Opus 17 Sonata in Fa Maggiore per pianoforte e corno (o viola o violoncello)

I) Allegro moderato – II) Poco adagio, quasi andante – III) Rondò – Allegro moderato

Opus 17 – Sonata in Fa Maggiore per pianoforte e corno (o viola o violoncello) – 1800 Dedicata alla Baronessa di Braun, prima metà di aprile 1800, pubblicata a Vienna, Tranquillo & Mollo, marzo 1801. G.A. numero 112 (serie 14/1) Bruers 17 Kinsky -Halm 17, Lenz I, pagina 166, Nottebohm 17, S. 114, Thayer 76.

Titolo ufficiale: Opus 17 Sonate (F-Dur) für Klavier und Horn (Violoncello oder Geige) Widmung: Josephine (Josepha) Freifrau von Braun NGA V/4 AGA 112= Serie 14/1

II manoscritto originale è perduto. Sei battute dell’Adagio si trovano nella prima pagina di un foglio destinato originariamente, secondo il Nottebohm, alla bella copia della composizione e utilizzato invece poi nelle pagine successive per abbozzi del primo, secondo e quarto tempo della Sonata op. 22 per pianoforte e del primo e secondo tempo della Sonata op. 23 per pianoforte e violino.

Nell’inverno del 1800 tornava in Austria, dopo una assenza di molti anni, il cornista boemo Johann Stich, più noto in arte con il nome italianizzato di Giovanni Punto. Accolto ed ammirato in tutti i centri musicali Viennesi, entrò in dimestichezza con Beethoven, che compose per lui la Sonata in oggetto. Sembra che questa Sonata sia stata scritta soltanto pochi giorni prima o addirittura alla vigilia dell’esecuzione, che ebbe luogo in un concerto allo Hoftheater del 18 aprile, con l’autore stesso al pianoforte. Può anche darsi che per la prima esecuzione Beethoven, che nello scrivere la parte del corno aveva tenuto conto — a quanto riferisce lo Czerny — dei particolari desideri del virtuoso, non abbia tracciato per il pianoforte che una guida o un abbozzo — come già in altre composizioni del genere — da sviluppare al momento opportuno con le sue naturali risorse di improvvisatore.

L’opera risente un po’ di questo carattere estemporaneo e d’altra parte non si possono ignorare alcuni autorevoli precedenti del genere, come i due Concerti di Haydn, il Rondò e i quattro Concerti di Mozart; ma non si deve tuttavia disconoscere neppur qui l’indipendenza della personalità beethoveniana. Tipica è l’entrata del corno nell’esposizione dei due temi dell’Allegro (il secondo più originale, sia per la struttura ritmica della frase che per la modulazione in mi minore).

Questo strumento, tanto eloquente nel campo espressivo suo proprio, ma limitato, e d’altra parte non troppo duttile, armonicamente e melodicamente, specialmente al tempo di Beethoven, richiede certo, più di un violino, ad esempio, o di un violoncello, il sostegno integrativo del pianoforte.

Ma appunto per ciò la sua parte, sapientemente sfruttata in quello che ha di più particolare e caratteristico, spicca maggiormente (tanto da far passare quasi in seconda linea la partecipazione, spesso musicalmente più importante, dell’altro strumento), mentre eseguita dal violoncello (vedi Opus 17a) perde molto della sua efficacia.

Siamo pertanto convinti che l’indicazione apposta alla Sonata fin dalla prima edizione che al corno possa essere sostituito il violoncello, come nel Trio op. 11 quella che al clarinetto possa essere sostituito il violino, suggerisca un ripiego, ma non autorizzi la piena libertà di scelta. Si veda particolarmente al riguardo l’episodio che conduce alla ripresa, l’espressivo dialogo fra il corno e il pianoforte del breve Poco Adagio quasi Andante introduttivo del Rondò, e in quest’ultimo particolarmente il couplet centrale in minore. Tipiche dello strumento sono poi le sonerie con cui i due tempi si concludono.

Composizione e pubblicazione: Composta nell’aprile del 1800, poco prima della prima esecuzione dell’opera, il 18 aprile. L’edizione originale in parti fu pubblicata da Mollo a Vienna nel marzo 1801.

Ferdinand Ries riferisce – probabilmente con una certa esagerazione aneddotica – che l’opera fu realizzata solo il giorno prima dell’accademia organizzata da Johann Wenzel Stich (alias Giovanni Punto) (Wegeler/Ries p. 82). Nato nella Repubblica Ceca, Stich era considerato il più famoso suonatore di corno del suo tempo. La tecnica di rincalzatura che perfezionò gli  fornì una gamma di toni che andava ben oltre i toni naturali (vedi anche BGA 56).

