Gli editori di Beethoven

[Beethoven visse in un periodo durante il quale vi fu un radicale cambiamento nei modi di diffusione e di pubblicazione della musica. Se ai tempi di Bach, poco più di cinquanta anni prima, era molto difficile avere una propria composizione stampata, tanto che Bach vide pubblicate e stampate pochissime delle sue opere, la pubblicazione degli spartiti musicali si fece sempre più frequente e diffusa proprio durante il primo quarto del secolo diciannovesimo. In quegli anni, a Vienna così come in tutte le grandi città dove la vita musicale era molto intensa grazie ai teatri, alle cappelle di corte e alle riunioni musicali che molti nobili e ricchi amatori tenevano nelle loro residenze, circolava ancora una gran quantità di musica manoscritta. Il mestiere di copista di musica era ancora molto diffuso e naturalmente il copista aveva un ruolo molto importante per preparare delle chiare copie delle parti tanto per gli strumentisti di un’orchestra o di un quartetto, per i cantanti, quanto per gli stampatori. Nel caso di Beethoven il rapporto con i copisti fu sempre vivace e a volte burrascoso dato che il maestro, come si racconta in molte delle raccolte di notizie biografiche su di lui, finiva sempre le sue opere all’ultimo momento, pochi giorni se non poche ore prima della prevista esecuzione, così che a volte vi fu a malapena il tempo per fare copie manoscritte delle varie parti da distribuire in orchestra, come accadde, come ricorda Wegeler, in occasione del concerto del 29 marzo 1795, al Burgtheater prima esibizione pubblica a Vienna di Beethoven, quale pianista e compositore (e addirittura l’ouverture del Fidelio poté essere eseguita solo alla seconda rappresentazione). Inoltre Beethoven era impaziente e diffidente tanto da avere fiducia soltanto in pochissimi copisti. E a quei tempi, i negozi musicali vendevano non solo spartiti stampati ma anche spartiti manoscritti. Ma fu proprio durante la vita di Beethoven che le cose cambiarono, e la quantità di musica stampata disponibile sul mercato andò sempre aumentando. Gli stampatori e gli editori crebbero di numero mentre i costi di stampa si andavano riducendo, grazie anche alla scoperta, fatta da Johann Gottlob Immanuel Breitkopf (1719-1794), di un metodo di stampa per la musica con caratteri mobili. Fino ad allora il metodo più comune di stampa per la musica era la litografia o l’incisione su lastra metallica, e questo ovviamente comportava notevole lavoro se, eseguite delle prime stampe, si dovevano fare delle correzioni. E, sia detto per inciso, qualche volta l’autore poteva fare a questo punto delle aggiunte o modifiche. Nel caso di Beethoven questo deve essere accaduto con la Quinta Sinfonia, la cui edizione definitiva presenta delle notevoli differenze rispetto alle prime copie stampate. E d’altra parte le lastre metalliche dopo uso ripetuto non davano più una stampa chiara e dovevano essere rifatte, con il rischio di aggiunta di nuovi errori. Inoltre non vi era l’abitudine di far correggere le bozze all’autore, e Beethoven nelle sue lettere se ne lamenta sovente coi suoi editori, lettere che talvolta sono piene proprio di esempi musicali da sostituire, sullo spartito nei punti indicati, affinché le nuove copie fossero corrette. Molte volte questo però veniva del tutto ignorato dagli stampatori. Le lotte di Beethoven con i suoi copisti sono diventate leggendarie, così come le sue lamentele contro di loro. Tanto che, sebbene la scrittura di Beethoven, come si può apprezzare a colpo d’occhio guardando un facsimile, fosse certamente difficile da decifrare, lui sosteneva [Lettera A.220, a Breitkopf e Härtel, 26 luglio 1809] che “le incisioni più accurate venivano fatte da quelle composizioni che erano state trascritte di mio pugno”. Può essere molto difficile oggi, per certe opere, sapere veramente quale era l’idea di Beethoven, cioè cosa egli veramente aveva scritto. Di parecchie opere i manoscritti sono andati perduti e quindi l’unica fonte rimasta è la prima edizione a stampa dell’opera, nella quale sia detto per inciso, potrebbero esser state fatte dall’autore aggiunte all’ultimo minuto (si veda cosa accadde all’inizio dell’Op.106) o modifiche da parte dell’editore. In qualche ristampa postuma sono state riportate ancora certe modifiche spurie ritenute originali perfino  da musicisti per nulla sprovveduti. Questo è accaduto per le famose quattro battute introdotte arbitrariamente da Naegeli nell’Op.31 nell’edizione del 1804, e nonostante che, Beethoven vivente, ne fosse stata pubblicata presso Simrock una nuova edizione corretta! Anche a quei tempi gli editori erano avidi di nuove musiche, ma desideravano pubblicare solo quelle che, a loro giudizio, sarebbero state di maggior successo e di smercio più facile. Beethoven fu in un certo senso un privilegiato (o non fu questo piuttosto il segno dell’importanza della sua opera e della comprensione che, nonostante le critiche, le sue musiche ebbero?). Le sue opere si diffusero rapidamente sul mercato ed egli poteva vantarsi ad un certo punto della sua vita di essere corteggiato da più di un editore. Già nel 1801 [A.51], nella lettera del 29 giugno a Wegeler egli scriveva: “Le mie composizioni mi rendono molto e posso affermare di avere più commissioni di quante quasi mi sia possibile soddisfare. Inoltre per ognuna di esse posso contare su sei, sette editori. Con me non si scende più a patti: quello che chiedo mi viene corrisposto“. Nel 1822, in una lettera al fratello Johann [K.1023], si vantava: “io ricevo da Peters 1000 Gulden M.C. per la Missa Solemnis ed egli prende anche altre composizioni minori. Egli ha dato ordine di pagare qui 300 Gulden. Mentre tu leggi la lettera io non ho ancora avuto il denaro. Anche Breitkopf e Härtel hanno mandato da me il loro chargé d’affaire sassone per  qualche opera, e anche da Parigi ho avuto richieste di mie composizioni, e anche da Diabelli a Vienna, in breve si cerca di impossessarsi delle mie opere, che infelicissimo e felicissimo uomo sono io!!!