella espressione e l’alternativa stessa del movimento lento e allegro vuole rendere il sentimento ansioso della protagonista. Anche qui è da notare il carattere italiano della musica secondo quanto già detto a proposito delle ariette precedenti. Testo di Metastasio da Adriano in Siria, atto secondo scena sesta ma con qualche verso intercalato; vedere Brunelli “Tutte le opere di Metastasio”, I pagina 554.

Il testo:

Che fa, che fa il mio bene?
Perchè, perché non viene?
Vedermi vuole languir
Così, così, così.
Oh come è lento nel corso il sole!
Ogni momento mi sembra un dì,
Che fa, che fa il mio bene?
Perchè, perché non viene?
Vedermi vuole languir
Così, così, così!

Opus 82 numero 5 Duetto per soprano, tenore e pianoforte Lebensgenuß (Piacere d‘amore): Odi l’ aura che dolce sospira

Dall’azione teatrale: “La pace tra la virtù e la bellezza”. Non si ha notizia del manoscritto originale. Vale anche per questo duetto quanto già detto a proposito delle ariette precedenti.

Il testo:

Venere:
 Odi l’aura che dolce sospira;
mentre fugge scuotendo le fronde;
se l’intendi, ti parla d’amor.

Pallade:
 Senti l’onda che rauca s’aggira,
mentre geme radendo le sponde;
se l’intendi, si lagna d’amor.

(a due):
 Quell’affetto chi sente nel petto,
sa per prova se nuoce, se giova,
se diletto produce, o dolor!

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