Opus 20 Settimino in mi bemolle maggiore per violino, viola, violoncello, contrabbasso, clarinetto, corno e fagotto

I) Adagio – Allegro con brio – II) Adagio cantabile – III) Tempo di menuetto – IV) Andante con variazioni – V) Scherzo – Allegro molto e vivace – VI) Andante con moto alla marcia – Presto

Opus 20 – Settimino in mi bemolle maggiore per violino, viola, violoncello, contrabbasso, clarinetto, corno e fagotto op. 20, seconda metà 1799 – primo trimestre 1800, dedicato all’imperatrice Maria Teresa, pubblicato in parti staccate a Lipsia, Hoffmeister e Kuhnel, giugno-luglio 1802; in partitura a Parigi, Pleyel, 1828. GA. n. 32 (serie 5/1) – B. 20 – KH. 20 – L. I, p. 182 -N. 20 – P. 116 – T. 69

Il manoscritto originale è conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Abbozzi del secondo, terzo e quarto tempo si trovano nel secondo dei due quaderni Grasnick descritti dal Nottebohm. La prima esecuzione pubblica ebbe luogo il 2 aprile 1800 allo Hofburgtheater di Vienna nel concerto organizzato dallo stesso Beethoven a proprio beneficio  e per più di una buona metà dedicato a sue composizioni: Concerto per pianoforte e orchestra (probabilmente quello in si bemolle maggiore op. 19) eseguito dall’autore stesso, Settimino, Sinfonia n. 1 in do maggiore (op. 21).

L’opera fu accolta con molto favore e gode anche oggi di grande popolarità, come una delle più rappresentative composizioni di musica da camera del giovane Beethoven. Se ne sono fatte numerose trascrizioni e riduzioni; qualcuna, come l’op. 38 per pianoforte, clarinetto o violino e violoncello, dell’autore stesso, altre da lui consigliate o tollerate, altre del tutto arbitrarie.

È stata forse questa ammirazione, da parte di un pubblico che non mostrava lo stesso entusiasmo per opere più importanti, a rendere in seguito il maestro ingiusto verso il Settimino, fino «a non poterlo più sopportare e ad adirarsi del successo ch’esso riscuoteva universalmente», come ha riferito lo Czerny ad Otto Jahn. Giudizio comprensibile quando si pensi all’opinione che un artista volto a mète sempre più alte e vaste poteva avere delle sue prime composizioni, in epoca più o meno posteriore alla loro creazione, ma che non infirma il loro intrinseco valore, quando c’è, per cui esse mantengono ancora oggi una loro vitalità.

È appena il caso di ricordare la fresca impressione che del Settimino ci ha dato Richard Wagner in una sua novella giovanile, descrivendo una scena di musicanti girovaghi che lo eseguono per loro piacere in aperta campagna. L’introduzione lenta (Adagio) prepara l’entrata dell’Allegro, di cui preannuncia anche qualche elemento formativo. Il tema iniziale dell’Allegro ed il suo svolgimento esprimono una compiuta vicenda di movimento come nella Prima Sinfonia, per quanto di carattere non altrettanto energico, lasciando maggior campo all’espansività del secondo tema ed accessori.

La ricchezza melodica dell’Adagio cantabile è fatta più sensibile dal particolare apporto espressivo dei tre strumenti a fiato, sia negli interventi a solo che uniti insieme o alternati fra loro. Il tema della prima parte del Minuetto ricalca in un ritmo più accentuato quello della Sonata op. 49 n. 2 per pianoforte ed ha qualche analogia di movimento con il congenere della Sonata di Clementi op. 34 n. 2, composta nel 1795. II Trio ha un carattere di giovialità più rustica nelle alternative del corno e del clarinetto e nella stessa melodia. Il tema dell’Andante deriverebbe secondo alcuni da una canzone popolare renana; è d’altra parte noto come molti anni dopo la sua composizione vi sia stato adattato un testo poetico appositamente scritto da Anton Wilhelm Florentin Zuccalmaglio (“Ach Schiffer, lieber Schiffer“). Nelle singole variazioni domina il carattere di divertimento leggero, con risalto particolare di volta in volta di un singolo strumento o gruppo.

Nella quarta in minore, il corno, elevandosi dalle inquiete terzine del violino in staccato, appoggiato dal piccato dei bassi, divide una melanconica melodia con il clarinetto e il fagotto. Lo Scherzo è caratterizzato dall’impostazione del fraseggio strumentale diviso, che anticipa qualcuno dei più caratteristici momenti dei tempi congeneri della Seconda, Terza e Quarta Sinfonia. Il Trio, affidato ai soli archi (ma con il contrabbasso raddoppiato dal fagotto), oppone ad esso nel registro alto del violoncello (a cui si unisce in fine all’ottava superiore il violino) il diversivo di un motivo di danza di grande elementarità. L’ultimo tempo incomincia anch’esso con una breve introduzione, questa volta patetica: una marcia in minore, ove spicca la parte del corno.

