WoO 38 Trio in Mi bemolle maggiore per pianoforte, violino e violoncello

I) Allegro moderato – II) Scherzo – Allegro ma non troppo – III) Rondò – Allegretto

WoO 38 Trio in Mi bemolle maggiore per pianoforte, violino e violoncello, 1790 – 1791 circa, pubblicato a Francoforte, Dunst, 1830. GA. numero 86 serie 11/8 – Bruers 153 KH. (WoO) 38 – L. IV, pagina 362/o – Nottebohm pagina 32 Petesrs 32 – Schunemannn pagine 217/26 Thayer 13.

Titolo ufficale: WoO 38 Trio (Es-dur) für Klavier, Violine und Violoncello Widmung: – NGA IV/3 AGA 86 = Serie 11/8 (Hess 49)

Secondo una annotazione del catalogo delle opere di Beethoven redatto da Franz Grasser, il Trio sarebbe stato in origine destinato a far parte del gruppo compreso poi nell’opus 1; in un secondo momento il maestro l’avrebbe escluso, considerandolo «troppo debole». Alla suddetta edizione del 1830 era unita la dichiarazione seguente (in tedesco): «I sottoscritti confermano che il Trio per pianoforte, violino e violoncello che incomincia così (segue il tema iniziale) è un’opera autentica di Beethoven, che il Sig. Anton Schindler ne possiede il manoscritto originale, appartenente alle opere postume del maestro, e che esso non è apparso in nessuna pubblica edizione. Vienna, 1 febbraio 1830.

A. Diabelli, Carl Czerny, Ferd. Ries». «Che il manoscritto, a lui ben noto, sia di Beethoven conferma Franz Wegeler». Non sappiamo se questo manoscritto esista ancora oggi, e dove si trovi. Dal canto suo Schindler ci informa che Beethoven avrebbe scritto il Trio all’età di quindici anni, e dichiarato ch’esso costituiva «uno dei migliori saggi del suo stile libero». Non si crede troppo oggi a queste due ultime notizie; Thayer-Riemann pensa anzi che Beethoven abbia fatto dell’ironia, o che sia stato frainteso. Ma tuttavia, considerando la particolare fisionomia dì tutti e tre i tempi, ciascuno concepito e svolto senza eccessiva diversità di temi (accomunati in certo qual modo nell’Allegro con brio da una costante leggerezza di movimento, sulla base di una stessa figurazione in quartine di semicrome, nel Rondò dalla stretta parentela formale e spirituale che lega il ritornello ai singoli intermezzi, nello Scherzo egualmente dalla continua ricorrenza di una figura di movimento di crome in misura 3/4), ci si potrebbe domandare se il maestro non abbia qui pensato ad un «tipo» diverso, attuandolo peraltro solo embrionalmente, tendente ad un linguaggio musicale più fluido e scorrevole, senza troppa preoccupazione di sviluppi, di contrasti di idee, di principi drammatici o dialettici sostenuti da una sagomata impalcatura di forma-sonata ben definita in ogni sua parte; ciò che forse può avergli fatto apparire l’opera, in un secondo momento, come «troppo debole» per essere inclusa nei Trii dell’opus 1, di fattura più solida (ed anche di più forte ispirazione).

Alla diversità di questa concezione generale può essere poi dovuta anche la mancanza di un tempo lento e conseguentemente la maggiore uniformità del campo tonale.

Origine e pubblicazione: Composto intorno al 1790/91 a Bonn. La prima edizione fu pubblicata postuma nel 1830 da Dunst a Francoforte sul Meno. La base per la datazione di questo trio con pianoforte, la cui partitura autografa non può più essere verificata, è l’informazione contenuta nell’indice manoscritto delle opere di Beethoven di Anton Gräffer: „Komponiert 1791 und ursprünglich zu den 3 Trios Op. 1 bestimmt, aber von Beethoven als zu schwach weggelassen“ “Composto nel 1791 originariamente per i 3 Trii op. 1, ma omesso da Beethoven in quanto troppo debole” (TDR I p. 318).

La prima edizione pubblicata da Franz Philipp Dunst a Francoforte nell’ambito delle “Oeuvres complets” è indicata da Hofmeister novembre/dicembre 1830, ma dovrebbe essere apparsa nel corso del 1830, soprattutto dopo l’ „Erklärung“ “dichiarazione” di accompagnamento sull’autenticità dell’opera è datata 1 febbraio 1830 (erroneamente indicata 1836 in Thayer/1865). Anton Diabelli, Carl Czerny, Ferdinand Ries e Franz Gerhard Wegeler confermarono che il trio è un’opera autentica di Beethoven, il cui autografo era in possesso di Anton Schindler, e che l’opera „in keiner öffentlichen Herausgabe bisher erschienen“ “non è apparsa in precedenza in nessuna edizione pubblica”. Secondo Anton Schindler, fu pubblicato “.. nel 1830 […] attraverso la mediazione di Ferdinand Ries” „1830 […] durch Vermittlung von Ferdinand Ries“ (Schindler/Beethoven 1860 vol. 1 p. 10 nota).
Nella sua recensione dell’edizione (Caecilia 13, 1831, p. 284f), Gottfried Weber fa specifico riferimento alla presentazione della parte pianistica come partitura: „Besonders dankenswert ist es, daß der Verleger über den Zeilen der Klavierstimme der beiden Trios [WoO 38 und WoO 39] auf zwei weiteren kleinen Notenzeilen […] auch die Violin- und Violoncellstimme hat stechen [richtig: lithographieren] lassen, wodurch die Klavierstimme […] den Nutzen gewinnt, bei Aufführungen der Trios als Partitur zu dienen“. 

“È particolarmente degno di menzione che l’editore abbia anche inciso su altri due piccoli righi le parti di violino e violoncello [corretto: litografate], sopra le righe della parte pianistica dei due trii [WoO 38 e WoO 39], per cui la parte pianistica […] ha il vantaggio di fungere da guida quando vengono eseguiti i trii”.

Un’edizione successiva ha l’aggiunta “Paris, chez M. Schlesinger” stampigliata dopo il nome Dunst nel titolo. Ciò è probabilmente accadde in relazione con l’inclusione da parte di Maurice Schlesinger dei due trii WoO 38 e 39 nella sua “Collection complete des oeuvres […] pour le piano forte”, Livraison 10 (M. p. 1075 e 1037, vedi Anhang Sammelausgaben/Schlesinger). Furono elencati nella Bibliographie de la France nel gennaio 1831. Prima esecuzione sconosciuta. Secondo la lettera di Anton Schindler a Breitkopf & Härtel del 13 giugno 1842 (annuario “Der Bär” 1927, p. 114), la partitura autografa fu data a Franz Philipp Dunst.

1830. „TRIO / pour le / Piano Forte / Violon & Violoncelle / PAR / Louis van Beethoven / Oeuvre Posthume / Oeuvres Complets de Piano. / 3me Partie N° 13. / FRANCFORT s/M, / chez Fr. Ph. Dunst. / propriete de l’editeur.“

Per gentile concessione della BH – Beethoven Haus Bonn

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