Hess 21 – Frammento di un arrangiamento per nove o dieci strumenti dell’Andante con Variazioni dal Settimino op. 20

Beethoven-Haus Bonn, Sammlung H. C. Bodmer, HCB Bk 6

Hess 21 – Frammento di un arrangiamento per nove o dieci strumenti dell’”Andante con Variazioni” dal Settimino [op. 20]. Arthur Holde riferisce di un tale tentativo di Beethoven nella «Österreichische Musikzeitschrift», 1952, p. 303-4. Le otto pagine sono state date a Napoleone III dal principe Mettemich, sono state successivamente acquisite da Charles F. Tretbar e ne è venuto quindi in possesso Henry Ford. Dalla successione Ford sono tornate di nuovo sul mercato. Dove si trovino ora, Holde non è in grado di dirlo. [Tali pagine sono andate a finire nel fondo della Beethoven-Haus di Bonn.] Il pezzo viene studiato da Arthur Holde nell’articolo Beethoven-Handschriften in Amerika pubblicato sulla «Österreichische Musikzeitschrift», 1952, p. 301-4. Lo studioso beethoveniano americano Donald W. MacArdle, riguardo a questo interessante frammento, fornisce le seguenti informazioni:

So che è stato venduto dal Ford Estate attraverso la Parke- Bernet Galleries (probabilmente una delle più importanti case d’aste di objet d’art d’America) il 13 maggio 1952. La descrizione nel catalogo dell’asta era la seguente: BEETHOVEN, LUDWIG van: Partitura musicale manoscritta in due frammenti. Il primo è firmato: ‘v. Beethoven’. 16 pagine, formato in folio piccolo oblungo 13. In una cartella di pelle. Importanti specialisti stranieri del settore musicale hanno certificato che al di là di ogni dubbio esso è scritto con la stessa calligrafia del primo Beethoven. La prima pagina non è numerata, le altre sono numerate ‘6, 7, 8, 9, 10, 11 e 12’. Sempre la prima pagina, che costituisce il primo frammento, è intitolata ‘Andante con Variazioni’, e rappresenta l’inizio del popolare Settimino op. 20. Questa pagina è arrangiata per nove strumenti. Le sette pagine del secondo frammento formano il finale dell’opera, scritto per dieci strumenti. Questo gruppo, dunque, non è un unico arrangiamento ma rappresenta due tentativi distinti. E interessante notare che la lunga cadenza del finale, affidata al violino nel Settimino originale, è assegnata nell’arrangiamento al clarinetto. Beethoven scrisse il Settimino quando aveva solo trent’anni, e queste trascrizioni furono evidentemente fatte subito dopo“.

[La maggior parte di queste informazioni viene contestata da Myron Schwager nel suo saggio II Settimino di Beethoven op. 20: una trascrizione per banda militare, pubblicato in “The Creative World of Beethoven”, a cura di Paul Henry Lang, edizioni W.W. Norton, New York 1971, p. 225-39. Schwager ci fornisce una storia e un’analisi piuttosto approfondita dell’opera; in ogni caso, le osservazioni più pertinenti che riguardano questo numero di catalogo sono “In base all’informazione erronea fornita da Mac Ardle … si presume che questi siano ‘due tentativi’. Poiché ciascuno dei frammenti contiene le parti per undici strumenti separati è, comunque, probabile che essi appartengano ad un’unica trascrizione; non è dato di sapere se ne è mai esistito uno completo. L’errore nella determinazione del numero di strumenti sembra essere stato fatto nel conteggio dei righi musicali, piuttosto che nelle parti. Nel movimento delle variazioni, i corni occupano un unico rigo così come fanno i fagotti. Nel finale, solo i corni condividono un unico rigo“. Schwager mette anche in dubbio l’autenticità di questo arrangiamento basandosi su una dettagliata analisi grafologica. L’articolo di Schwager è apparso anche nel «Musical Quarterly», vol. 56, 1970, p. 727-41.]

