Opus 11 Trio in si bemolle maggiore per pianoforte, clarinetto (violino) e violoncello

I) Allegro con brio – II) Adagio – III) Allegretto con variazioni

Trio in si bemolle maggiore per pianoforte, (clarinetto o violino) e violoncello op. 11, dedicato alla contessa di Thun, prima metà del 1798, pubblicato in parti staccate (quattro, compresa una di violino in eventuale sostituzione del clarinetto) a Vienna, Mollo, ottobre 1798; in partitura a Francoforte, Dunst, dopo il 1830. GA. n. 89 (serie 11/11) – B. 11 – KH. 11 – L. I, p. 125 -N. 11 – P. 95 – T. 59

Titolo ufficiale: Opus 11 Trio (B-dur) für Klavier, Klarinette (oder Violine) und Violoncello Widmung: Maria Wilhelmine Gräfin von Thun-Hohenstein NGA IV/2 AGA 89 = Serie 11/11 Beiname: Gassenhauertrio (nach dem Thema des 3. Satzes)

Il manoscritto originale è perduto. Abbozzi del primo e secondo tempo si trovano nei fogli, conservati nel British Museum, di cui al Biamonti 154. La dizione «clarinetto (o violino)» non sta a significare, secondo noi, che il Trio possa essere eseguito indifferentemente dall’uno o dall’altro strumento; ma indica soltanto la possibilità di un ripiego in mancanza dello strumento tipicamente designato, cioè il clarinetto.

Sembra anzi che l’opera sia stata suggerita a Beethoven proprio dal clarinettista Joseph Beer, dal quale sarebbe derivata anche la prima idea di comporre le Variazioni finali sul tema del terzetto: Pria che l’impegno dell’opera: L’amore marinaro, o II corsaro, di Joseph Weigl, (rappresentata a Vienna il 5 ottobre 1797), analogamente a quanto avevano fatto già, per il pianoforte, vari musicisti (Berner, Eybler, Gelinek, Kummel). Secondo il Thayer-Riemann sarebbe stato invece l’editore Artaria a proporre il suddetto tema a Beethoven, il quale, conosciutane l’origine soltanto a composizione ultimata (cosa in realtà non troppo credibile), avrebbe manifestato l’intenzione (poi non attuata) di scrivere un Finale diverso, pubblicando a parte le Variazioni.

Del primo tempo notiamo l’entrata del secondo elemento tematico (non ripetuto nella ripresa) per la sua fisionomia ritmica e armonica.

Dell’Adagio vogliamo rilevare, più che la adorna morbidezza della linea, l’episodio centrale con l’efficace coloritura di certi suoi passaggi tonali.

Delle Variazioni costituenti il terzo tempo interessano maggiormente, dal punto di vista espressivo, le due in minore, la quarta, che si raccoglie nelle brevi frasi di tre accordi ciascuna (da notare, rispetto al modello del tema base, come sia stata qui evitata la cadenza sulla tonica al termine della prima frase, per formare un periodo di maggiore continuità melodica) collegate l’una all’altra dalle supplichevoli discese melodiche del clarinetto e del violoncello; la settima, in cui i medesimi strumenti si rimandano vibranti appelli, mentre il cadenzato incedere delle armonie nel pianoforte scandisce già il passo della Marcia funebre per la morte d’un eroe nella Sonata per piano op. 26.

Composizione e pubblicazione: Composto tra la fine del 1797 e l’estate del 1798. Beethoven potrebbe aver conosciuto il tema “Gassenhauer” dell’opera di Joseph Weigl dall’ottobre 1797 in poi. L’edizione originale in parti fu pubblicata da Mollo a Vienna nell’ottobre 1798. Nel primo movimento del trio, Beethoven tornò a un’idea musicale che aveva scritto molto prima, probabilmente intorno al 1790.

A proposito del 3° movimento: Joseph Weigl (1766-1846), “L’amor marinaro ossia II corsaro”, Commedia per musica in due atti, testo tratto dall’opera teatrale di Giovanni De Gamerra “II corsaro di Marsiglia” (tedesco: „Der Korsar oder Die Liebe unter den Seeleuten“), n. 12, trio, finale allegro alle parole “Pria ch’io l’impegno”. L’opera fu rappresentata per la prima volta il 15 ottobre 1797 al Vienna Burgtheater e vi fu rappresentata un totale di 88 rappresentazioni entro gennaio 1805. L’introduzione al primo movimento del n. 1 sembra essere stata concepita solo dopo l’intero trio era già stato elaborato (Johnson/Fischhof vol 1 p. 326).

(Hadamovsky/Hoftheater Parte 1 p. 8). Nel 1809 l’opera fu rimessa in scena al Kärntnertortheater come “Der Corsar aus Liebe” ed era ancora in programma nel 1833 al Theater in der Josefstadt. La melodia usata da Beethoven era particolarmente popolare, trovò la sua strada nel fortunato Singspiel “Rochus Pumpernickel” e fu usata da molti compositori come tema per variazioni, ad es. di Eybler, Gelinek, Hummel, Kozeluch e Wölfl e di Paganini (Sonata con Variazioni per violino con orchestra, 1828).

