Hess Anhang 57 – Dona nobis pacem, canto fugato a 4 voci, in do maggiore.

Un’ opera sconosciuta di Beethoven: Il “Dona nobis pacem”, Hess A57.

E’  possibile  che esistano ancora opere sconosciute di Ludwig van Beethoven? E soprattutto ciò è possibile ai giorni nostri? Non è già stata esaminata, analizzata, commentata ed eseguita ogni singola nota di questo grand’uomo? Esiste ancora musica di Beethoven che possa essere presentata come un “prima mondiale?” Sembra impossibile! Invece, qualche anno fa, in Inghilterra, venne scoperta una composizione per quartetto d’ archi, fino ad allora sconosciuta.(1)  Nei quaderni di schizzi di Beethoven, si scoprono tuttora  tesori… Tuttavia,  questo “Dona nobis pacem” non è una scoperta e non proviene dai quaderni di abbozzi. Come è possibile allora che questa piccola meraviglia per coro non sia mai stata registrata, e neppure cantata? La risposta è molto semplice: sebbene l’opera sia conosciuta, è sempre stata considerata come spuria. Solamente da qualche tempo si ha avuto la conferma che questa composizione canonica  è opera autentica di Beethoven, degna di avere un numero di catalogo e degna di un posto nella “Gesamtausgabe.” Quest’opera fu pubblicata per la prima volta nel 1832, alcuni anni dopo la morte di Beethoven. Ignaz von Seyfried, amico del compositore, fu l’autore di questo controverso libro. Difatti l’autore mancò del rigore necessario: nel suo libro, si trovano  esempi degli esercizi che egli riteneva autentici di Beethoven, ma che erano in effetti  copie di altri compositori. Certamente egli ebbe accesso a manoscritti di Beethoven, ma questi erano  esercizi scritti per suo uso personale, o al più per i suoi allievi, basati su studi di altri compositori. Concludendo, molte di questi esercizi non sono opere autentiche di Beethoven.
In quest’ottica, non si era mai riusciti a dimostrare che il “Dona nobis pacem” fosse autentico. Tuttavia, il pezzo era presente nel libro di Ignaz von Seyfried, e si sospettava  solamente che potesse essere opera autentica. Per questa ragione questa composizione  non trovò posto nell’elenco delle opere ufficiali del compositore.(2)  Stessa sorte  capitò con il primo catalogo moderno delle opere di Beethoven, ovvero il Kinsky-Halm (1955), neppure nell’appendice (Anhang) delle opere dubbie.  La cita, donandole giustamente un numero di catalogo, il musicologo svizzero Willy Hess (1957). Il suo numero di catalogo è Hess (Anhang  57) = “zweifelhafte und untergeschobene Werke”. Infine, il miracolo! In una biblioteca, a Stoccolma, (Stiftelsen Musikkulturens Främjande) il manoscritto torna alla luce: un originale di Beethoven che dimostra che Beethoven lavorò su questa composizione a quattro voci, piena di fantasia ma allo stesso tempo  rigorosa, rispettosa  delle severe leggi del contrappunto. Ogni dubbio fu dissipato: l’opera era autentica! Ma in quale periodo fu composta? La datazione può essere desunta dalle correzioni che apportò uno dei maestri del compositore, Georg Albrechtsberger, che diede a Beethoven lezioni teoriche negli anni compresi fra il 1794 ed il 1795. È quindi opera di un giovane che risiede a Vienna  da un anno solamente e che si istruisce nella sottile arte della polifonia. Per molti anni, questo tesoro è stato coperto da un velo misterioso. Il mondo della musica dispone adesso anche di una moderna partitura, sì che gli studiosi e le corali possono godere di questo piccolo capolavoro sgorgato dal genio di Beethoven.

Jos van der Zanden

Traduzione di Armando Orlandi

(1) Jos van der Zanden cita qui il quartetto detto “Pencarrow Quartett” (2) Il pezzo in questione trovasi  esattamente a pagina 227 e segg. Dell’ edizione originale.

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