L’unico schizzo verificabile pensato per l’op. 17 ( parte pianistica – battute 1-6 del 2° movimento) si trova in un taccuino che Beethoven utilizzò tra la tarda primavera e l’estate del 1800. Probabilmente il compositore annotò altri abbozzi su fogli andati perduti (JTW p. 96-99 e Kramer/Sommer1800 p. 18f).

Secondo Carl Czerny, “hat Beethoven selber die Violoncellstimme dazu arrangirt“ (Czerny/Klavierschule p. 89). L’edizione originale menziona solo corno e violoncello paritetici, mentre in un’edizione successiva di Mollo vi è un riferimento alla parte aggiunta di violino, non di Beethoven. Ad ulteriore indicazione dell’autenticità della parte del violoncello, Armin Raab cita i numerosi cambiamenti nella parte per questo strumento, che vanno ben oltre gli aggiustamenti dovuti ad un trascrittore. Raab ritiene improbabile che questi interventi possano essere stati effettuati senza il consenso di Beethoven (Raab/Op.17 e Raab/Arrangements).

Furono apportate modifiche alle tavole dell’edizione originale, prima che andasse in stampa, ma è improbabile che abbia avuto luogo un’accurata correzione di bozze da parte di Beethoven. La ristampa di Simrock (1801/02) corregge alcuni errori rispetto all’edizione originale, ma non ci sono prove che il compositore abbia rivisto questa edizione. L’edizione originale di Mollo fu modificata frequentemente nel corso della movimentata storia aziendale. Ciò si riflette nelle modifiche al frontespizio, alle informazioni sul prezzo, al numero di incisione, nonché alle riparazioni delle lastre e alle nuove incisioni. Solo nel 1829/30 fu sostituita da una nuova edizione in formato verticale anziché orizzontale (su questo in dettaglio vedere Raab/NGA V/4 pp. 145-147).

La prima esecuzione fu il 18 aprile 1800 in un’accademia organizzata da Johann Wenzel Stich all’Hofburgtheater di Vienna, con Beethoven al pianoforte. Recensione: AmZ 2 (1799/1800), 2 luglio 1800, colonna 704; vedi anche AmZ 3 (1800/01), 15 ottobre 1800, colonna 48.

Beethoven e Stich eseguirono l’opera più volte, sia pubblicamente che privatamente, presumibilmente il 7 maggio 1800 a Budapest (Thayer/Forbes Vol. 1 p. 256f), il 30 gennaio 1801 in un concerto a Vienna a beneficio di soldati feriti  (annuncio: Wiener Zeitung 24 e 28 gennaio 1801) e nella casa di Josephine Deym poco prima del 2 maggio 1801 (LaMara/Brunsvik p. 17).

Nel marzo/aprile 1809 l’opera fu forse eseguita in uno dei concerti domenicali organizzati da Nikolaus Zmeskall (1759-1833) con la baronessa Dorothea Ertmann (1781-1849) al pianoforte (BGA 372). Nel 1812 op. 17 con il suonatore di corno Friedrich Starke (1774-1835) per un’esibizione privata da Beethoven. Il compositore fu nuovamente al pianoforte (Nohl/Zeitgenossen p. I44f). Carl Czerny eseguì la sonata per corno insieme a Friedrich Hradetzky (ca 1766/69-1846) il 30 aprile 1809 nella piccola Redoutensaal di Vienna. Recensione: AmZ 11 (1808/09), 13 luglio 1809, colonne 668f.
Fonti

Abbozzi:  2° movimento, parte per pianoforte T. 1-6: RE-Bb, Mus. SM. autogr. Beethoven 19e (“Estate 1800”), folio 31r (nella ricostruzione di Richard Kramer). Datazione: Estate 1800 (schizzo sul foglio 31recto ma probabilmente annotato prima della fascicolazione nel quaderno), facsimile e trascrizione: Kramer/Estate 1800, ulteriore facsimile: SBB. Armin Raab non considera questo schizzo (in contrasto con Richard Kramer e Nottebohm/Beethovenianall p. 381) come l’inizio di una bella copia (Raab/NGA V/4 p. 147). Prima edizione:  1801 (marzo). Vienna, T. Mollo et Comp., VN/PN 147. – Titolo: „SONATE / pour le / Forte-Piano / avec un Cor, où Violoncelle / composée et dediée / A Madame la Baronne de Braun / par / LOUIS VAN BEETHOVEN / Oeuvre 17 /

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