(da Hess/Green Hess Verzeichnis)

Bernhard Henrik Crusell (1775-1838), nacque a Nystad, in Finlandia,  visse a Stoccolma dal 1791 e ben presto la Svezia divenne il centro del suo lavoro musicale. Fece l’ ultima visita del suo paese natale nell’estate del 1801, quando si esibì a Turku e Helsinki. In quei tempi, la Finlandia era innegabilmente in un ristagno musicale e culturale. Il centro delle attività musicali era Turku, dove la Turun Soitannollinen Seura, fondata nel 1790, aveva svolto un lavoro inestimabile nella promozione della musica e aveva creato una propria orchestra. A seguito della guerra Russo-Svedese nel 1808 / 1809, la Svezia cedette la Finlandia alla Russia. Helsinki divenne capitale del nuovo Granducato di Finlandia, autonomo nel 1812. L’università fu trasferita a Helsinki dopo il grande incendio di Turku del 1828, ponendo fine al ruolo di Turku come fulcro della vita musicale finlandese. Crusell fu musicista nella Hovkapellet  per quarant’anni (1793-1833) suonando il clarinetto principale,  divenendo infine clarinettista di fama internazionale, con sede a Stoccolma.

È indicativo che sia stato per molti anni il musicista più pagato dell’intera orchestra. Crusell aggiunse fama anche come rinomato virtuoso del clarinetto e andò in Germania per studiare ed esibirsi nel 1798, 1803 e 1811; nella seconda occasione visitò anche Parigi. Figlio di un povero rilegatore, Bernhard Henrik Crusell ricevette la prima educazione musicale all’età di 8 anni da un clarinettista della banda del reggimento di Nyland . Nel 1788 divenne musicista volontario nella banda militare di Sveaborg a Viapori (oggi Suomenlinna), fortezza dell’isola poco fuori Helsinki, e nel 1791 fu trasferito a Stoccolma dove due anni dopo divenne musicista di corte. Dal 1793 al 1833 fu clarinettista nell’orchestra di corte. Nel 1798 studiò clarinetto con Franz Tausch a Berlino e tenne concerti nella capitale prussiana e ad Amburgo.

In Svezia fu conosciuto come ineguagliabile solista, eseguendo concerti e musica da camera di Peter Winter, L.A. Lebrun, L.-E. Jadin, Krommer, Beethoven, Mozart ed altri, oltre a sue opere. Le recensioni sottolineano entusiasticamente il suo tono e in particolare il suo “pianissimo”. Intorno al 1800 Crusell suonava con l’ancia rivolta verso l’alto, e successivamente con l’ancia rivolta verso il basso, il che favorisce un suono molto cantabile. Dopo il 1810  usò un clarinetto Grenser a 11 tasti. A Stoccolma, Crusell studiò teoria musicale e composizione con Daniel Britz e l’ Abbe Vogler, attivi a Stoccolma dal 1786 al 1799. Nel 1803 studiò composizione con Berton e Gossec e clarinetto con Lefevre durante un soggiorno di sei mesi a Parigi. Oltre a scrivere musica strumentale per proprio uso,  compose opere per i suoi colleghi di strumenti a fiato dell’orchestra di corte. Nel 1811 fece un viaggio a Lipsia alla ricerca di un editore; ciò segnò il suo primo contatto con il Bureau de Musique (A. Kühnel), rilevato da C.F. Peters nel 1814.

Ogni estate, dal 1818 al 1837, Crusell diresse le bande militari della città di Link e fece trascrizioni delle opere di Weber, Spohr e Rossini; compose anche brani per coro maschile. Negli anni 1820 compose Lieder, alcuni su testi della saga di Frithiof, del noto poeta svedese Esaias Tegner. La sua opera Den lilla slafvinnan, rappresentata per la prima volta nel 1824, fu rappresentata 34 volte nei successivi 14 anni. Lo stile di Crusell segue il classicismo viennese  del periodo, ma trasse influenze dall’opera francese, che conobbe grazie al suo lavoro con l’orchestra di corte. Le opere principali di Crusell sono tre concerti per clarinetto, che rimangono nel repertorio internazionale dello strumento e di cui esistono numerose registrazioni.  Oltre ai concerti Crusell compose anche altre opere concertanti.