“. Ma non tutto fu sempre facile. Come risulta dalla sua corrispondenza qualche editore rifiutò ogni tanto certe sue opere, e ad esempio la pubblicazione delle sue Messe e delle musiche teatrali fu piuttosto laboriosa. E il suo comportamento non sempre cristallino. A quei tempi non esisteva ancora la legislazione sui diritti d’autore. Di solito le cose andavano così. Una nuova opera veniva spesso ceduta a un ricco mecenate, che poteva esser stato il committente, per una certa somma e per un certo periodo di tempo, ad esempio per sei mesi o un anno, periodo durante il quale il mecenate poteva farla eseguire quanto voleva nei suoi palazzi, dalla sua orchestra o dai musicanti a suo servizio. Trascorso il tempo pattuito il compositore ne tornava, per così dire, in possesso e poteva cederla ad un editore. L’editore che la acquistava (e questo valeva anche per opere non commissionate) pagava al compositore una certa cifra, una sola volta, e da questo momento l’opera diventava di sua proprietà e l’editore ne faceva la prima edizione. Questo implicava il fatto che un musicista non potesse vendere una stessa opera a più editori contemporaneamente e per contro avrebbe anche dovuto significare che era proibito, ad altri editori, impossessarsi dell’opera e stamparla per proprio conto. Questa regola veniva in genere rispettata entro i confini di una nazione, ma editori di altri paesi potevano tranquillamente ristampare l’opera, e non avendo dovuto sostenere spese pagando l’autore, rivenderne le copie a prezzo inferiore a quello dell’editore che ne era diventato proprietario. Ma le edizioni abusive nella stessa nazione, che venivano anche allora definite “pirata”, erano all’ordine del giorno. Un esempio emblematico fu quello dell’Op.29, il Quintetto per archi. Beethoven lo aveva dato in uso per sei mesi,  naturalmente dietro pagamento di un onorario, al Conte Fries, e alla scadenza dei termini lo aveva ceduto all’editore Breitkopf e Härtel. Ma nel frattempo Artaria ne aveva fatto un’edizione pirata, sostenendo di averlo acquistato dal Conte che, avendolo pagato a Beethoven ne era divenuto il proprietario e quindi aveva il diritto di rivenderlo. Secondo Artaria dunque la loro edizione era del tutto legale. Episodi di questo genere davano origine a lunghe diatribe legali ed erano all’ordine del giorno fra gli editori europei. Le cose andavano un po’ meglio in caso di paesi molto lontani. I rischi, la lentezza ed i costi dei trasporti dissuadevano gli editori dallo stampare copie pirata da immettere sul mercato di paesi lontani. Beethoven ebbe così l’opportunità di vendere contemporaneamente la stessa opera a editori austriaci e inglesi, ottenendo un doppio pagamento per il suo lavoro, mentre l’editore era tranquillo perché era certo, per la ragioni citate, di restare proprietario dei diritti di stampa per quell’opera almeno nel suo paese. Di solito i due editori erano avvertiti in modo da far uscire le due edizioni contemporaneamente, ma questo non sempre accadeva. Ma gli episodi di pirateria, anche se occasionali, continuarono a verificarsi. Tyson ha ricostruito la storia della pubblicazione delle Bagattelle Op.119. È noto che i nr.7-11 erano stati pubblicati nel 1821 a Vienna, da Starke, nella sua Pianoforteschule. Beethoven aveva pensato di far pubblicare le prime 6 da un altro editore tedesco, e di venderle contemporaneamente tutte e 11 per l’Inghilterra a Clementi. Ma andò a finire che durante le tergiversazioni dell’editore tedesco, Peters, l’edizione di Clementi del 1823 fu ristampata abusivamente da Moritz Schlesinger a Parigi e poi da Sauer e Leidesdorf a Vienna! Un altro aspetto interessante riguarda le date di pubblicazione delle opere di Beethoven. È  abbastanza difficile conoscerle esattamente, perché la data non veniva di solito riportata sulla partitura stampata. E non esisteva nei paesi europei, con eccezione dell’Inghilterra, un albo delle pubblicazioni. Nella maggior parte dei casi ci si deve accontentare dell’anno di pubblicazione e, con maggiore o minore approssimazione, del periodo dell’anno e qualche volta del mese. La data si può dedurre, talora abbastanza esattamente, dagli annunci con cui gli editori comunicavano la prossima o la appena avvenuta pubblicazione dell’opera, su quotidiani e riviste. In Inghilterra vi era invece, alla Stationers Hall, un registro sul quale dovevano essere inscritte tutte le nuove opere stampate, con accanto la data, e questo ci permette di sapere  esattamente la data di pubblicazione. Bisogna d’altra parte ricordare che il comportamento di Beethoven non fu sempre cristallino con gli editori. A volte offrì la stessa opera a più d’uno contemporaneamente, millantando all’uno le offerte degli altri, e a volte offrendo come ormai ultimate opere che forse erano ultimate solo nella sua testa, ma di cui non aveva ancora scritto una nota. L’esempio più emblematico si ebbe con la Missa Solemnis. Solomon ha riassunto brevemente tutta la storia così. Pare dunque che fin dal 1820, quindi ad opera appena iniziata, Beethoven abbia offerto la Messa a Simrock, a Bonn, stabilendo le condizioni. L’accordo era che, appena terminata, Simrock ne avrebbe ricevuto il manoscritto; frattanto Simrock s’impegnava a depositare a Franz Brentano, che li avrebbe trattenuti, 900 Gulden che sarebbero stati trasferiti a Beethoven appena terminata l’opera.  Ma nel 1821,l a messa non ancora ultimata, Beethoven persuase Brentano a versargli, di tasca sua, l’intera somma depositata. Però intanto il Maestro aveva avviato altre trattative con la ditta Peters di Lipsia, accordandosi per un compenso di 1000 Gulden. E contemporaneamente, con lettera del 13 settembre 1822 per Simrock [K.1037] e Brentano [K.1036], egli insisteva per ottenere un aumento del suo onorario, minacciando che in caso contrario avrebbe ceduto la Missa ad altri. Brentano, pur amico di Beethoven, si schierò con Simrock, insistendo che Beethoven rispettasse il contratto o restituisse la somma anticipata. Il compositore vendette uno dei suoi titoli bancari per ottemperare a questo impegno (erano 8 e al momento della morte erano infatti rimasti solo 7 titoli), ma a Brentano fu restituita solo una parte della somma. Nonostante questo l’amicizia con i Brentano non parve incrinarsi del tutto. Ma Simrock in seguito non pubblicò la Missa né più alcun’altra opera di Beethoven in prima edizione. La gestazione della Missa fu ancora lunga e Beethoven ebbe ancora il tempo di trattare con altri editori, Artaria, Schlesinger, Probst, Peters, Diabelli, e di indire la famosa sottoscrizione presso principi, aristocratici, musicisti, prima di cederla a Schott, di Magonza, che la pubblicò nel 1825.]

