Anhang 11

Alexandermarsch in fa maggiore per pianoforte

Opera compresa nel balletto di Duport Der blöde Ritter, rappresentato per la prima volta a Vienna l’11 Aprile 1812, e trascritto per pianoforte nel maggio 1812.

La musica del balletto fu composta da musicisti diversi, di cui non si è conservata la lista; dell’ouverture si è conservato però il nome di Daniel  Steibelt. Il pezzo suddetto è probabilmente di Louis Luc Loiseau de Persuis [1769-1839]. Questa edizione apparve a nome di Beethoven nel 1829; Hannover, Bachmann.

Titolo ufficiale: Anhang 11 Marsch (F-dur) für Orchester (?) Komponist: Louis Luc Loiseau de Persuis (?) (1769—1819) Hess Anhang 24 Beiname: Alexandermarsch.

Solo dopo la morte di Beethoven la marcia fu diffusa, attraverso numerose edizioni e copie, per pianoforte a due e quattro mani a suo nome o in forma anonima. Non si conoscono commenti di Beethoven circa questa marcia. La prima edizione di una riduzione per pianoforte a nome di Beethoven fu pubblicata nel 1829 da Bachmann ad Hannover. Secondo Gustav Nottebohm, la marcia fu eseguita nel balletto “Der blöde Ritter oder die Macht der Frauen” del coreografo Louis-Antoine Duport, che debuttò a Vienna l’11 aprile 1812. La riduzione integrale per pianoforte fu pubblicata nel maggio 1812 a nome Duport (Vienna, K.k. Hoftheater-Musik-Verlag; RISM A/I DD 3853 III,l). La musica del balletto è tratta da opere di vari compositori, come ad esempio l’ouverture dell’opera “La belle laitiere” di Daniel Steibelt (Nottebohm/1868 p. 189; eseguita a Londra non più tardi del 1806). La marcia fu probabilmente composta da Louis Luc Loiseau de Persuis e divenne famosa durante il periodo del Congresso di Vienna (1814/15), soprattutto grazie all’arrangiamento di Friedrich Starke come “Alexander’s Favourite Marsch” (Op. 78, Vienna, S. A. Steiner & Comp., PN 2303, vedi Wh I p. 37). Ignaz Moscheies compose delle Variazioni per pianoforte e orchestra (op. 32) sul tema della “Alexander Marsch”, pubblicate da Artaria a Vienna nell’aprile 1815 (PN 2405).

Nelle rappresentazioni del Singspiel “Die Ehrenpforten” di Friedrich Treitschke, dato per la prima volta il 15 luglio 1815 al Kärntnertortheater e al quale Beethoven aveva contribuito con il coro finale (WoO 97), la  Alexandermarsch fu uno dei brani musicali inseriti per l’ occasione. Nella sua recensione dell’esecuzione del 16 luglio 1815, la Leipziger Allgemeine musikalische Zeitung elenca tra i brani musicali “7. Duett, nach einer beliebten Marschmelodie“ (AmZ 17, 1815, 23.8.1815, Sp. 566).

L’inizio della marcia utilizza il tema della nota canzone rivoluzionaria francese “Ah, ça ira””. Carl Maria von Weber utilizzò questa canzone per caratterizzare i francesi nella sua cantata “Kampf und Sieg” (Battaglia e vittoria), scritta in occasione della sconfitta di Napoleone a Belle-Alliance e Waterloo nel giugno 1815. È possibile che la popolarità della Marcia nel 1815 si spieghi con gli echi della canzone rivoluzionaria e con la vittoria finale degli Alleati su Napoleone.

Prima edizione a nome di Beethoven, riduzione per pianoforte: 1829. Hannover, Bachmann (AmZ 31, 1829, Intelligenzblatt 18, dicembre 1829, sp. 70). – Titolo: “Zwei Märsche fiir das Pianoforte / Alexanders Favorit-Marsch / Marcia funebre sulla morte d’un eroe / L. van Beethoven”. (Citato da un fascicolo di stampe „Pièces diverses arrangées pour piano“ in CH-LAcu.) – Pubblicato anche da Cranz ad Amburgo verso il 1840 a nome Beethoven “Marche très favorite d’Alexandre […] à deux ou à quatre mains”. – Ex: D-LÜh. – GB-LB1. – US-NYp. – In Wh5 1821/22 (p. 44) e Wh II (p. 873). In tutti i casi  la marcia è elencata senza il nome del compositore presso numerosi editori.

Cataloghi: B&H/1851 P. 151. – Nottebohm/1868 p. 189.  Catalogo Lbl vol. 4 p. 309. -Catalogo NYp vol. 3 p. 302.

La canzone col ritornello “Ah! ça ira” che simboleggia la Rivoluzione, fu ascoltato per la prima volta nel maggio 1790. Il suo autore, un ex soldato di nome Ladré, aveva adattato un’aria tratta da una contredanse molto popolare scritta da un tale Bécourt, violinista del teatro Beaujolais, che la regina Maria Antonietta stessa amava spesso suonare al clavicembalo. Il titolo e il tema del ritornello di questa canzone sfurono ispirati dall’imperturbabile ottimismo di Benjamin Franklin che fu rappresentante a Parigi del Congresso delle 13 colonie americane dal 22 dicembre 1776 al 12 luglio 1785. Quando gli fu chiesto circa l’ esito della guerra d’indipendenza americana, rispose nel suo cattivo francese: « Ça ira, ça ira. » Durante la Rivoluzione il testo fu trasformato dai sanculotti in improperi contro l’ aristocrazia e il clero. “Ça ira” sopravvisse al Termidoro e il Direttorio ordinò persino che fosse cantata prima di ogni spettacolo. Fu vietata dal Consolato. Esistono molte versioni di questa canzone e il testo si evolverà dall’ottimismo della festa del 14 luglio 1790: «Ah ça ira, ça ira ! Pierrot et Margot chantent à la ginguette ! Ah ! ça ira, ça ira, ça ira ! Réjouissons nous, le bon temps reviendra» ai ben più minacciosi ritornelli successivi: « Ah ça ira, ça ira, ça ira, Les aristocrates à la lanterne. Ah ! ça ira, ça ira, ça ira ! Les aristocrates on les pendra. »

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