Il serpentone, anche chiamato serpente, è uno strumento musicale a fiato rientrante nella famiglia dei cornetti. E’ costituito da un bocchino seguito da un “tubo” forato dalla forma serpentina. L’estensione varia a seconda dello strumento e del suonatore, ma in genere esso parte da due ottave sotto il Do centrale ed arriva ad un’ottava sopra di esso.

La difficoltà principale nell’esecuzione sta nell’intonazione delle varie note: i sei fori presenti lungo il canneggio dello strumento, tre per la mano sinistra e tre per la mano destra, sono disposti in modo da avere una posizione raggiungibile dalle dita dell’esecutore, tuttavia non in posizioni più corrette per la funzione di accorciare il tubo e quindi ottenere le note alla frequenza desiderata. Sul fagotto, strumento ad ancia simile al serpentone per quello che riguarda questa problematica, la questione venne risolta con un andamento “diagonale” della foratura del tubo, ma sul serpentone, a causa della dimensione dei fori e del minore spessore del legno, questo accorgimento non è possibile. Il musicista deve essere quindi in grado di correggere l’altezza di ogni nota per intonarla.

Nonostante il volume di suono apparentemente ridotto, rispetto ad un moderno euphonium o ad una tuba, il serpentone ha una curiosa capacità di diffondere il suono nello spazio che lo circonda, rivelandosi uno strumento musicale sorprendentemente potente. Questo effetto si nota in modo particolare nelle chiese, per le caratteristiche di risonanza della loro architettura.

Spesso vengono aggiunte tre chiavi a questo strumento: la chiave per il Si naturale, quella del Do diesis e quella per il Fa diesis.

(Da Wiki)

Hess 21 – Frammento di un arrangiamento per nove o dieci strumenti dell’Andante con Variazioni dal Settimino op. 20

La copia posseduta dal Centro di Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

Leggiamo quel che scrive Julia Ronge sul sito della Beethoven-Haus di Bonn: Il modello per questa copia del Settimino op. 20 fu un arrangiamento per undici strumenti a fiato curato da Bernhard Crusell, pubblicato da Peters a Lipsia nel 1825. Bernhard Crusell (1775-1838) fu rinomato virtuoso svedese del clarinetto, compositore e traduttore (tradusse molti libretti d’opera, ricevendone grande consenso). Crusell aveva imparato ” a far musica” in una banda militare e fu direttore musicale dei due reggimenti di granatieri reali a Stoccolma dal 1818 e negli anni successivi. Non sorprende quindi che abbia arrangiato il Settimino di Beethoven per strumenti militari: flauto in mi bemolle, un  clarinetto in mi bemolle, 2 clarinetti in si bemolle, 2 corni in mi bemolle, 2 fagotti, tromba, serpente e trombone.

Particolarità di questa trascrizione è l’uso del flauto in mi bemolle e il cosiddetto “serpente” o “serpentone” (uno strumento basso con una curva a serpentina, suonato con il bocchino a coppa di uno strumento in ottone), entrambi usati tipicamente nella musica militare nel diciannovesimo secolo. L’arrangiamento di Crusell ricevette una recensione molto favorevole nel Frankfurt Allgemeiner musikalischer Anzeiger nel 1826: “Das berühmte melodieenreiche Werk, welches allein hinreichen könnte, des trefflichen Beethoven frühere Periode zu bezeichnen, ist mit Geschmack und Erfahrung für Flöte, eine (kleine) Es u. 2 B Clarinetten, 2 Hörner, 2 Fagotts, Trompete, Serpent und Posaune arrangirt, und macht auch in dieser Form eine herrliche Wirkung.”  “La  melodiosa e famosa opera, che da sola sarebbe sufficiente a rappresentare il periodo giovanile di Beethoven, è stata arrangiata con gusto ed abilità per  flauto, (piccolo) clarinetto in mi bemolle e 2 in si bemolle, 2 corni, 2 fagotti, tromba, serpente e trombone, ed è anche estremamente ben riuscita in questa forma. “.