Quando una composizione era terminata la preoccupazione principale di Beethoven era trovare un editore. … La sua sopravvivenza dipendeva anche dal riuscire a vendere la propria musica, anche se aveva sovvenzioni dagli aristocratici. A quel tempo quello che un compositore poteva aspettarsi dalla vendita di un suo lavoro era una somma per una volta sola. Non vi erano diritti d’autore né diritti internazionali. In un dato paese un editore restava proprietario delle opere acquistate, ma all’estero potevano essere liberamente copiate. Per questo Beethoven faceva il confronto fra le offerte dei vari editori e riuscì a far pubblicare un certo numero di sue composizioni, quasi contemporaneamente, da due o più case editrici in paesi diversi, ottenendo in tal modo due o più compensi.
Kerman e Tyson [a]

[Beethoven non considerò degne di entrare nel suo catalogo moltissime opere, circa 200, ed a queste non diede numero d’opera. Se molte sono degli anni giovanili di Bonn molte altre risalgono agli anni della maturità. Senza numero d’opera rimasero ad esempio i canti popolari arrangiati per Thomson. Se molte meritano il titolo di opere minori, vi sono molti brevi canoni, variazioni facili etc., parecchie, come certi Lieder, sono dei piccoli capolavori. Di queste opere è stato stilato un catalogo: sono elencate sotto la sigla WoO seguita da un numero, ove WoO significa Werke ohne Opuszahl, cioè lavori senza numero d’opera. Accanto a questo vi è una cinquantina  di altre opere minori raccolte nel catalogo che va sotto il nome di Catalogo Hess.]

Artaria & C.. Famiglia di editori italiani, originaria di Blevio (Como), che si divise in due rami, uno dei quali svolse la sua attività a Vienna ove, attorno al 1770 i cugini Carlo (1747-1808) e Francesco (1744-1808) aprirono la casa editrice musicale Artaria. Sotto la loro direzione la casa svolse una grande attività pubblicando moltissime opere di Haydn (circa 300), Mozart, Stamitz, Cannabich e naturalmente di Beethoven. Delle opere di Beethoven si occupava in modo particolare Domenico (1775-1842), figlio di Francesco. Lavorarono nella ditta anche altri italiani, fra i quali Boldrini, Giovanni Cappi e Tranquillo Mollo che, da “giovani di negozio”, il 15 ottobre 1793 divennero contitolari. Un altro Artaria, Matthias (1770-1835), che viveva a Mannheim, si trasferì a Vienna nel 1817 e aprì una sua casa editrice indipendente nel 1822 che pubblicò, solo dopo la morte di Beethoven, le Op.130, 133 e 134.
Naturalmente vi furono anche con gli Artaria screzi e discussioni, tanto che in una lettera del 13 novembre 1802 a Breitkopf, Beethoven li definisce “quei manigoldi di Artaria”dato che, secondo lui, avevano fatto un’edizione non autorizzata del Quintetto Op.29, dedicato al Conte Fries e per la cui stampa Beethoven era in trattativa con Breitkopf e Härtel. L’edizione pirata sul frontespizio porta però la scritta “A Vienne chez T.Mollo”, perché, come scrive nella stessa lettera Beethoven, “Mollo e Artaria costituiscono in realtà un’unica ditta, vale a dire tutta una famiglia di furfanti” (e in realtà, dal 20 ottobre 1801, Domenico Artaria era diventato socio della ditta fondata da Mollo nell’aprile 1798 dopo che aveva lasciato la casa madre Artaria. Vedi a: Mollo Tranquillo).
Ci sono rimaste proprio poche lettere fra Beethoven e gli Artaria nonostante il grande numero di opere pubblicate da loro, e di solito biglietti per piccole cose, quali la consegna di copie di opere a qualcuno. Questo probabilmente perché i loro rapporti, dato che vivevano nella stessa città, furono in genere definiti con conversazioni dirette. Comunque anche con loro Beethoven non perse l’abitudine di scherzare, prendere in giro e scrivere strafalcioni. Ad esempio: “il prossimo lavoro sarà destinato a Voi se vi comporterete come si deve!!! (signum exclamationis). Il diavolo Vi porti, Dio Vi protegga” [E.1344]; “Eccellentissimi virtuosi senza cujoni [in italiano]” [E.1337]; “il titolo [dell’Op.106] è buono e può essere mandato a Guttenbrun [per Gutenbrunn], a Othaheite, [per Thaiti], Calcutta, Pondichieri [per Pondicherry]”. Di lettere in cui si tratti di onorari è rimasta solo quella del 22 agosto 1822 [A.1093] in cui Beethoven chiede 1000 Gulden per la Missa Solemnis dicendo di avere già avuto da altri una simile offerta.

Prime edizioni da Artaria & Co.:
1795  3 Trii con pianoforte Op.1
1796  3 Sonate per pianoforte Op.2
1796  Trio per archi Op.3
1796  Quintetto per archi Op.4
1797  2 Sonate per violoncello e pianoforte Op.5
1797  Sonata per pianoforte a quattro mani Op.6

1797  Sonata per pianoforte Op.7
1797  Serenata per Trio d’archi Op.8
1797-1802 Rondò per pianoforte Op.51
1797  Lied  “Adelaide” Op.46
1799  3 Sonate per violino e pianoforte Op.12
1802  Le creature di Prometeo. Arr. per piano Op.43
1803  6 Lieder Op. 48

1806  Trio per fiati Op.87

1814  Fidelio Op.72 Versione del 1814
1819  Quintetto per archi Op.104
1819  6 Temi variati per pianoforte Op.105
1819  Sonata per pianoforte Op.106

 1830  Ottetto per fiati Op.103

1793  Variazioni per violino e pianoforte WoO 40
1795  12 Minuetti WoO 7
1795  12 Danze Tedesche WoO 8
1796  6 Minuetti WoO 10
1797  7 Ländler
1802  6 Ländler
1797  12 Variazioni, violoncello e pianoforte WoO 45
1796  12 Variazioni per pianoforte WoO 68
1797  12 Variazioni per pianoforte WoO 71
1799  10 Variazioni per pianoforte WoO 73
1797  Lied “Abschiedgesang an Wiens Bürger” WoO 121
1797  Lied “Kriegslied der Österreicher“ WoO 122
1810  Lied “Der Jüngling in der Fremde“ WoO 138
1810  Lied “Der Liebende“ WoO 139
1816  Lied “Sehnsucht“ WoO 146

Prime edizioni da Matthias Artaria:
1827  Quartetto per archi Op.130
1827  Grande Fuga per Quartetto d’archi   Op.133
1827  Grande Fuga per pianoforte a 4 mani Op.134

Bossler H.P.. Era un editore che pubblicava, a Spira, anche almanacchi, quali Blumenlese für Liebhaber, Neue Blumenlese für Klavierliebhaber e la rivista periodica musicale Musikalische Correspondenz, che riportava notizie sulla vita musicale del tempo.