Dedica: Maria Wilhelmine Contessa di Thun-Hohenstein, nata Contessa Uhlfeld, nata il 12 giugno 1744 a Vienna, e ivi deceduta il 18 maggio 1800, figlia dell’ultimo conte imperiale Anton Corfiz von Uhlfeld (1699-1770) e della sua seconda moglie Principessa Maria Elisabeth Lobkowitz (1726-1786), sposata con Franz Joseph Anton Graf von Thun-Hohenstein (1734-1801) dal 30 luglio 1761. Il palazzo dei Thun-Hohenstein vicino alla Chiesa dei Minoriti fece della Contessa Guglielmina von Thun-Hohenstein il centro della vita sociale e musicale di Vienna. La contessa era stata un’importante mecenate di Mozart e anche Haydn e Gluck frequentavano il suo salotto. Era la suocera di due mecenati di Beethoven: una delle sue figlie, Maria Elisabeth (1764-1806), sposò il conte (poi principe) Andreas Kyrillowitsch Rasumowsky (vedi Op. 59); l’altra, Maria Christiane (1765-1841), il principe Karl von Lichnowsky (vedi Op. 1). Non è chiaro se la contessa Thun-Hohenstein abbia incontrato Beethoven tramite il principe Lichnowsky o tramite il conte Waldstein (vedi Op. 53), la cui zia Anna Elisabeth era sua sorella minore. Il secondo appartamento conosciuto di Beethoven a Vienna, la “Ogilvy’sche Haus” in Kreuzgasse dietro la Chiesa dei Minoriti n. 35, in cui visse dalla primavera del 1795 al 1799 circa, si trovava nelle immediate vicinanze del palazzo dei Conti di Uhlfeld . Lichnowsky potrebbe aver organizzato questa sistemazione (Beethoven aveva precedentemente vissuto in una casa appartenente a Lichnowsky). Diversi membri della famiglia Thun si sono abbonati all’Op. 1. (Clive/Dizionario, Orel/Thun.)

Prima esecuzione sconosciuta. Secondo Ferdinand Ries, Beethoven fu eseguito per la prima volta il trio a casa di Graf Fries, quando era presente il compositore e pianista Daniel Steibelt (WegelerRies/Notizen p. 81f). Tuttavia, poiché Steibelt non era a Vienna fino al 1800, ciò sembra molto improbabile.

Autografi e abbozzi

(1) 1° movimento: A-Wgm, A 66, un foglio. Data: 1790 ca [!] (Johnson/Fischhof Vol. 1 p. 255).

(2) 1.-2. Movimento GB-Lbl, Add. Ms. 29801 („Kafka“), Pag. I43r e 146v. 1797 inizio 1798 (Johnson/Fischhof Bd. 1 S. 190), Facsimile e trascrizione: Kerman/Kafka.

Edizione originale (parti) 1798 (ottobre). Vienna, T. Mollo et Comp., VN/PN 106. – Titolo: “GRAND TRIO / pour le Piano-Forte / avec un [!] Clarinette ou Violon, et Violoncelle / Composé et Dedié / A son Excellence / Madame la Comtesse de Thunn [!] / nee Comtesse d’Uhle-feld / Par / LOUIS VAN BEETHOVEN / Oeuvre XIme / ä Vienne chez T. Mollo et Comp: sur le Hof N° 346. [1.:] N° 106 / [r .:] f 2.”

Riezler: «E’ raro che la banalità di un tema come quello di Weigl, utilizzato nelle Variazioni dell’ultimo tempo, si rifletta, come in questo caso, su tutto il Trio; come se B. avesse voluto coscientemente tenere l’intera opera a livello di quel tema insulso». Carli Ballola: «In tale opera riconosciamo a stento la mano dell’autore del Trio in Do minore Op. 1. La presenza dello strumento a fiato al posto del violino sembra aver raffreddato la fantasia del compositore; persino dal punto di vista strutturale il lavoro rappresenta un passo indietro: il pianoforte la fa da padrone, tenendo gli altri due strumenti al guinzaglio come docili cani barboni».

In particolare sull’Adagio –

Pestelli: « Se il tema principale intonato dal violoncello è ancora ricco, col suo fare interrotto, di impressioni vocali, il nucleo più personale della pagina è al centro: è solo un breve inciso proposto dal pianoforte e ripetuto dai due archi ma avvolto in arpeggi fluenti, con un respiro quasi sinfonico o, ad ogni modo, più ampio di quello contenuto di norma nella musica nata per la “camera”».

Opus 11 fa parte del progetto La ricerca diventa Arte

Una nuova vita per le opere sconosciute di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura del Bridge Trio

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