Opus 81a Sonata in Mi bemolle maggiore per pianoforte

I) L’Addio. Adagio – Allegro – II) L’Assenza. Andante espressivo – attacca: – III) Il Ritorno. Vivacissimamente

OPUS 81a – Sonata in Mi bemolle maggiore per pianoforte, op. 81a, (L’addio, l’assenza, il ritorno), dedicata all’arciduca Rodolfo d’Austria, maggio 1809 – gennaio 1810, pubblicata a Lipsia, Breitkopf e Härtel, luglio 1811. GA. n. 149 (serie 16/26) – B. 81ìz – KH. 81 a – L. IlI, p. 201 – N. 81 a – T. 143

Il manoscritto del primo tempo si trova nell’archivio della società degli Amici della Musica di Vienna. Quelli degli altri due sono oggi dispersi. Gli abbozzi sono stati sommariamente descritti dal Nottebohm.

L’epoca in cui la Sonata fu in massima parte composta è quella della guerra austro-francese dell’aprile-ottobre 1809. Per l’ultimo tempo si può ammettere che sia stato terminato nel periodo novembre-dicembre 1809-gennaio 1810 (la famiglia imperiale, e con essa l’arciduca Rodolfo a cui l’opera è dedicata, tornò a Vienna il 30 gennaio 1810). È questa l’unica delle sonate di Beethoven che abbia un titolo e un’impostazione programmatica da lui esplicitamente dettati.

In una lettera a Breitkopf e Härtel del 4 febbraio 1810 egli specifica i titoli dei tre tempi: “Abschied” (partenza), “Abwesenheìt” (assenza), “Das Whidersehen” (il ritorno). In un’altra del 9 ottobre 1811 lamenta che essi siano stati riportati in francese insistendo particolarmente sul significato di “Lebewohl” (addio) in confronto con Les adieux, poiché «il primo non si dice che ad una persona e col cuore, l’altro si rivolge ad una assemblea, a delle città intere».

Ufficialmente l’opera doveva esprimere i sentimenti di dolore del maestro per l’allontanamento del suo nobile amico e protettore; ma l’idea ispiratrice ha forse la sua base in uno stato d’animo più profondo determinato dal complesso degli avvenimenti di guerra e all’infuori della considerazione di affetti particolari o di personaggi singoli. La parola “Lebewohl” (Addio) ci dà la chiave dell’allegro. Il tema dell’introduzione, articolato sotto di essa, come da annotazione apposta alla prima pagina dello spartito è identico allo spunto dell’aria di “Florestano” nel Fidelio: “In des Lebens Frühlingstagen” (Nei giorni di primavera della vita), domina tutto il tempo, entrando nella inazione dei vari elementi musicali costitutivi, alla fine riapparendo nel suo aspetto originario e sovrapposto ansiosamente a sé stesso con ardita libertà armonica.

Lo sviluppo di tutti questi elementi — come sarà poi nella successiva Sonata in mi minore op. 90 — è improntato a leggerezza, a duttilità; ed è retto dall’intento  di  raggiungere più precisi e squisiti particolari espressivi. II secondo tempo (L’assenza) (Andante espressivo) poggia su una frase da suonarsi, come dice l’annotazione tedesca posta da Beethoven accanto all’indicazione italiana del movimento, “in gehender Beilegung, doch mit  Ausdruck” (in movimento andante, tuttavia con espressione).

Il tema iniziale ripete il ritmo di un disegno dell’introduzione ed è seguito da un altro la cui melodia, maggiormente sviluppata, ha tuttavia lo stesso carattere. Nella forma statica, come il sentimento di dolore a cui sono ispirati, i due temi si seguono e ripetono senza sviluppo.

Alla fine un frammento del primo s’innalza, si tende, resta sospeso: ed entra subito il Finale (Il ritorno) (Vivacissimamente), una tumultuosa ascensione di note che sboccia nel movimento festoso di un tema definito. A questo si alterna ed intreccia un altro tema in note staccate, sforzato; alla fine un ritorno del primo in poco andante «d’un carattere quasi religioso che tanto ricorda quello che precede l’ultimo Presto nel Finale della sinfonia Eroica» dà motivo al Casella’ di notare che «non è inverosimile l’ipotesi che Beethoven abbia tolto l’idea di entrambe le variazioni da quella tradizione popolare della rivoluzione francese, secondo la quale uno dei couplets di certi inni plebei — generalmente l’ultimo — si cantava lentamente ed a voce sommessa. Così ad esempio si usava intonare adagio e pianissimo l’ultima strofa della Marsigliese: Amour sacré de la patrie, ecc. Chi ha sentito interpretare così l’inno di Rouger de Lisle non può non essere rimasto colpito dalla profonda identità di sentimenti, che unisce i suddetti frammenti beethoveniani al celebro canto francese».