1783  3 Sonate “Kurfürstensonaten” WoO 47

1783  Lied “Schilderung eines Maedchen” WoO 107

              Su: Neue Blumenlese
1783  Lied “An einem Seugling“ WoO 108
Su: Neue Blumenlese
1784  2 Rondò per pianoforte WOO 48 e WoO 49

Breitkopf & Härtel. Di questa casa musicale fu fondatore Bernhard Christoph Breitkopf (1695-1777). Nato a Clausthal, si trasferì a Lipsia e, grazie ad un fortunato matrimonio, nel 1719, entrò in possesso di una stamperia che sviluppò rapidamente. Ma è a suo figlio, Johann Gottlob Immanuel (1719-1794), che si deve la svolta nello sviluppo della società. Egli trovò il sistema di stampare, grazie a dei caratteri mobili, carte geografiche, musica e lingua cinese. Alla fine raccoglierà i punzoni di più di quattrocento alfabeti di tutte le lingue del mondo. Per questo sviluppò proprio il ramo musicale pubblicando le opere di Hiller, C.Ph.E.Bach, Stamitz, Telemann e poi anche di Beethoven. Il primo figlio lasciò rapidamente in mano a Christoph Härtel (1763-1827) la ditta che divenne appunto la Breitkopf & Härtel. La corrispondenza di Beethoven con la società, che si trovava a Lipsia, fu addirittura tumultuosa. Ci sono rimaste parecchie decine di lettere (molte però del fratello Carl Caspar), di tono generalmente molto equilibrato, ma con una girandola di discussioni sui costi; gli onorari; i guadagni tanto più facili per chi ristampava opere già stampate da altri; di informazioni sulla qualità e sugli errori di stampa; su accordi, disaccordi e dissapori anche con altri editori; su problemi tecnici quali quelli della trascrizione di un’opera originale per strumenti diversi; sui tempi di pubblicazione; su il valore della moneta e la svalutazione; sui continui aumenti dei costi postali; su edizioni “pirata”, cui magari Beethoven era stato addirittura favorevole, e su sue diffide a ristampare sue opere; sui prezzi per assistere a un concerto di opere di Beethoven biasimati come troppo elevati; sui recensori incapaci (e non dimentichiamo che l’Allgmeine musikalische Zeitung veniva pubblicata da Breitkopf e Härtel). Una mole di informazioni che basterebbe da sola per scrivere un libro sulla storia dell’editoria musicale all’inizio del 1800, sulle edizioni delle opere di Beethoven e sul carattere del loro autore!

1802  Quintetto per archi Op.29
1803  6 Variazioni per pianoforte Op.34
1803  15 Variazioni per pianoforte Op.35
1806  Fidelio Op.72  Versione 1806
1809  Quinta Sinfonia Op.67
1809  Sesta Sinfonia Op.68
1809  Sonata per violoncello e pianoforte Op.69
1809  2 Trii con pianoforte Op.70
1810  Sestetto per fiati Op.71
1810  Concerto nr.5 per pianoforte e orchestra Op.73
1810  Quartetto per archi Op.74
1810  6 Lieder Op. 75
1810  6 Variazioni per pianoforte Op.76
1810  Fantasia Op.77
1810  Sonata per pianoforte Op.78
1810  Sonata per pianoforte Op.79
1810  Egmont, musica di scena Op.84
1811  Fantasia per pianoforte,coro e orchestra Op.80
1811  Sonata per pianoforte Op.81a
1811  4 Ariette e 1 Duetto Op.82
1811  3 Lieder Op.83
1811  Oratorio Cristo sul Monte degli Ulivi Op.85
1812  Messa in Do maggiore Op.86

1809  Liedr “Als die Geliebte sich trennen wollte“
WoO 132
1810  Lied “Andenken”  WoO 137
1810  Lied „Lied aus der Ferne“ WoO 137

Broderip, Wilkinson & Co. Casa editrice di Londra che pubblicò un Lied contemporaneamente a un editore di Vienna. Ma ce ne è pervenuta solo una copia stampata, quella londinese.

1799  Canzonetta “la Tiranna”, WoO 125

Bureau d’Arts et d’Industrie. Casa editrice fondata nel 1801 da Joseph Schreyvogel (1768-1832) e da Jakob Hohler. Di essa fu socio anche Joseph Sonnleithner. Schreyvogel, Viennese, fu scrittore abbastanza prolifico e abbastanza famoso, noto con gli pseudonimi di Thomas West e di Karl August West. Fu segretario dei Teatri di Corte dal 1802 al 1804. La casa editrice aveva la sua sede al Kohlmarkt nr.269 e fu molto attiva fino al 1811, quando, a seguito della crisi finanziaria austriaca, la sua attività subì una notevole riduzione. Nel 1823 fu rilevata da S.A.Steiner.

1802 Quartetto in Fa maggiore per archi (dalla Sonata per pianoforte Op.14 nr.1)
1802  Sonata per pianoforte Op.28
1803  3 Sonate per violino e pianoforte Op.30
1803  7 Bagattelle per pianoforte Op.33
1804  Seconda Sinfonia Op.36
1804  Concerto nr.3 per pianoforte e orchestra Op.37
1804  3 Marce per pianoforte a 4 mani Op.45
1805  2 Sonate per pianoforte Op.49
1805  Romanza per violino e orchestra Op.50
1805  Trio con pianoforte Op.38
1805  8 Lieder Op.52
1805  Lied “An di Hoffnung” Op.32
1805  Sonata per pianoforte Op.53
1806  Sonata per pianoforte Op.54
1806  Terza Sinfonia Op.55
1807  Triplo concerto per pianoforte, violino,
violoncello e orchestra Op.56
1807  Sonata per pianoforte Op.57
1808  Concerto nr.4 per pianoforte e orchestra Op.58
1808  3 Quartetti per archi Op.59

1808  Quarta Sinfonia Op.60
1808  Concerto per violino e orchestra Op.61
1808  Ouverture “Coriolano” Op.62

1804  7 Variazioni per pianoforte WoO 78
1804  5 Variazioni per pianoforte WoO 79
1804  Lied “Der Wachteschlag” WoO 129
1805  Minuetto per pianoforte WoO 82
1805  Allegretto per pianoforte, “Praeludium” WoO 55
1805  Andante favori per pianoforte WoO 57
1805  6 Variazioni per pianoforte a 4 mani WoO 74
1807  32 Variazioni per pianoforte WoO 80
1810  Lied „Sehnsucht“ WoO 134

