Opus 15 Concerto in do maggiore per pianoforte e orchestra

I) Allegro con brio (senza cadenza) – II) Largo – III) Rondò – Allegro

Opus 15 – Concerto in do maggiore per pianoforte e orchestra, op. 15, dedicato alla principessa Babette Odescalchi, nata Keglevich, 1798, pubblicato in parti staccate a Vienna, Mollo, marzo 1801; in partitura ibid., Haslinger, 1833. GA. n. 65 (serie 9/1) – B. 15 – KH. 15 – L. I, pagina 152 – N. 15 – P. 70 – T. 33.

Il manoscritto originale è conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Per quanto non lo si possa affermare con certezza, è però molto probabile che Beethoven nel suo soggiorno a Praga del 1798 abbia eseguito per la prima volta, oltre al Concerto in si bemolle maggiore nella sua seconda redazione, anche questo in do maggiore, i cui abbozzi, del 1795-96, sono di poco posteriori a quelli della prima redazione dell’altro.

Che il Concerto in do maggiore, pubblicato per primo, sia tuttavia stato compiuto dopo quello in si bemolle risulta, come si è già visto, da una lettera di Beethoven alla casa editrice Breitkopf e Härtel. In tutto l’Allegro con brio la varietà dello strumentale (sono compresi nella partitura anche i clarinetti, le trombe e i timpani), il dinamismo degli episodi, l’essenzialità della partecipazione pianistica (si veda fra l’altro il passaggio alla ripresa, con i suoi caratteristici dissolvimenti, echi e richiami strumentali e l’energica rientrata del solista) rivelano una ricchezza ed un respiro maggiori del concerto precedente.

Analogie con l’Adagio di questo si riscontrano nel Largo per il carattere di romanza strumentale, la cui nobile linea melodica indulge tuttavia a qualche figura d’ornamento, e per l’impostazione generale del rapporto fra solista e orchestra, nella quale affiora di tanto in tanto qualche ripresa di primo piano negli strumenti a fiato.

Il discorso musicale dolce e spiegato è talora velato da qualche ombra nostalgica. Egualmente si corrispondono i due Finali per una certa comunanza di spirito e il carattere popolaresco dei temi, nel concerto in oggetto forse anche più accentuato. Un episodio di colore è costituito dal secondo intermezzo, d’una foga, diremmo, zingaresca.

Altri particolari interessanti: lo scarto del ritornello in si maggiore prima dell’ultima ripresa del Tutti e infine quella specie di strascicata canzonatura degli oboi e corni (Adagio di due battute in risposta alla cadenzina del pianoforte) ribadita poi concisamente a conclusione in Tempo primo dall’orchestra.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: Opus 15 Konzert Nr. 1 (C-dur) für Klavier und Orchester Widmung: Anna Luise Barbara Fürstin d’Erba-Odescalchi NGA111/2 AGA 65 = Serie 9/1

Origine e pubblicazione: Gli schizzi più antichi risalgono al 1793, una prima trascrizione completa era probabilmente disponibile alla fine del 1794 o all’inizio del 1795 per uno dei concerti del 29 marzo o del 18 dicembre 1795. Prima di andare in stampa – e in occasione di un concerto di beneficenza del 2 aprile 1800 – l’opera fu trascritta e rivista nuovamente. L’edizione originale in parti fu pubblicata da Mollo a Vienna nel marzo 1801. Il 22 aprile 1801 Beethoven scrisse a Breitkopf & C Härtel circa l’ordine in cui furono composti i suoi primi due concerti per pianoforte: „bey mollo hier kommen wenn mir recht ist, bis 8 Werke heraus [darunter Op. 15], bev Hofmeister in leipzeig ebenfals Vier Werke [darunter Op. 19] – ich merke dabey bloß an, daß bey Hofmeister eins von meinen erstem Konzerten heraus kömmt, und folglich nicht zu den Besten von meinefnl Arbeiten gehört, bey mollo ebenfalls ein […] zwar später verfertigtes Konzert, aber ebenfalls noch nicht unter meine besten von der Art gehört“ (BGA 59). L’esame approfondito di Douglas Johnson degli schizzi per entrambi i concerti conferma che una prima versione dell’op. 19 fu composta durante gli anni di Beethoven a Bonn e che l’ op. 15 fu concepita solo a partire dal 1793 (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 350-362, 364-385). Beethoven aveva originariamente programmato un nuovo concerto per pianoforte per la sua accademia il 2 aprile 1800 (Op. 37; vedi Johnson/Fischhof Vol. 1 p. 391f).

