Biamonti 657 – Christ ist Erstanden (Cristo è risorto), spunto, con la annotazione Christ ist Erstanden Variationen

Biamonti 657 – “Christ ist Erstanden” (Cristo è risorto), spunto, con la annotazione “Christ ist Erstanden Variationen”, che si trova fra gli abbozzi della Sonata per pianoforte Opus 101, di cui al numero 656, novembre 1816. Così riportato da Nottebohm, II, pagina 555, il quale ne deduce che Beethoven “doveva pensare già ad una forma che avrebbe dovuto essere impiegata otto anni dopo nel quartetto Opus 132″.

Il manoscritto in cui si trova questo abbozzo si trova a Berlino alla Biblioteca di Stato, Beethoven Autograph 11a, foglio 16-verso righi 1-2. Considerando il testo dell’Inno “Christ ist erstanden”, si potrebbe immaginare un Beethoven intento
a scrivere un brano per la Pasqua dell’anno seguente.

Così lo descrive Nottebohm (Zweite Beethoveniana – capitolo 59 pagina 555): “Anzuführen ist noch ein zwischen den Skizzen zum Sonaten-satz (S. 32) vorkommender Ansatz mit einer Bemerkung, bei der Beethoven an eine Form dachte, die ungefähr 8 Jahre später im Quartett in Amoll zur Anwendung kam” [Un altro approccio che appare tra gli schizzi per il movimento della sonata (p. 32) [Sonata per pianoforte op. 101] dovrebbe essere menzionato con un’osservazione in cui Beethoven aveva in mente una forma usata circa 8 anni dopo nel Quartetto in la minore (op. 132)] A proposito dell’Inno Liturgico su Wikipedia troviamo scritto: “Il canto pasquale “Cristo è risorto” è considerato il più antico canto liturgico sopravvissuto in lingua tedesca. Probabilmente deriva dalla cultura austro-tedesca meridionale ed è stato cantato dalla comunità intorno al 1100 come risposta.[…] È considerato l’epitome del motivo musicale pasquale.”

La melodia non corrisponde all’inno liturgico tramandato; si potrebbe ipotizzare che Beethoven abbia qui cercato una melodia che richiamasse l’inno, quasi una sua variazione più musicale, così come aveva in gioventù tentato con le varianti delle Unvollendete 20 “Lamentazioni di Geremia”, (pagina 96 recto del “Kafka Schizzenbuch”). e non di costruire una serie di variazioni pianistiche basate su quest’inno? Venendo poi all’analisi del manoscritto Nottebohm, nella prima battuta, alla melodia più acuta scrive un arpeggio discendente di do maggiore seguito, nella seconda battuta da uno di fa minore; in realtà Beethoven scrive “sol-sol-FA-mi-do” e poi “do-do-Sib [il bemolle è sottinteso]-lab-fa”. Naturalmente il “si” che troviamo alla mano sinistra sul secondo movimento della prima battuta sarà da considerarsi come “sib”, così come il “si” che troviamo alla mano destra alla seconda misura. Infine anche la figurazione alla seconda misura dovrà essere considerata uguale a quella della prima anche se in realtà manca la sincope.

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