Cappi Giovanni. Dopo aver lavorato come dipendente da Artaria fu comproprietario della ditta fino al 16 maggio 1801. Creò poi una sua casa editrice, di cui ebbe la licenza solo il 27 settembre 1801. Sebbene italiano, era noto come Johann, e la sua ditta si firmava “chez Jean Cappi Vienne”. Sebbene abbia pubblicato opere importanti di Beethoven, il suo nome ricorre più sovente perchè curiosamente legato alla stampa dell’incisione di un ritratto di Beethoven, basata su un disegno ora perduto di Gandolf Ernst Stainhauser von Treuberg (1766-1805), eseguita a bulino da Johann Joseph Neidl (1776-1832) nel 1801, (e sulla base della quale Karl Traugott Riedl fece poi a sua volta un’incisione per Hoffmeister). Hoffmeister, nell’agosto 1801 si procurò una copia dell’incisione di Neidl, stampata da Cappi nell’autunno e non ancora in vendita, e la inviò al suo socio Kühnel a Lipsia, perché la ristampasse subito “omettendo le firme del disegnatore e dell’incisore e facendo fare inoltre una nuova cornice in modo che la copia risulti diversa dall’originale, badando però che il ritratto guardi nella stessa direzione”. E naturalmente Hoffmeister e Kühnel la smerciarono nel loro Bureau de Musique. I Beethoven d’altra parte non si fidavano tanto di lui se, in una lettera del febbraio 1805 [E.212] Kaspar Karl scriveva a Breitkopf a proposito della Terza Sinfonia: “Non tardi con le riduzioni perché vedrà che il s[ig] Cappi, quando la sinfonia sarà uscita, vorrà metterci le mani sopra”.

1802  Serenata per flauto, violino e viola Op.25
1802  Sonata per pianoforte Op.26
1802  2 Sonate per pianoforte Op.27

Cappi & Diabelli. Pietro Cappi, nipote di Giovanni Cappi, nel 1816 aveva fondato una casa editrice, che aveva la sua sede nel Graben. Nel 1818 si associò a lui Diabelli e la casa divenne Cappi & Diabelli. Il primo accenno che si ritrova nella monumentale biografia di Thayer, sui rapporti di Beethoven con questa ditta, non riguarda però un’opera del Maestro ma le “Variazioni su una canzone francese per pianoforte a quattro mani” di Franz Schubert, del 1822, che erano dedicate a Beethoven.

1823  33 Variazioni su un Valzer di Diabelli Op.120

 Cappi & Czerny.

1827  Marsch zur grossen Wachtparade WoO 24

Eder Joseph. Nel giugno 1795 aveva indetto una sottoscrizione per la pubblicazione delle Sonate Op.10, aperta da un annuncio pubblicato sulla Wiener Zeitung del 5 giugno. Pubblicò anche lui la Sonata “Patetica” nel 1799, che fu poi pubblicata, nel dicembre dello stesso anno, anche da Hoffmeister.

1798  3 Sonate Op.10
1799  Sonata “Patetica” Op.13

Gerold C. Pubblicava a Vienna l’almanacco “Musen Almanach für das Jahr”, su cui, alla fine del 1813, apparve come appendice musicale un Lied di Beethoven.

1813  Lied “Der Bardengeist” WoO 142

Götz. Merita un posto particolare nella storia perchè fu il primo editore a pubblicare, a Mannheim, nel 1782, una composizione di Beethoven ancora bambino.

1782  9 Variazioni per pianoforte su una marcia di
Dressler  WoO 63
1791  7 Variazioni per pianoforte WoO 65

Haslinger Tobias (1787-1842). (Vedi Cap.4). Rimasto unico proprietario della ditta Steiner, dopo che questi nel 1826 si era ritirato, pubblicò alcune opere di Beethoven. Possiamo ancora oggi avere un’idea di come fosse l’elegante negozio della Paternostergasse da un acquarello di F.Weigl. Fu legato a Beethoven da una affettuosa amicizia, e Beethoven gli chiese spesso aiuto e consiglio anche in relazione ai problemi postigli dal nipote Karl. Nelle molte lettere di Beethoven  a Tobias, ricche di battute e giochi di parole, si respira un’aria confidenziale. Beethoven lo chiamava affettuosamente l’Aiutantino e lo apostrofava ad esempio così: “Eccellentissimo amico, molto – molto – molto splendido, splendidissimo amico! Primo e freschissimo cavallo!” [A.1117], oppure “Eccellentissimo signor mercante di note nordamericano”. In una lettera del 10 settembre 1821 molto curiosa [A.1036], racconta ad Haslinger di averlo sognato mentre tornava in carrozza da Baden a Vienna; nel sogno gli venne in mente il Tobias dei libri sacri e “naturalmente” scrive, “deve avermi attraversato la mente anche il nostro Tobiuccio col suo pertobiare ……… e mi è venuto in mente un canone” sulle parole “O Tobias, o Tobias dominus Haslinger” [WoO182]. A Tobias sono dedicati anche altri canoni fra i quali il canone “Erster aller Tobiasse, Erster aller Tobiasse” l’ultimo di Beethoven, del 13 ottobre 1826 da Gneixendorf [WoO 205k]. Beethoven scrisse anche uno schizzo biografico umoristico di Tobias, che gli fu particolarmente vicino fino agli ultimi giorni. Ma nonostante tutto questo Haslinger pubblicò solo due opere di Ludwig vivente. Dopo la sua morte pubblicò nel
1837 la Cantata “Der glorreiche Augenblick” Op. 136 e la ouverture Leonora nr. 1 Op. 138 nel 1838.

1826  “Elegischer Gesang” Op.118
1827  Fuga per Quintetto d’archi Op.137

Hoffmeister Franz Anton (1754-1812). Nato a Rotenburg studiò legge e musica. Ma lasciata la legge si trasferì a Vienna ove fu attivo come compositore e libraio. Compose molte opere liriche; sinfonie; serenate; decine di trii, quartetti, quintetti con pianoforte, con strumenti a fiato e per soli archi; concerti per strumenti solisti e orchestra; musica per pianoforte. Dal 1784 al 1800 commerciante ed editore a Vienna, nel 1800 si stabilì a Lipsia ove, assieme a A.Kühnel, aprì la Casa Editrice Bureau de Musique. Ma nel 1805 lasciò la ditta, che rimase di proprietà di Kühnel, e che alla morte di questo nel 1813, divenne la Casa Peters (vedi a C.F.Peters).

Hoffmeister e Co., Vienna:
1802  Sonata per pianoforte Op.22

Hoffmeister e Kühnel, Lipsia, Bureau de Musique:
1801  Concerto per pianoforte e orchestra Op.19 nr.2
1801  Sinfonia nr.1 Op.21
1802  Settimino Op.20
1802  Romanza per violino Op.40
1803  Preludi Op.39
1803  Serenata Op.41
1804  Notturno Op.42
1805  Scena e aria “Ah, perfido!” Op.65
1804  Le creature di Prometeo Op.43 (ouverture)
1804  Variazioni per pianoforte Op.44

Löschenkohl H. Editore viennese.