Prima edizione, Leipzig, au Boureau de Musique de C.F.Peters, 1825

Pagina del clarinetto, con indicazioni autografe “Fortsetzung” (continuazione)

Timbro ad inchiostro “Kon. pr. Lin. Infant. Regiment. No 27” ovvero l’ ….

Infanterie-Regiment Prinz Louis Ferdinand von Preußen (2. Magdeburgisches) Nr. 27

Il reggimento di fanteria „Prinz Louis Ferdinand von Preußen“ (2o Magdeburgo) n. 27 fu  un’unità di fanteria dell’esercito prussiano. Il reggimento fu creato il 7 marzo 1815 come 27o reggimento di fanteria e per un certo numero di anni,  dal 5 novembre 1816 al 9 marzo 1823, fu chiamato 27. Infanterie-Regiment (2. Magdeburgisches). Nel corso dell’ ulteriore espansione dell’esercito prussiano, fu riformato il 4 luglio 1860 come 2. Magdeburgisches Infanterie-Regiment Nr. 27. Un ultimo cambiamento entrò in vigore il 27 gennaio 1889, quando l’imperatore Guglielmo II rinominò il reggimento di fanteria in Infanterie-Regiment „Prinz Louis Ferdinand von Preußen“ (2. Magdeburgisches) Nr. 27

Dal 1820 al 1914, il reggimento fu subordinato al 4o Corpo d’Armata e durante questo periodo appartenne alla 7a Divisione. Fino al 1851 appartenne alla 7a Brigata fanteria e per i restanti anni alla 14a Brigata fanteria. Il reggimento fu fondato da Ludwig von Reiche, 11o e XII compagnia dell’Hellwig Freikorps di Friedrich von Hellwig.  Il colletto e le maniche della divisa erano rossi, così come le spalline, la giacca blu di Prussia e il numero reggimentale giallo. (Vedere fotografie)

Le sedi di stanza furono Frankfurt (Oder), Soldin, Königsberg in der Neumark (1816/17); Magdeburg (dal 1817 al 1865,  Torgau [1817/18], Burg [1819 bis 1821], Wittenberg [dal 1830 al 1837, 1844 al 1853, 1857 al 1860], Baden [1849/50] e Halberstadt [dal 1860 al 1865]), Halle an der Saale e Magdeburg (1865), Magdeburg (dal 1866 al 1893, ed anche Burg [1866], Halberstadt [1867], Burg [1868 al 1871], Wittenberg [1872] e Halberstadt [dal 1873 al 1893]) infine Halberstadt (1893).

Il reggimento prese parte alla campagna estiva napoleonica del 1815. Combatté nel villaggio di Tongrines vicino a Ligny, perdendo 14 ufficiali e 210 uomini. Wavre uccise altri 13 ufficiali e 394 uomini. Prese anche parte all’assedio di Saarlouis. Durante la repressione della Rivoluzione del Baden, il Battaglione Fusilier (fucilieri) prese parte alle battaglie di Ubstadt, Durlach e Michelbach nel 1849.

Durante la guerra tedesca del 1866 fece parte della 7a divisione di fanteria della 1a Armata. Combatté nella battaglia di Königgrätz nella foresta vicino a Swiep vicino a Benatek e Maslowed con il reggimento di fanteria n. 26. Perse 25 ufficiali e 444 soldati. In seguito combatté a Preßburg. Durante le battaglie, il colonnello di Zychlinski e il capitano di Buddenbrock acquisirono l’ ambito ordine Ordine  Pour le Mérite.
Prese inoltre parte alla guerra franco-tedesca nel 1870 e alla Prima Guerra Mondiale.

Divisa del reggimento (FRONTE)

Divisa del reggimento (RETRO)

Mostrine gialle del reggimento Infanterie-Regiment „Prinz Louis Ferdinand von Preußen“ No 27

Stendardo e divisa da parata del reggimento (circa 1870)

Stendardo del reggimento

Luigi Ferdinando di Prussia (nell’ olio del pittore Jean-Laurent Mosnier, 1799)

“Come da un piccolo frammento possa nascere una pagina che ci coinvolge emotivamente…….

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