Beethoven si trovò nell’ impossibilità di finire il nuovo concerto per tempo e ricorse all’op. 15 e ne rifece una nuova partitura. Prima di andare in stampa nel marzo 1801 revisionò pesantemente la parte solista (Küthen/ NGA III/2KB pp. 7-13). Le trattative con Mollo si conclusero probabilmente entro la fine del 1800. In una lettera a Franz Anton Hoffmeister datata 15 dicembre, Beethoven riferisce in relazione all’offerta dell’op. 19 che il suo Concerto in do maggiore sarà pubblicato a Vienna: “3tens ein Konzert fürs Klawier [Op. 19], welches ich zwar für keins von meinen Besten ausgebe, so wie ein anderes [Op. 15], was bey mollo hier herauskommen wird, (zur Nachricht an die Leipziger Rezensenten), weil ich die Bessern noch für mich behalte, bis ich selbst eine Reise mache, doch dörft es ihnen keine schände machen es zu stechen“ 

La lettera a Breitkopf & Härtel del 22 aprile 1801 sopra citata potrebbe anche essere interpretata come se il concerto a stampa non fosse stato ancora pubblicato da Mollo in quel momento. Tuttavia, l’annuncio nella Wiener Zeitung del 21 marzo 1801 la contraddice. Contrariamente all’autografo, la parte solista stampata contiene un basso continuo con figure a tutti i passaggi, sulla cui paternità e rilevanza per l’attuazione pratica ci sono opinioni diverse (Ferguson/ColBasso pp. 243-245, 248-256, Küthen/NGA III /2 KB p. 11-13, Küthen/Gradus, Badura-Skoda/Concerti incluse repliche e Szäsz/BassoContinuo). Per quanto riguarda la dedica vedere op. 7. Prima rappresentazione: Vienna 1795, il 29 marzo all’Accademia della Tonkünstler-Societät nell’Hofburgtheater o il 18 dicembre all’Accademia organizzata da Joseph Haydn nella piccola Redoutensaal dell’Hofburg (Wegeler/Ries p. 36; annunci: Wiener Zeitung 1.4 e 16.12.1795). Franz Gerhard Wegeler scrive della prima esecuzione del concerto, avvenuta tra l’ottobre 1794 e il febbraio 1796 – durante il suo soggiorno a Vienna e prima del viaggio di Beethoven a Praga: „Erst am Nachmittag des zweiten Tages vor der Aufführung seines ersten Concerts (C dur) schrieb er das Rondo […]. Bei der ersten Probe, die am Tage darauf in Beethovens Zimmer statt hatte, stand das Klavier für die Blasinstrumente einen halben Ton zu tief. Beethoven ließ auf der Stelle diese und so auch die übrigen, statt nach a, nach b stimmen und spielte seine Stimme aus Cis“ (Wegeler/Ries p. 36). A causa della mancanza di informazioni negli annunci, non è possibile determinare in quale delle due date note del concerto Beethoven suonò il concerto in do maggiore. Gli schizzi di questo periodo consentono anche entrambe le attribuzioni (Johnson/Fischhof vol. 1 pp. 353-357 e Küthen/NGA III/2 KB pp. 5f, 12). Durante il soggiorno di Beethoven a Praga, potrebbe esserci stata un’altra esecuzione del concerto nell’ottobre 1798 (Tomaschek/Autobiografia p. 374), per la quale si è conservato uno schizzo della cadenza. Nella versione finale l’op. 15 fu eseguita nell’ambito del concerto di beneficenza il 2 aprile 1800 all’Hofburgtheater (annuncio: Wiener Zeitung 26 marzo 1800). Oltre a queste date sicure, possono essere documentati altri concerti in cui l’op. 15 potrebbero essere stata eseguita: durante i viaggi di Beethoven nel 1796 a Praga, Berlino, Pressburg e Budapest e, di ritorno a Vienna, in un concerto di beneficenza tenuto dai cugini Andreas e Bernhard Heinrich Romberg il 29 o 30 dicembre 1796 (Küthen/NGA III/3 KB pp. 6-8, 12). Carl Czerny ha suonato l’op. 15 in un concerto di Augarten il 17 luglio 1806. La Leipziger Allgemeine Musikalische Zeitung (8, 1805/06, col. 728f) pubblicò un rapporto cumulativo il 13 agosto 1806, la data specifica può essere trovata nei diari di Johann Nepomuk Chotek (Steblin/Chotek p. 27f). Nel 1808 Beethoven prese parte alle prove per un “Concerto degli innamorati” il 31 gennaio, che includeva anche l’op. 15 era elencato. Prima del concerto si lamentò chiaramente della scarsa performance del pianista Johann Baptist Stainer (Steiner) von Felsburg (1756-1832) e sconsiglia vivamente di dare il concerto. Per questa rappresentazione compose probabilmente la prima delle tre cadenze sopravvissute.

Per gentile concessione della  Staatsbibliothek zu Berlin Preußischer Kulturbesitz)

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