1803  Lied “Das Glück der Freundschaft” Op.88

Maisch L. Editore viennese

1814  6 Danze tedesche per violino e pianof. WoO 42

 Mechetti Pietro (1775-1850). Era una dei tanti italiani traferiti a Vienna interessati all’arte e alla musica. Nel 1811 era succeduto allo zio Carlo nell’attività di mercante d’arte e di editore musicale.

1815  Polacca per pianoforte Op.89

1815  Lied “Des Kriegers Abschied” WoO 143

Mollo Tranquillo (1767-1837). Era entrato alla casa editrice Artaria di Vienna nel 1792 come impiegato. Ma il 15 ottobre 1793 ne divenne consocio. Il 1o Aprile 1798 fondò insieme a Franz Bernardini una propria casa editrice, che si chiamava Mollo & Co., alla quale aderì pure, come socio, il 20 ottobre 1801, Domenico Artaria (che era figlio di quel Francesco che aveva fondato con Carlo la ditta Artaria & Co., e che da Artaria & Co. si occupava delle edizioni di Beethoven). Ma dal 1o settembre 1802 Carlo Artaria, uno dei due cugini che avevano fondato la ditta Artaria & Co., aveva ceduto la sua ditta Artaria & Co., in parti eguali a Mollo e a Domenico Artaria. Vi erano quindi due ditte, con gli stessi proprietari, che avevano contabilità separate ma che convivevano negli stessi locali! Il 20 ottobre 1804 Mollo e Artaria si separarono.

1798  Trio con pianoforte Op.11
1799  2 Sonate per pianoforte Op.14
1801  Concerto per pianoforte e orchestra Op.15 nr.1
1801  Quintetto con pianoforte Op.16
1801  Sonata per corno e pianoforte Op.17
1801  6 Quartetti per archi Op.18
1801  Sonata per violino e pianoforte Op.23
1801  Sonata per violino e pianoforte Op.24

1799  7 Variazioni per pianoforte WoO 75
1801  Lied “In questa tomba oscura” WoO 133
1802  12 Contraddanze WoO 14
1802  7 Variazioni per violoncello e pianoforte WoO 46

Müller Karl Friedrich. Non deve essere confuso con un suo omonimo, olandese, anche lui di nome Karl Friedrich (1796-1845), pianista, compositore e insegnante di musica. Questo, che compare fra gli editori delle opere di Beethoven, non era affatto un editore, ma un attore di teatro Viennese, che fu costretto per malattia ad abbandonare il palcoscenico. Pubblicò, a proprie spese, opere di vari compositori ai quali aveva chiesto di venirgli in aiuto. Beethoven gli offrì due valzer e una scozzese per pianoforte.

1824  Valzer per pianoforte WoO 84
1825  Valzer per pianoforte WoO 85
1825  Scozzese per pianoforte WoO 86

Nägeli Hans Georg (1773-1836). Svizzero del cantone di Zurigo, fu pedagogo, scrittore, compositore ed editore musicale. A Zurigo aveva sede la sua casa editrice. Aveva pubblicato, dal 1801, una collana dal titolo “Capolavori musicali in stile severo” e una di musica moderna, intitolata “Répertoire des clavécinists”, e per quest’ultima aveva probabilmente chiesto un contributo a Beethoven. Egli fu causa di grande arrabbiature per Beethoven, a causa dei molti errori di stampa e perché si era permesso di aggiungere alcune battute in una delle Sonate Op.31. Ma fu anche causa di grande confusione nella numerazione delle opere di Beethoven (vedi a: Le sonate per pianoforte).

1803  2 Sonate per pianoforte Op.31, nr.1 e 2
1804  Sonata per pianoforte Op.31 nr.3

Peters Carl Friedrich (1779-1827). Nel 1813, dopo la morte di A.Kühnel, rilevò la sua casa editrice, iniziando l’attività della storica casa Peters ancora attiva oggi. La diresse fino alla morte. Non aveva eredi diretti, ma i successori conservarono il marchio. Fu in trattative con Beethoven che in una lettera del 5 giugno 1822 [A.1079] gli elenca un gran numero d’opere che avrebbe potuto cedergli, a cominciare dalla Missa Solemnis Op.123. Ma Peters non pubblicò alcuna opera di Beethoven mentre questi era in vita.

Pleyel Ignaz Joseph (1757-1831). Nato in Austria fu compositore, editore di musica, fabbricante di pianoforti. Girovagò molto in Europa: visse saltuariamente a Vienna, in Italia e infine si stabilì a Parigi nel 1795, dove fondò una casa editrice e, nel 1807, la fabbrica di pianoforti che col suo nome divenne una delle più importanti d’Europa. Morì a Parigi. Scrisse opere, 58 sinfonie e molta musica da camera. A Vienna, nel 1805, assieme al figlio Camille incontrò Beethoven. Beethoven scrisse un’affettuosissima lettera a Camille nel 1807 [A.140]. Alla stessa epoca Beethoven propose a Pleyel di pubblicare sei sue opere, ma non se ne fece nulla.

Schlesinger Adolf Martin (1769-1839). Era un libraio di Berlino che nel 1810 fondò una casa editrice musicale. Alla morte gli succedette il figlio che continuò l’attività fino al 1865. Fondò la rivista Berliner Allgemeine Musikalische Zeitung, che ebbe molta importanza per la vita musicale europea, grazie anche al suo direttore A.B.Marx.

1821  Sonata per pianoforte Op.109
1822  Sonata per pianoforte Op.110
1823  Sonata per pianoforte Op.111

Schlesinger Moritz. Figlio maggiore di Adolf Martin, fondò nel luglio 1821 una sua casa editrice a Parigi. Due anni prima aveva conosciuto Beethoven durante una visita a Mödling.

1827  Quartetto per archi Op.132
1827  Quartetto per archi Op.135

Schott Bernhard (1759-1817). Fondatore della casa editrice di Magonza. Alla sua morte i figli Andreas (1781-1840) e Johann Joseph (1782-1835) continuarono l’attività che è poi proseguita anche nel 1900.

1825  Cantata “Opferlied” Op.121b
1825  Cantata “Bundeslied” Op.122
1825  Missa Solemnis Op.123
1825  Ouverture “Die Weihe des Hauses” Op.124
1825  6 Bagattelle Op.126
1825  Quartetto per archi Op.127
1825  Lied “Der Kuss” Op.128
1826  Nona Sinfonia Op.125
1827  Quartetto per archi OP.131

Canone “Hoffmann, sei ja kein Hoffmann” WoO180

1825  Canone „Schwenke dich ohne Schwänke“ WoO 187

Simrock Nikolaus (1752-1833). Di origine Boema, visse a Bonn ove suonava il corno nell’orchestra dell’Elettore e dove conobbe Beethoven. Si occupò del commercio di libri e nel 1793 fondò, a Bonn, una sua casa editrice. Pubblicò inizialmente alcune delle opere giovanili di Beethoven, e nell’epoca della maturità del Maestro alcune opere assai importanti.