Il Presto entra con uno spigliato tema in maggiore del violino, ripetuto e concluso dai tre strumenti a fiato (lo spunto è identico a quello dell’ Arietta con variazioni della Sonata op. 24 n. 3 di Clementi). Ancora il corno, con un tipico appello sulle note discendenti dell’accordo, introduce il passaggio al secondo tema breve e affermativo. La ripresa è preceduta da una breve cadenza virtuosistica del violino. Ma un po’ dovunque si può avvertire l’individualità del tema principale nel suo spunto propulsivo, che imprime a tutto questo tempo il carattere animato e festoso di un «commiato» di serenata. La dedica del Settimino a Maria Teresa, seconda moglie di Francesco I, è da considerarsi come un atto d’omaggio all’imperatrice che amava la musica e si dilettava di canto. Alcuni anni dopo essa sarebbe dovuta anche intervenire per rimuovere alcune difficoltà sollevate dalla censura nell’occasione della prima rappresentazione del Fidelio.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo originale: Opus 20 Septett (Es-dur) für Klarinette, Horn, Fagott, Violine, Viola, Violoncello und Kontrabass Widmung: Marie Therese, Kaiserin von Österreich NGA VI/1 AGA 32 = Serie 5/1.

Concezione e pubblicazione: i primi abbozzi di materiale correlato all’ op. 20 si trovano sulle fogli del 1798 e l’elaborazione non avvenne che nella seconda metà del 1799, poco prima della prima esecuzione avvenuta il 20 dicembre. L’edizione originale in parti staccate apparve nel giugno 1802, in due parti, presso Hoffmeister & Comp, a Vienna / Hoffmeister e Kühnel a Lipsia. Il tema del minuetto deriva dal secondo tempo della sonata per pianoforte Op. 49 No. 2. Carl Czerny afferma erroneamente che si tratta di una canzone popolare renana (Kopitz/ Cadenbach Vol. 1 p. 219, 234) con testo „Ach Schiffer, lieber Schiffer“ pubblicata nel 1838 in „Deutsche Volkslieder“  di Kretzschmer e Zuccalmaglio  Volume 1 (Berlino 1838) come n. 102, ma la melodia di Beethoven è stata probabilmente concepita prima. Il 15 dicembre 1800 Beethoven offrì il suo „Bruder in der Tonkunst“, Franz Anton Hoffmeister, l’ op. 20: „ich will in der Kürze also hersezen, was der Hr. B.[rüder] von mir haben können: 1 ein Septett per il Violino, viola, Violoncello, ContraBasso, clarinetto, como, fagotto, — tutti ob-ligati, (ich kann gar nichts unobligates schreiben, weil ich schon mit einem obligaten accom-pagnement auf die Welt gekommen bin.) Dieses Septett hat sehr gefallen, zum Haüfigern gebrauch könnte man die 3 Blaßinstrumente nemlich: fagotto, clarinetto, und corno, in noch eine violine, noch eine Viola, und noch ein Violoncello übersezen“ Il 15 gennaio 1801, ripeté l’offerta:  „Septet, (wovon ich ihnen schon geschrieben, zu mehrerer Verbreitung und Gewinst ließ es sich auch auf’s Klawier arrangiren) […]> (Nb: das Septett besteht aus einem kurzen Eingangs-adagio, dann allegro, Adagio, Minuetto, Andante mit Variazionen, Minuetto, wieder kurzes Eingangs-adagio und dann presto)“