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: ,,Opus 81a“ Sonate (Es-dur) „Lebewohl, Abwesenheit und Wiedersehn“ „Les Adieux, l’Absence et le Retour“ für Klavier Widmung: Erzherzog Rudolph von Österreich NGA VII/4 AGA 149 = Serie 16/26

Origine e pubblicazione: La trascrizione autografa del primo movimento è datata 4 maggio 1809 mentre gli altri abbozzi furono forse realizzati nell’aprile dello stesso anno a Vienna. Gli altri movimenti furono abbozzati solo nel settembre/ottobre 1809. La data esatta di completamento dell’intera sonata rimane poco chiara, perché all’inizio del novembre 1810 gli editori della prima edizione Breitkopf & Härtel non avevano ricevuto il modello per l’ incisione. Le edizioni originali furono pubblicate nel gennaio 1811 da Clementi & Co. a Londra e in luglio da Breitkopf & Härtel a Lipsia (qui una con titolo francese e una con titolo tedesco). Le opere 73-81a e 82 così come WoO 136, 137 e 139 furono oggetto di un accordo tra Beethoven e Muzio Clementi (probabilmente in occasione del suo soggiorno a Vienna -1805-1810) con lo scopo di pubblicare le opere come originali edizioni a Londra e Lipsia o Vienna. Beethoven scrisse a Breitkopf & Härtel circa le modalità di pubblicazione: „Der dritte [Transport] besteht aus der charakteristischen Sonate der Abschied, Abwesenheit, das Wiedersehn – sodann aus 5 italienischen Arietten [Op. 82], sodann aus Partitur von Egmont [Op. 84 welcher nicht in England heraus kommt und sie können erscheinen lassen, wie sie wollen. Diese: können am ll.ten Februar 1811 erscheinen“ (BGA 451). Come sempre Beethoven promise di consegnare questi manoscritti entro le prossime due settimane, ma in realtà l’editore era ancora in attesa delle incisioni l’11 novembre 1810. Secondo l’iscrizione nella Stationers’ Hall, l’edizione originale fu pubblicata da Clementi a Londra il 28 novembre 1811, cioè entro la data richiesta da Beethoven.

Alla fine di maggio Beethoven si dedicò ancora ad una successiva revisione riprendendo i manoscritti che erano conservati presso l’arciduca Rodolfo (BGA 496, 498). Forse la pubblicazione fu complicata dalle dichiarazioni poco chiare di Beethoven? Da un lato, nella sua offerta di „3 Klavier Solo Sonaten“ a Breitkopf & Härtel (BGA 423 del 4 febbraio 1810): „Nb. wovon die 3te aus 3 stücken, Abschied, Abwesenheit; das widersehn besteht, welche man allein heraus geben müste. L’editore, apprendendo questo desiderio, pensò di applicarlo alle tre supposte sonate, e non ad una sola e pensò a due consegne, la seconda sedde quali doveva contenere  il „Lebewohl — Les adieux“. Queste sonate furono annunciate in questa forma nel febbraio 1811 (AmZ 13, Intelligenzblatt 14 assieme alle opere con numero Op. 82 e 85); e ripetuto a luglio (Intelligenzblatt 9, col. 35).

La sonata appariva effettivamente come un unico volume, ma i numeri di tavola 1588 e 1589 furono mantenuti per le due consegne supposte. Anche le copie della prima edizione finora rintracciabili mostrano che entrambe le parti dovrebbero essere impaginate separatamente. Invece il 20 maggio 1811 Beethoven inviò le bozze corrette dell’op. 80 a Breitkopf & Härtel (BGA 499) con l’istruzione: „machen sie den Titel, wie ich ihn aufenschrieben, Französisch und Deutsch, ja nicht Französisch allein – und so die übrigen überschriften —“  Questa indicazione fu seguita per le intestazioni delle frasi, ma fu realizzata una versione francese e una tedesca del titolo principale, così che furono create due edizioni, anche se diverse solo nel titolo. Sulla base delle copie conservate, si può presumere che per l’editore sin dall’inizio la versione francese del titolo abbia svolto il ruolo di primo piano. Ciò può essere verificato dal fatto che gli annunci della prima prima edizione menzionata portano il titolo francese.

A ciò si aggiunge il reclamo di Beethoven, che rivolse all’editore il 9 ottobre 1811 dopo la pubblicazione della sua opera (BGA 523):eben erhalte ich das Lebe wohl etc ich sehe dass sie doch auch andere E.[xemplare] Mit französischem Titel, warum denn, lebe wohl ist was gar: anders als les adieux das erstere sagt man nur einem Herzlich allein, das andere einer ganzen Versammlung ganzen Städten – da sie mich so schändlich recensiren laßen, so sollen sie auch herhalten, viel weniger Platen hätten sie auch gebraucht, und das so sehr jezt erschwerte Umkehren wäre dadurch erleichtert worden damit Basta.

Per quanto riguarda il numero dell’opera: tutte le edizioni contemporanee hanno il numero dell’opera 81, come anche per il sestetto per quartetto d’archi e due corni, che era stato pubblicato da Simrock a Bonn poco prima – nella primavera del 1810. (Così anche in Hofmeister/Index l819; nel “Catalogue des Oeuvres” di Artaria nell’op. 106 dello stesso anno, la sonata è indicata come “op. 81”, il sestetto come “n. 81”.) La distinzione tra le due opere come Opus 81a e b compaiono per la prima volta in B&H/1851. Titolo: Come mostra l’iscrizione autografa sulle fonti della raccolta musicale dell’arciduca Rodolfo, si tratta di una composizione la cui origine è direttamente collegata alla precipitosa partenza dell’arciduca Rodolfo da Vienna. Alla fine di aprile 1809, le truppe francesi avevano varcato il confine austriaco. Per non dover assistere all’inevitabile assedio e conquista di Vienna, i membri della famiglia imperiale, compreso Rodolfo, fuggirono in Ungheria. Rodolfo lasciò Vienna il 4 maggio 1809 e tornò il 30 gennaio 1810 (per la collocazione della sonata in un contesto storico più ampio vedi Burstein/Op81a). Per la dedica vedere op. 58

Prima esecuzione sconosciuta.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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