1805  Sonata per violino e pianoforte Op.47
1810  Sestetto per archi e corni Op.81b.
1817  Sonate per violoncello e pianoforte Op.102

1820  Temi variati per pianoforte Op.107

1793  13 variazioni su un tema di D. von Dittersdorf WoO 66

8 variazioni su un tema del Conte WaldsteinWoO 67, per pianoforte a 4 mani

1798  6 variazioni per arpa su un Lied svizzero WoO  64

1808  Lied “Der freie Mann” WoO 117
1808  Lied “Opferlied“ WoO 126
1808  Rondò per violino e pianoforte WoO 41
1814  Lied ”An die Geliebte” WoO 140

1817  Lied “Das Geheimnis“ WoO 145

1817  Lied “So oder so“ WoO 148

Starke Friedrich (1774-1835). Pubblicò nel 1821 la Wiener Pianoforteschule nella quale furono pubblicate per la prima volta alcune delle Bagattelle Op.119 (Vedi a: Amici etc.)

1821  Bagattelle Op.119, nr.7-11

Steiner Sigmund Anton (1773-1838). Svolse fin dal 1804 l’attività di tipografo editore in una piccola officina. Dopo l’arrivo di Tobias Haslinger, che ne divenne socio nel 1816, la ditta divenne un’importante Casa Editrice Musicale con la quale Beethoven ebbe stretti rapporti per oltre dieci anni. È rimasta molta corrispondenza fra la ditta e Beethoven. Nelle lettere sono usati dei soprannomi per indicare i vari membri della società e Beethoven stesso. Beethoven era il Generalissimo, Steiner il Luogotenente Generale, Haslinger l’Aiutante, Diabelli veniva detto Diabolus e Gran Carceriere (era all’epoca solo il correttore di bozze!). Gli uffici venivano chiamati il Quartier Generale, e in caso di lavoro scadente il responsabile veniva minacciato da Beethoven di finire davanti ad una corte marziale. Il negozio di vendita della ditta era nella Paternostergasse e fu per anni il luogo d’incontro di musicisti e degli amici di Beethoven. Nel 1823 la ditta ebbe ulteriore impulso quando assorbì il Bureau des Arts et d’Industrie. Dal 1826 Haslinger rimase il solo proprietario e alla sua morte, nel 1842, ne divenne direttore suo figlio Karl.

1815  Sonata per pianoforte Op.90
1816  La battaglia di Vittoria Op.91
1816  Settima Sinfonia Op.92
1817  Ottava Sinfonia Op.93
1816  Lied “An di Hoffnung” Op.94
1816  Quartetto per archi Op.95
1816  Sonata per violino e pianoforte Op.96
1816  6 Lieder “An di ferne Geliebte” Op.98
1816  Lied „Der Mann von Wort“ Op.99

1816 La vittoria di Wellington o la battaglia di Vittoria   Op.91
1816  Lied „Merkenstein“ Op.100
1817  Sonata per pianoforte Op.101
1822  Meerestille und glückliche Fahrt Op.112
1823  Ouverture „Die Ruinen von Athen“ Op.113
1826  Marcia e coro „Die Wehie des Hauses“ Op.114
1825  Ouverture „Zur Namensfeier“ Op.115
1826  Terzetto „Tremate, empi, tremate“ Op.116
1826  Ouverture “König Stephen” Op.117
1824  Variazioni „Ich bin der Schneider Kakadu“ Op.
121a, per Trio con pianoforte.

1815  Aria „Es ist vollbracht“ WoO 97

Strauss Anton. (Vedi Cap.4). Stampatore viennese pubblicò “Ein Almanach für Freunde”.

1815  Lied “Merkenstein” WoO 144
1823  Canone “Edel sei der Mensch” WoO 185

Traeg Johann Baptist Adalbert (1781-1839). Comerciante di musica ed editore viennese.

1798  3 Trii per archi Op.9
1798  12 Variazioni per pianoforte e violoncello Op.66

1795  9 Variazioni per pianoforte WoO 69
1796  6 Variazioni per pianoforte WoO 70
1798  8 Variazioni per pianoforte WoO 72
1800  6 Variazioni per pianoforte WoO 77
1803  6 Scozzesi per pianoforte WoO 83

Wallishausser Johann Baptist (1790-1831). Il padre, che aveva lo stesso nome (1764-1810), libraio, stampatore ed editore aveva fondato la ditta che fu poi guidata dal figlio.  Presso la sua casa editrice furono pubblicati molti drammi e commedie di drammaturghi austriaci ed anche le opere di Grillparzer. Pubblicò anche un famoso taccuino letterario, Aglaja, cui contribuirono molti poeti austriaci. Ci è rimasta solo una lettera di Beethoven a lui diretta, nella quale il Maestro non riesce a trattenersi dai soliti giochi di parole [E.1521]: “Porgo i miei saluti ai due signori Vallis e Hauser, nonchè ai signori Hauser e Vallis ………”.

1817  Lied “Ruf from Berge” WoO 147

In Inghilterra Beethoven venne conosciuto, e le sue opere eseguite, già nei primi anni dell’ottocento. Prima del 1810 diversi editori ne divulgarono le opere prevalentemente attraverso la reincisione di partiture stampate sul continente, anche se un suo Lied fu pubblicato in prima edizione a Londra nel 1799. Ma successivamente un certo numero di lavori di Beethoven fu pubblicato in prima edizione da editori inglesi, o da case editrici che avevano la loro sede principale a Londra o ad Edimburgo. Talvolta si è trattato di opere commissionate direttamente dall’editore a Beethoven, come accadde ad esempio con l’Op.77, 78 e 79 per Clementi, che aveva la sua casa editrice proprio a Londra, o con i numerosi arrangiamenti di canzoni popolari gallesi, irlandesi, scozzesi per Thomson. Qualche volta dunque la prima edizione di un’opera apparve a Londra, ma altre volte la stessa opera apparve contemporaneamente, o a brevissima distanza, presso un editore del continente e uno anglosassone, come fu ad esempio per l’Op.47 pubblicata nel 1805 da Simrock a Bonn e da Birchall a Londra.