Hoffmeister accettò l’offerta il 24 gennaio. L’editore ricevette la partitura il 20 aprile (BGA 61). Il 22 aprile Beethoven annunciò il numero di opus e nuovamente rilanciò per un altro accordo: „es wäre recht hübsch, wenn der Herr Br. [uder] auch nebst dem daß sie das Septett so herausgäben dasselbe auch für flöte z.B. als quintett arran-girten dadurch wurde den flöten liebhabern. die mich schon darum angegangen, geholfen, und sie würden darinn wie die Insekten herumschwärmen, und daran speißen“. Il titolo e la dedica seguirono alla fine di giugno (BGA 64). La fretta per la pubblicazione scemò leggermente anche perché Ignaz Schuppanzigh intendeva presentare l’ opera come inedita in un tour di concerti nel marzo 1802 a Dresda. Beethoven sollecitò l’8 aprile 1802: „mein Septett schikt ein wenig geschwinder in die Welt —weil der Pöbel drauf harrt“. (BGA 84). L’ Op. 20 apparve nel giugno 1802 (BGA 93). Dopo che Beethoven ne ricevette cinque copie gratuite, il 14 luglio 1802, si lamentò del fatto che il Settimino fosse stato rilasciato in due parti. Tuttavia questa idea sembra essere stata discussa tra le parti un anno prima. Il 22 luglio 1801, Hoffmeister scrisse al suo socio Kühnel: ,,H.[err] v Beethoven wird mir zum Septetto, d[as] ich auch hier [d. h. in Wien] stechen lasse, noch 1 oder 2 Stüke neu verfertigen, um es sodan in 2 Theile zu theilen, und kaufrechter zu machen“. 

L’elaborazione di Beethoven del Settimino per trio con pianoforte (come op. 38) fu offerta da Hoffmeister nel settembre 1802 da Kaspar Karl van Beethoven (BGA 1003). La dichiarazione di Ries che Beethoven accomodò il suo Settimino per „Violin-Quintett“ (Wegeler/Ries p. 93) è un errore. Beethoven si è sempre difeso contro le elaborazioni non autorizzate. Scrisse nella Wiener Zeitung del 27 Ottobre 1802 e nella Leipziger Allgemeine musikalische Zeitung „Nachricht, [bzw. Anzeige.] Ich glaube es dem Publicum und mir schuldig zu sein, öffentlich anzuzeigen, daß die beiden Quintetten aus C dur und Es dur, wovon das eine (ausgezogen aus einer Simphonie von mir) bei Hrn. Mollo in Wien, das andere (ausgezogen aus dem bekannten Septett von mir Op. 20) bei Hrn. Hoffmeister in Leipzig erschienen ist, nicht Original-Quintetten sondern nur Übersetzungen sind, welche die Hrn. Verleger veranstaltet haben. — Das Übersetzen überhaupt ist eine Sache, wogegen sich heut zu tage (in unserem Zeitalter der Übersetzungen) ein Autor nur umsonst sträuben würde: aber man kann wenigstens mit Recht fordern, daß die Verleger es auf dem Titelblatte anzeigen, damit die Ehre des Autors nicht geschmälert und das Publicum nicht hintergangen werde. – Dies, um dergleichen Fällen in der Zukunft vorzubeugen. Ich mache zugleich bekannt, daß ehestens ein neues Original-Quintett von meiner Komposition aus C dur Op. 29 bei Breitkopf u. Härtel in Leipzig erscheinen wird. Ludwig van Beethoven.“

Dedica: Marie Therese (non Theresia!), imperatrice d’Austria nata il 6 giugno 1772 a Napoli e deceduta  il 13 aprile 1807 a Vienna, figlia del re Ferdinando IV di Napoli (1751-1825), il 19 settembre 1790 seconda Moglie dell’imperatore Franz II (1768-1835). Come grande amante della musica, aveva una vasta biblioteca musicale e teneva regolarmente concerti privati ​​nel palazzo imperiale; per vezzo le piaceva accettare dediche. Joseph Haydn scrisse per Marie Therese, nel 1799 o nel 1800 il Te Deum in do maggiore Hob. XXIIIC: 2 e la „Theresienmesse“, Hob. XXII: 12 che d’altra parte, fu composta per il Principe Esterhazy e non per l’imperatrice. Beethoven espresse pubblicamente la dedica del suo settimino durante il suo concerto del 2 aprile 1800, due anni prima della pubblicazione dell’edizione originale. L’imperatrice possedeva anche una copia del lavoro della fine del 1800 (vedi BGA 84) che potrebbe aver chiesto a Beethoven per la sua collezione di settetti. Salvatore Viganò nel suo Balletto „Die Geschöpfe des Prometheus“, cui Beethoven scrisse la parte musicale nel 1801 (op. 43), rese omaggio a Marie Therese come Patronin der Künste.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

Opus 20 fa parte del progetto La ricerca diventa Arte

Una nuova vita per le opere di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura dell’ ENSEMBLE ACCADEMIA DUCALE
Erminia Nigro, Clarinetto
Marco Coviello, Fagotto
Tiziana Malagnini, Corno
Francesca Cicolecchia, Violino
Giuseppe Giugliano, Viola
Vito Stano, Violoncello
Giuseppe D’Amico, Contrabbasso
Video in presa diretta – Montaggio Giovanni Claudio Traversi

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