Biamonti 276 – Abbozzi in do maggiore e sol maggiore, battute otto e diciotto. (Schm., XII) 1800 circa.

o meglio Studi per due melodie in do maggiore e sol maggiore. (Schm., XII) 1800 circa. (lvbeethoven.it)

Biamonti 276 – Abbozzi in do maggiore e sol maggiore, battute otto e diciotto. (Schm., XII) 1800 circa. Abbozzo che si trova nel quaderno pubblicato da A. Schmitz, Beethoven, unbekannte Skizzen und Entwürfe, Bonn, Beethovenhaus, 1924. Si trovano alla Beethoven Haus di Bonn in un bifoglio denominato BH 114 e precisamente alla terza pagina ai righi 1-8 (subito prima dell’Abbozzo di un Presto per pianoforte catalogato come Biamonti 277). Anche questi frammenti, così come gli altri dal Biamonti 267 al Biamonti 285, sono stati analizzati da A. Schmitz nel suo volume “Beethoven Unbekannte Skizzen und Entwürfe”. Schmitz li classifica tutti insieme con il numero XII e così li descrive “Ob Skizze XII zu dem Rondoentwurf XI Beziehung hat, bleibt fraglich. Eine gewisse Verwandtschaft in der Motivik kann wohl nicht ganz abgeleugnet werden, auch ist XI im Autograph nicht durch einen Doppelstrich abgeschlossen; die veränderte Tonart von XII fällt bei der Entscheidung dieser Frage nicht ins Gewicht.” [Resta discutibile se gli schizzi [denominati] XII siano correlati a quello del Rondò XI. Una certa parentela nei motivi non può essere completamente negata, e XI nell’autografo non è chiuso da una doppia linea; la chiave modificata di XII è irrilevante nel rispondere a questa domanda.]

Questi semplici schizzi, che presentiamo qui in tutte le sue varianti, sono interessanti anche per vedere lo studio al quale Beethoven sottoponeva i suoi temi e le sue trasformazioni.
-Analizzando questi frammenti notiamo subito che in fondo alla prima misura dell’Abbozzo da noi denominato Biamonti 276a e che si trova sul primo rigo completo Beethoven scrive una specie di virgola che potrebbe essere interpretata sia come ricciolo del mi precedente (ma mancherebbe 1/8 per terminare la misura), sia come respiro. Io, nel dubbio, ho lasciato la trascrizione fatta dallo Schmitz.
A misura 4 l’ultima croma è scritta un po’ più grande e più in basso rispetto alla croma precedente; potrebbe quindi essere anche un sol.
Nell’ultima misura, in una delle sue classiche semplificazioni grafiche, Beethoven scrive la fine della melodia sul sol con tanto di stanghetta di battuta (in effetti mancherebbe ¼ per concluderla realmente) per poi aggiungere nella misura successiva un punto di valore e un passaggio di semicrome si-do che riapre la melodia riportandola indietro di 2 battute (che Beethoven evidenzia con una legatura sopra il pentagramma e con la scritta “bis” ; a mio avviso, e contrariamente a quanto si è uso pensare che Beethoven si sbagliasse spesso a scrivere i valori, in questo caso il Maestro di Bonn ha finito la battuta con le due note di semicroma e poi abbia pensato che il migliore finale fosse la ripetizione di queste 2 misure.
Infine, considerando che il secondo rigo è stato lasciato vuoto si potrebbe pensare che in origine Beethoven avesse ipotizzato di scriverne anche l’accompagnamento al basso.

ncora più interessante è l’analisi del secondo Abbozzo, il Biamonti 276b. Dalla grafia di questi Abbozzi, soprattutto nel separare le crome e le semicrome consecutive, si potrebbe pensare anche che questi frammenti possano essere uno studio preparatorio ad un ipotetico Lied poi abbandonato. In questi schizzi si nota comunque bene lo sforzo di Beethoven nel perfezionare le sue melodie: di questa, che si trova sul terzo rigo di questa pagina, Beethoven trova subito un paio di varianti del finale che riporta nei righi sottostanti in corrispondenza delle battute da modificare (a questo proposito nella sua decifrazione della seconda variante del finale di questo Lied Schmitz, nella penultima misura scrive le semicrome la-fa-mi-sol; in realtà, ad una attenta analisi le note scritte realmente da Beethoven sono la-sol-fa-sol).
Ad un ulteriore studio trova anche una variante dell’inizio della melodia, che Beethoven appunta in fondo al sesto rigo evidenziandole con un “##” e che va a modificare tutte le prime 3 misure. identificandola con una “x” ed ancora una seconda anche questa evidenziata col segno “x”;
– Di questa melodia, che per me, dovrebbe essere un inizio di Lied, Beethoven scrive anche le prime 3 misure dell’accompagnamento pianistico che ritroviamo ai righi 4-5 al centro e che noi abbiamo numerato come Biamonti 276c. Anche a questo proposito dissentiamo dalla trascrizione fatta da Schmitz: nella decifrazione della prima delle due varianti, identificate con una “x” e poste sotto le sezioni da modificare, di questa introduzione pianistica Schmitz al basso scrive un re di croma; a nostro avviso invece dovrebbe essere un do. Per quanto riguarda invece la seconda variante Schmitz indica solo le due semicrome senza considerare la croma sottostante che è evidentemente un do che deve essere da considerarsi come nota per il basso e quindi da suonare all’ottava inferiore.

Da ultimo ai righi 7-8 troviamo la terza melodia di questa serie di Abbozzi, la Biamonti 276d, che in effetti altro non è che una variazione completa della melodia di inizio pagina. Anche qui assistiamo ad alcuni ripensamenti e correzioni di cui la prima è a misura 3 con un mi cancellato che diventa do e soprattutto con 2 mi di croma nell’ultimo movimento, di cui il primo più segnato del secondo, e che potrebbero essere anche diventati un punto di valore del mi precedente (questa versione non ci convince in quanto uniformerebbe forse troppo uniformerebbe questa misura a quelle precedenti); abbiamo quindi preferito a questa soluzione la prima, quella delle 2 crome di mi. Troviamo poi alle misure 4 e 5 due stanghette di battuta che diventano i gambi per dei re di semiminima ed infine 2 misure ritornellate col solito segno di bis (un archetto sopra le note da bissare con la scritta appunto “bis”) ed ancora, subito dopo, la scritta “oder”
Schmidt ha lasciato tutta questa melodia completa. Noi ci siamo adeguati alla sua idea ma abbiamo anche sperimentato le diverse varianti che qui vi proponiamo.
Ultimo ma non meno importante degli altri abbozzi, anche in questo una variante della melodia di inizio pagina e precisamente della sua seconda parte, lo troviamo nella seconda parte del rigo 8; forse questa potrebbe essere la conclusione definitiva della melodia decisa da Beethoven.

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