Birchall Robert. Aveva a Londra una casa editrice musicale molto nota e si occupò molto anche della organizzazione di concerti. I rapporti con Beethoven  furono tenuti tramite Johann Peter Salomon (1745-1815) che era di Bonn, ma che si era trasferito a Londra nel 1781, dove ebbe un ruolo di primo piano in tutte le attività musicali. Grazie all’interessamento di Solomon, Birchall comprò e pubblicò La battaglia di Vittoria Op.91 e la riduzione per pianoforte della Settima Sinfonia Op.92.

Pubblicò contemporaneamente ad editori viennesi:
1816  Sonata per violino e pianoforte Op.96
1816  Trio per pianoforte  e archi “Arciduca” Op.97

 Broderip & Wilkinson.

1799  Lied “La tiranna” WoO 125

 Chappell &  Co..
Nel 1824  pubblicò, contemporaneamente a Steiner, le Variazioni per Trio con pianoforte Op.121a “Ich bin der Schneider Kakadu”.

 Clementi & Co. Molte opere di Beethoven furono pubblicate a Londra da Clementi & Co., talvolta dopo essere state pubblicate in Austria, Svizzera, Germania e Francia: Sonata per pianoforte Op.31 nr.3; Quartetti per archi Op.59; Concerto per violino e orchestra Op.61, anche nella riduzione per pianoforte; 6 Variazioni per pianoforte Op.76;  Fantasia corale per pianoforte e orchestra Op.80; Sonata per pianoforte Op.81a; 4 Arie e 1 Duetto Op.82; Sonata per pianoforte Op.110; Sonata per pianoforte Op.111.

Clementi però pubblicò,  in prima edizione, parecchie opere, alcune delle quali scritte su sua commissione:
1810  Concerto nr.5 per pianoforte e orchestra Op.73
1810  Fantasia per pianoforte Op.77
1810  Sonata per pianoforte Op.78
1810  Sonata per pianoforte Op.79
1823  11 Bagattelle per pianoforte Op.119 (prima ed. completa)

Altre opere furono pubblicate contemporaneamente ad altri editori:
1810  Quartetto per archi Op.74
1810  6 Lieder Op.75
1810  Lied “Andenken” WoO 136
1810  Lied “Lied aus der Ferne“ WoO 137
1810  Lied „Der Liebende“ WoO 139.
1811  4 Ariette e un duetto Op.82

Dale J.

Ripubblicò le 7 Bagattelle per pianoforte Op.33, già pubblicate a Vienna dal Bureau d’Arts et d’Industrie nel 1803.

Regent Harmonic Institution.

Ripubblicò la Sonata per pianoforte Op.106 che era apparsa a Vienna presso Artaria nel 1819.

Thomson G. L’editore Thomson di Edinburgo chiese nel 1809 a Beethoven di arrangiare delle canzoni e temi popolari inglesi. Da questo nacque una collaborazione che si protrasse negli anni e portò Beethoven ad arrangiare circa 179 canti, che furono in parte pubblicati durante la vita del compositore proprio da Thomson.
1818      25 Lieder Scozzesi Op.108

 25 Canzoni irlandesi WoO 152

1814-1816 20 Canzoni irlandesi WoO 153
1816      12 Canzoni irlandesi WoO 154

25 Canzoni scozzesi  WoO 155

1822-1841 12 Canzoni scozzesi  WoO 156
1816-1839 12 Canzoni popolari  WoO 157

1819  6 Temi variati per pianoforte Op.105
1819  10 Temi variati per pianoforte Op.107

1814  25 Canzoni Irlandesi WoO 152
1814-1816  20 Canzoni Irlandesi WoO 153
1816  12 Canzoni Irlandesi WoO 154
1817  26 Canzoni Gallesi WoO 155
1822-1824  12 Canzoni Scozzesi WoO 156
1816  12 Canzoni popolari WoO 157

[Devono essere ricordate, per l’importanza del contributo che hanno dato alla conoscenza della produzione di Beethoven, le seguenti catalogazioni:

  1.  G.Nottebohm, “Thematische Verzeichnis der im Druck erschienen Werke von Ludwig van Beethoven“, Lipsia 1868, che elenca le opere numerate dall’Op.1 all’Op.138
  2.  G.Grove, catalogo pubblicato nel Dictionary of Music and Musicians di George Grove del 1910, che, dopo l’Op.138 aggiunge i numeri 139-256. Nella ultima edizione del 1954 del Grove, le opere sono raggruppate per categorie strumentali e vocali.
  3.  A.W.Thayer, ”Chronologisches Verzeichnis der Werke Ludwig van Beethoven’s“, Berlino 1865,  riporta 291 opere. Naturalmente non comprende i lavori venuti in luce dopo il 1865, ma riporta molte opere non citate da successivi catalogatori  perchè nella maggior parte dei casi si trattava di abbozzi o appunti.
  4.  A.Bruers, “Beethoven. Catalogo storico-critico di tutte le opere“, Roma 1940, che dopo l’Op.138 ripete l’elenco del Grove fino al 256 e lo prolunga fino al numero 317 (sotto il numero 317 sono raccolte molte opere parte già elencate dal Tahyer e non citate da successivi compilatori).
  5.  Ludwig van Beethovens Werke: Vollständliches kritisch durchgesehene überall berechtige Ausgabe pubblicato dalla casa Breitkopf e Härtel di Lipsia inizialmente in 25 volumi, negli anni1862-1865 1888, il primo catalogo beethoveniano della storia.Fu poi  ristampato con supplementi e aggiunte nel   1959-1971.
  6.  G.Biamonti, “Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven, comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati“, Torino 1968, in cui sono raccolte tutte le opere complete di Beethoven    (pubblicate o no), e tutti i frammenti, appunti, esercizi, schizzi musicali sparsi in lettere, abbozzi, Quaderni di Conversazione etc., per un totale di 849 numeri. Vi sono poi aggiunte tre Appendici: I. Un elenco di composizioni ed abbozzi senza data determinata (11 numeri). II. Un elenco di composizioni erroneamente attribuite a Beethoven, di dubbia autenticità o di non provata esistenza (72 numeri). III. Un elenco di progetti di opere teatrali, cantate, oratori etc. (49 numeri).

Le opere non comprese fra le 138 del catalogo ufficiale sono state riunite in un corpus chiamato “Werke ohne Opuszahl“, che significa “Lavori senza numero d’opera” e che, abbreviato, suona “WoO” seguito da un numero di catalogazione. Si tratta di 205 opere che non sono disposte secondo l’ordine cronologico di composizione: l’opera WoO 1 infatti, è la Musik zu Einem Ritterballett (Musica per un balletto cavalleresco), composta nel 1790-1791, mentre quella che è considerata la prima opera di Beethoven, scritta a 12 anni, le Variazioni per pianoforte su una Marcia di Dressler, è elencata al numero WoO 63.]